Dopo la storia dei bambini delle scuole di Corsico cui è stato impedito di mangiare in mensa perché i genitori non pagavano la retta (da mesi se non anni, a giudicare dalle cifre…), leggo che M5S e maggioranza di centrodestra al Pirellone hanno deciso che queste famiglie possono far portare ai bimbi il pasto da casa. No, in realtà non l’hanno deciso ma hanno approvato una mozione al riguardo, farcita al solito di paroloni come «permettere di portare il pasto da casa, facendone un momento di reale educazione alimentare anche per le famiglie».
Finalmente posso dire qualcosa di destra: non capisco perché ci debbano essere famiglie che non pagano. È chiaro che dagli articoli di giornale non si possono tirare fuori conclusioni a priori: magari molte di quelle famiglie avrebbero un ISEE così basso che la quota mensa sarebbe stata minima, ma nessuno ha pensato di farglielo calcolare e quindi si sono trovati a pagare il massimo della quota. Però è anche chiaro che quel servizio ha un costo, e qualcuno deve pagarlo. Se proprio volete, quello che mi pare davvero stupido è che – almeno se il testo della mozione è sensato, cosa che anch’essa non è detta – si sia obbligati a consumare il pranzo fornito dalla mensa. Perché quella sì che è una prevaricazione e una discriminazione.
Il logo TIM da analogico è diventato digitale. Niente onde, ma quella che doveva essere almeno nell’intenzione una lettera T ma che tutti hanno visto come un trigramma I Ching. 

Cosa significa per noi homines digitales essere “presi nella rete”? L’esistenza di Internet e dei social network ha cambiato la nostra ontologia? In questo lungo saggio (Paolo Bottazzini,