Quella qui a fianco è una lettera che ci siamo trovati nella buca della posta sabato mattina. (Ho cancellato tutti i riferimenti personali, non quelli dell’agenzia). Lo so, almeno a Milano è impossibile passare più di due settimane senza agenti immobiliari che citofonano per sapere se qualcuno nel palazzo pensava di vendere casa – e secondo te io te lo vado a dire? – o infilano i loro volantini. Questa volta però c’era una differenza: la lettera indicava cognome e nome mio e di mia moglie. Ci fosse solo stato il nome e cognome mio (o suo) potrebbe essere stato preso ovunque. Ci fossero stati solo i nostri due cognomi, potevano essere stati copiati dalla casella della posta. Così però devono essere stati presi da qualche parte. Quale?
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Quizzino della domenica: parentesi
Immaginate di scrivere un’espressione composta da un certo numero di parentesi aperte e dello stesso numero di parentesi chiuse, e di voler verificare se l’espressione è “ben formata”, nel senso che non ci siano mai più parentesi chiuse che aperte, e quindi siano tutte accoppiabili come “aperta+chiusa”. Un’espressione come ()(()) è per esempio ben fatta; le parentesi in posizione 1 e 2 si possono eliminare come quelle in posizione 4 e 5, lasciando quelle in posizione 3 e 6 che a questo punto si possono eliminare. Un’espressione come ())(()() non lo è: possiamo eliminare le parentesi in posizione 1 e 2, in posizione 5 e 6, e in posizione 7 e 8 ma restano 3 e 4 che sono chiusa+aperta. La domanda è: è sempre possibile prendere un certo numero (eventualmente nessuna) di parentesi dal fondo di un’espressione e trasportarle all’inizio nello stesso ordine per avere un’espressione ben formata? In questo caso potrei spostare cinque parentesi e ottenere (()()()).
![[ ((()())(())))))(((() ]](https://i0.wp.com/xmau.com/wp/notiziole/wp-content/uploads/sites/6/2021/09/q542a.png?resize=544%2C78&ssl=1)
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p542.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di James Tanton.)
La scienza dello storytelling (libro)
Premessa: questo libro (William Storr, La scienza dello storytelling : Come le storie incantano il cervello [The Science of Storytelling], Codice 2020 [2019], pag. 247, € 24, ISBN 9788875788766, trad. Daria Restani) non è sullo storytelling. C’è qualcosa nell’appendice, con la teorizzazione delle cinque parti di cui i libri sono composti e la lettura di come si può migliorare un’idea di base; ma il vero tema è quello letteralmente indicato dal titolo: cosa ci dice la scienza sul fatto che noi umani amiamo raccontarci delle storie. Devo dire che l’immagine iniziale, dove Storr fa notare che noi non vediamo / sentiamo nulla ma è il nostro cervello che semplicemente impara a “farsi dei film”, è stata per me davvero rivelatrice. Più debole invece la parte finale, forse perché un po’ troppo ripetitiva riguardo agli esempi di opere lette dal punto di vista dello storytelling. Nella traduzione di Daria Restani mi lasciano dubbioso alcune scelte stilistiche, come il “piuttosto che” alla milanese nell’introduzione.
complimenti all’ufficio postale Milano 97
Dovevo spedire una lettera, e non sapevo se superava i 20 grammi; quindi non potevo mettere un francobollo ma dovevo per forza passare in un ufficio postale. Qual è il problema? Prenoto il ticket per l’ufficio di Milano Suzzani. Il ticket era per le 14.15, alle 14.13 sono regolarmente davanti all’ufficio postale… con la porta chiusa e uno davanti alla porta. Gli chiedo di suonare il campanello; lui dice che se la porta è chiusa non aprono, e che ci sarà dentro troppa gente. In effetti schiaccia il pulsante, e non succede nulla. Nel quarto d’ora successivo la situazione è rimasta immutata, tranne per il tipo davanti a me che se ne è andato e sette-otto persone che sono uscite. Ho anche cercato il numero di telefono dell’ufficio postale: nessuna risposta.
Passato il quarto d’ora sono entrato, ho mostrato al totem il mio QR, e ovviamente mi è stato risposto picche, essendo già stato chiamato il numero; ancora più ovviamente non potevo più fare prenotazioni e dovevo prendere il numeretto. Solo che – e qui l’ovvietà è al massimo – tutti quelli con la prenotazione successiva alla mia hanno trovato le porte non bloccate e quindi mi sono passate davanti. Ma mi è stato detto che la colpa era mia, perché (a) avrei dovuto passare il codice sul totem e (b) comunque avrei dovuto sapere che bastava uscire fuori dall’ufficio e citofonare, e mi avrebbero aperto. No, non c’era nessun cartello appeso davanti alla porta con la spiegazione, sarebbe stato troppo semplice. Avrei dovuto divinarlo.
Ah: la lettera era sotto i 20 grammi. Ho perso un’ora per nulla.
Sir Clive Sinclair
Clive Sinclair, morto ieri dopo una lunghissima lotta contro il cancro, era notissimo ai nerd miei coetanei per i suoi microcomputer. (No, non ne ho mai avuto uno). A me però i suoi prodotti hanno sempre fatto venire in mente quello che per me è lo stereotipo della Gran Bretagna dopo la seconda guerra mondiale: “vorrei, ma non posso (più)”. Per dire, lo ZX80 aveva un singolo microprocessore che doveva fare letteralmente tutto: così se uno schiacciava un tasto (sulla tastiera di plastica che fece ammattire chiunque l’avesse avuta tra le mani) si perdeva per un attimo il video. In pratica i computer erano studiati per costare il minimo possibile, con scelte tecniche e costruttive che mostravano immediatamente i loro limiti. Ieri ho scoperto che dopo i computer Sinclair commercializzò un triciclo elettrico (il C5) che non riusciva ad andare in salita… altro esempio della scarsa praticità delle sue invenzioni.
Burocrazia scolastica
La scuola è ripresa lunedì 13. Rispetto all’anno scorso abbiamo un orario provvisorio di 4 ore al giorno anziché 6; meglio delle due ore di allora. Il registro elettronico è stato attivato solo oggi, e si sono dimenticati di archiviare le sezioni di Classroom dell’anno scorso (cosa che lo studente non può fare da PC ma solo da telefono, a quanto pare). Ma non è di questo che voglio parlarvi.
La settimana prima dell’inizio è arrivata la circolare con i moduli per l’uscita non accompagnata da scuola. Moduli che avevano già l’anno scorso, ma passi. Il modulo specifica chiaramente che non è valido per uscita anticipata anche se concordata, nel qual caso occorre che arrivi un genitore oppure un delegato ufficiale. Mi pare un po’ stupido, ma non è un vero problema. Ci sarebbe poi il modulo delle deleghe per recuperare i giovani virgulti, nel caso si mandi qualcun altro. Noi non abbiamo nessuno da mandare, quindi non ho nemmeno fatto la fatica di stampare il foglio. Martedì arriva Cecilia e mi dice che manca il foglio deleghe, che avrebbe dovuto portarlo in classe entro oggi, e ora devo andare in segreteria a consegnarlo.
Se la logica non è chiara, la riassumo. Se voglio che qualcuno prenda i miei figli, faccio un foglio delega. Se la delega non esiste, nessuno che non sia un genitore può prenderli. Ma per la segreteria della scuola questo non è vero: deve esserci una “delega nulla”. (E no, non è un problema di genitori separati che potrebbero rapire i ragazzi; la delega per l’uscita autonoma l’ho firmata solo io). L’unica cosa che mi tranquillizza è che conosco i miei polli. A fine febbraio 2020, per finalizzare l’iscrizione dei gemelli alla prima media, avrei dovuto portare una loro foto. Sono andato con i ragazzi a fare la foto, e poi è arrivato il lockdown. Secondo voi, mi è mai stata più chiesta quella foto?
The Raven’s Hat (libro)
Ci sono problemi matematici che sono a prima vista impossibili da risolvere. Una delle cose davvero belle della matematica – your mileage may vary, come dicono gli anglofoni… – è che se si riscrive il problema in modo diverso ma equivalente si può scoprire che la soluzione non è poi così difficile: non dico che siamo all’uovo di Colombo, ma quasi. Bene: questo libro (Jonas Peters e Nicolai Meinshausen, The Raven’s Hat : Fallen Pictures, Rising Sequences, and Other Mathematical Games, The MIT Press 2021, pag. 177, € 24,95, ISBN 9780262044516) fa proprio questo, portando passo passo il lettore a scoprire non solo la soluzione ma anche la matematica che sta dietro di essa. Le competenze richieste sono quelle della fine delle scuole superiori: in realtà si va più avanti, ma le numerose appendici servono a spiegare le nozioni non standard, che comunque non sono certo a livello universitario. Secondo me questo libro è imprescindibile per chi vuole capire davvero perché la matematica è bella. L’ultimo capitolo, con la storia del quadro che casca togliendo uno qualunque dei chiodi a cui è appeso, secondo me ha dell’incredibile…
green pass e Immuni
Lunedì è cominciata la scuola e avevo promesso ai gemelli che li avrei fatti mangiare al Burger King. Pensandoci un po’, mi è venuto in mente che forse stare all’interno sarebbe stato meglio: tanto avevo anche il loro Green Pass fresco di stampa. Arrivo, mostro la copia cartacea dei loro pass, e poi tiro fuori Immuni dove c’era la mia certificazione… che mi dà errore. Non mi è venuto subito in mente che nel portafoglio avevo la versione stampata: comunque sono andato su Google Drive a prendere un’altra versione che è andata.
Poi con calma ho verificato qual era il problema: avevo scaricato la prima certificazione, quella dopo la prima dose, che adesso non vale più. Certo però che per una volta che Immuni sarebbe potuta essere utile…
(ah: dopo che ho caricato la nuova certificazione, me ne sono trovate due. Non è che io potrei usare Immuni con il green pass di un altro?)