il coprifuoco per il Covid ha senso?

A me personalmente il coprifuoco notturno proposto dai sindaci lombardi non mi tocca per nulla. Dei centri commerciali chiusi nei weekend mi importa anche poco, ma almeno quella è una decisione che riesco a comprendere.

Chiedo pertanto a voi donne e uomini amanti della movida: ma c’è davvero così tanta gente in giro dalle 23 alle 5 del mattino, tutta assembrata?

8 pensieri su “il coprifuoco per il Covid ha senso?

  1. mestessoit

    A Milano Brera, Navigli ed alcuni locali alla moda zona Garibaldi sono decisamente affollati (almeno nei giorni non piovosi). Non tanto quanto prima, ma parliamo comunque di qualche centinaio di persone in aree non così tanto estese. Molto di più del traffico pedonale che vedo io nella stazione di Lambrate intorno alle 8:30 del mattino di qualsiasi giorno feriale, per darti un riferimento. Ha un suo senso il coprifuoco, ma l’esperimento più probante sarà la città di Parigi: fra un paio di settimane sarà misurato l’impatto reale.

    1. .mau. Autore articolo

      sarebbe stato forse più logico fare chiusure più selettive, ma non essendo io un esperto di movida non so che dire.
      È anche vero che io passo tutti i giorni alle 7:50 in porta Garibaldi lato lilla e non vedo molta gente, ce n’è molto di più in automobile.

      1. mestessoit

        Sul Sole ho visto che il soprannome per il DPCM è “decreto scaricabarile” per l’evidente volontà del governo di non rimanere col cerino acceso in mano e lasciare le rogne alle istituzioni locali. Aggiornandolo coi tempi “ci laviamo le mani con la soluzione alcolica”. Ovviamente vuol dire che sul territorio troverai le soluzioni più diverse: a Como (Lega/FI) non si fa *nulla*, a Milano si chiude col misurino, ma fra un poco di tempo arriverà il lockdown parziale, per il semplice motivo che la gente da sola non si regola, e va fatto dall’alto.

  2. Mauro ( un altro )

    Io penso sempre male …
    se c’è il coprifuoco, potranno multare il poveraccio che si muove
    “quella morte di papa” e non ha l’autocertificazione corretta
    per far vedere che lo stato c’è che “agiscono per il nostro bene” ( ed instillare paura ?)

    Mi risulta che gli assembramenti siano già vietati, basterebbe controllare/sanzionare quelli, a partire dai più grossi …
    più grosso l’assembramento, più rischio per il contagio … più rischio per chi deve “scioglierlo”.
    Che poi la mascherina non serve proprio in quei casi ?

    Ieri ho sentito la proposta più saggia ( secondo me ) fatta da un medico ( mi sembra del papa Giovanni di BG )
    Restrizioni in base all’età ( ed al rischio, aggiungo io )
    visto che gli over 65 sono stati i più “problematici”, isolare quelli, in modo che gli altri, più facili da trattare non intasino gli ospedali.

    Poi ( aggiungo io ) si vedrà se basterà “l’immunità di gregge” o se servirà il vaccino, comunque si appiattirà la famigerata curva dei contagi.
    Suppongo che una certa “area” vada comunque coperta, e se si continua a pretendere di azzerarla ci si troverà inevitabilmente con picchi più o meno controllati/controllabili.

    1. .mau. Autore articolo

      in una nazione dove si sta fino a 40 anni a casa con i genitori, isolare solo gli ultrasessantacinquenni non serve a molto.
      (Secondo me fino a che non esce un vaccino decente anche se non perfetto non possiamo fare nulla)

    2. Marco[n]

      Avrebbe senso solo se gli over 65 incontrassero solo altri over 65 nella loro vita. Così non è, quindi non serve molto fare restrizioni per età quando poi gli anziani vedono quotidianamente figli e nipoti, o anche solo commessi e negozianti ecc.

  3. Bubbo Bubboni

    Che io sappia nessuna nazione europea permette (o è in grado di) raccogliere i dati che permetterebbero di orientare le scelte sulla base dei luoghi dove i contagi sono più probabili.
    In Francia è vietato pubblicare i dati disaggregati a livello di quartiere (e quindi di avere dati sociologici ed epidemiologici), in Spagna il sistema c’era ma è collassato prima che si arrivasse a qualcosa e ci sono solo dati per comunità autonomica, in Svezia la raccolta è vietata ma ci sono dati informali su talune “aree” più critiche (le “zone rosse”, ovviamente, ma è vietato anche dire che queste zone esistono), in Italia chi potrebbe avere dei dati ha già capito cosa è salutare fare.
    Quindi dire “questo comportamento è più pericoloso” o “il tal luogo incrementa il rischio” non può avere nessuna una base nei dati ma solo “ad occhio”. Ho visto che i giornali italiani in coro avevano pubblicato una tabella USA (anzi, mi pare texana) che indicava i comportamenti a rischio ma senza tradurla/adattarla! Ci sono dati precisi sull’ascensore di un condominio di Hong Kong, su un negozio di tisane a Singapore, su alcuni voli intercontinentali, su un call center di Seul, tanto per citare quelli più noti, ma nulla di europeo.
    Ciò premesso ci sono aree con elevata densità di popolaccio e ci sono frequentemente nasi fuori dalla mascherina. Però in tutti questi mesi non ho mai visto una base numerica che potesse spiegare ogni articolo delle numerose grida.
    Ad esempio buttare soldi pubblici in società decotte non pare avere un sostegno statistico nei dati sui contagi ma non c’è un decreto antivirus che si esima dal farlo.
    Resta però provato che gli oscuri i furbetti del tampone tramano contro il governo, ma più che criminalizzare il popolaccio ribelle non si può fare.

  4. Mauro ( un altro )

    Invece il coprifuoco si ?
    Mia moglie voleva leggere il DPCM, ma poi ha rinunciato, troppo lungo.
    A volte è meglio non fare niente che cose più o meno “a caso”.

    Ribadire semplici regole di igiene e qualche ospedale da campo per isolare meglio i pazienti infettivi non basta ?

    Se tiri troppo la corda fuori casa, poi in casa ti rilassi … o scoppi.

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