Ieri ho ricevuto una mail dall’Espresso con questa bella immagine (sì, non c’è scritto “l’Espresso”, non so esattamente come mai). Tecnicamente non è uno spam: in qualche vita passata ho dato loro la possibilità di scrivermi, e infatti non mi sto lamentando di questo. Se vi interessa divemtare un podcaster, per la cronaca, il sito dove iscriversi al contest (si sa che “concorso” fa schifo) è questo.
Però noto come quindici anni fa tutti i grandi siti cercavano i blogger per ampliare il loro pubblico; poi man mano tutti i blog dei siti sono stati chiusi (sì, sono stati chiusi anche i blog personali, ma quello non importa in questo contesto) e ora pare che torni di moda nel formato podcast la “partecipazione dei cittadini”, che detto in altri termini vuol dire “regalateci il vostro materiale con il vostro esplicito consenso, così noi ci facciamo du’ spicci e a voi resta la cosiddetta visibilità. Contenti i podcaster…

Questo libretto del romanziere marocchino Fouad Laroui è strano, perché è in un certo senso un saggio scientifico/filosofico – Laroui ha una formazione scientifica – che riprende il concetto della follia che assale i matematici quando cercano di toccare con mano l’infinito. Occhei, il concetto è più che abusato, e comunque è falso: quello che però è interessante è che nei tanti capitoletti di due o tre pagine di cui il testo è composto Laroui ha un approccio “mussuilmano” al tema, tanto che cita spessissimo Averroè, che a quanto pare è abbastanza reietto anche nella cultura araba. (Scusate la terminologia impropria). Insomma, una specie di misticismo di tipo diverso da quello a cui siamo abituati, e proprio per questo più interessante, nonostante la tesi di Laroui mi pare un po’ forzata anche rispetto agli esempi che porta nell’ultima parte del libro. È però vero che in fin dei conti per lui i matematici sono quelli più vicini a Dio, e come faccio a non apprezzarlo? Buona la traduzione di Cristina Vezzaro e Luigi Civalleri (che immagino abbia controllato la parte più strettamente matematica).