Lo so, è già passato ieri su Sky Cinema, ma io l’ho visto al cinema la settimana scorsa :-) Gabriele Salvatores prende un soggetto inedito di Tullio Pinelli e un giovane Federico Fellini ancora neorealista e ci costruisce un film che continua a essere neorealista, oltre che stereotipale al massimo sia nelle prime scene napoletane che in quelle newyorchesi, anche se la mia sensazione è che parli a nuora perché suocera (gli italiani di oggi) comprenda. Le scene “qui non serviamo italiani” e il giornalista italoamericano Joe Agrillo (Antonio Catania) che vede la vicenda della sorella della giovanissima protagonista solo come un modo per tirare la volata elettorale al sindaco, così come l’arringa del difensore che cita la famosa descrizione degli italiani ad Ellis Island, non sono infatti così diverse da quello che vediamo oggi da noi. Detto questo, ho perso metà dei dialoghi: invece che
sottolineare sottotitolare le battute degli americani avrebbero potuto farlo con quelle in napoletano stretto.
Nel cast, davvero bravi i due ragazzini Celestina (Dea Lanzaro) e Carmine (Antonio Guerra); il cuoco George (Omar Benson Miller) è una figura che all’inizio pare secondaria ma resta come collante, e naturalmente Pierfrancesco Favino favineggia nei panni del commissario di bordo Domenico Garofalo.
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Numeri “perfetti allo specchio”
Sappiamo che un numero è perfetto se è la somma dei suoi divisori propri. Per esempio, 496 è perfetto perché 1 + 2 + 4 + 8 + 16 + 31 + 62 + 124 + 248 = 496. Prendiamo ora il numero 10311: la somma dei suoi divisori è 1 + 3 + 7 + 21 + 491 + 1473 + 3437 = 5433 ≠ 10311. Ma se scriviamo questi divisori da destra a sinistra, otteniamo 7343 + 3741 + 194 + 12 + 7 + 3 + 1 = 11301 che è appunto 10311 scritto alla rovescia.
Numeri come questo si chiamano “Picture perfects numbers”, che io traduco come “numeri perfetti allo specchio”, e sono così poco noti che non hanno nemmeno una voce su Wikipedia in inglese :-), anche se OEIS ha una successione con l’elenco dei (sette…) numeri perfetti allo specchio conosciuti: 6, 10311, 21661371, 1460501511, 7980062073, 79862699373, 798006269373.
Una curiosità: Jens Kruse Andersen ha scoperto che se il numero p = 140z10n89 è primo, dove z è una stringa (anche nulla) di zero e n un’altra stringa (anch’essa eventualmente nulla) di 9, allora 57p è un numero perfetto allo specchio. Peccato che non si siano mai trovati numeri primi di questa forma…
Un’altra grande idea di Durigon
Dopo la proposta dell’altra settimana, Claudio Durigon colpisce ancora. Sul Corriere di oggi leggiamo che stavolta Durigon propone di estendere la possibilità volontaria di andare in pensione a 64 anni con 25 di contributi anche a chi è sotto il sistema misto, con «La possibilità, sempre su base volontaria, di usare anche il Tfr presso l’Inps come rendita per raggiungere la soglia minima di pensione, pari a tre volte l’assegno sociale (1.616 euro), che dà accesso alla pensione a 64 anni».
Premessa: come scritto, non è che basti avere 25 anni di contribuzione anche per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996. Occorre anche avere versato parecchi contributi, per avere un assegno pensionistico sufficientemente alto. Questo non viene toccato, ed è il motivo per cui bisogna attingere al TFR per aggiungere montante e arrivare alla fatidica quota.
Bene. Il problema non è che ti tolgono la liquidazione per darti la pensione: potremmo dire che invece che prenderli tutti e subito li metti a rendita. Non è nemmeno il fatto che la pensione viene calcolata tutta con il contributivo perdendo il miglior trattamento della parte retributiva, che immagino sarà residuale. Il problema è un altro. I possibili beneficiari hanno lunghi periodi senza contributi, visto che nel 2026 sono passati trent’anni dall’introduzione del sistema contributivo e quindi ne hanno persi almeno cinque. Probabilmente non hanno fatto lavori molto ben remunerati; la probabilità che anche con il TFR si raggiunga la fatidica soglia è bassa, e quindi saranno in ben pochi a farlo, come i 1153 che hanno chiesto di usufrire di Quota 103. Certo, è possibile che l’uso del TFR sia anche esteso ai lavoratori nel sistema contributivo, e in questo caso i numeri sarebbero maggiori: ma se uno sta ancora lavorando gli conviene comunque aspettare tre anni, e se non sta lavorando gli è già stato liquidato. Di nuovo, la proposta sembra nata per fare chiacchiere e distintivo.
PS: vedo che Durigon ha provato a mettere una pezza alla proposta ferragostana, dicendo
«Bisogna far in modo che quando un contratto scade, in attesa del rinnovo, ci sia comunque un aumento degli stipendi, per esempio commisurato all’Ipca o ad altri indicatori, che poi sarà compensato quando il nuovo contratto stabilirà gli incrementi dei minimi. Un meccanismo simile a quello che c’è già nei grandi contratti dell’industria.»
L’Ipca è un indice che quantifica l’inflazione, e che viene usato come base per le richieste sindacali in fase di rinnovo contrattuale. In effetti i metalmeccanici sono riusciti ad agganciare i minimi all’Ipca, ma solo durante la valenza del contratto, non certo quando è scaduto. Diciamo che forse è meglio prendere quelle di Durigon come parolibere…
Ma cosa è successo ai liguri?
La scarsa gentilezza dei commercianti liguri è un tormentone ben noto a chiunque (“foresto”, chiaramente) si sia trovato ad avere a che fare con loro: è un po’ il corrispondente del “piemontese falso e cortese”. Eppure…
La scorsa settimana ero a Chiavari e dovevamo copiare una serie di chiavi per lasciare poi in affitto breve la casa che era dei miei suoceri. Mentre andavamo verso un ferramenta che conoscevamo, vediamo un negozio di solo copia chiavi. Entriamo, e le due persone al bancone ci dicono che stanno solo rifornendo il negozio che hanno preso, e saranno aperti dal primo settembre. Chiedo loro se almeno riescono a farmi una copia della chiave della serranda del box, che è di quelle difficili da trovare oltre che piuttosto cara (12 euro): aggiungo che ovviamente pago in contanti e non chiedo lo scontrino. I due si mettono lì, cercano il tipo di chiave giusta che naturalmente era stato messo nel posto sbagliato, non riescono a far partire la macchinetta automatica (che da quanto ho capito leggerebbe il tipo di chiave e la molerebbe da sola), passano alle vecchie maniere con la mola manuale e mi danno la chiave. Faccio per pagare, e mi dicono “no, no, intanto provi se va bene, poi tanto in questi giorni siamo qui a mettere a posto tutto”. Poco dopo arriva un violento temporale, quindi me ne torno a casa un po’ bagnato e aspetto la mattina successiva per andare a provare.
Il giorno dopo arrivo al box, inserisco la chiave, ma non gira. Guardo attentamente la chiave originale e la copia e vedo che l’ultimo dentino non era stato molato. Vabbè, tanto dovevo farmi le altre chiavi, vado in un altro negozio più vicino a casa e gli chiedo se già che ç’è può rimolarmi la chiave, che finalmente funziona. Vado al negozio iniziale, ma è chiuso; ma tanto mi ero fatto dare il numero di telefono e quindi mi dico che posso chiamare più tardi. Un’oretta dopo, mentre passeggiavo per il caruggio con Anna, mi imbatto nel negoziante – ok, lui si imbatte in me, si sa che io non riconosco mai nessuno – che mi chiede come è andata la chiave. Gli rispondo che non era perfetta ma me la sono fatta mettere a posto, e prendo il portafoglio per pagarlo, al che lui fa “no, no, va bene così”.
Anche se fossi stato un finanziere in incognito, non credo che dargli dei soldi fuori dal negozio possa essere una prova di frode, quindi non è quello il motivo. E allora com’è possibile che un ligure – a parte la cadenza, nome del negozio sarà “Repetto”, quindi non stiamo parlando di un lucano – si comporti così? Mi cascano tutte le certezze!
math-gpt è più bravo di me
Jacopo mi ha chiesto aiuto perché non riusciva a bilanciare una reazione. La guardo e dico che non si pùo, perché viene un sistema di equazioni impossibile. Per sicurezza apro math-gpt e gli chiedo “Puoi bilanciare la reazione CaCl + 2K_3PO_4 = Ca_3(PO_4)_2 + KCl ?”. La sua risposta è cominciata così:
Ecco il bilanciamento passo a passo, assumendo che la formula corretta del cloruro di calcio sia CaCl₂:
Ovviamente Jacopo aveva copiato male, e ancora più ovviamente io non avevo acceso il neurone e notato che lo ione calcio è Ca2+ mentre quello cloro è Cl−, e quindi il composto non poteva essere corretto. Però l’idea che un LLM “trovi l’errore” mi ha lasciato basito.
PS: dovendo seguire Jacopo ho dovuto riprendere queste nozioni di base di chimica (inorganica), e mi sono accorto (a) che adesso i programmi vanno più in profondità rispetto a quando ho fatto il liceo (o magari il mio professore non se ne curava, perché chimica la si faceva in quarta e quindi nessuno si sarebbe accorto delle nostre competenze) e (b) che le dispense date dai professori di Jacopo (essendo stato bocciato l’anno scorso, ha fatto due volte chimica) non danno nessuna idea di perché le cose funzionino così e costringono o ragazzi a imparare a memoria e quindi dimenticare subito tutto. Ho perso un po’ di tempo per farmi un modello mentale di come si riempiano i livelli orbitali s,p,d,f (che io non avevo studiato), modello che per me funziona molto meglio delle diagonali presentate nelle dispense. Però il mio modello mi ha permesso di capire la differenza fondamentale tra i gruppi A e B, che al liceo mi era ignota. Essere anzyani dà un insieme di conoscenze che aiuta a trovare strutture più facili da ricordare. Peccato che queste strutture mi siano chiare, ma non sappia spiegarle soprattutto a qualcuno che non è per nulla interessato…
Quizzino della domenica: divisori
762 – aritmetica
Nella figura qui sotto sono state cancellate alcune cifre. Sapendo che sono quelle da 0 a 9 e sono usate tutte e dieci, riuscite a completare la figura?
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p762.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Sarah Carter.)
Giochi di intelligenza (libro)
Sfruttando il periodo di ferie, ho recuperato dal mio metro lineare abbondante di libri da leggere questo volumetto della collana Sfide Matematiche, dove si trovano anche alcuni miei testi (Ce n’è comunque una versione acquistabile su AlphaTest: qui il mio link Affiliato Amazon). Valsecchi e il mio amico Gewurz hanno raccolto una grande quantità di enigmi, divisi in sei categorie: Enigmi di ragionamento, numerici, grafici, a griglia (quelli che trovate a volte sulla Settimana Enigmistica), e inoltra Ricostruisci il procedimento (cioè, come si arriva alla soluzione?) e Pensiero laterale.
Come potete immaginare, molti di questi problemi sono noti (occhei, quelli di logica sono più convoluti del solito). La cosa che mi è piaciuta è che nelle prime sezioni vengono date tre risposte possibili, e subito dopo il quesito c’è la spiegazione di come si arriva alla soluzione. Detto in altri termini, il libro non nasce tanto come sfida al solutore ma come aiuto per imparare a gestire questo tipo di problemi. Insomma, potete usarlo per capire finalmente come si risolvono questi giochi!
Maria Cristina Valsecchi e Daniele A. Gewurz, Giochi di intelligenza, Hachette 2018, pag. 139, € 9,99
Voto: 4/5
Gli adblocker violano il copyright?
In Germania il Bundesgerichtshof (Corte Federale di Giustizia) ha riaperto un caso legale sulla liceità dei programmi che bloccano la pubblicità nei siti, gli adblocker.
Nella causa intentata da Axel Springer contro Eyeo – gli sviluppatori dell’estensione Adblock Plus, il gruppo editoriale non solo afferma che gli adblocker minacciano il loro modello per generare profitti, ma che eseguire gli adblocker è una violazione di copyright. Questo perché il testo HTML/CSS di una pagina web (e immagino anche tutto lo javascript, anche le l’articolo di Bleeping Computer non ne parla) è un programma, quindi protetto dalle leggi sul copyright; l’adblocker, intervenendo nell’esecuzione del programma, crea un’opera derivata e quindi illegale.
Una premessa: da quello che leggo nel resoconto linkato, la BGH ha solo annullato una sentenza di una corte di livello inferiore, che dava ragione ad Eyeo, e chiesto di riconsiderare il caso. Qui ci sarebbe il testo della sentenza, ma non è che il mio tedesco sia così eccellente, e il mio legalese non è molto migliore: passando la prima pagina con deepl mi pare di aver capito che la sentenza di primo grado aveva chiuso il caso senza valutare se le caratteristiche che secondo la parte offesa richiedono una protezione della proprietà intellettuale lo sono veramente. Insomma immagino che la causa andrà ancora avanti a lungo.
Quello che io vedo, da digiuno di minuzie legali, è che di per sé anche solo cambiare il font di una pagina o trasformarla con un programma text-to-speech crea un’opera derivata, e non sto neppure accennando a un riassunto automatico o a uno snippet (anche perché nel caso Axel Springer vincesse la causa quello sarebbe il suo passo successivo). La pubblicità è insomma una parte integrante dell’articolo oppure no? La risposta non è necessariamente negativa, anche se non so quanto gli avvocati di Alex Springer riusciranno a trovare un modo per convinceere la giuria che invece è proprio così. Ma soprattutto l’adblocker funziona sulla copia locale della pagina caricata, non su una versione pubblica. Vietare un adblocker sarebbe come dire che è vietato pecettare tutte le pubblicità su una rivista cartacea che uno ha comprato: credo che per i libri una cosa come questa sia ufficialmente vietata, ma non è che si possano proibire pennarelli e forbici… Diciamo che per Azel Springer e soci la via maestra mi sa continui a essere quella che hanno messo in pratica con Chrome, facendo in modo che gli adblocker non possano essere scaricati dagli store ufficiali.