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matematto non praticante

Proprietà intellettuale sui cavi di ricarica

Compro relativamente spesso robetta di poco conto da AliExpress: diciamo che sono le mie guilty pleasures. Stanotte mi è arrivato un messaggio (automatico) dal preoccupante titolo “Notifica per i clienti in merito a un prodotto acquistato potenzialmente problematico”. Mi brucerà la casa perché sto usando un trasformatore switch fuorilegge? No. Molto peggio. Il testo diceva infatti

Abbiamo identificato un potenziale problema di non conformità in un prodotto che hai acquistato di recente. L’ID dell’ordine è 3052947379619553, il nome del prodotto è 3A USB Cable For iPhone 14 13 12 11 Pro Max X XR 6s 7 8 Plus 2m 3m Lead Mobile Phone Fast Charging Cord Data Charger Wire e la causa del potenziale problema è Intellectual Property Infringements.

Da quello che segue nel testo, è ovvio – ma nessuno si aspettava qualcosa di diverso – che a loro non importa nulla e mandano il messaggio per pararsi il culo. Cito ancora:

Prendiamo molto sul serio la tua sicurezza e soddisfazione, pertanto ci teniamo ad avvisarti prontamente del problema per garantire che la tua esperienza di acquisto con noi avvenga nel rispetto delle leggi in vigore e corrisponda alle tue aspettative.

Puoi contattare il venditore per richiedere maggiori informazioni e, nel caso in cui il prodotto sia effettivamente illegale, negoziare una soluzione (ad esempio puoi richiedere l’indirizzo del venditore per effettuare il reso del prodotto).

Se al contrario non dovessi effettivamente riscontrare alcun problema con il prodotto, ti preghiamo di ignorare questo messaggio. In caso di dubbi sul prodotto o di ulteriori domande, contatta direttamente il venditore

Se io fossi un avvocato Apple, mi sentirei preso in giro. Non credo che nessuno rimanderà mai il cavetto, anche perché spenderebbe di più dell’eventuale rimborso. Ma quello che mi chiedo io è quale possa essere la violazione della proprietà intellettuale in un cavetto lightning. La forma del connettore? La disposizione dei fili? Il packaging direi di no, visto che come al solito la confezione era quello che era. Non so quanto costi un cavo originale Apple né se fuori dall’ Europa continuino a usare i lightning, ma mi pare strana questa azione…

Ultrafinitismo

Una corrente filosofica della matematica, l’intuizionismo, afferma che non possiamo usare l’infinito nei nostri teoremi, perché non potremmo mai ottenerlo. Un corollario di questa affermazione è che almeno ad oggi (e probabilmente per sempre, ma chi lo può sapere?) non possiamo dire “nello sviluppo decimale di pi greco c’è una successione di 1000 cifre 0 consecutive, oppure tale successione non c’è”: in altre parole, il principio del terzo escluso vale solo quando abbiamo un numero finito di possibilità, e quindi in linea di principio possiamo controllarle a una a una. Non sono moltissimi i matematici che seguono tale corrente, principalmente perché le cose che si possono dimostrare sono molte di meno: ma comunque è una posizione rispettata.

Leggo però da New Scientist che esiste una corrente filosofica ancora più talebana: gli ultrafinitisti. Per costoro, non solo l’infinito non esiste, ma non esistono nemmeno i numeri “troppo grandi”, nel senso di quelli che non potremo mai computare nemmeno in linea di principio, data la finitezza del nostro universo. Attenzione: questa teoria è del tutto diversa da quella del “grossone” di Yaroslav Sergeyev, dove si dà un valore specifico – diciamo N – all’infinito ottenuto con tutti inumeri naturali e a questo punto possiamo per esempio dire che i numeri pari sono N/2. Gli ultrafinitisti non solo non ammettono l’esistenza del grossone, ma affermano che non esiste nemmeno la parte intera del primo numero di Skewes, che è exp(exp(exp(79))). Questo numero non potremo mai calcolarlo non dico esattamente ma con una precisione inferiore all’unità, quindi la sua parte intera non esiste.

Detto tutto ciò, e aggiunto che credo che siano i fisici i più interessati, termino notando che anche Wikipedia segnala che le fondazioni dell’ultrafinitismi sono troppo vaghe per ottenere qualcosa di davvero utile…

Traduzioni

Libertà di espressione
Ci ho perso molto tempo per capirlo (ma è anche vero che ho sempre saltato a piè pari commenti di questo tipo). Ma ora ho avuto un’epifania. Che parla di “libertà totale di espressione” intende dire “ho il diritto divino di scrivere tutte le cazzate che voglio” (e fin qua lo sapevamo già tutti), ma soprattutto “quella che sto scrivendo è un’argomentazione”. La logica conseguenza è che se quello che scrivono sono argomenti allora per questa gente i CONTROARGOMENTI devono essere dello stesso tenore. Siamo insomma alla massima “non giocare mai a scacchi con un piccione”.

Certo, in questo modo costoro, non ricevendo risposte, saranno convinti di avere blastato l’interlocutore: ma voi siete in grado di ribattere in quel modo? Io no di certo, e quindi da anni mi taccio.

(Il commento lo trovate qui)

Pippo Baudo

Non è che si possa aggiungere molto alle parole di Mattarella, che ricorda “la professionalità, la cultura, il garbo e la straordinaria capacità di interpretare i gusti e li aspettative dei telespettatori italiani”: insomma, il “nazional-popolare” di cui fu tacciato dal presidente Rai Enrico Manca e che deve averlo ferito non poco. Baudo è sempre stato preso in giro: gli anzyani come me si ricordano la telenovela-parodia a Drive In “Anche i Baudi piangono”, con Gianfranco D’Angelo che mostrava la collezione di parrucchini del Pippo nazionale, “quel simpatico pennellone”. (Tra l’altro devo dire che quando l’ho intravisto in TV coi capelli candidi mi ha preso un colpo).
Baudo era nazional-popolare per scelta precisa, perché era quello che i telespettatori di allora si aspettavano: molto meglio che il becerismo, e ad ogni modo la sua capacità di tenere le fila dei programmi che conduceva – d’accordo, sforava i tempi s Sanremo, ma chi non? – era impressionante. Nella TV di oggi probabilmente non avrebbe avuto posto, ma non so nemmeno se gli sarebbe piaciuta.

Quizzino della domenica: Inversi dei numeri triangolari

761 – algebra

Come sapete, i numeri triangolari sono quelli che possiamo disporre in una struttura triangolare: 1, 3, 6, 10, 15… Qual è la somma degli inversi di tutti i numeri triangolari, cioè 1 + 1/3 + 1/6 + 1/10 + 1/15 + … ?

un triangolo di numeri
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p761.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema classico.)

Gente che non è mai stata lavoratore dipendente

Claudio Durigon, uno dei Grandi Esperti della Lega, afferma in un’intervista che «I rinnovi contrattuali devono decorrere dalla scadenza, non dal giorno dell’accordo. Così evitiamo anni di vacanza contrattuale e garantiamo aumenti costanti, anche con anticipi», aggiungendo, mi immagino con un sorrisetto soddisfatto, «Riforma a costo zero.»

Io non ho mai partecipato alle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro (anche da RSU sono “di serie B” e quindi non mi schiodo) ma ovviamente di contratti ne ho letti tanti. Negli ultimi anni si sono accorpate la parte normativa (tutto quello che riguarda orario di lavoro, ferie, permessi, sanzioni disciplinari…) e quella economica (quanti soldi si danno). Presumo che nemmeno Durigon pensi si possano fare modifiche retroattive sulla parte normativa; il suo ingenuo pensiero è che quando i giornali scrivono “150 euro di aumento al quinto livello” significa che nella busta paga di quel mese, al massimo di quello successivo, lo stipendio lordo aumenterà di 150 euro. Questo capita forse nel paese delle fate: nel mondo reale quei soldi vengono aggiunti man mano, con la maggior parte che arriva alla fine del periodo di valenza contrattuale. Insomma le aziende cercano per quanto possibile di spostare in avanti il momento in cui devono sganciare i soldi promessi. E secondo voi darebbero persino gli arretrati di quei soldi? Il tutto poi sarebbe naturalmente ben lungi dall’essere “a costo zero”, almeno per le aziende. Ma magari Durigon pensava al costo per lo stato…

De bello alieno (ebook)

Questo libro è indubbiamente di fantascienza, ma è anche un’ucronia. In questa linea temporale, il giovane Caio Giulio Cesare fu effettivamente esiliato da Silla, e invece che diventare il condottiero che tutti conosciamo diresse il suo genio verso la meccanica, studiando con Erone (che in realtà visse cent’anni dopo) e Sosigene e riportando a Roma, una volta graziato, le sue invenzioni, treni e navi a vapore che lo fecero diventare ricchissimo, e fucili e cannoni per le legioni che diventarono sempre più invincibili. Ma la civiltà oramai morente che vive su Marte decide di non volersi far sopravvanzare da questi parvenu e con le ultime forze invia una spedizione distruttrice che dalle falde del Vesuvio risale a Roma, con scene simili alla Guerra dei mondi.
Il libro è scritto in stile epistolare corale, con tanti personaggi tra cui Catullo (che non è morto giovane ma è diventato senatore e ha sposato la sua Lesbia), Cicerone, Crasso, Pompeo, Servilia che nella storia è la moglie di Cesare, Giulia anch’essa rimasta viva, Catone, Varrone e naturalmente Bruto, che però è stato legalmente adottato da Cesare e quindi ha nome Giuniano. Ci sono anche le idi, anche se di maggio e non di marzo, e citazioni – vere e false – della Vita di Cesare di Plutarco. In certi punti il testo è un po’ manieristico e la trovata finale, anche se me l’aspettavo, pare essere molto tirata per i capelli; ma in complesso è un romanzo piacevole da leggere.

Davide Del Popolo Riolo, De bello alieno, Delos Digital 2017, pag. 276, € 3,11, ISBN 9788825403077 – come Affiliato Amazon, se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 4/5