Ieri pomeriggio ero a Torino a firmare il compromesso per vendere la vecchia casa. Terminate le pratiche, ho visto che il primo treno utile e prendibile sarebbe partito dopo un’ora; non avevo nulla da fare, la serata era tiepida, dalla mia (ormai ex) casa a Porta Susa ci sono poco più di quattro chilometri, e così ho pensato di farmela a piedi. Via Monginevro, corso Montecucco, via Frejus, corso Inghilterra: tutte strade che negli anni sono un po’ cambiate, ma che conosco comunque ancora bene.
Mentre camminavo al mio solito buon passo, mi è venuto in mente che non era certo la prima volta che mi macinavo qualche chilometro per andare da una parte all’altra di Torino; non l’ho fatto spesso, anche perché in genere era più comodo prendere la bicicletta o i mezzi pubblici, però l’ho fatto. La parte nordovest della città l’ho conosciuta così. Poi però mi è venuto in mente un altro pensiero: che quella sarebbe con ogni probabilità stata l’ultima volta in cui l’avrei fatto.
Sono stati in tanti a parlare dell’ultima volta in cui hanno fatto qualcosa, che fosse fare l’amore con una certa persona oppure fare una corsa in un certo prato. In genere costoro rimpiangono di non aver saputo che quella volta là sarebbe stata l’ultima, perché l’avrebbero assaporata meglio e quant’altro. Beh, posso assicurare loro che a saperlo in anticipo la cosa non migliora, anzi.
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stingono le strisce
D’accordo (si fa per dire): nella zona sotto il mio ufficio hanno deciso di fare le strisce blu per guadagnare un po’ di soldi, facendo arrabbiare quelli che abitano in viale Monza perché loro non potranno parcheggiare aggratis sotto casa come quelli delle altre vie (poveretti, piangete un po’ per loro). Ma non è di quello che voglio parlarvi.
Io non so che vernice abbiano usato per le strisce, e soprattutto se arrivati verso il fondo di via Crespi l’avessero finita: comunque la settimana scorsa è piovuto e l’azzurro se n’è andato via in vari punti lasciando il preesistente bianco. Chissà se qualcuno farà un ricorso dopo aver preso una multa, quando la sosta a pagamento partirà ufficialmente!
libertà di riproduzione
Lo scorfano si è accorto che da oggi i post di Alessandro Gilioli terminano con la frase “(riproduzione libera)“.
Uno bastardo dentro potrebbe dire che la scritta prende in giro il “© RIPRODUZIONE RISERVATA” degli articoli del Corsera; io invece credo che sia una scelta esplicita e apprezzabile, che da un lato ricorda la differenza tra quello che scrive come giornalista e quello che scrive come blogger, e dall’altro invita alla diffusione delle notizie.
Nomen omen – versione PGO
Non so se sia vero quanto scritto su Wikipedia, che cioè Piergiorgio Odifreddi “ha frequentato i primi quattro anni delle elementari dalle Suore Giuseppine, e la quinta elementare e le tre medie nel Seminario Vescovile di Cuneo”. In caso affermativo, direi che è chiara la sua avversione per la religione in genere e la chiesa cattolica in particolare, ed è anche chiaro il perché tale avversione si è manifestata relativamente tardi e non a caldo, ancora da ragazzino. I suoi sono infatti odi freddi.
Storia della Russia e dell’Italia (libro)
Voi magari non lo sapete, ma io conosco un tipo, anzi non lo conosco perché non l’ho mai visto di persona ma leggo quello che scrive, che dice sempre che Paolo Nori è il miglior scrittore italiano che possiamo leggere e lui nel senso del tipo cerca sempre di scrivere come lui nel senso di Paolo Nori. Così quando ho visto questo libro (Paolo Nori e Marco Raffaini, Storia della Russia e dell’Italia, Fernandel 2003, pag. 190, € 12, ISBN 978-88-87433-38-8) mi sono detto Ecco, questa volta posso prendere il libro e vedere quanto è bravo Paolo Nori come dice sempre il mio amico che però non è proprio un amico. Però ho letto il libro dall’inizio alla fine e non è che mi sia piaciuto così tanto, forse perché il suo tipo di scrittura con frasi che vanno avanti come se uno chiacchierasse davanti alla macchinetta del caffè è carino per una pagina o due ma poi diventa pesante, oppure forse anche perché il libro non è che fosse così interessante, con questi due protagonisti che devono scrivere un romanzo storico epistolare e parlano degli affari loro che sono quasi sempre bevute e sesso più parlato che fatto. Che poi non so se ho mai letto più di qualche riga per volta del mio amico che non è mio amico, e magari se l’avessi letto di più non avrei nemmeno preso questo libro, ma non si può cambiare il passato e la recensione finisce allora così senza dire nulla di importante.
get back home
Qualcosa sta cambiando
Supponiamo di trovare un titolo sulla homepage di un grande quotidiano italiano: “Guardian e El Pais su Berlusconi: «Paga la rabbia delle donne italiane»”, e che il riassunto reciti “Due articoli sulle vicende del premier e la situazione italiana nella quale i partiti cominciano a muoversi con diverse strategie in vista del dopo-Berlusconi. Il quotidiano britannico: «E’ il momento della reazione femminista». Dalla Spagna: «Il declino è evidente»”. Credo che chiunque sia un minimo abituato all’italica stampa dirà “stai leggendo Repubblica. E invece no: è il Corrierone, come potete vedere dalla scansione (i font diversi dei giornali li riconoscete, no?)
Ecco. Io non mi sono stupito più di tanto dell’intervista alla D’Addario: era un modo come un altro per cercare di recuperare copie vendute con uno scoop. Ma vedere il Corsera, quotidiano governativo quanto non mai, riprendere articoli esteri contro il nostro PresConsMin mi fa tanto pensare che ci sia qualcosa sotto. Non per niente Brunetta, che di “sotto” ci capisce bene, è così nervoso…
altro che pedofilo
Qualche giorno fa, il mio vecchio sodale ‘Ntuniott mi ha segnalato questo articolo sul “mostro di Melbourne” che ha violentato per trent’anni la propria figlia. L’articolo, anche se appare su Repubblica, è nella sezione “24ore” e quindi inserito da una cooperativa esterna, giusto per la cronaca. Cito il testo incriminato: i grassetti sono miei.
«Le violenze sulla figlia iniziarono nel 1970, quando la bambina aveva appena compiuto 11 anni. L’incredibile storia e’ venuta alla luce dopo che la donna, oggi 39enne, e’ riuscita a raccontare tutto a un poliziotto.»
Se fate un attimo i conti, quella povera donna sarebbe stata violentata dalla nascita, non da quando aveva 11 anni.