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matematto non praticante

Microsoft Word e l'”Advanced Find”

Io per anni ho usato Word 2003, e di per sé in ufficio lo sto ancora usando, smadonnando un po’ perché l’interfaccia è in italiano e quindi le scorciatoie da tastiera sono tutte diverse: per esempio non è possibile selezionare tutto il testo a meno di avere il tastierino numerico abilitato o disabilitato, e per cercare del testo devo digitare ctrl-shift-T, se non ricordo male, invece che il più logico ctrl-F.

Ma a casa ho Word 2010 che ha un’interfaccia tutta diversa. Molte scorciatore sono ancora possibili, anche se non mostrate, ma non riuscivo proprio a trovare quella del buon vecchio find. Ctrl-F apre infatti un navigation pane, che mi sarebbe anche potuto andare bene se non avesse la pessima abitudine di cancellare i risultati di ricerca non appena modifico il testo del documento: cazzarola, l’unica cosa buona che avevi era far vedere tutti i risultati di colpo, e mi costringi a rischiacciare ogni volta? Sabato mi sono scocciato e ho fatto una ricerca, che mi ha portato a questa pagina di PCPro (britannico). La soluzione era semplicissima: basta digitare Alt+H, F, D, A (oppure andare sul nastro e cercare Home | Editing | Find | Advanced Find) e come d’incanto compare il vecchio find. Come ho fatto a non pensarci prima?

Quizzino della domenica: equilibri

Abbiamo tra le mani otto palle, numerate da 1 a 8. Non ci crederete, ma ciascuna di esse pesa tanti etti quanto è il numero scritto su di essa. Abbiamo anche una specie di altalena, dove possiamo mettere quattro palle per lato: l’idea sarebbe di lasciare l’altalena in equilibrio. È possibile farlo? E in caso contrario, sarebbe possibile farlo mettendo un numero diverso di palle sui due lati?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p155.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì)

Ristoranti

Stasera siamo senza bimbi e avremmo voluto andare al ristorante. Abbiamo telefonato a dieci posti diversi: tutti pieni. Aspetto che Renzi riprenda la frase di Berlusconi sulla crisi terminata (immagino grazie agli 80 euro).

_Professor Stewart’s Casebook of Mathematical Mysteries_ (libro)

[didascalia] Ed eccoci arrivati al terzo volume della raccolta di curiosità matematiche raccolte da Ian Stewart, dopo Cabinet e Hoard (spero mi perdoniate per non aver scritto i nomi completi). I lettori più attenti avranno notato che mentre i primi due volumi sono stati pubblicati a un anno di distanza l’uno dall’altro, per questo (Ian Stewart, Professor Stewart’s Casebook of Mathematical Mysteries, Profile Books 2014, pag. 307, $4,99, ISBN 978-0-486-47657-5) ci sono voluti quattro anni: immagino che i suoi appunti originali fossero terminati, e Stewart sia dovuto andare in giro a cercare cose nuove.
Devo dire che quest’attesa non è stata vana. Vabbè, c’è l’irrefrenabile bisogno di Stewart di fare giochi di parole: questa volta ha scelto di presentare alcuni problemi come casi polizieschi condotti da un’improbabile coppia vittoriana abitante in Baker Street al 222B, di fronte a quella ben più famosa Holmes/Watson – in questo caso abbiamo Helmock Soames e Dr John Whatsup (colui che ha creato la famosissima frase “what’s up, Doc?”). Però ci sono anche interessanti curiosità matematiche scoperte in questi ultimissimi anni e che a volte mi erano sfuggite. Lo sapevate che dopo il tassellamento di Penrose si è riusciti a migliorare e ottenere una singola tessera che riempie il piano in modo non ripetitivo? e che esiste un ricoprimento a forma di spirale? Io no :-) Ci sono poi notizie che finalmente permetteranno di capire l’utilità della matematica, come la spiegazione del perché in una Guinness le bollicine di schiuma si vedono scendere e non salire. Insomma, uno di quei compendi che non possono mancare nella formazione di un matematico né in quella di un non-matematico.

e poi dite che Feltrinelli non è di sinistra

Oggi in pausa pranzo sono passato dalla Feltrinelli di Piazza Duomo a comprarmi un libretto (Caso, probabilità e complessità, per la cronaca). Mentre cercavo informazioni sul libro, ho scoperto che Ediesse è la casa editrice della CGIL; e in effetti nel colophon c’è scritto “La presente pubblicazione è stata realizzata con il contributo di Unipol Assicurazioni S.p.A.” (e chissà, magari c’è anche scappato qualche biglietto per il bus della manifestazione romana di sabato scorso :-) ); e anche l’introduzione di Angelo Vulpiani è piuttosto “militante”. (Sul testo non so ancora dirvi nulla, ovviamente)

Bene: nello scaffale di libri di matematica ce n’erano ben sei copie, contro le misere due copie del mio libretto piccolo-borghese. Visto che la sinistra quando serve è sempre unita?

Sparizioni ciclabili

L’anno scorso è stata “creata” una pista ciclabile in viale Marche. La creazione è consistita nel disegnare una riga per terra e piazzare alcuni pali con la segnaletica verticale. Inutile dire che la pista ciclabile è stata solitamente usata come parcheggio (davanti alla sala bingo) e pista MOTOciclabile.

Ora, con perfetto tempismo, viale Marche è stato riasfaltato; inutile dire che a nessuno è venuto in mente di ridisegnare le strisce. A questo punto non si può fare trentuno e togliere quegli stupidi e inutili cartelli?

Decrescita infelice

In sei mesi a casa nostra si sono rotti ben due piccoli elettrodomestici: un tostapane (no, era qualcosa di ben più spacchiuso a dire il vero) e il food processor. Per due volte mi sono pericolosamente portato in bicicletta l’elettrodomestico in un centro riparazione (lo stesso, anche se le marche erano Kenwood e Philips: non so bene come funzionino le cose). Per due volte mi hanno detto che la riparazione sarebbe stata troppo costosa; per dire, cambiare il motore del food processor da solo sarebbe costato cento euro, con un rischio di aggiungere un’altra trentina per la scheda; il food processor ha una decina d’anni abbondante e comprarne uno nuovo costerà duecento-trecento euro, il che a questo punto diventa competitivo.

Io però continuo a pensare che ci sia qualcosa di intrinsecamente sbagliato se riparare qualcosa costi più della metà di acquistare qualcosa di nuovo. Non penso nemmeno ci sia un problema di manodopera, qui saremmo comunque a una sostituzione di un pezzo. Come possiamo pensare a una civiltà del riciclo?

(sì, lo so che la riparazione costa la metà di un oggetto nuovo. Ma è improbabile che l’oggetto riparato mi duri altri dieci anni e più: c’è da tenere conto anche questo)