Sono proprio (futuri) ingegneri

Ieri in pausa pranzo ho pedalato fino al Politecnico a sentire un seminario sulla “soft matter”. Al ritorno mi accorgo che nella bici non c’è più il faretto davanti, quello con le celle fotovoltaiche. La sottrazione è stata sicuramente in quell’oretta in cui seguivo il seminario, visto che martedì sera il faretto l’avevo usato per andare e tornare da Macchiaradio, e ieri mattina la bicicletta era all’interno della sede, come al solito.
A dire il vero non mi sono arrabbiato più di tanto, visto che ne avevo un altro. Quello che però mi lascia un po’ perplesso è che hanno preso il faretto, ma non il pezzo di plastica con la guida per fissarlo, senza il quale in effetti uno se ne fa poco. In effetti la guida era stata svitata, cosa nemmeno troppo complicata perché c’è una manopolina, ma era appunto rimasta attaccata al manubrio della bici. Partendo dall’assunzione piuttosto probabile che il ladro del faretto sia stato uno studente del Poli, mi resta il dubbio di come mai abbia lasciato il lavoro a metà. Forse che tutto quello che gli interessava davvero erano le cellette fotovoltaiche e/o i led bianchi? Da un ingegnere ci si aspetta di tutto :-)

banchi di pioggia

Stamattina sono uscito di casa alle 8:10: mentre scendevo a prendere la bici, iniziava a piovere. Ho timbrato alle 8:22: sotto l’ufficio non pioveva. Fin qua, nulla di strano.
Un po’ più strano è che quando ero arrivato in Melchiorre Gioia non pioveva, ma all’altezza del sottopassaggio della Centrale pioveva di nuovo. In entrambi i casi non era certo un temporale, ma comunque abbastanza acqua per bagnarmi i pantaloni; e quando dico “non pioveva”, intendo proprio che non c’era nemmeno quella gocciolina ogni tanto che fa subito aprire l’ombrello a qualche persona.
Non siamo arrivati alla volta in cui a Torino vidi una carreggiata di via Pietro Cossa sotto il temporale e l’altra all’asciutto, però anche qua non è male!
Aggiornamento: (h 20:00) Il ritorno è stato antisimmetrico, anche se la quantità di pioggia era maggiore. Dove all’andata pioveva, al ritorno piovigginava; dove all’andata non pioveva, al ritorno diluviava. Sono però sopravvissuto :-)

Voki

Ho appena recuperato da Hyperbola il link a voki, un’applicazione che crea un avatar “vocale”. L’avatar non mi assomiglia per nulla, come potete vedere in basso a destra se state guardando la pagina principale delle notiziole e non la singola notiziola; per quanto riguarda la voce, il microfono stasera aveva un forte rumore di fondo però direi che si capisce come parlo. Se penso che nel ’94 avevo messo nel sito un “ciao a tutti!” come file .au, mi sento davvero ggggiovane!

Riconoscimento semantico dello spam

Mi è arrivato un messaggio da PayPal. Quelli veri, coi link che portano a paypal.it.
Mi comunicavano gioiosi che «PayPal ti porta sul FerrariStore.com, il web shop ufficiale del Cavallino Rampante».
Google ha visto il messaggio e l’ha automaticamente infilato in mezzo allo spam.
Dai, che abbiamo qualche speranza di vincerla noi, la guerra contro i messaggi spazzatura!

altro che diritto all’oblio

Mi è appena arrivata una telefonata. Una voce femminile ha chiesto “Parlo con Saritel?’. Le ho risposto che sono cinque anni che Saritel non esiste più, e lei ha controbattuto “eh, ma abbiamo un problema con Telecom e ci hanno detto di contattare Saritel di Milano”.
Non mi è venuto in mente di chiedere chi le abbia dato un simile suggerimento – ripeto: da capodanno 2003 Saritel non esiste più, né esiste il dominio saritel.it se è per questo. Ma la signora non si è data per vinta, avrà fatto una ricerca in rete con “saritel-milano”, le sarà uscita fuori la mia pagina dove c’è scritto che ho lavorato in Saritel e c’è il mio numero di telefono dell’ufficio – notate che abbiamo cambiato sede e numeri di telefono, e vicino al telefono c’è anche tutta la mia affiliazione attuale che ovviamente con Saritel non ha nulla a che fare. Bene. Il neurone della signora non è stato evidentemente capace di tenere a mente l’intero contenuto di 4.4KB – anzi meno, perché ci sono tutte le header – o almeno leggere la frase “Basta che non vi venga in mente di chiamarmi per un qualunque problema di Telecom” immediatamente sopra il mio indirizzo.
Capite perché il “diritto all’oblio” (che Google cancelli cioè i dati raccolti dopo un certo tempo, perché obsoleti) è assolutamente inutile? Quella pagina è stata modificata l’anno scorso, la devo modificare ancora adesso perché la sigla lavorativa è cambiata, ma si direbbe troppo complicata per essere compresa da una persona normale. A questo punto l’unica opzione coerente sarebbe abolire i motori di ricerca!

il mio ombrello è un’arma impropria

No, non è come pensate voi. Ho un ombrello di quelli tascabili, quindi la punta non è appuntita e non posso usarla come fioretto; né l’ho modificato per lanciare proiettili avvelenati come in un qualche romanzo di Ian Fleming (e se non è un romanzo, è un film di 007; e se non è nemmeno un film, sarà qualcos’altro, non sono cose che uno si inventa così).
Molto più banalmente, quando chiudo l’ombrello non riesco a farlo facilmente, e devo tirarlo dove ci sono le stecche. Ma le stecche di questo ombrello non sono a forma di spaghetto, bensì di sezione a C con bordi parecchio taglienti.
Risultato: stamattina ho i due pollici tagliuzzati, e ho dovuto metterci sopra due cerotti. La piccola fregatura è che gli unici cerotti che ho trovato sono quelli di Nemo.

Avete fatto trenta…

È molto bello scoprire che i Rudi Matematici (senza la h) finalmente hanno il blog. Magari Piotr avrà un po’ di tempo in più per le risposte ai lettori, immaginando che ci sia anche qualcun altro che risponda.
Però prima sarebbe opportuno aprire il blog ai commenti VEL dare la possibilità di iscriversi per commentare…

individua la fermata!

Ho scoperto come sono riusciti a evitare l’imbottigliamento del bus MonzaCelere, che dovendo passare per il controviale di Zara/Fulvio Testi era praticamente un MonzaFermo: adesso fa capolinea in Bicocca, esattamente come il MonzaOrdinario che non si chiama più così perché continua dopo Monza. Ma questa, ammetto, come notizia vale pochino.
Molto più interessante scoprire come Brianza Trasporti scriva i comunicati per spiegare le novità.
Il primo comunicato [PDF} recita:
Si avvisa la Gentile Clientela che,
a partire dal 12 MAGGIO 2008 nel Comune di Milano il capolinea delle autolinee in oggetto è individuato in via dell’Innovazione angolo Padre Beccaro.
Viene soppresso il capolinea/fermata posto in via dell’innovazione ang. via Polvani.
La fermata più vicina è individuata in via Polvani ang. via Pirelli.
Io sono bastardo dentro, ed espongo al pubblico ludibrio anche la virgola dopo il “che”. Ma quello che realmente mi chiedo è “chi o cosa diavolo è che individua le fermate?” C’è un novello Sherlock Holmes in mantella pipa e lente d’ingrandimento che scruta le vie e infine sentenzia “Elementare, mio caro utente”? Se apro Google Maps saltano fuori le bandierine per individuare le fermate?
Ma anche il secondo comunicato [PDF], sempre dotato di virgola dopo il “che”, non è affatto male.
Si avvisa la gentile Clientela che,
- da mercoledì 23 aprile 2008 verrà posizionato un palo provvisorio Brianza Trasporti presso la fermata di CHIESE/SARCA posizionata in prossimità della fermata della linea 51
ATM.

Pertanto la fermata sarà effettuata regolarmente.
- La fermata di CHIESE/PIRELLI non verrà effettuata in quanto non autorizzata.
Anche qua potrei lamentarmi del posizionare un palo provvisorio presso una permata, pardon, fermata, posizionata in prossimità di un’altra permata, pardon fermata. Lasciamo perdere. Ma il pensiero di una fermata non autorizzata (e non soppressa) mi lascia davvero basito. Arriveranno forse i bravi a sentenziare “questa fermata non s’ha da fare”? Mancherà un modulo compilato con la firma di un aiutosottovicedirigente per autorizzare questa povera fermata? E poi, autorizzata a far che cosa? A esistere? È ammessa l’eutanasia delle fermate?
Ma tanto per andare da Milano a Monza il mezzo più veloce è il treno :-)