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matematto non praticante

Quizzino della domenica: numeri ordinati

Se scriviamo il numero 2 in lettere, dobbiamo andare avanti e indietro nell’ordine alfabetico: si va avanti da “d” a “u” e si ritorna indietro con la “e” finale. Lo stesso capita con 9; nel caso di 6 capita invece il rovescio, perché da “e” a “i” si va avanti, ma da “s” a “e” si tornava indietro. C’è però un numero (naturale, altrimenti e andrebbe benissimo…) che ha tutte le sue lettere ordinate. Qual è?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p237.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì)

Merchandising

D’accordo che ormai in campo musicale si fanno più soldi con le opere dei vecchi dinosauri del pop-rock acquistate dai vecchi che erano giovani mezzo secolo fa, ma riuscire a vendere la collezioni di vinili e il giradischi mi pare davvero un po’ troppo…

_Lezione di italiano_ (libro)

Francesco Sabatini è stato presidente della Crusca (il primo non toscano, almeno a detta di Wikipedia) ed è coautore di un vocabolario di italiano piuttosto noto (il Sabatini-Coletti). È anche più vicino ai novant’anni che agli ottanta. Eppure questa sua ultima fatica (Francesco Sabatini, Lezione di italiano : Grammatica, storia, buon uso, Mondadori 2016, pag. 223, € 18,50, ISBN 9788804661498) è freschissima, e dovrebbe essere un must… ehm, scusate, una lettura indispensabile per chiunque abbia a cuore la lingua italiana. La prima parte è composta da dieci Dialoghi, inframmezzati da cinque Provocazioni, che portano il lettore a scoprire la meraviglia del linguaggio e della scrittura: nella storia dell’umanità, nella crescita di un bambino e nella fisiologia umana. La seconda parte, con dieci Inviti, riformula da zero la grammatica – Sabatini parla di grammatica valenziale – spiegando che l’analisi logica che ci insegnano a scuola lascia più dubbi che certezze non appena le frasi si complicano; introduce i tre tipi di testi, rigidi, semirigidi ed elastici; termina con uno sguardo sulla condizione attuale dell’italiano, che trova essere meno peggio di quanto in genere si affermi. Qui si fa più fatica ad andare avanti, ma è fatica ben spesa, vi garantisco!

Chiara Appendino e la regressione immaginaria

Non è mia abitudine seguire le pagine Facebook dei politici. Ma il mio ex collega Gianni Bestente – che sa bene che su queste cose sono prontissimo a inalberarmi – mi ha chiesto cosa ne pensassi di questo post della sindaca torinese Chiara Appendino, nel quale comunica la fine del blocco dei diesel Euro3 ed Euro4 perché «Il PM10 scende sotto la soglia di guardia».

Non entro nelle scelte politiche della sindaca, anche se la mia impressione è che abbia disperatamente cercato una scusa qualunque per terminare una misura che è stata molto impopolare tra i torinesi. Però non posso fare a meno di notare come il disegno associato alla notizia è del tutto fuorviante ee evidentemente pensato per buggerare una generazione di snumerati (che sarebbero l’equivalente degli analfabeti, ma riguardo alle competenze matematiche). La freccia verso il basso dovrebbe essere una retta di regressione lineare: in pratica la retta che è la migliore approssimazione – secondo regole specifiche: tipicamente si calcola il quadrato della differenza tra i valori approssimati dalla retta e quelli effettivamente misurati, e si trova la retta che minimizzi la somma di questi quadrati – di quello che è capitato nel passato, per avere una stima di quello che succederà in futuro. Peccato che quella retta usi anche le previsioni per stimare il comportamento: un po’ come chiedere all’oste se il suo vino è buono, insomma. D’altra parte è abbastanza immediato intuire dai dati reali mostrati che i valori sono rimasti praticamente costanti per tre giorni, dopo il picco di lunedì, e non si vede quale dovrebbe essere il motivo per cui dovrebbero calare. Intendiamoci: se io avessi dovuto fare una stima (come esercizio teorico, quindi senza nessuna ragione per barare in un senso o nell’altro) avrei fatto un modello che tenesse in conto le variazioni medie nei giorni della settimana da un lato, quelle stagionali dall’altro, e magari le previsioni del tempo a 72 ore. Non mi sento di escludere che sabato e domenica i valori misurati siano in media più bassi, e che prima di lunedì il föhn spazzi via il resto. Ma questo non dà certo il permesso di usare un disegno farlocco solo perché la gggente lo veda e dica “tutto va bene, madama la sindaca”.

Ripeto: sulle scelte politiche non mi metto a sindacare, tanto più che sono quindici anni che non vivo più a Torino e quindi non mi toccano (poi io vado a lavorare in bici :-) ). Sull’uso della matematica per dare l’idea che le scelte non siano politiche ma oggettive, però, mi arrogo il diritto di dire la mia e mettere in guardia gli altri lettori.

Aggiornamento: (25 febbraio) Il fatto che ieri il livello di PM10 sia stato 91 e non il previsto 65 è irrilevante: come dicevo, la decisione di togliere il blocco è stata politica e si è basata sui dati previsti. Il problema è mostrare previsioni (la retta di regressione) senza senso reale.

Aggiornamento: (26 febbraio) Mi è stato fatto notare che il protocollo delle misure aggiuntive dice esplicitamente «Le diverse soglie e le relative misure rimarranno valide fino a quando non si osserverà il rientro delle concentrazioni al di sotto del valore limite giornaliero ovvero 50 μg/m3, in particolare il primo giorno in cui è previsto un dato inferiore allo stesso valore limite.» Quindi la sindaca non ha cercato “una scusa qualunque” come avevo erroneamente supposto, ma ha semplicemente applicato il protocollo: e come avevo scritto, il fatto che le previsioni per venerdì fossero sbagliate è irrilevante – e comunque anche le previsioni davano sabato come giorno in cui si sarebbe tornati sotto soglia. Resta il punto fondamentale di questo mio post: a che serviva il disegnino pseudomatematico, allora?

Salvini e i vocabolari

«Siamo alla follia – aggiunge Salvini – si perseguono gli italiani e i vocaboli usati. Io sono andato a controllare sulla Treccani il termine, onde evitare fraintendimenti… Basta leggere un dizionario della lingua italiana». Così dice il leader della Lega Nord, almeno secondo Il Secolo d’Italia.

In effetti se uno va sul dizionario Treccani trova scritto «immigrato clandestino, che entra in un paese illegalmente (anche sostantivato: le stime dei clandestini in Italia). Se però andiamo a vedere la legge sul’immigrazione (quella che nacque come Martelli, fu modificata con la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini, e alla quale fu poi tolto il reato di immigrazione clandestina) scopre che l’articolo 11, comma 6, non parla di clandestini ma di “stranieri che intendano presentare domanda di asilo”. D’altra parte, il lemma che Salvini afferma di aver controllato comincia con le parole «Che è fatto di nascosto, e si dice per lo più di cose fatte senza l’approvazione o contro il divieto delle autorità» (sì, è sempre la stessa accezione. C’è anche una seconda accezione, «2. In botanica, detto di fiore che resta chiuso e nel quale avviene l’autoimpollinazione; sinon. di cleistogamo.», ma direi che non è il nostro caso), e il De Mauro aggiunge che clandestinità è «. condizione di chi si trova in una situazione di illegalità ed è costretto a vivere nascosto, celando la propria identità». Ora immagino che siate tutti d’accordo che non è banale avere una domanda di asilo e al contempo vivere nascosti e celare la propria identità, e che se è il prefetto che ti manda da qualche parte – com’era nel caso in questione – è difficile dire che si stia andando contro il divieto delle autorità. La domanda che resta sospesa è: ma Salvini parte dal principio che i suoi elettori il vocabolario non lo leggano?

Wēnzhōu e Italia

In un posto in cui non me lo sarei aspettato (Language Log: è vero che il tenutario ama il cinese, ma la storia è un po’ strana) si parla della lingua Wenzhounese ( 温州话 ), del fatto che sia spesso incomprensibile agli stessi altri cinesi… e che in Italia ci sia una folta comunità molto isolata.

Qualcuno ne sa qualcosa in più?

Gomito a gomito con l’aborto

Io sono perfettamente d’accordo sul fatto che un medico possa decidere di non praticare aborti (a meno di situazioni di emergenza di vita della madre, per amor di precisione). Dopo averci pensato per molto tempo, sono anche d’accordo sul fatto che un ginecologo oggi abbia il diritto di dichiararsi obiettore: la banale ragione è che non è che fare il ginecologo significhi solamente fare aborti. Ma la legge 194 esiste, e (sotto certe condizioni) dà il diritto a una donna di abortire. Certo, è una legge ipocrita, basta vedere come è scritta: ma forse è ancora più ipocrita il fatto che non venga assolutamente toccata.

Dunque mi sembra doveroso che il presidente del Lazio abbia fatto un bando per l’assunzione di ginecologhi che intendano anche fare aborti; e dire, come fa il direttore dell’Ufficio nazionale CEI per la pastorale della salute, che «non si rispetta un diritto di natura costituzionale quale è l’obiezione di coscienza», significa voler scientemente mischiare i piani. Non rispettare il diritto sarebbe stato obbligare un medico già assunto a fare qualcosa che lui ritiene di non potere fare. Immaginiamo un concorso per una posizione lavorativa che richieda anche turni di notte, perché il servizio deve essere garantito h24. Molte persone non possono fare turni di notte: anch’io al momento con i figli piccoli sarei parecchio in difficoltà, e la Costituzione afferma che l’Italia è formata sul lavoro. Posso dunque lamentarmi che questo concorso non rispetta il mio diritto costituzionale?

Se Zingaretti ha preparato il concorso cercando persone “per esercitare interruzioni volontarie di gravidanza, ed eventualmente fare X, Y, Z” sai fin dall’inizio cosa devi fare come declaratoria. Se tutti i concorsi per ginecologo fossero così allora sì che ci sarebbe un problema, ma al momento non mi pare che funzioni in questo modo. O no?

Flixbus e decreti

Leggendo la storia dell’emendamento antiFlixBus ho scoperto varie cose:
– in Puglia ci sono quattro senatori del gruppo Conservatori e Riformisti su venti in totale: se si pensa che il partito è una costola fuoriuscita da Forza Italia si può immaginare cosa fosse la Forza Italia locale.
– il Decreto Milleproroghe è una simpatica usanza italica, che fa il paio con la Lotteria Italia che è più o meno dello stesso periodo: quando si arriva a fine anno ci si accorge che tante cose non sono state fatte e quindi le si proroga per decreto. E questo potrebbe ancora andare. Peccato che tra il decretare e l’approvare ci sia il mare di emendamenti che evidentemente aggiungono cose che prima non c’erano, come in questo caso.
– In commissione (quindi con relativamente pochi deputati) si riescono a fare cinque versioni di un emendamento fino a che non l’ultima viene accettata (per stanchezza?). Possibile che nessuno si sia chiesto il motivo di queste riformulazioni?

Infine: io sono pigro, ma non c’è nessuno che abbia tirato fuori i testi delle cinque differenti versioni? Credo che sarebbero molto interessanti.