Ho scoperto solo in questi giorni questo post di BikeItalia che spiega come posizionarsi ai semafori quando si è in bicicletta. Tutte regole di buon senso, che sono applicate automaticamente da chiunque giri seriamente in bicicletta per la città e sia ancora vivo e vegeto (d’accordo, se volete questa è un’applicazione della probabilità bayesiana, ma non partiamo per la tangente). Peccato che tutte queste regole siano contro il codice della strada. Sì, anche quelle in cui ci si mette in coda dietro l’ultima auto restando al centro della corsia: il codice prevede infatti che la bicicletta stia sempre il più a destra possibile.
Detto in altri termini: non prendetevela proprio sempre con le bici: certi loro posizionamenti sono fatti per puro spirito di sopravvivenza. (Poi ne ho visti tanti altri che nascono da volontà di morire giovani, intendiamoci)
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Il posto delle biciclette (1)

Ieri pedalavo dai bastioni di Porta Venezia e stavo per girare in direzione corso Buenos Aires, quando dall’altro lato della strada ho visto la transenna mostrata nella foto qui sopra. Ho attraversato apposta la strada per fotografarla.
Cosa succede? Dal lato di viale Majno ci sono dei lavori in corso, che bloccano il passaggio pedonale. Quindi i solerti operai dell’impresa che sta facendo i lavori hanno messo un cartello avvisandoli. (In realtà, come vedete, le strisce pedonali sono assolutamente libere: quello che non si può fare è continuare su Majno). Come si avvisano i pedoni? Bloccando la pista ciclabile, è ovvio. Ma quel che è peggio è che il povero ciclista che arriva da corso Buenos Aires e pensa di svoltare a destra per andare sui bastioni va a sbattere contro la transenna. Tutto questo mostra come il concetto di pista ciclabile è completamente alieno: d’altra parte stamattina in via Volturno (marciapiedi di tre metri di larghezza) mi sono trovato tutta una famiglia con trolley che si è spostata dal marciapiede in questione sulla pista ciclabile, evidentemente perché riteneva che il rossastro dell’asfalto facesse pendant con le ruote dei trolley… o forse che l’asfalto rosso le rovinasse meno. Non ce la possiamo fare.
La dura legge dei numeri
A me pare terribile che 67 bambini e ragazzi abbiano subito violenze sessuali tra il 1945 e l’inizio degli anni ’90 (e non venite a dire “ma sono uno e mezzo l’anno”: anche uno in totale sarebbe uno di troppo). Perché allora il titolo di Repubblica è stato Coro Ratisbona: 547 bambini vittime di violenza? Certo ci sono state violenze corporali. Ma almeno fino agli anni ’60 in una qualunque scuola le punizioni corporali non erano così strane. Forse “solo” 67 per loro erano troppo pochi?
Google Play Books mi odia
Io sono iscritto ai sondaggi Google, e ogni tanto me ne arriva uno a cui rispondere. Tipicamente non faccio parte del campione cercato e quindi mi vengono elargini sette/otto centesimi; qualche volta sono fortunato e supero il mezzo euro. Come dice Paperon De’ Paperoni, ogni centesimo conta e quindi sono arrivato a ottenere un gruzzoletto. Solo che non è che ci siano tutte quelle app che mi interessano: dopo essermi preso le versioni pro degli epub e pdf reader, ho pensato che avrei potuto prendermi qualcosa su Google Play Books. Peccato che in Italia ci sia una scelta molto inferiore a quella non dico di Amazon ma anche di Bookrepublic: quindi quando il mese scorso ho visto che Goodbye Telecom era in offerta a 4,99 euro me lo sono subito preso. (a parte che in qualità di blogger avrei potuto chiedere direttamente una copia per recensione a GoWare… ma l’avevo scoperto dopo.)
Purtroppo però c’era un problema. La versione con la loro app funzionava, e si poteva scaricare il PDF, che però era scomodo perché creato come una immagine senza che il testo sia cercabile; ma l’epub aveva lunghezza zero. Contatto Google; nulla. Contatto GoWare, che risponde subito dicendo che al loro punto di vista il file inviato a Google era a posto. Dopo due giorni riprovo con Google ma stavolta scelgo la pagina di reclami. Scrivo di nuovo tutta la storia (il libro lo voglio ma non riesco a scaricare l’epub) e mi arriva subito una risposta “Ci spiace, ti rifondiamo il prezzo e naturalmente ti togliamo il libro”. Risultato pratico: il libro non ce l’avevo, i soldi nemmeno (e l’ordine è indicato come “canceled” e non “refunded”, il che non dovrebbe essere). Riscrivo il giorno dopo: casualmente dopo qualche ora mi ritrovo i soldi e dopo qualche altra ora mi arriva mail dicendo che non dovevo preoccuparmi, perché avevano visto che il prezzo del libro mi era stato restituito.
Ieri c’era – sempre in offerta, addirittura 1 euro e 99 – Atlante delle emozioni umane. Me ne avevano parlato bene, così vado su Google Play e me lo prendo. Stavolta non funzionava né l’epub né il pdf: Adobe Digital Edition 4.5.1.133054 mi dice
Error getting License. License Server Communication Problem:
E_ADEPT_DOCUMENT_TYPE_UNKNOWN:
Ora, se ADE non riconosce il tipo di documento mi sa che i casi sono due: o il mio ADE si è sputtanato (improbabile, con i libri che prendo in prestito da MLOL non ho problemi) o c’è qualcosa che non va lato server. Segnalo la cosa a Google, e mi cancellano subito l’ordine. Ok, questa volta mi hanno anche ridato i soldi subito, ma il punto non è quello. Io il libro me lo posso trovare a sbafo più o meno con facilità: se scelgo di comprarlo (con soldi che per me sono finti, d’accordo, ma che sono stati comunque pagati da chi ha commissionato i sondaggi a cui ho risposto) è perché una parte finisca anche all’autore. Eppure no, l’unico libro che sono riuscito a comprare è stato Uno spirito puro l’anno scorso. In tutto questo mi chiedo poi quale sia il problema con l’assistenza Google. Scrivo così male in inglese? C’è qualcuno che sa dirmi a chi rivolgermi perché il mio problema sia preso in considerazione?
Maryam Mirzakhani
È stata la prima donna e la prima persona dell’Iran a vincere la Fields Medal nel 2014. È morta di cancro a quarant’anni la scorsa settimana.
Vi lascio solo qualche link (in italiano e in inglese) di chi sa spiegare meglio di me chi fosse e cosa ha fatto.
- Evelyn Lamb, sullo Scientific American.
- Una sua vecchia intervista sul Guardian.
- Terry Tao.
- Il podcast di Radio3 Scienza.
- MaddMaths!
Quizzino della domenica: Triangolo quadrato
No, non è un problema come la quadratura del cerchio. Più semplicemente, esiste un triangolo in cui tutti gli angoli, misurati in gradi, sono un quadrato perfetto. Il triangolo non è degenere, quindi la soluzione 144-36-0 non è considerata valida.

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p260.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da cavmaths; figura di 10binary, da OpenClipArt)
_Can You Solve My Problems?_ (libro)
Mi sono fatto regalare questo libro (Alex Bellos, Can You Solve My Problems?, Guardian Faber 2016, pag. 352, Lst 14.99, ISBN 9781783351145) con un po’ di timore, perché trovo che Bellos spesso si perda in digressioni che con la matematica hanno davvero poco a che fare. Per fortuna mi sono dovuto ricredere. Scrivere di problemi matematici è ormai diventato quasi manstream, e non è facile uscirsene con qualcosa di nuovo; ma Bellos ha varie frecce al suo arco. Innanziutto la ricerca per quanto possibile della fonte originale dei problemi; in genere essi si tramandano di bocca in bocca, e sono stato molto contento di sapere chi fu il primo a tirare fuori le idee che avevo sfruttato biecamente. Inoltre il suo stile di scrittura si attaglia bene a questo tipo di lavoro, e l’ordine di presentazione dei problemi è studiato per ottenere un flusso piacevole. Come lui stesso scrive, era inutile metterli in ordine di complessità, perché è una cosa troppo soggettiva; tanto vale allora trovare un filo conduttore. Alcune soluzioni sono spiegate direttamente nel testo, per dare un’idea di come ci si muove; le altre ci sono, ma alla fine del libro come da prassi; non preoccupatevi. Se vi piacciono i quizzini matematici, compratevelo senza esitazione.
Gianluca Comazzi, puntuale come le tasse
Anche quest’anno mi sono trovato nella buca delle lettere la missiva di Gianluca Comazzi: stavolta imbucata a mano, ma con un’etichetta con il mio indirizzo (non quello di Anna, che pure è formalmente il capofamiglia. Chissà come mai).
Quest’anno Comazzi, che ricordo essere stato promosso a consigliere comunale, mi segnala con ritaglio di giornale e fotocopia della MOZIONE DEL CONS. COMAZZI ED ALTRI – VIGILI DI QUARTIERE del 19 gennaio 2017, numero 87, che ha “indicato la necessità di insediare i vigili di quartiere tra Piazzale Nizza e Piazza Caserta, e in particolare nella Via in cui abiti”. Occhei, non li ho ancora visti, ma di quello non posso dargli colpa: la sperimentazione è partita lunedì.
Più interessante il punto iniziale della Sua lettera, che ricorda “le 15 telecamere installate in seguito di (sic) un mio ordine del giorno che hanno contribuito a ridurre i reati nel quartiere”. D’accordo, un mese fa hanno forzato il mio box: ma sapete che io non sono il tipo da prendere un esempio personale e farlo assurgere a regola. Però, caro Gianluca Comazzi, se tu mi scrivi che le telecamere hanno contribuito a ridurre i reati nel quartiere mi devi dare le statistiche di quanti reati ci sono stati nell’anno precedente e quanti invece quest’anno, sia nella nostra zona che in generale a Milano (perché se i reati fossero diminuiti ovunque la Tua affermazione sarebbe falsa). Come mai non l’hai fatto?