Il concetto di funzione (libro)

Quando mi capita di trovarne qualcuno in giro, mi piace dare un’occhiata ai libretti divulgativi degli anni ’60 del secolo scorso per vedere come sono cambiate le cose. In genere Progresso Tecnico Editoriale traduceva libri dal russo, il che dà l’ulteriore vantaggio di avere un modello diverso da quello usuale: ma questo volumetto fa parte di una collana di traduzioni da testi americani di autori sconosciuti, generalmente insegnanti nelle high school come appunto James D. Bristol alla Shaker Heights High School nell’Ohio.

Bristol comincia a passo di carica a parlare di numeri, insiemi e relazioni, immagino per completezza ma aspettandosi che il lettore tipico sappia già con cosa ha a che fare, per dedicare la maggior parte del testo al concetto di funzione che per lui non è altro che una corrispondenza elemento per elemento da un insieme che è il domino a uno che è il codominio; meglio ancora, una funzione è un insieme di coppie ordinate <a,b>. Un approccio di questo tipo è molto moderno, perché è per così dire discreto; non tanto per il concetto di continuità di una funzione, che in effetti è trattato solo alla fine di sfuggita, quanto per il dominio che può tranquillamente essere discreto. In pratica però non sono così sicuro che uno studente moderno riuscirebbe a seguire il testo. La moltiplicazione di due funzioni (non la composizione, che è trattata subito dopo e cha ha più senso) è per esempio qualcosa che non ha molto senso in analisi matematica ma risulta astratto: Bristol vuole mostrare come il “concetto di funzione” superi le barriere artificiali delle varie branche della matematica, ma la cosa potrebbe non essere alla portata di un liceale medio.

La traduzione di Lorenzo Vinassa De Regny, oltre a risentire degli anni anche per la terminologia usata, non sempre è all’altezza: per dire, nell’introduzione una “lecture” è diventata una “lettura”…

James D. Bristol, Il concetto di funzione [The Concept of a Function], Progresso Tecnico Editoriale 1967 [1963], pag. 88, trad. Lorenzo Vinassa De Regny

Voto: 3/5

Casorati (mostra)

logo mostra (dal sito ufficiale)
Sempre all’ultimo momento – la mostra chiude domenica 29 – siamo andati a vedere a Palazzo Reale la mostra su Felice Casorati. Stavolta c’era anche Cecilia, in qualità di studentessa dell’artistico, ma lei dà solo un’occhiata ai quadri e non è interessata al contesto.
Rispetto alle ultime mostre che abbiamo visto, c’era finalmente abbastanza materiale, ordinato più o meno cronologicamente il che è utile perché permette di vedere come Casorati abbia cambiato il suo stile nei decenni, pur rimanendo generalmente riconoscibile, soprattutto per le espressioni dei suoi personaggi (ma forse quello è il periodo dopo la prima guerra mondiale, dove visto anche il suicidio di suo padre non penso avesse molto da essere felice). Ho trovato molti accenni a stili precedenti, dal Rinascimento alle varie correnti tra Ottocento e Novecento (tranne il futurismo, che non gli piaceva proprio, ma compresi simbolismo e metafisica; le sculture non mi hanno detto molto, mentre le scenografie per la Scala che si trovano nell’ultima sala sono carine. Le ampie spiegazioni sui cartelloni aiutavano anche le capre come me a capire come le opere si inserivano nel quadro di quei decenni, ma avrei evitato di scrivere dell'”attimità impressionista”…

Per i milanesi: la tessera annuale ATM dà diritto a un biglietto a 10 euro anziché 17 :-)

Social ineliminabili

Viva Engage
La mia azienda ha deciso di legarsi mani e piedi a Microsoft. Per dire, la nostra intranet si trova in un sottodominio di sharepoint.com. Vabbè, finché mi pagano il 27 del mese non posso lamentarmi più di tanto.

Nel pacco (package) che ci hanno dato, c’è anche il social network aziendale, Viva Engage (noto in passato come Yammer). Non che ci si scriva in tanti. L’altro giorno un collega ha chiesto – non so se per boutade o se lo voleva davvare fare – se era possibile disiscriversi; ho fatto una rapida ricerca e ho scoperto che è impossibile. Se l’azienda ha acquistato una licenza d’uso di Viva Engage tu ci devi stare, volente o nolente. Il massimo che ti viene benignamente concesso è di non avere nessuna notifica e quindi fare finta di non esserci…

Carino, vero?

Calcolare pi greco sulla Luna

Come sapete, ci sono molti metodi per calcolare il valore di pi greco, e alcuni di essi sono essenzialmente statistici, come quello di lanciare tanti aghi su un pavimento a listelle e contare la percentuale che si trova su due listelle.

A quanto pare, Matt Parker – che fa lo stand-up mathematical comedian – si è accordato con un’azienda che lancerà una sonda sulla Luna in modo da aggiungere al codice per gli esperimenti che verranno fatti sul suolo lunare una routine per stimare il valore di pi greco e verificare che entro gli errori sperimentali esso sia coerente con quello nostro terrestre. Poiché il costo per assicurarsi i byte necessari è di 150K dollari, ha aperto un kickstarter, che ha già superato di gran lunga la quantità richiesta…

Il problema di Langford

Nel 1958 il matematico scozzese C. Dudley Langford stava guardando suo figlio piccolo che giocava con dei cubi colorati: ne aveva presi sei e li aveva messi in fila. I matematici, si sa, sono brutte persone: invece che giocare con suo figlio, notò che c’erano tre coppie di cubi di colori diversi, rosso, azzurro e giallo. Inoltre i due cubi rossi avevano un altro cubo in mezzo, quelli azzurri due e quelli gialli tre, come nella parte in alto della figura.

soluzione del problema di Langford con n=3 e n=4

Spero dopo aver mandato a dormire il bimbo, Langford da buon matematico provò a vedere se la configurazione era generalizzabile: ci riuscì con quattro coppie, e addirittura con quindici: ma alcuni casi proprio non volevano saperne di avere soluzione, e così congetturò che una soluzione era possibile solo se il numero di coppie fosse della forma $4k$ oppure $4k+3$, come è in effetti il caso: Roy O. Davies lo dimostrò l’anno successivo.

La formulazione matematica del problema di Langford chiede di trovare una successione di $n$ coppie di oggetti, denominati $a_1, a_2, … a_n, b_1, b_2, … b_n$, tali che $b_i − a_i = i + 1 \forall i = 1, …, n$. Il numero di soluzioni, quando ovviamente ci sono, cresce in maniera molto rapida, come si vede nella successione su OEIS: c’è solo una soluzione per 3 o 4 coppie di blocchi, ma per venti coppie ci sono più di 2600 miliardi di possibili soluzioni!

Quasi contemporaneamente da Langford ma in modo indipendente, Thoralf Skolem propose un problema simile, dove però le distanze tra i blocchi $b_i$ e $a_i$ non sono $ i+1$ ma semplicemente $i$. R. S. Nickerson riscoprì il problema una decina d’anni dopo, e così la versione si chiama di Skolem-Nickerson. Come si può vedere nella voce di Wikipedia, per questa versione del problema ci sono successioni solo se il numero di coppie è della forma $4k$ oppure $4k+1$. Anche in questo caso le soluzioni crescono molto rapidamente al crescere del numero di coppie.

Ci sono ancora altre curiosità su questo problema, ma ve le racconto la prossima volta…

(Immagine di RiccardoFila, da Wikimedia Commons, CC-BY-SA 4.0)

Il mio coro e un’orchestra di violoncelli

Stavolta raddoppiamo il concerto primaverile (anche se in effetti formalmente domenica 22 siamo già in estate…), perché c’è un ensemble di violoncellisti statunitensi in tournèe. Noi faremo relativamente poco (a parte quanto scritto nella locandina abbiamo studiato un altro pezzo che tra l’altro mi piace davvero): però credo che se riusciamo a sopravvivere alla prova sabato e ad amalgamarci il risultato sarà interessante. E comunque l’ingresso è gratuito :-)

(se preferite avere un promemoria automatico, potete usare evenbrite: ma appunto non è un biglietto vero e proprio)

Pannelli autostradali fuorvianti

Ricordate il mio viaggio autostradale di due settimane fa? Venerdì siamo di nuovo scesi a Chiavari, ma memore della disavventura ho prima controllato sul sito di Autostrade per l’Italia se ci fossero chiusure previste. Vedo che in effetti il tratto tra Bolzaneto e l’allacciamento con la A12 è chiuso, ma l’orario è 00:00-06:00 anziché il solito 22:00-06:00 delle altre chiusure. Mah, mi dico, magari essendo venerdì sera immaginano che ci sia più traffico; e comunque da Bolzaneto arrivare al casello di Genova Ovest non è la fine del mondo.
Partiamo, ovviamente sul tratto della Serravalle non c’è scritto nulla sui pannelli a messaggio variabile, ma non c’è scritto nulla nemmeno fino a Isola del Cantone, dove scopriamo che la tratta Bolzaneto-A12 è chiusa… dalle 22 alle 6. Proseguiamo, arriviamo a Bolzaneto… e non c’è nulla. Possiamo tranquillamente proseguire e arrivare a Chiavari.
In pratica chi ha preparato i cartelli variabili non ha letto quello che era stato mandato se non la località di chiusura e ha messo il solito testo. Grande utilità, vero?