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matematto non praticante

Sembra facile timbrare un biglietto

Ieri dovevo fare un po’ di viaggi, compreso il tratto Repubblica-Porta Venezia, e visto il meteo mi sono preso un biglietto giornaliero. Al mattino faccio il cambio a Repubblica e timbro il biglietto sul passante: tutto ok. Alle 13:30 arrivo a Porta Venezia (lato VIII novembre): l’unica timbratrice che accetta i biglietti elettronici aveva sul display l’indicazione “Solo tessere”, quindi entro dal passaggio sempre aperto. Arrivo a Repubblica, ritimbro il biglietto lato metropolitana. Alle 14:30 sono di nuovo a Repubblica, faccio passare il biglietto sul passante e me lo sputa dicendo “Biglietto già convalidato” (tecnicamente corretto, ma a me avevano detto che il procedimento corretto consiste nel timbrare ogni volta). Vabbè, un passaggio aperto c’è comunque: entro e prendo il passante. Alle 17:30 riprendo il treno a Porta Venezia, senza nemmeno controllare se per puro caso avessero riparato la timbratrice, e vado fino a Porta Garibaldi. Arrivo, timbro il biglietto per uscire e mi dice qualcosa tipo “Senso errato”. Lì a fianco c’era un addetto Trenord che probabilmente stava multando una persona: in un momento in cui si era fermato gli mostro il biglietto e cerco di spiegargli la situazione, lui manco mi guarda e mi dice “l’ultimo tornello” (che effettivamente era ad accesso libero).

Non è che ci sia qualcosa che non funziona?

Tanti auguri liberi!

[xkcd e Happy Birthday] Ero convinto di avere scritto della storia di Happy Birthday a luglio, quando era uscito questo articolo di Ars Technica, ma non ne trovo traccia: quindi ne parlo oggi, quando ormai la notizia – come la canzone – è di pubblico dominio: un giudice americano ha sentenziato che il copyright sulla canzone non è valido, per la rabbia della Warner/Chappell che a quanto sembra ci guadagnava due milioni di dollari l’anno e l’avrebbe fatto almeno fino al 2030. Poi, si sa, magari il copyright si sarebbe ancora allungato…
Il punto di base è che testo e musica della canzone erano stati pubblicati ben prima che la sedicente autrice Patty Hill chiedesse il copyright nel 1935. La melodia è del 1891 e nasceva come un saluto scolastico tra studenti e insegnante; il testo di “tanti auguri” è di poco posteriore. La cosa più divertente è che tutta la causa legale è nata perché la regista Jennifer Nelson girò un documentario sulla canzone e si vide chiedere 1500 dollari per i diritti d’uso. Nelson dev’essere una rompipalle di prima categoria (amo quella donna a priori) e così dopo aver girato il documentario aprì una causa che è appunto terminata con il giudice che ha affermato che il copyright del 1935 si applica solo all’arrangiamento per pianoforte.

Tutto bene? No. Il brano è nel pubblico dominio solo negli USA: per l’Unione Europea il copyright scadrà solo a fine 2016. Per il momento potete cantare “Perché è un bravo ragazzo”, che è sicuramente nel pubblico dominio.

Yogi Berra

Io sapevo che Yogi Berra, morto ieri, era una miniera di aforismi che – diciamo – non venivano fuori proprio come previsto. Sapevo anche più o meno che era stato un campione di baseball (e anche un allenatore vincente). Quello che non sapevo proprio è che era di origini italiane e soprattutto che diede il nome all’Orso Yoghi. Certo, se uno ci pensa su “Yogi Berra” e “Yogi Bear” sono evidentemente simili. Però…

P.S.: Grazie a Language Log, aggiungo un elenco di aforismi di Yogi Berra e l’obituary del NYT.

più presidenzialisti del presidente

Più che condannare (in primo grado) Umberto Bossi per vilipendio al capo dello Stato, avrei pensato a un non luogo a procedere per incapacità mentale. A parte le battute, dare del terrone non mi pare più insultante come un tempo: già quel tipo di reato è un retaggio dei tempi in cui c’era il re, ma in questo caso mi pare proprio esagerato.
Ma quello che è peggio è che – se questo articolo dice il vero – la denuncia non partì da Napolitano ma da tante querele da parte di cittadini per cui evidentemente il senso dello Stato è così alto che non solo non ruberebbero neppure un centesimo di tasse ma perdono tempo e soldi per querelare. Mah.

Lavori pubblici

porfido
Questa foto non è stata scattata sul percorso della Parigi-Roubaix, ma in piazza VIII novembre a Milano. Oggi ci sono degli omini che rimettono a posto i cubetti di porfido sul marciapiede che si erano man mano staccati nel tempo, e un cartello che spiega che si tratta di una “riqualificazione urbana”.
Quel marciapiede è però in pratica un parcheggio (abusivo). Esistono parcheggi abusivi peggiori, questo non dà nemmeno (troppo) fastidio, anche se mi sarebbe piaciuto che anche lì come dall’altro lato della piazza ci fossero venti metri di pista ciclabile per farmi arrivare in ufficio senza fare il giro dell’oca come oggi; ma visto che tanto diventerebbe una pista da scooter, tanto vale lasciarci le auto.
Ma allora, perché non mettere un po’ di asfalto e amen?

Come si propagano le bufale

Scopro da Daniele che si trova in linea il testo della lectio magistralis di Umberto Eco al Festival della Comunicazione su Tu, Lei, la memoria e l’insulto. Ci sono cose interessanti, cose già sentite, cose un po’ meh: e c’è un inciso in cui Eco parla di Wikipedia.

No, non ne parla male :-) Tornando alla sua definizione degli imbecilli in rete, la quantifica indicando il numero di persone che non si dà più nemmeno la pena di consultare Wikipedia. Se mi è concesso interpretare il suo pensiero, mi sembra che Eco affermi che Wikipedia è un punto di inizio, un minimo sindacale per avere una seppur minima idea di un concetto, pur sapendo che è lacunosa e piena di errori. Da portavoce del fan club ufficiale italiano di Wikipedia – cioè di Wikimedia Italia – gli do pienamente ragione. Errori ce ne sono tanti e mancanze pure, e anche la forma lascia spesso a desiderare: ma è un punto di partenza.

Peccato che per affermarlo dica «Trecento milioni è infatti il numero dei navigatori che
hanno smesso di consultare Wikipedia», riprendendo questo articolo del Corriere che ha fatto un minestrone, confondendo pagine visitate e numero di utenti unici, ciascuno dei quali tipicamente visualizza ben più di una pagina. Chi non ci crede può leggere la fonte originale: se andiamo più a fondo scopriamo che la stessa fonte aveva pubblicato un aggiornamento – ben prima dell’articolo italiano in cui anche il calo nelle pagine visitate veniva ridimensionato, ma non entriamo nei dettagli.

In pratica, abbiamo insomma una bufala che – visto che è stata pubblicata in prima pagina sul maggior quotidiano italiano – viene ripresa da uno dei maggiori intellettuali italiani rafforzando ancora di più l’idea che non sia una bufala ma la verità; e per quante correzioni si facciano, comprese di dati puntuali a sostegno della tesi corretta, diventa praticamente impossibile confutare l’affermazione erronea. Se ci pensate un attimo, da questo punto di vista Wikipedia è paradossalmente più affidabile, proprio perché non ci si aspetta che lo sia e quindi chi la consulta dovrebbe farci più attenzione. Occhei, probabilmente non lo fa. Ma c’è qualche possibilità in più rispetto a quanto scritto da un grande quotidiano. Quello che in genere manca è la capacità di attivazione del nostro senso critico: di nuovo, chi contribuisce seriamente a Wikipedia – non con le offerte ma con il miglioramento delle voci già presenti – questa capacità se la crea sul campo, ma sarebbe bello che entrasse di più nelle scuole.

Ecco, mi piacerebbe che una volta Eco parlasse di come mettere alla prova il senso critico a partire da testi reali. Mi va benissimo anche che mazzuoli Wikipedia prendendo esempi reali: non solo perché quegli esempi verranno subito corretti, ma perché c’è la speranza che dieci, cento, mille persone capiscano che gli errori si possono correggere e i testi migliorare, e il risultato finale sarà quindi un’enciclopedia migliore e un gruppo di persone più consapevoli. Ditemi se è poco.

Notizie che erano un po’ diverse

Probabilmente a inizio agosto eravate in ferie, e non avete letto questo mio pippone sul quarantacinquenne finito in coma dopo un’aggressione omofoba, insieme a tutti i miei dubbi.
A quanto parrebbe – permettetemi sempre di usare il condizionale… – la storia non era proprio quella. Il tipo è stato aggredito non perché creduto gay ma per aver fatto apprezzamenti su una delle ragazze delle tre persone sul bus che – incredibile dictu – non erano sudamericani ma genovesi doc del ponente.
Dite la verità: pensavate davvero che le cose fossero come erano state descritte un mese e mezzo fa? (Ah: stavolta non è un post contro i giornalisti, tranne al più Gramellini. Non ho abbastanza informazioni per poter dire se quella ricostruzione farlocca era stata richiesta dalla polizia per semplificare le indagini. Mi limito a far notare come non sia poi troppo difficile notare incongruenze in certi racconti)

Bebras dell’informatica

Mattia Monga (dell’università di Milano e del Laboratorio ALaDDIn) mi segnala che da quest’anno anche in Italia avremo il Bebras dell’informatica, un concorso internazionale (senza premi…) che nasce per avvicinare al mondo dell’informatica bambini e ragazzi dalla quarta classe della scuola primaria alla fine delle scuole secondarie superiori. In questi giorni gli insegnanti che vogliono partecipare si devono registrare – si possono trovare tutte le informazioni sul sito relativo.

Dopo la parte per così dire istituzionale, lasciatemi dire due parole personali. Informatica non significa “programmare”, oppure scrivere le app e farsi i milioni. Informatica – ed è quello che il Bebras fa – è imparare a vedere la struttura insita in un processo di tipo qualsiasi. La programmazione arriva dopo, ed è il modo per spiegare a quegli stupidoni dei computer cosa devono fare per trovare la soluzione al problema. Questa capacità di imparare a vedere la struttura dei processi dovrebbe oggi essere fondamentale, ma purtroppo non è così. Quindi ben vengano queste iniziative che fanno surrettiziamente scoprire che le cose si possono capire :-)

(ah: l’informatica non è ovviamente solo quello che ho scritto qui sopra, ma cominciamo a partire da qui. Come in tutti i campi, c’è un livello di base che dovrebbero conoscere tutti e livelli più avanzati per chi è interessato proprio a quel tema)