(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro e del seguente, va’ su Galileo!)
Feynman è un nome che dovrebbe essere relativamente noto a chiunque sia interessato alla scienza, e per la precisione alla fisica. Ma è anche stato un oratore sempre pronto a stupire il pubblico con i suoi effetti speciali, e le sue conferenze erano scoppiettanti. Nel primo dei suoi due libri che ho ultimamente letto (Richard P. Feynman, The Pleasure of Finding Things Out, Penguin Book 2007 [1999], pag. 270, Lst. 8.99, ISBN 978-0-141-03143-9) Jeffery Robbins raccoglie una “dozzina del fornaio” (cioè tredici) discorsi tenuti dal Nobel presso varie sedi, in modo da dare un’idea della sua arte oratoria… e naturalmente dei suoi pensieri e delle sue idee provocatorie. Rispetto ad altre raccolte, qui si parla più del suo approccio alla scienza, da quando suo padre – che aveva detto a sua madre incinta “se sarà maschio dovrà diventare uno scienziato” – gli insegnava ad osservare il mondo a come lui concepiva l’insegnamento, senza naturalmente riuscire mai a metterlo in pratica. La sua relazione di minoranza per il disastro del Challenger resta però un esempio da leggere e rileggere, anche e soprattutto in Italia.
Ah: come scritto nella prefazione, non cercate di imparare l’inglese da come lui parlava; il suo inglese era molto colloquiale.
È sanvalentino®
Questa (cliccaci su per vederla un po’ meglio) è la schermata che stamattina mi è apparsa quando mi sono connesso su Google Docs (quello funzionava, sì).
Già mi sarei arrabbiato a leggere “Happy Valentine’s Day!” su sfondo rosa in cima alla schermata. Ma trovarmi tutto in rosa, e le stelline che sono diventati cuoricini mi fanno pensare che la melassa ci ha ormai sopraffatto.
Giusto per riempire un po’ la colonna dei commenti: che ne pensate, voi? (no, non della festa di sanvalentino®, sparlare di essa è troppo mainstream! Parlo proprio della trasformazione odierna di Google Docs)
(Nota che non c’entra nulla con il resto, ma tanto sono qua a scrivere… In compenso, oggi il proxy fa passare i viedo di YouTube. Sarà un altro effetto di sanvalentino®?)
Il mio Gmail non si sente bene
Stamattina d’un tratto Gmail ha deciso di non funzionare, nel senso che se clicco sopra un messaggio non me lo apre, se provo a cliccare su un folder non me lo apre, eccetera eccetera. Però ad esempio se clicco su “seleziona tutto” vengono effettivamente selezionati tutti i messaggi: quindi sono solo relativamente poche le azioni che non fa. Peggio ancora, se ad esempio posiziono il puntatore su un messaggio, questo si trasforma in un ditino, proprio come un link: è solo il clic che non fa nulla.
Ho provato la tecnica dell’informatico: nulla. Ho disabilitato Better Gmail: nulla.
Sempre peggio: facendo uno strano giro per arrivare ai setting gmail (mica posso cliccare sulla pagina!) mi arriva questo minaccioso messaggio:
Were sorry, but your Gmail account is currently experiencing errors. You wont be able to use your account while these errors last, but dont worry, your account data and messages are safe. Our engineers are working to resolve this issue.
ma se uso (ehm…) Internet Explorer funziona tutto.
Mo’ che faccio?
Aggiornamento: (21 febbraio) Lunedì era tutto a posto, ma stamattina è di nuovo bloccato. Giovedì Guai Gmail, insomma.
Codette di pagliuccia
Leggo da Alberto Biraghi che l’ufficio stampa del PD non è affatto d’accordo sul chiamare le consultazioni interne per scegliere i candidati alle prossime politiche “primariette”. Cito verbatim:
«Il termine ‘primariette’ non ci appartiene e dipende esclusivamente da una scelta del giornalista che, con tale termine, esprime anche un giudizio, che noi stigmatizziamo, su un importante strumento democratico con cui il partito sta completando il suo processo costituente, anche in vista della prossima tornata elettorale».
Repubblica, sempre fedele alla linea, si è subito allineata al diktat uolteriano: come si può ora leggere, adesso l’articolo recita «Primarie, no meglio “primariette”. Anzi, per correttezza è più giusto chiamarle “consultazioni”». Il maanchismo, insomma, stavolta si perde del tutto.
Eppure il De Mauro, alla voce “-etto”, recita è usato produttivamente con valore diminutivo, a volte con connotazione affettiva e solo più in basso aggiunge può assumere talvolta connotazione ironica o, anche, spregiativa. Personalmente, quando ieri ho visto il termine, l’ho subito adottato pensando a parole come “superette” ((piccolo supermercato) e ritenendo che corrispondesse perfettamente alla valenza di “piccole primarie”, senza alcun intento ironico. Però vedere questa piccata presa di posizione mi fa immaginare che al loft del PD non siano così paciosi e felici come vorrebbero far credere: a questo punto credo che non mi periterò di usare la parola come vogliono loro :-)
La posta in gioco (libro)
La posta in gioco è stato il titolo della rubrica settimanale dei giochi su La Stampa (ora purtroppo scomparsa). Con lo stesso nome, Stefano Bartezzaghi ha scritto questo libro (Stefano Bartezzaghi, La posta in gioco, Einaudi ET Pop 2007, pag. 254, € 12, ISBN 978-88-06-18653-1) che raccoglie alcuni dei temi trattati in quegli anni, rivedendoli per evitare i problemi dovuti all’allora attualità che non è più attuale e cercando di dare un’aria un po’ più omogenea rispetto a quanto pubblicato all’epoca. Non che ci sia riuscito più di tanto, visto che per nostra fortuna Bartezzaghi è un digressore nato! Ma oltre ai giochi c’è la “parte seconda”, in realtà una grande appendice, che si intitola “Le poste in gioco” e parla di alcuni dei più grandi giocologi… che scambiavano lettere con i solutori dei loro giochi. Si va così da Lewis Carroll a Giampaolo Dossena, passando per Martin Gardner e per i Wutki, e questo libro è probabilmente l’unico da cui potrete sapere qualcosa di loro.
Dichiarazione di voto
Tra due mesi si vota per le politiche. Voi sapete già cosa farete? Io sì. Andrò al seggio, e annullerò con molta cura le schede. Potrei forse (forse) cambiare idea se qualche partito decidesse di non presentare i suoi maggiorenti in più di una circoscrizione, e chiedesse almeno ai suoi iscritti in che ordine mettere i candidati sulla lista, ma non è nemmeno detto.
Nulla di strano: due anni fa mi ero detto “questa è l’ultima volta in cui vado a votare senza potere indicare chi preferisco”, e cerco di rimanere coerente. Né me ne può fregare di meno degli alti lai di quelli che, sapendo che le mie preferenze non sono certo per l’attuale centrodestra, mi diranno che così faccio il gioco di Silvio. Tanto non è che il governo Prodi II abbia fatto chissà che cosa per me.
A chi mi ha già detto “perché non vai semplicemente in gita” rispondo che per me andare a votare è un dovere civico. È un po’ come la barzelletta di quello che racconta che quando sta male va dal medico e poi dal farmacista perché anche loro devono pur vivere, e una volta arrivato a casa butta via le medicine “perché devo vivere pure io!”. A questo punto non mi aspetto nulla dalla classe politica italiana, ma la Costituzione la rispetto ancora… io.
Ratzinger e il doppio rito
Credo che la grande maggioranza dei miei lettori vada dall’agnostico all’ateo duro e puro, con poi qualche frangia che professa una religione diversa dalla cattolica. Vabbè, mettetela così: quello che vi dico qua è un po’ diverso da quello che leggete (o evitate di leggere) nei giornali, e comunque non mi offendo più di tanto se saltate a piè pari.
Sta ricomparendo in rete, dice wXre, la risposta che l’allora cardinale Ratzinger diede nel 2003 a Heinz-Lothar Barth, professore di filologia classica di posizioni lefebvriane sulla possibilità di un doppio rito romano, quello della messa “standard” e il vecchio rito di Pio X di cui raccontavo qualche giorno fa la nuova preghiera per gli ebrei.
La risposta in questione (in inglese, con il testo originale in tedesco) la trovate qui. Da un certo punto di vista, mi consola il fatto che l’anno scorso avevo visto giusto: non ha senso avere due riti romani diversi, e questo lo sa bene anche Benedetto XVI, che non è stupido. Il punto è che per l’attuale papa bisogna praticamente tendere a ritornare al vecchio rito, giusto con qualche modifica cosmetica (nuove feste cattoliche, qualche prefazio in più, la “preghiera dei fedeli” che però dev’essere con formule fisse, e più letture bibliche – ma “non troppe).
Si noti che la rivoluzione del Concilio partiva da una serie di punti fissi: più compartecipazione tra celebrante e popolo – il prete non è il mediatore tra Dio e il volgo, ma il pastore che guida i fedeli, e più attenzione alla Parola di Dio, leggendo molta più Bibbia che prima, e leggendola nella lingua che il popolo poteva comprendere. Riforme che tendevano molto a un avvicinamento al primo luteranesimo, e che forse proprio per questo sono viste come il fumo negli occhi dal bavarese Ratzinger. Il punto è che il suo arroccamento esoterico potrà forse portare a un compattamento dei fedeli, ma semplicemente per una loro scrematura molto peggiore di quello che si è avuta negli ultimi decenni. E il “pochi ma buoni”, per una chiesa che ha come missione quella di essere universale, non mi pare proprio una bella cosa.
(via il piccolo Zaccheo)
colpa dell’avvocato
Ieri ho sfondato di botto il muro dei mille accessi al blog (il sito ne fa molti di più, ma c’è tanta roba). Per la precisione, lloogg mi dà 1218 accessi contro un record precedente di 862 e una media mobile sui quaranta giorni di 432 accessi. Anche tenendo conto che la media viene abbassata per colpa dei weekend, significa che ieri c’è stato più del doppio di accessi rispetto al solito.
Bello? Macché. Quasi i due terzi degli accessi (non ho qui a disposizione i dati di feedburner, ma ieri sera erano già più di 700) sono stati per questa singola notiziola sul phishing dell’avvocato Gentiloni, che nel weekend deve avere avuto un altro lancio in piena regola – e senza nemmeno cambiare un po’ i dati. A parte continuare a pensare che se questo piccolo sito è considerato da google come il più affidabile per la spiegazione significa che i produttori di antivirus non sanno fare il loro lavoro, il secondo risultato è stato che i visitatori abituali sono scesi al 12% del totale, contro una media del 22% e un risultato tipico (quando non scrivo nulla di particolare, insomma) del 30%. In pratica, una serie di mordi-e-fuggi. Che ci guadagno, allora? Niente :-(