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matematto non praticante

c’è chi si sveglia oggi

L’Iva sugli ebook è passata dal 22% al 4% – anche se a quanto pare ci sono problemi con Amazon: gli ebook venduti da loro infatti non hanno in genere ISBN perché Bezos usa il suo ASIN, e la legge afferma che #unlibroèunlibro solo se ha ISBN. Di per sé la cosa non è così strana, visto che ci vorrà bene un modo per distinguere un libro da qualcos’altro; poi ci sono cose buffe, tipo il fatto che un .epub e un .azw3 dovrebbero avere due ISBN diversi proprio come un rilegato e un paperback e soprattutto che gli ISBN sono assegnati da privati (che non credo verifichino se stai pubblicando un libro) e anche se esiste un sottospazio di libri italiani li si può ottenere da altre nazioni (come sopra).

Ma quello di cui vorrei parlare è un’altra cosa. Sono in tanti a lamentarsi del fatto che gli ebook non sono certo calati di prezzo con questo taglio di IVA. Strano, vero? No, non è strano per nulla. Chiunque non si fosse fermato alle reboanti affermazioni sui media non avrebbe fatto troppa fatica a scoprire che quella norma nasceva per evitare che gli editori perdessero soldi, visto che da Capodanno gli acquisti fatti sugli store lussemburghesi (Amazon, ma anche Apple e Kobo) non avrebbero più goduto dell’Iva al 3% ma di quella al 22%. Ho fatto un po’ di conti, e i miei dati (piccoli ma non piccolissimi) danno un 75% abbondante di vendite di ebook con quell’IVA minima. Ci credo che i prezzi non varino…

Ma il bello è che tutto questo io l’avevo scritto a fine settembre, e non sono certo stato il primo. Com’è che vi svegliate tutti oggi?

_Come fu che Babbo Natale sposò la Befana_ (libro)

[copertina]Come tutti i libri di Andrea Vitali, anche questo (Andrea Vitali, Come fu che Babbo Natale sposò la Befana, Mondadori 2013, pag. 125, € 9,90, ISBN 9788837096588) è un racconto lungo ambientato nel paesino sul lago, in un tempo non meglio identificato che a me pare tanto intorno alla metà del Novecento. Però ci sono alcune differenze! Per esempio, questo libro è pubblicato da Mondadori e non da Garzanti; e soprattutto questa è una favola di Natale.
In qualche punto a mio parere Vitali si è un po’ lasciato al leziosismo; ma generalmente direi che è riuscito molto bene a rendere l’atmosfera natalizia, pur in un contesto del tutto diverso da quello che ci si può immaginare (occhei, c’è la neve ed è quasi Natale, ma nulla più). Come ogni favola naturalmente finisce bene: in fin dei conti lo dice già il titolo, no?
L’unico mio dubbio è se sia una favola per bambini piccoli (i miei cinquenni l’hanno snobbata): secondo me è più un racconto per bimbi più grandicelli, come dei resto i protagonisti della storia.

Gioco per Capodanno: Just Get 10

Ricordate 2048? Siete riusciti ad arrivare all’obiettivo o vi siete stancati prima come me? Beh, eccovi una variante (sia per desktop che come app Android e Apple).
In Just Get 10 lo schema iniziale è un quadrato 5×5 con vari numeri, tipicamente da 1 a 4. Cliccando su un numero non “isolato”, nel senso che ci sono altri numeri uguali che formano una regione connessa, i numeri vengono evidenziati: cliccando di nuovo, tutti questi numeri vengono cancellati, nella casella dove si è cliccato compare il numero successivo, tutte le altre caselle vengono occupate per gravità e poi riempite. Scopo del gioco è ottenere (almeno) 10.
Notate come la scelta di quale casella cliccare è molto importante, perché la configurazione cambia completamente: e notate anche come cliccare su due caselle verticali in genere non è una saggia mossa. Poi sarete sicuramente più bravi di me che in due partite non ho superato il 7 …

_Mathematical Puzzles for the Connoisseur_ (libro)

[copertina] La quarta di copertina di questo vecchio libro (Peter Maurice Holland Kendall e Gerry Michael Thomas, Mathematical Puzzles for the Connoisseur , Thomas Y. Crowell 1962, pag. 161) racconta

“Quasi tutti i libri di problemi matematici pubblicati oggi sottovalutano pesantemente l’intelligenza del loro pubblico. Il lettore non si diverte più con i semplici giochini con le monete o i fiammiferi, né vuole vedere problemi puramente matematici in natura, come quelli che si possono trovare in un qualunque libro di scuola. Abbiamo tentato di produrre un libro di problemi che si situano a metà tra questi due estremi”.

Ci sono riusciti? Mah. Alcuni dei problemi sono effettivamente carini, e devo dire che ce ne sono pochi di “riciclati”, il che non è certo così comune. Però parecchie sezioni, come quella dei crucinumeri, oggi non sono più di moda; non parliamo poi dei problemi di carte e scacchi che ormai fanno parte di una categoria completamente separata. Detto tutto questo, è sempre abbastanza interessante vedere cosa succede con i vari approcci storici alla matematica ricreativa :-)

auto(de)referenzialità

Ho appena cancellato una voce da Wikipedia in lingua italiana: motivo, “contenuto palesemente non enciclopedico oppure promozionale, o CV”. La voce era https://it.wikipedia.org/wiki/Maurizio_Codogno_(informatico). Sì, era una voce su di me. Chiunque sia stato a fare il lavoro – le modifiche sono di un utente anonimo, quindi non ho nessuna idea di chi sia stato – l’ha fatto molto bene, prendendo la mia biografia in formato wiki, modificando le altre voci dell’enciclopedia che fanno il mio nome, e aggiungendola persino alla pagina [[Wikipedia:Novità]] di cui non conoscevo neppure l’esistenza.
(Ora per la cronaca ha chiesto il reintegro della pagina in questione)

Tralasciando che non sono una persona così famosa che Wikipedia debba avere una voce su di me e che io non ho nessuna intenzione di averla, la sua stessa esistenza mi impedirebbe di fare il sysop, per chiaro conflitto di interessi. Come farei a spiegare a X perché ho cancellato la voce su di lui, quando ce n’è una su di me?

E poi: “informatico”?

sondaggi e pubblicità

Google Rewards è un’app che gira sotto Android che ti offre qualche centesimo da usare su Google Play quando rispondi ai sondaggi che ogni tanto ti invia. L’idea – dal lato delle aziende che si affidano a Google per i loro sondaggi, intendo – non è stupida: il costo di una campagna sondaggi non è banale, e mentre è vero che chi installa quell’app non è un campione statisticamente bilanciato della popolazione, potrebbe però essere un campione interessante per esempio per un venditore.

Vabbè, tutta questa introduzione per segnalarvi che mercoledì ho guadagnato ben 13 centesimi rispondendo a un sondaggio composto da una sola domanda: “cosa vi ricorda questo disegno?” (Due mani intrecciate, una il negativo dell’altra, alla Escher). Visto che la risposta “Escher” non c’era, ho scelto “digestione”: se avete la mia età vi ricordate sicuramente di questo. Mi chiedo solo se la Marco Antonetto vuole rientrare sul mercato con il marchio storico :-)

Joe Cocker e Albano

Ieri sera, tra le 20:24 e le 21:06, la voce di Wikipedia su Joe Cocker riportava la seguente affermazione: «A Woodstock canta anche una cover di Albano Carrisi, “L’oro del mondo”, in italiano.» Questa modifica è stata fatta da un utente, tale “Saverio bonfatti”, che si è iscritto solo e unicamente per scrivere quella frase.

Stavolta ci sono cascati solo un paio di siti (fate una ricerca e li trovate), nonostante quella frase non stia in piedi: non è che un inglese canti “una cover in italiano”, o canta un brano in italiano oppure canta una cover in inglese. Ma resta il fatto che nessuna persona con un minimo di sale in zucca, se deve scrivere un coccodrillo, dovrebbe prendere l’ultima versione di una voce: molto meglio la revisione del giorno prima…

clickbait: arriva anche Repubblica.it

[chissenefrega] Quello che vedete qui a sinistra (per chi non vede le immagini, il testo è «Lo ‘sballo’ del reporter: la droga va a fuoco, lui la respira e…») è un classico caso di clickbait: una (non-)notizia che non interesserebbe praticamente nessuno, ma viene scritta come esca (bait) in modo tale da invitare il lettore a cliccarci su, e far così partire un po’ di pubblicità. Tra l’altro questo è un link a un video, quindi probabilmente la pubblicità è inserita direttamente nel video e non si può dunque eliminare.

Giornali come Libero sono esperti nel clickbait, ne scrivevo qui. Vedere che la deriva sta raggiungendo anche Repubblica è davvero triste.