La serie A di calcio si lamenta da una vita perché tanti guardano le partite da link pirata e non pagano il giusto a chi ha i diritti, e quindi non possono chiedere più soldi a chi ha i diritti. Vabbè. A quanto pare (io e il calcio non andiamo molto d’accordo, lo dovreste ormai sapere) i siti che mandano queste partite cambiano nome più velocemente di quanto noi cambiamo le mutande, e quindi non si riesce a bloccarli alla radice. Può darsi sia così, anche se mi sembra strano che non si possa usare il buon vecchio metodo “follow the money”: ma magari chi manda in rete gli streaming illegali non si fa nemmeno pagare. Ve l’ho detto, non ho nessuna idea di come funzioni questo meracato. Quello che so è che la serie A di calcio è riuscita a convincere l’Autorità Garante delle Comunicazioni a mettere in piedi un sistema che “consente una gestione automatizzata delle segnalazioni successive all’ordine cautelare emanato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ai sensi dell’art. 9-bis, comma 4-bis del Regolamento” [sulla tutela del diritto d’autore on line], che è stato opportunamente modificato perché “il blocco degli FQDN e degli indirizzi IP, univocamente destinati alla diffusione illecita dei contenuti protetti, avvenga entro trenta minuti dalla segnalazione del titolare”, per mezzo appunto di Piracy Shield. Sì, avete capito bene: prima si spara e poi si chiede “altolà, chi va là!”, perché altrimenti non si potrebbe fare abbastanza in fretta a bloccare. Quindi nessun controllo indipendente: il titolare dei diritti fa bloccare e il provider blocca. Poi se c’è stato un errore si vedrà con calma.
Che è successo sabato? Quello che tutti noi ci aspettavamo. Nella foga di bloccare qualche sito, l’omino di turno ha bloccato un FQDN (il nome a dominio, tipo xmau.com) dei kattivoni. Peccato che quel nome a dominio fosse drive.usercontent.google.com. Potete verificare anche voi, visto che per trasparenza i blocchi sono indicati: andate sul sito di Piracy Shield, cercate l’FQDN drive.usercontent.google.com, e vedete il blocco. Risultato pratico? finché qualcuno non si è accorto del casino commesso, non era possibile scaricare file da Google Drive, come spiega Wired Italia. Robetta da nulla, insomma. E la cosa peggiore è che non essendo stato bloccato semplicemente l’indirizzo IP nemmeno Google avrebbe potuto fare qualcosa.
Che succederà ora? Nulla. Aggiungeranno altri nomi a dominio alla segretissima lista dei buoni e si andrà avanti così fino al prossimo blocco sbajato. Ma non preoccupatevi, siamo in una botte di ferro!
Ultimo aggiornamento: 2024-10-24 12:17