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matematto non praticante

Con molta calma

Oggi nella posta ho trovato una lettera di una coppia di parenti lontani di Anna. La lettera aveva il numero civico sbagliato, il 46 anziché il 40, e qualcuno aveva scritto a mano NO – SÌ – 40. Tutto bene… o quasi, considerando che il timbro postale era dell’8 gennaio.

Fisco online

Ho scoperto ieri che da più di un anno è possibile consultare il catasto online per gli immobili posseduti anche solo in parte. Che bello, mi sono detto, iscriviamoci.
Mi dicono “Per utilizzare il servizio è necessario essere registrati ai servizi telematici Entratel/Fisconline”: mi sembra corretto. Entro, scopro che per un privato come me il servizio è Fisconline, vado sulla pagina e trovo la pagina di iscrizione. La carta nazionale dei servizi ce l’avrei anche, ma non avendo un lettore di smart card decido di dire che non ce l’ho, e così arrivo su quest’altra pagina dove devo indicare (preciso all’euro, ma non di più) quanto è stato il mio reddito indicato nel 730/2014. Se lo indovino allora mi verranno dati quattro cifre del mio pin, mentre le altre sei, insieme alla password, mi arriveranno «entro 15 giorni, al domicilio conosciuto dall’Agenzia delle Entrate». Attenzione, però: abbiamo solo tre tentativi, altrimenti dovremo recarci di persona in un ufficio territoriale a chiedere il pin (a questo punto spero tutto assieme, ma con l’Agenzia delle Entrate non si sa mai).

Posso immaginare che la procedura barocca dell’inserimento del reddito 2013 serva per evitare che qualcuno si diverta, inserisca una sfilza di codici fiscali e faccia spendere allo stato i soldi dei francobolli (virtuali) per spedire dati a persone che non se ne fanno nulla. Ma perché il pin deve essere diviso in due parti? Qual è la differenza pratica tra dare tutto il pin e spedire la password, e dare mezzo pin e spedire l’altro mezzo pin e la password? Ecco, qui mi sono davvero perso.

Binetti e matrimoni gay

È da ieri che vedo battute su quanto Paola Binetti avrebbe detto a riguardo delle unioni civili tra omosessuali, e che sarebbe “qual è il problema? basta che uno vada all’anagrafe e dica di voler cambiare sesso, visto che non serve più l’intervento chirurgico” (vedi la sentenza di lunedì scorso). E giù (giusti) pipponi sul fatto che due persone possono benissimo voler restare anche ufficialmente maschi e avere una relazione tra di loro.
Però sono andato a leggere le dichiarazioni della Binetti (vabbè, sull’HuffPo) e a me pare che lei stia dicendo tutta un’altra cosa, che a suo parere quella decisione della Corte Costituzionale di Cassazione è ridicola e lo afferma con un paradosso – dal suo punto di vista. Non per nulla, la frase «Perché accontentarsi di una modesta unione civile, quando recandomi all’anagrafe per far registrare un mio desiderio, posso avere un matrimonio coi fiocchi?» è seguita da «Dobbiamo tornare al concetto di natura umana recuperando tutto il valore della identità sessuale nella sua specifica e ineludibile differenza e concretezza. La teoria del gender, che molti si affannano a negare, rende totalmente attuale tutta l’ambiguità del messaggio pirandelliano: così è se vi pare.» Insomma, nulla di diverso da quanto ha sempre affermato.
Ma a questo punto è chi si mette a fare disquisizioni sulla stupidità della frase prendendola come seria che fa una figuraccia…

il bollino sui condizionatori

Stamattina su Facebook trovo un post che linka questo articolo di Libero: “Renzi approva la tassa sul condizionatore: batosta da almeno 200 euro”. Incuriosito, ho fatto qualche ricerca per capire cosa è successo, e ho scoperto…

Ok, così fa molto da clickbait, ma volevo seguire lo stile di Libero, e soprattutto non c’è da cliccare nulla, a meno che uno non voglia leggere i link da soli. Una ricerca su Google “condizionatori renzi” dà qualche decina di risultati che però a quanto pare riprendono tutti quell’articolo, quindi non danno molte altre informazioni. Leggendo l’articolo in questione, veniamo a sapere che «Il provvedimento è stato emanato dal governo Renzi alla fine di giugno di quest’anno» (2015: l’articolo è datato 22 luglio 2015). Non c’è non dico un link ma almeno un numero della legge per cui recuperare altrimenti il testo del provvedimento. L’articolo continua poi « Il comune di Roma è il primo a prendere la palla al balzo e a trasformare la tassa (potenzialmente corretta per il rispetto ambientale) in una mannaia sulle tasche dei contribuenti: la situazione nella capitale è descritta minuziosamente da Davide Giacalone su Libero in un articolo pubblicato a inizio giugno.» (L’articolo è questo). Notate nulla di strano? Il provvedimento è di fine giugno, ma il comune di Roma già a inizio giugno sapeva tutto e così «l’ATI CON.TE, organismo tecnico, ha attivato il servizio di censimento e controllo degli impianti di climatizzazione estiva ed invernale previsto dal D.Lgs. 192/2005, così come modificato dal Decreto Legge n. 63 del 4 giugno 2013 n. 90 del 03/08/2013» (Oh, finalmente qualche fonte esplicita).

Il testo del decreto e della sua conversione in legge lo potete trovare per esempio qua. A parte notare che a giugno e agosto 2013 il PresConsMin era Enrico Letta e non Matteo Renzi, e scoprire che nel 2013 è stato fatto un decreto legge «recante disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010» (per onestà intellettuale, l’inizio dell’articolo di Libero questa cosa la diceva), e cercando più attentamente si può trovare questo articolo del Giornale dell’ottobre scorso che avvisa che dopo una proroga di quattro mesi è entrato in vigore il decreto del 10 febbraio 2014 del Ministero dello sviluppo economico che istituisce il libretto di impianto per la climatizzazione.

Insomma, se non ho capito male la storia, il governo Letta due anni fa aveva emanato una legge e l’anno scorso (mentre #stavasereno) l’ha completata con il libretto per il climatizzatore: il comune di Roma ha (forse, non ho trovato la delibera) detto a CON.TE di provvedere anche alla verifica dei condizionatori e non solo delle caldaie; Libero ha shakerato il tutto senza accorgersi delle date e infilandoci dentro Renzi quando avrebbe potuto tranquillamente prendersela con Marino… Forse c’è chissà quale ragione dietro.

Aggiornamento: Agostino De Matteis ha trovato questo link, che afferma che l’obbligo è per gli impianti che hanno «una potenza superiore a 10 kw per quelli invernali e 12 kw per quelli estivi.» Direi che a casa stiamo tutti tranquilli.

Aggiornamento 2:Leggete anche Nextquotidiano. Per la cronaca, 12 kW equivalgono a qualcosa come 40.000 BTU.

Marco Scudeletti

Stamattina alle sette guardo la mia bacheca Facebook e leggo uno status di Marco Scud che ieri sera, commentando un altro post scriveva «Tutto sommato sembra il mio ritratto giovanile. Ci dovrei solo aggiungere: Sono un pensionato 72enne, il che fa di me un affamatore del popolo ed un incrementatore del deficit statale e sociale.» Toh, ho pensato, nessuna sbalardata di foto come fa di solito. Alle nove e mezzo leggo su frenf.it che è morto, torno su Facebook e vedo il messaggio di sua moglie Patrizia, che scrive che Marco era morto alle sei e mezzo di mattina.
Con lo Scud abbiamo avuto per anni una running gag su Facebook, con lui che continuava a chiedere l’amicizia e io che continuavo a negargliela. Io ho una policy, stupida quanto volete ma comunque una policy: i miei status sono pubblici ma faccio amici solo chi conosco di persona. L’anno scorso è poi capitato che ci siamo trovati a una cena di friendfeeddari e quindi finalmente era stato accontentato: poi ci si era ancora visti un paio di volte, era anche venuto in Triennale a sentirmi presentare il libro e scattare foto su foto come sua abitudine. Il giudizio più azzeccato è forse quello di Roberto Corda: «alla fine era uno di famiglia, il vecchio zio rompicoglioni». Logorroico e fotorroico, dovevi stare attento a NON chiedergli una foto a meno che poi non ne volessi avere qualche dozzina. (Belle foto davvero, tra l’altro). Diciamo che dovevi prepararti alle sue lunghissime tirate, ma poi alla fine scoprivi che era piacevole sentirlo, soprattutto per la sua solarità in un mondo di musoni incazzosi come è quello che appare spesso nei social network. Non era un buonista, altra categoria che almeno a me fa venire l’orchite, ma proprio una persona positiva, che si tuffava nelle discussioni ma mai a gamba tesa. Non ce ne sono tante di persone così.
Addio, amico mio. Un abbraccio alla MMdM (la Migliore Moglie del Mondo, Patrizia) e ai figli; e una preghiera per te.

Copyright automatico

[niente musica sotto copyright] Ieri, mentre stavo ascoltando la performance di sir Paul alla Casa Bianca, l’audio si è improvvisamente ammutolito. Sono andato a guardare il video (io YouTube lo uso solo come colonna sonora) e ho trovato il messaggio di cui nell’immagine.
I miei pensieri sono stati: (1) ma PBS aveva pagato i diritti per usare come sigla iniziale quella versione live di Band On The Run? (2) ma PBS lo sa che il suo video è stato pubblicato? (questo potrebbe essere irrilevante, magari PBS è come la NASA e questi video sono nel pubblico dominio). Ma soprattutto (3) ci sarà mai qualcuno che verifica queste segnalazioni automatiche, oppure abbiamo lasciato agli algoritmi anche questo pezzettino del nostro giudizio critico?

Muro libero

Stamattina, mentre pedalavo sotto piazza Carbonari, ho visto alcuni operai che lavoravano. Poiché date le temperature di questi giorni sfreccio ancora meno del solito sono riuscito a notare che stavano attaccando un cartello “Muro libero”. Una rapida googlata mi ha fatto trovare questa notizia dell’anno scorso: si vede che luglio è il mese migliore per queste iniziative.

Personalmente sono molto favorevole a queste iniziative, anche se il muro in questione non è molto visibile. Mi chiedo solo come sperino che il muro non sia rovinato dai tagger (brutta gente, con capacità artistiche pari alle mie) e soprattutto perché serva indicare che il muro sia “libero”. Non sarebbe più semplice mettere in rete una lista di questi muri? O avete paura che qualcuno venga a “ripulire gli sgorbi”?

servi della gleba 2.0

Io sono perfettamente d’accordo che i profughi ospitati in Italia lavorino secondo le loro capacità. (Più precisamente “siano occupati”: seguire un corso di italiano è un’ottima cosa, se vuoi restare in Italia). Ma mi chiedo se il sindaco di Brescia Emilio Del Bono sappia che persino le ragazze alla pari hanno nel loro contratto dell’argent de poche, insomma non hanno solo vitto e alloggio. È vero che «[n]on possono restare settimane senza fare nulla», ma il lavoro deve essere correttamente retribuito. Altrimenti abbiamo davvero dei servi della gleba.
(Ah: ho il sospetto che l’«assenza di una formazione specifica» sia più alta tra gli italiani che tra i profughi, ma non ho le prove)

Aggiornamento: dimenticavo il link e la frase virgolettata «devono lavorare gratuitamente per la collettività, in cambio dell’ospitalità».