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matematto non praticante

Pareggio di bilancio

E poi dite che in Italia non si riescono a fare le leggi. Probabilmente non ve ne siete accorti, visto che c’erano cose sicuramente molto più importanti: ma martedì scorso il Senato ha definitivamente approvato la modifica alla Costituzione (mica noccioline) che introduce il pareggio di bilancio nella nostra legge fondamentale. Trovate l’iter completo sul sito del Senato: tre mesi e mezzo per quattro passaggi parlamentari, e una maggioranza sufficientemente bulgara (oltre i due terzi) per evitare anche il possibile referendum confermativo.
Occhei, non c’è scritto proprio “pareggio di bilancio”; il testo dell’articolo 81 diventa infatti

«Art. 81. – Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale»

mentre fino a oggi era

«Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.
Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.

(notato come continua l’abitudine ad allungare la broda… pardon, il testo della Carta? Nel 1947 si era appena usciti dalla guerra e bisognava risparmiare anche sulle parole, probabilmente…)
A me il tutto sembra molto stupido. Già prima c’era un obbligo di avere copertura di spesa per le leggi, copertura sempre disattesa. Adesso, a parte gli “eventi eccezionali”, si parla di pareggio “strutturale” (ricalcolato non si sa ben come rispetto al ciclo economico). Phastidio ha ragione quando scrive che è una roba voluta dai tedeschi, e ancora grazie che l’abbiamo scritta in maniera sufficientemente confusa. Però continuo a pensare che non sia una grande idea legarsi le mani in questo modo: evidentemente sono in minoranza.

Let’s CC

Lo sapete tutti cosa sono le licenze CC, immagino. Aggiungo molto velocemente che, invece che lamentarsi perché quei cattivoni di Rep&Cor scopiazzano le foto dalla rete aggratis, sarebbe bello che noi tutti dessimo il buon esempio, usassimo solo immagini a licenza libera e citassimo correttamente la nostra fonte.
È però vero che non sempre si riesce a capire tra le mille immagini ritornate da Internet quali siano utilizzabili liberamente e quali no. Certo, si può andare su Wikimedia Commons: ma magari il taglio non è quello che vogliamo. Niente paura! Quelli di Creative Commons Corea hanno creato un moore di ricerca, Let’s CC, che non solo ti permette di cercare le immagini libere ma anche di selezionare quelle che permettono un uso commerciale oppure la loro modifica. Quando ho saputo la notizia sono stato felicissimo. Voi?

rassegne stampa offline

Ho letto il testo di Mario Tedeschini Lalli sulla chiusura delle rassegne stampa online. Forse non ve ne siete accorti, o forse sì: ma in queste settimane la FIEG sta man mano facendo bloccare l’accesso pubblico alle rassegne stampa prodotte da enti pubblici e privati, con la giustificazione che tali rassegne danneggerebbero le loro vendite.
Le considerazioni di Tedeschini Lalli sono indubbiamente corrette: peccato siano parziali. Il Vicedirettore del Gruppo Editoriale L’Espresso, direzione Innovazione e Sviluppo, dimentica infatti almeno un paio di cose. La prima è che le rassegne stampa non sono copie verbatim dei quotidiani: quella della Camera, tanto per dire, nella giornata di ieri raccoglieva 197 articoli da credo una ventina di giornali, e le sezioni Prima pagina; Primo piano (Delega Fiscale, IMU, Lavoro); Parlamento e istituzioni; Attualità politica; Politica interna da sole assommavano a 127 articoli. No, non c’era lo sport né la cronaca cittadina. Insomma, il numero di articoli per testata è confrontabile con quello che i quotidiani stessi lasciano a disposizione sul loro sito. La seconda è molto pragmatica: il governo elargisce fondi per la stampa, non si capisce perché non possa avere in cambio la possibilità di fare un servizio per tutti i cittadini… eppure la rassegna stampa di Palazzo Chigi è stata una delle vittime.
Per ovviare a tutto questo, la soluzione più semplice mi parrebbe un accordo tra governo/parlamento ed editori; la rassegna stampa potrebbe diventare “diffusa”, e gli articoli ospitati direttamente sui siti degli editori (con tutto quello che consegue). In questo modo si stabilirebbe il diritto “politico” a offrire contenuti, temperato da un limite alla quantità dei contenuti, e con il vantaggio di una (sia pur piccola) raccolta pubblicitaria per i produttori di contenuti. Il tutto naturalmente legato ai contributi per l’editoria: se non vuoi che ti si legga a sbafo, non prendi i soldi. Troppo semplice?

notizie che non lo erano

Dopo tutte le lamentele giornalistiche e non sul fatto che le parti civili avrebbero dovuto pagare le spese processuali per l’assoluzione degli inquisiti per la strage di Piazza della Loggia, una nota di Palazzo Chigi comunica laconicamente che tali spese saranno a carico dello Stato.
La parte più interessante è la seconda metà del comunicato, che cita la «vigente legislazione sulla tutela delle vittime del terrorismo» per cui «in base alla legge 3 agosto 2004, n. 206, e alla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 luglio 2007, le vittime e i familiari di eventi stragisti beneficiano dell’assistenza processuale pubblica in “ogni procedimento giurisdizionale”». Questa legge è precedente alla sentenza fotocopia di assoulzione per la strage di Piazza Fontana, che è del 2005: giusto per ricordare agli amici della Stampa di controllare le date prima di scrivere gli articoli.
Ma c’è un ma: l’articolo 10, comma 1 della succitata legge afferma «Nei procedimenti penali, civili, amministrativi e contabili il patrocinio delle vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice o dei superstiti è a totale carico dello Stato.» (grassetto mio). Patrocinio dovrebbe significare “pago gli avvocati”, non “pago le spese processuali”, giusto? e in effetti spulciando il mio blog scopro che sette anni fa avevo scritto le stesse cose.
Insomma, chi è che ciurla nel manico? il governo che dice che doveva farlo per forza, i giornalisti che non si ricordano le cose, o altri ancora?

Carnevale della Matematica #48: GOTO MaddMaths!

Lo sapevate che aprile è il mese della consapevolezza matematica?
Che lo sapeste o no, andate a vedere cosa i blog matematici hanno prodotto il mese scorso: questa volta l’ospite del Carnevale della Matematica è MaddMaths!, e di dati e statistiche (che poi sarebbero il tema di quest’anno) ce ne sono tanti.
A maggio il Carnevale lo ospito io qui, e parleremo di numeri strani… e di tutto il resto come al solito.

Quizzino della domenica: Sequenza

Come scrisse Wittgenstein, chiedere qual è il valore successivo in una sequenza numerica è una domanda senza senso, perché dato un qualsivoglia numero è sempre possibile inventarsi una regola ad hoc che dia come risultato proprio quel numero. Questa però è la teoria: nella pratica la risposta dovrebbe apparire naturale, almeno se i processi mentali del solutore sono sufficientemente simili a quelli del proponente.
Non so se questo sia il caso, ma potete provare a cimentarvi con questa sequenza (infinita). Qual è il termine successivo?
13 – 92 – 78 – 12 – 43 – 72 – 92 – 18 – 76 – ??
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/mate/problemi/p030.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì)

_Penna, numeri e fantasia_ (libro)

[copertina] Anche questo libro del centro Pristem della Bocconi (Angelo Lissoni (ed.), Penna, numeri e fantasia, Centro Pristem 2011 [feb 1995], pag. 168, € 10, ISBN 978-88-96181-03-4) è una raccolta di 98 problemi dati durante i campionati internazionali di giochi matematici negli anni 1990. I problemi sono di vario tipo, risolvibili più o meno semplicemente: devo dire che nei primi, quelli più semplici almeno in teoria, le soluzioni sono più che altro delle risposte, e quindi danno pochi indizi su come arrivarci: più avanti fortunatamente la situazione migliora. In fin dei conti chi compra libri come questo spesso vuole imparare i trucchi del mestiere!
Per i professori il libro ha un altro vantaggio: ogni problema ha indicato all’inizio quali sono le tecniche matematiche da usare nella sua risoluzione, e l’indice analitico in fondo permette di trovare facilmente i problemi di un certo tipo, che potranno poi essere assegnati come compiti. Peccato per un paio di errori (problemi 76 e 94) che sono sopravvissuti nelle quattro ristampe, e fanno sbagliare la soluzione…

Word e il copincolla

Qualche giorno fa il mio collega Damiano mi scrive segnalandomi che la procedura che avevo preparato in un documento per generare un certo tipo di report non funziona più. Con la saggezza che mi contraddistingue, rispondo “boh”.
La mattina dopo Damiano mi fa “tutto a posto!” Qual era il problema? Il documento è scritto in Microsoft Word™. La procedura lancia da una finestra di comando un programma con alcuni parametri, qualcosa tipo prog -p1 -p2. Bene: copincollando quel comando il carattere “-” veniva convertito mi pare in “ù”, e capirete anche voi che “prog ù1 ù2” potrebbe avere aualche problema teNNico di esecuzione.
Ora io posso capire che tra i mille “aiuti” di Microsoft Word™ ci sia quello che converte automaticamente un trattino povero e ramingo, incastonato tra due spazi, in un en-dash (o un em-dash, adesso non mi ricordo più quale). Ma quel trattino non se ne stava da solo, ma da un lato era bell’e abbarbicato al suo parametro! Perché mai toccarlo, allora, e soprattutto farlo diventare un carattere assolutamente indistinguibile dal trattino standard?
(La risposta “perché Bill Gates vuole così” viene rimandata al mittente)