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matematto non praticante

The Riddles of the Sphinx (libro)

[copertina] Il mercato librario è qualcosa di incredibile. Questo libro (David J. Bodycombe, The Riddles of the Sphinx, Penguin 2007, pag. 588, ISBN 978-0-14-311275-4) è del 2007 e della Penguin: eppure me lo sono dovuto procurare con Abebooks, cioè pescando tra i remainders. Non ho capito il motivo di un’accoglienza così fredda; l’unico appunto che gli potrei fare è che non è né carne né pesce, perché i capitoli storici sono inframmezzati da capitoli di giochi, scontentando più o meno tutti; da chi come me non osa nemmeno cimentarsi in un cryptic puzzle, cioè nelle parole crociate con definizioni in salsa britannica, a coloro a cui non potrebbe importare di meno sapere che il gioco del 15 non è affatto una creazione di Sam Loyd, come si legge ovunque, e il grande enigmografo statunitense aveva la cattiva abitudine di appropriarsi dei giochi altrui senza citare la fonte. Dal mio punto di vista la parte per così dire storica, con i ritratti dei più importanti “giochisti”, è quella riuscita meglio: faccio però una piacvole eccezione per l’ultimo capitolo, dove viene presentata una pletora di giochi logici giapponesi almeno metà dei quali mi era totalmente sconosciuta.

Posta Elettronica Certificata

Come forse avrete letto, qualche settimana fa il miniministro Brunetta ha lanciato in pompa magna il progetto di posta elettronica certificata nei confronti della Pubblica Amministrazione. Non sono totalmente sicuro che la cosa sia un gran vantaggio, visto che c’è la presunzione di ricezione anche se non si apre il messaggio e non si può fare in modo che noi scriviamo per PEC e l’amministrazione statale ci risponda per mezzo di una sana vecchia raccomandata; e inoltre, come forse non sapete, non è nemmeno garantita l’interoperabilità tra la PEC di diversi enti. Ma su queste cose io ci vado comunque a nozze, e così mi sono armato di santa pazienza e sono andato sul sito postacertificata.gov.it.
La procedura è abbastanza bizantina: si fa una preattivazione online, poi dopo almeno 24 ore e non più di un mese si deve andare in un ufficio postale abilitato con fotocopia e originale di un documento d’identità e del codice fiscale. Peccato che al mio primo tentativo il sistema si sia piantato per il troppo traffico, al secondo non mi era apparsa la schermata di ok e al terzo mi diceva che avevo già fatto la domanda. Passo comunque in posta (sportelli dei conti correnti, non delle operazioni con le lettere) e l’impiegato mi fa “guardi, abbiamo la procedura bloccata a terminale”. Insomma, non solo erano state sottostimate le risorse lato utente, ma nemmeno quelle di backoffice erano sufficienti!
Dopo qualche giorno riprovo la preiscrizione: sembra andato tutto a buon fine, ma non c’è traccia della mail di conferma che dovrei ricevere. In effetti avevo usato un indirizzo un po’ strano, tipo pippo+PEC@gmail.com; è perfettamente lecito secondo gli RFC 821 e 2821 e coincide con pippo@gmail.com, ma molti programmi non lo sanno e si lamentano per l’indirizzo “inesistente”. Quando finalmente la stagione delle piogge è terminata, e passato ancora un paio di giorni per sicurezza, ripasso comunque dall’ufficio postale; consegno, firmo, torno a casa e mi trovo sull’email di casa la notifica che è tutto a posto.
Adesso resta solo da scoprire come usarla, come scrivevo sopra :-)

Euphralia

Stamattina sono passato in farmacia. Davanti a me venivano servite due donne: una stava già parlando con la farmacista, l’altra aveva un bimbo sul passeggino e immagino abbia chiesto qualcosa per lui. La farmacista le dà una scatola: vedo il nome, Euphralia. Sposto lo sguardo sull’altro bancone: c’è un’altra scatola di Euphralia.
Sono andato a dare una rapida occhiata sull’internette, e ho scoperto che è un collirio omeopatico (qualunque cosa voglia dire) prodotto dalla nota multinazionale dei “prodotti naturali”. Io alle coincidenze non ci credo molto…

L’insospettabile leggerezza delle pagine bianche

La scorsa settimana hanno consegnato le guide telefoniche. Manco hanno messo un avviso che sarebbero passati a ritirare le vecchie: si vede ormai non vale nemmeno la pena di mettersi a riciclare la carta.
Ma quello che continuo a notare è il progressivo ridursi della dimensione dei volumi. Anzi, a dirla tutta potrebbero tornare al volume singolo, tanto la somma delle pagine non è così enorme. D’accordo, per privacy puoi toglierti dall’elenco; ma mi sa che questo dimagrimento derivi più che altro dalla gente che toglie il telefono fisso non vedendo più la necessità del suo uso.

quanta acqua in meno!

Leggendo il titolo di questo articolo del Corriere (“Negli oceani c’è meno acqua di quanto si pensasse finora“) sembrerebbe di trovarsi di fronte a chissà quali catastrofi. E anche leggendo l’articolo, con la mancanza pari a “500 volte quella dei Grandi laghi dell’America settentrionale”, si direbbe che stiamo arrivando a un disastro.
Ma leggendo meglio si capisce che le nuove stime danno un valore di acqua negli oceani pari allo 0,3% in meno di quanto si credesse fino ad ora. Guardiamo le cose oggettivamente: fino alla scorsa settimana pensavamo che negli oceani ci fosse una parte su tremila in più, l’equivalente di una pipetta rispetto a un litro d’acqua. Vi sembra così preoccupante?
La cosa a mio parere più incredibile è che i risultati della ricerca – che cioè i fondali oceanici sono molto più accidentati di quanto si credesse fino ad ora – sono interessanti per conto loro, e la nuova stima della quantità d’acqua negli oceani poteva giusto rimanere come curiosità finale. Invece no: i numeri fanno sempre paura, e quindi li si sbatte im prima pagina.
Aggiornamento: (14:50) Come Anónimo mi fa notare nei commenti, io sono un povero matematico che ha scritto “una parte su tremila” invece che “una parte su trecento“. Per i curiosoni, la colpa potrebbe essere stata il pensare ai tre millilitri per litro: perlomeno l’esempio della pipetta dovrebbe essere corretto (ok, è una pipetta molto grossa visto che quelle da medicine vanno da 0,5 a 1 ml, ma accontentatevi)

tre tituli

Non arrivo ai livelli di Anna che sabato sera, sentendo il casino provenire dagli appartamenti intorno, mi ha chiesto “ma stasera c’è una partita?”. Però non è che la mia cultura calcistica sia così elevata, intendiamoci.
José Mourinho però mi pare essere riuscito in un’impresa memorabile: non tanto la tripletta campionato – coppa nazionale – Champions’ League, quanto nell’essere riuscito a gestire l’accozzaglia di campioni comprati da Moratti e soprattutto aver allontanato da loro l’attenzione dei media, prendendosela tutta lui. Anche l’altra settimana, quando accusò nemmeno troppo velatamente la dirigenza della Roma di voler pagare il Siena perché giocassero allo spasimo contro di loro anche se la squadra era già retrocessa, non mi pare siano stati in molti a commentare che in questo modo ha effettivamente impedito ai senesi di giocare seriamente.
Mi sa che ha ragione chi l’ha proposto come premier per la nostra nazione :-)

Martin Gardner

Alla bella età di 95 anni, ma lavorando fino all’ultimo, è morto il non-matematico più importante per la matematica del ventesimo secolo: Martin Gardner.
Avevo scritto di lui appena due settimane fa sul mio blog del Post: vorrei solo aggiungere una cosa. Gardner era laureato in filosofia, non aveva fatto nessun esame universitario in matematica, e aveva qualche problema con l’analisi matematica; eppure ha fatto quello che ha fatto. Quindi non ci sono davvero scuse per dire che la matematica è troppo ostica… (e molti matematici dovrebbero imparare a scrivere, d’accordo)
Addio, Martin!
Aggiornamento: (24 maggio)
Visto che l’italica stampa latita, lascio i link alle testimonianze in rete che ho trovato.
* Paniscus
* Zar
* Gravità Zero
* Deviazioni Ragionevoli
* Vittorio Pasteris
* liczin
* Torino Turistica
* i sogni ferrosi
* Il morto del mese
* Chesterton – il blog dell’uomo vivo
* Rudi Matematici
* Linguaggio macchina
* Matem@ticamente
* matematicamedie
* Quarantadue
* bUFOle & Co
Termino con un coccodrillo un po’ più lungo.
È vero, aveva 95 anni. Ma Martin Gardner ha continuato a lavorare fino all’ultimo per creare la New Martin Gardner Mathematical Library, l’edizione definitiva della raccolta della sua rubrica Mathematical Games sullo Scientific American – quindici libri oltre agli altri cinquanta che ha scritto nella sua prolifica carriera. E comunque nessuno delle generazioni di matematici che si sono avvicinati alla materia leggendo le sue opere voleva davvero sentire della sua morte, avvenuta ieri a Norman in Oklahoma.
Scrivere come fa Wikipedia che Gardner più o meno da solo ha rinnovato e nutrito l’interesse alla matematica ricreativa negli USA per metà del ventesimo secolo è un po’ esagerato; ma la sua importanza è stata incredibile, come punto di incontro tra i ricercatori e la gente comune. Basti solo pensare ai Gathering For Gardner, incontri a cadenza biennale in suo onore. Il tutto senza aver fatto studi formali in matematica, anzi!
Gardner nacque nel 1914 a Tulsa, Oklahoma; il padre era un geologo nel campo del petrolio, sua madre era una fervente metodista. Il giovane Martin divenne un fondamentalista, salvo poi diventare disilluso e mantenere una posizione teologica teista ma assolutamente non cristiana; l’esistenza di Dio per lui non poteva essere che un atto di fede, e da qui si sviluppò la sua avversione per le pseudoscienze. Nel frattempo si era laureato in filosofia, aveva scoperto che quella non era una laurea che permettesse di guadagnare, e si reinventò come giornalista scientifico, con l’intervallo di quattro anni nella marina USA durante la seconda guerra mondiale.
La sua carriera sembrava inesorabilmente fallita: nei primi anni ’50 accettò di fare il redattore per la rivista per bambini Humpty Dumpty’s Magazine. Tutto cambiò quasi per caso nel 1956: uno dei suoi hobby era la prestidigitazione, e a un incontro di maghi gli venne mostrato un esaflexagono. Gardner pensò che sarebbe stato possibile scrivere un articolo e venderlo allo Scientific American, con cui aveva già collaborato in passato: l’allora editor gli chiese se pensava ci fosse stato materiale a sufficienza per una rubrica regolare, Gardner rispose che pensava di sì, pur non avendo alcuna idea a proposito – non aveva nessun libro di matematica in casa! – e si accinse all’opera. A gennaio 1957 apparve il primo articolo della rubrica “Mathematical Games”, e il resto è storia: venticinque anni di rubrica, che hanno portato appunto ai quindici libri citati all’inizio.
Molti conoscono Gardner per il suo impegno cinquantennale contro i sedicenti paranormali, a partire dal suo libro del 1957 Fads and Fallacies in the Name of Science. Quello che non molti sanno è che ha anche tenuto una rubrica di giochi “fantamatematici” nella Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine, oltre ad avere preparato edizioni annotate delle opere di Lewis Carroll – ma anche dei racconti di Padre Brown! – e avere scritto saggi filosofici e un romanzo semiautobiografico, The Flight of Peter Fromm. Una carriera davvero incredibile, da Bach della matematica ricreativa. Ah: a Martin Gardner è stato dedicato l’asteroide 2587 Gardner, stella tra le stelle.

gioco della domenica: Mastermind

A Mastermind ci sanno giocare tutti, ma probabilmente non ci gioca più nessuno. Ecco perché potrebbe essere interessante questa versione di Smart Kit, ammesso che uno riesca a concentrarsi con tutti quei cerchietti colorati che scendono giù per lo schermo. Utile la possibilità di definire il numero di colori e mosse possibili, peccato che non si possa cambiare il numero di pioli dello schema.