Archivi categoria: pipponi 2020

Piccola storia sulla sanità lombarda

[baroni o barzoni?] Tra una decina di giorni – sempre che la zona rossa lo permetta – io dovrei avere una visita oculistica di controllo: visita che era prevista a maggio ma è stata rimandata causa lockdown 1. Purtroppo quando l’ho prenotata l’unico posto possibile era il poliambulatorio di via Baroni: ho smadonnato un po’, essendo in zona Gratosoglio (estremo sud di Milano) quindi dalla parte opposta a dove abito, ma era una situazione di prendere o lasciare.

Lunedì ho controllato sul fascicolo sanitario regionale quand’era la visita, e ho visto che c’era l’icona della geolocalizzazione. Ci clicco – via Baroni non è una via ma un insieme di strade e stradine, il piano regolatore credo del 1953 ha fatto davvero danni – e scopro che dovrei andare in zona Corvetto, cioè sud-est. Bene, mi dico, per fortuna che ho fatto un controllo. Poi però mi sorgono dei dubbi: controllo e scopro che effettivamente il poliambulatorio è al Gratosoglio. E la cartina, allora? Semplice: una rapida verifica e mi accorgo che la via indicata non è via Baroni ma via Barzoni.

D’accordo. In una regione in cui la sanità è conciata così male che si è ufficialmente rinunciato a fare contact tracing questa è davvero una minuzia. Ma è una spia di come vengono fatte le cose.

Ultimo aggiornamento: 2020-11-05 08:53

Bonus (im)mobilità

300000 persone in coda

Quanta fretta… (screenshot di Marco Mazzei)

Ieri è stato il Grande Giorno per accedere al Bonus Mobilità tanto strombazzato i mesi scorsi. Io ho scoperto che nonostante quanto detto al tempo sarebbe stata necessaria una fattura (che non avevo), ma in fin dei conti la bicicletta che ho preso per Anna l’avrei presa comunque e non costava poi così tanto, quindi mi sono messo subito il cuore in pace. (Ah: persino la sezione “i miei ordini” del sito di Decathlon era bloccata, immagino dalla quantità di gente che cercava la fattura). I miei amici e colleghi che si sono accinti all’impresa hanno raccontato di scene incredibili, con il sito che a un certo punto si piantava del tutto e la necessità di stare lì a controllare ogni pochi minuti cosa succedeva perché altrimenti si perdeva la prenotazione acquisita. Il tutto perché – sempre se non ho capito male – di soldi ce ne sono pochi e quindi verranno elargiti soltanto ai primi arrivati.

Una cosa del genere è semplicemente inammissibile. Se i soldi non ci sono, metti un criterio di scelta (tipo ISEE), oppure un criterio di ripartizione (non dai il 60% ma meno, ma lo dai a tutti i richiedenti), o alla peggio sorteggi. Tutte scelte non ottimali, ma che perlomeno hanno un senso. La corsa ad arrivare primo la lasciamo alle sagre di paese quando potremo rifarle, non a un ministero di quella che nonostante tutto è ancora una delle più grandi economie d’Europa.

(poi vabbè… a quanto pare l’Ansa ha tranquillamente messo un link a un sito farlocco. Non ne usciamo)

insomma, Immuni funziona o no?

Domenica scorsa Repubblica ha postato un articolo sul sostanziale fallimento di Immuni: meno di novemila notifiche e solo 499 positivi tra gli utenti registrati. Quello che è peggio è che pare che siano stati scoperti solo 13 positivi grazie all’app. Facendo un po’ di conti si giungerebbe alla conclusione che il tasso di positivi scoperti tramite l’app è confrontabile con quello dei positivi scoperti “per caso” con i tamponi, il che non è una grande notizia.

Come capita spesso, numeri calcolati in questo modo sono inutili se non fuorvianti, e sarebbe più interessante capire quali potrebbe essere le ragioni di quello che è indubbiamente un flop. Repubblica viaggia più sul complottismo, insinuando che molte ASL non avrebbero fatto partire la procedura nonostante si trovassero davanti un positivo che usava Immuni e dando la colpa a chi nega di averla quando glielo si chiede. Inoltre è vero che siamo arrivati a otto milioni di download, ma c’è stata un’impennata solo negli ultimi giorni, e quindi dovremmo aspettare una settimana o due prima di vedere dei risultati.

Per quel poco che ne so io, vedo invece due ipotesi più semplici per spiegare perché Immuni non funziona. La prima è che credo che ci sia relativamente poca gente che usa davvero Immuni, e magari l’ha scaricata ma poi subito disattivata. Come ho già raccontato in passato, la curva di crescita di una funzione basata sui contatti non è per nulla lineare ma assomiglia a una logistica: parte molto lentamente, ha una brusca crescita intorno al 50% di adozione e tende poi lentamente alla totalità. La seconda ipotesi è che chi ha deciso di scaricare Immuni, oltre che avere telefonini di ultima generazione, ha probabilmente una maggiore sensibilità civica; altrimenti non l’avrebbe scaricata. Ma questo significa che costoro sono anche più attente e cercano di non trovarsi in situazioni a rischio, creando una correlazione inversa tra l’uso dell’app e la probabilità di contagio. Purtroppo non ci sono dati sufficienti per stabilire se tutte queste ipotesi hanno o no un fondo di verità…

disorganizzazione scolastica

La scuola media dove sono andati i gemelli (che dicono essere una delle migliori di Milano) è in orario provvisorio. La settimana scorsa si è passati ad avere 25 ore sulle 30 teoriche: vabbè, meglio che le 12 ore e mezzo delle prime settimane. Certo che se avessero avvisato un po’ prima del giovedì sera precedente alle 21:20 sarebbe stato meglio, ma va bene così.

Facciamo questa settimana, con i gemelli che in teoria uscirebbero sfalsati di dieci minuti ma in pratica si appalesano insieme. Ieri mattina controllo che abbiano i libri per la giornata, li scodello, me ne torno a casa a lavorare, e ritorno a scuola per le 13. Bene: scopro che continuano ad avere un orario ridotto a cinque ore – e per fortuna, altrimenti me ne sarei rimasto un’ora a far nulla – ma l’orario è cambiato; quindi il pacco di libri portato era assolutamente inutile.

Ma c’è il registro elettronico, diranno quelli di voi ventun lettori che hanno figli a scuola. Cerrrrto che c’è un registro elettronico. Lo compulso ogni giorno, e continua a essere desolatamente vuoto. Niente orario, niente segnalazioni di didattica, niente indicazioni di compiti. Niente di niente. Io non ho alcuna idea di come sapere qualcosa. Per dire, a inizio settembre ci hanno mandato gli account di GSuite, e quello di Jacopo era errato: solo jacopo@ anziché jacopo.codogno@. Evidentemente dopo un po’ se ne sono accorti, l’hanno cancellato e hanno creato quello corretto. Peccato che non mi abbiano mandato una comunicazione per settare la password, e la mia richiesta alla segreteria non ha avuto risposta. Ah sì, nella circolare c’era scritto

«Se la password definitiva (scelta da ogni utente) dovesse essere in futuro smarrita si potrà richiederne il recupero attraverso la stessa procedura di accesso selezionando “Password dimenticata?” e seguendo le indicazioni, senza scrivere alla Scuola, ma operando in autonomia.»

ma cliccare lì ritorna semplicemente “contatta l’amministratore di dominio”… Non venitemi a dire che siamo in situazione di emergenza. I professori che stanno facendo lezione possono anche compilare il registro elettronico. Se scrivi (ad aprile) dieci pagine di circolare sull’uso di GSuite puoi anche specificare l’email dell’amministratore. E comunque una risposta precotta non si dovrebbe negare a nessuno.

Ultimo aggiornamento: 2020-10-06 09:04

Lega Calcio vs ASL Napoli 2

Io non seguo il calcio. Fino a febbraio mi informavo il lunedì mattina dei risultati della domenica, per sapere chi dei colleghi sbertucciare alla macchinetta del caffè; ormai non ho più nemmeno quella soddisfazione. Ma i riflessi pavloviani di Vittorio Bertola non appena capiti qualcosa in favore della Juventus mi hanno fatto sapere che la partita di ieri contro il Napoli non è stata giocata, perché l’ASL napoletana ha vietato la trasferta alla squadra partenopea, che aveva un certo numero di giocatori positivi al coronavirus.

Quello che ho capito dalla storia è che i tifosi sono pronti a tirare fuori le ipotesi più complottistiche possibili – uno ha scritto che il Napoli ha chiesto apposta all’ASL di bloccare loro la trasferta, perché altrimenti avrebbe dovuto giocare senza due giocatori chiave. Ho anche capito che la Juventus dovrebbe cambiare il social media manager, perché scrivere sabato “Juventus Football Club comunica che la Prima Squadra scenderà in campo per la gara Juventus – Napoli domani alle 20.45, come previsto dal calendario della Lega di Serie A.” significa gettare benzina sul fuoco, dato che si sarebbe potuto tranquillamente dire “ci atterremo alle deliberazioni della Lega Calcio” (oppure della FGCI, non chiedetemi queste minuzie).

Quello che invece non ho capito è perché il calcio segua regole tutte sue per quanto riguarda il comportamento durante una pandemia. Non può essere semplicemente per i soldi che girano. Mi scoccia fare il complottista, ma vedo una puzza di panem et circenses…

arrampicate sugli specchi

La vita del professor Alberto Zangrillo non dev’essere facile. D’altra parte, da un grande potere discendono grandi responsabilità. Guardiamo cosa sta succedendo con il suo illustre paziente Silvio Berlusconi e l’infezione da coronavirus.

Rispetto all’altro suo illustre paziente Flavio Briatore, perlomeno non c’è stato il fuoco amico di Daniela Santanchè che parla di una prostatite sperando di confondere le acque. Qui abbiamo una polmonite, che è perfettamente compatibile con il Covid. Però resta il fattore B: Silvio non può ammmettere di non primeggiare, e quindi racconta a chiunque lo voglia sentire che la carica virale in lui è al top. Peccato che – come ricorderete – Zangrillo aveva detto che il virus era mutato e circolava in maniera molto più leggera. Come riuscire a salvare capra e cavoli? Beh, mischiando le carte in tavola. Ma leggiamo.

Prima frase: «La carica virale del tampone nasofaringeo di Berlusconi era talmente elevata che a marzo-aprile, sicuramente non avrebbe avuto l’esito che fortunatamente ha ora.» Occhei, possiamo essere molto buoni e leggerla come “ora abbiamo qualche idea in più di come trattare i pazienti, e soprattutto li portiamo prima in ospedale: cinque-sei mesi fa non era così”. Naturalmente però questo cozza con il “virus leggero”, a meno che uno non dica che c’è la stessa quantità di virus ma più debole. Ma andiamo avanti.

«Il virus probabilmente non è mutato ma probabilmente si sta adattando all’ospite in maniera differente. Non bisogna generalizzare sulle terapie, o che l’atteggiamento più tempestivo con determinati farmaci cambi l’esito finale.» Quindi la mia ipotesi caritatevole viene immediatamente smentita, e si parte con la supercazzola. Se il virus si adatta all’ospite in maniera differente, i casi sono due: o è mutato il virus o è mutato l’ospite. Che l’umanità possa avere mutazioni significative in sei mesi è impossibile; che il virus sia mutato, Zangrillo lo esclude; dunque? Decidete voi qual è l’ipotesi da eliminare per non avere un risultato incoerente.

Bisogna comunque dare atto al luminare: è riuscito a fare un’inversione a 180 gradi facendo in modo che chi non legge con un minimo d’attenzione resti convinto che lui non ha mai cambiato idea. Io non ci riuscirei mica, mi sa.

Ultimo aggiornamento: 2020-09-11 13:09

“infami”

infami Sono andato ad ascoltare l’intervista all’istruttore di arti marziali della palestra frequentata da due dei presunti assassini di Colleferro. Non mi fidavo del titolista. Però è proprio così: l’istruttore in questione ha proprio detto “io sono stato il primo a dire… chi so’ stati quest’infami”.

Voi dite quello che volete. Per me uno che usa la parola “infami” ha una visione della vita non molto diversa da quella di chi ammazza di botte una persona. Semplicemente al momento non ha nessuno da picchiare.

Aggiornamento: (15:45) Più persone mi hanno fatto notare che a Roma e dintorni la parola “infame” è usata senza alcuna connotazione politica. Evidentemente la mia conoscenza degli italiani regionali ha ancora parecchi buchi: per me era un termine ben precisamente connotato, esattamente come – in senso opposto – “topi di fogna”.

Ultimo aggiornamento: 2020-09-08 15:51