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matematto non praticante

_Fate il nostro gioco_ (libro)

La dipendenza patologica dal gioco d’azzardo è una malattia vera e propria, anche se spesso non viene creduta tale. Paolo Canova e Diego Rizzuto hanno pensato di rendere la cosa la più chiara possibile con una serie di conferenze in tutta Italia che hanno portato a questo libro (Paolo Canova e Diego Rizzuto, Fate il nostro gioco, ADD 2016, pag. 254, € 14, ISBN 9788867831128). L’unica pecca che ho trovato è l’insistenza sulla retta del bilancio di un gioco, retta che va inevitabilmente verso il basso al passare del tempo; comprendo la necessità della semplificazione da un lato e del dare un’immagine forte dall’altro, ma il mio essere matematico mi avrebbe fatto preferire che venisse mostrata la regione dove ci si troverà nel 95% dei casi. A parte questo, il tono del libro è molto leggero, anche se il duo è stato bene attento a iniziare con le definizioni precise di cosa ricaviamo con il gioco e a far notare come le formulazioni che si leggono sono scelte apposta per sviare l’attenzione. Tra gli esempi di vincite sono rimasto stupito da quella al Tic-Tac-Toe, un bellissimo caso di applicazione della matematica. Ma in generale la parte sui trucchi (legali, perché si limitano a sfruttare la psicologia umana) di chi crea i giochi merita di essere letta da tutti: tanto non è matematica…

Vitalizi

Nella Amaca odierna, Michele Serra se la prende con Sposetti contrario alla legge sull’abolizione dei vitalizi ai parlamentari, argomentando che “se l’indicazione, per tutti, è andare verso un sistema pensionistico proporzionale ai contributi versati, non si vede perché mai i parlamentari dovrebbero fare eccezione in maniera così vistosa”. Parole sacrosante. Però a quanto mi consta le pensioni attuali dei parlamentari sono calcolate con il metodo contributivo: ci sono delle differenze a loro vantaggio rispetto a noi volgari cittadini, ma sono legate all’età pensionabile e alla quantità di contributi necessari. Il disegno di legge vuole invece ricalcolare i vitalizi del passato. Tutto è possibile, intendiamoci: mi chiedo solo se Serra sarebbe d’accordo – per equità – a vedersi ricalcolata anche la sua (futura) pensione.

Medium Partner Program

Medium soffre del solito problema delle aziende che offrono contenuti su Internet: come guadagnarci? Zuckerberg è riuscito a trovare la strada giusta (per il suo portafoglio): fare in modo che tutti si iscrivessero a Facebook, al che la produzione di contenuti risulta essere irrilevante (avete ben presente cosa si legge lì dentro, no?) perché i soldi arrivano da chi mette la pubblicità.
Il guaio è che questo approccio funziona per un solo attore, che poi è difficile da scalzare. E gli altri? Arrancano. Guardate Twitter, nonostante un testimonial come Trump. Medium ha lo stesso problema, acuito dal fatto che il suo modello (testi lunghi) richiede più fatica da parte di chi i contributi li deve creare, senza la facile via facebookiana del CONDIVIDI SE SEI INDIGNATO!!123! Se comprendo bene questo loro post, il modello a cui tendono è chiudere il sito a chi non paga, salvo permettergli di guardare qualcosa ogni tanto… un po’ come il Corriere, insomma. Parte dei soldi guadagnati finirà poi a chi scrive, un po’ come Kindle Unilimited.
Funzionerà? Non credo. Non tanto perché la gente non voglia pagare: ci sono mailing list a pagamento. Ma lì la differenza è che tu paghi la persona, non il modello dove non sai a priori chi leggerai. Notate che non è nemmeno il modello dei quotidiani, dove comunque tu trovi le firme degli editorialisti. (I giornali locali hanno ancora un altro modello, lo so). Diamoci appuntamento tra un anno.

_Guida @ Internet_ (libro)

Ho letto questa guida ormai preistorica (AA.VV., Guida @ Internet, Comix 1997, pag. 136, ISBN 9788881930241) giusto per curiosità. Nel 1997 Internet cominciava a essere usata anche in Italia con i primi provider commerciali, e quindi fiorivano queste guide. Anche lasciando perdere i nomi come “i FAQ” (non ho mai sentito chiamare le FAQ al maschile…), il testo a dire il vero non spiega poi chissà quanto: mettendomi nei panni di un “utonto” mi sarei trovato di fronte a termini spiegati usando altri termini che ovviamente non sono affatto spiegati. Le “interviste” poi toccano il top. A parte la prima a Umberto Eco, che aveva già capito tutto, troviamo paginette dove si chiede a gente come Serena Dandini, Corrado Augias Fabio Fazio il loro giudizio su qualcosa che evidentemente non conoscenvano; il risultato è assolutamente deprimente, e mi domando cosa ne abbiano tratto i lettori dell’epoca. Ma magari tutto quello che serviva era dire “guardate che gente famosa usa Internet!” e nessuno ha davvero letto quello che c’era scritto…

Influssi astrali

Aurelio Galleppini (avete presente Tex?) e Jack Kirby (avete presente i Fantastici 4?) nacquero entrambi il 28 agosto 1917. (Morirono a un mese di distanza l’uno dall’altro). Chissà cosa diceva l’oroscopo quel giorno…

HandiCCappati

Dando per buona la storia del cartello contro l’handicappato lasciato al centro commerciale di Carugate – mai fidarsi delle apparenze – ci sono due punti che vorrei sottolineare. La prima è la più ovvia: evidentemente al fustigatore solitario i 60 euro non importano più di tanto i 60 euro, ma il dover fare lui i due metri in più sì. Altrimenti non avrebbe perso tempo a stampare il cartello e andare ad attaccarlo, cosa che non si può associare a un momento di rabbia ma richiede una certa determinazione. Ma quello che mi chiedo è un’altra cosa. Davvero i vigili possono multare qualcuno che parcheggia nei posti per disabili in una struttura privata? (il parcheggio era quello sotterraneo, non quelli all’aperto). Ero convinto che questi illeciti amministrativi fossero sostanzialmente impunibili, ma evidentemente mi sbagliavo.
Occhei, c’è un terzo punto. Dei vigili sono arrivati così velocemente a fronte di una segnalazione ?

“Revisione di traduzione”

Anna ha comprato un libro per lavoro (L’arte di cambiare : Pratiche di leadership orizzontale per la business transformation di Adriaan Bekman, edizioni GueriniNext). Fin dall’inizio si è trovata davanti a una prosa francamente incomprensibile: ecco per esempio la terza frase dell’Introduzione.

Ma non siamo per niente disponibili a osservare in chiave critica al modo di lavorare che abbiamo in queste persistenti questioni di cambiamento.

(Immagino che sia il modo di lavorare, ma non ci giurerei). Siamo andati a guardare il colophon per scoprire chi era il traduttore… e non l’abbiamo trovato. C’è solo la sibillina frase “Revisione di traduzione: Alessandra Scala e Flavio Fabiani”; quest’ultimo ha poi anche scritto la prefazione.

Tralasciamo un attimo la qualità di tale “revisione”: se è pur vero che anche il grande Omero ogni tanto sonnecchiava, si spera che nessuno entri in catalessi a metà della prima pagina. La mia curiosità è un’altra. Chi è stato allora a tradurre? Anna ha suggerito “Google Translate”, e potrei anche essere d’accordo con lei. Un’altra possibilità che mi è venuta in mente è che il testo sia stato direttamente tradotto da Beckham, il che perlomeno spiegherebbe la mancanza del nome del traduttore che deve essere presente per legge. Se qualcuno che parla neerlandese conferma che il verbo osservare regge il dativo, l’ipotesi acquisterebbe forza. Avete altre idee?

Oggetti smarriti

Sul regionale per Sestri Levante che abbiamo preso, qualcuno aveva dimenticato nel vano portaoggetti una stampella.