Le apologie non sono vietate

Erri De Luca è stato assolto, “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di istigazione a delinquere, per aver incitato a sabotare la TAV Torino-Lione. (Immagino che sia una sentenza di primo grado). Quindi, se non ho capito male, chi effettivamente sabota la TAV non potrà dire “ma lo diceva Erri De Luca”, perché verrà loro risposto che la cosa è irrilevante.
Direi che quella sarà una definizione perfetta del ruolo di un intellettuale.

Ultimo aggiornamento: 2015-10-19 22:35

9 pensieri su “Le apologie non sono vietate

  1. Mauro

    Non sono avvocato o giurista ma stavolta faccio l’azzeccagarbugli ;)
    Tutto dipende da come “saboti”… non sempre sabotaggio implica violenza o reati.

  2. mestesso

    Io prima aspetterei le motivazioni della sentenza. Poi ci penserei due volte ad ingabbiare uno scrittore per quello che dice in generale.

    1. .mau. Autore articolo

      “il fatto non sussiste” non è che abbia tante interpretazioni.
      Detto questo, io sono contrario a dire che uno scrittore non può essere ingabbiato per quello che dice in generale. Se mi dici una persona allora la cosa mi sta bene, ma bisogna anche accettare tutte le conseguenze del caso.

      1. mestesso

        Il reato in questione era istigazione a delinquere (e non apologia di reato come il titolo del post mi ha fatto supporre) che ha conseguenze più gravi.

        Ciò detto, dal mio personalissimo punto di vista un reto penale deve essere collegato ad una azione, non ad una parola. La parola può far più male della spada, ma al contrario di quest’ultima le ferite inferte sono solo morali ed in quel dominio debbono rimanere. A maggior ragione per chi della parola fa uno strumento di comunicazione.

        La Legge è uguale per tutti, ma la sua applicazione deve essere fatta in base al quadro generale (che include anche il particolare ruolo dell’indagato). Le motivazioni sono utili per capire come si è arrivati alla conclusione, non per interpretare la conclusione stessa.

  3. .mau. Autore articolo

    L’accusa era riportata nel corpo del post. Per il resto,

    «dal mio personalissimo punto di vista un reato penale deve essere collegato ad una azione, non ad una parola.»

    Se hai notato, non sono entrato nel merito dell’assoluzione o meno.

    «la sua applicazione deve essere fatta in base al quadro generale (che include anche il particolare ruolo dell’indagato)»

    Questa al più è un’aggravante. Si può immaginare che più persone decidano di delinquere perché lo afferma un intellettuale, rispetto a quelle che lo fanno perché il vicino di tavolo al bar li istighi.

    1. mestesso

      Punto uno, ho notato, ma io preferisco essere esplicito e non lasciare niente all’interpretazione soggettiva.

      Punto due, vedila così: se la stessa frase l’avesse pronunciata un pluripregiudicato in libertà vigilata rivolto a degni suoi compari, le conseguenze giuriche avrebbero dovuto essere uguali o diverse? Più grave o meno grave? Un processo penale non guarda alla gravità morale che può essere attribuita a De Luca, ma a quella più strettamente oggettiva. La tua aggravante può essere solo ed esclusivamente di natura morale, non penale. L’istigazione a delinquere non può essere qualcosa di generico (tipo quelli che se li sorpassi male ti dicono “ti faccio tagliare le gomme” e poi se ne vanno via).

      Deve essere una minaccia potenziale ben definita, in atto e non in potenza. Altrimenti ritorniamo ai processi farsa degni del ventennio.

  4. Isa

    Comunque “reato penale” è un pleonasmo. Il reato è un illecito penale per definizione.

    1. mestesso

      Per il diritto no :-), esiste reato civile o penale (mutuamente esclusivo) e, non saprei dirti per quale motivo, gli avvocati raramente omettono la parola reato quando discriminano (e dicono diritto penale o diritto civile, ma molto di rado penale o civile). Forse per discriminare la procedura dal reato stesso, non so dire. Dato che spesso si riportano pari pari i commenti degli avvocati li ho mutuati anche se non sono del mestiere.

      1. Isa

        Secondo il mio dizionario di riferimento (Zingarelli 2016), “reato” è esclusivamente l’infrazione di una norma penale, e la definizione è marcata (dir.); come sinonimo si dà, appunto, l’illecito penale, perché il semplice illecito è qualunque atto compiuto in violazione di una norma giuridica, che poi può essere civile, penale, internazionale, costituzionale, whatever. Una ricerca anche approssimata conferma che “reato civile” è dizione impropria, o con valenza ironica. Discriminare tra codici e procedure credo sia scontato (anche se un’espressione popolare come “siamo nel penale” credo si riferisca al Codice corrispondente), ma in ogni caso non mi fiderei mai di un avvocato come custode della lingua, nemmeno giuridica: gli avvocati sono gente che scrive “la diffido a…” :)

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