Come spero che ormai sappiate, al momento il nostro contratto collettivo di lavoro (CCLN) è scaduto da due anni; inoltre TIM ha disdetto a ottobre il contratto integrativo e in questa settimana ne ha unilateralmente creato uno che andrà in vigore mercoledì prossimo (il giorno in cui sciopereremo per il contratto nazionale, non so se la scelta di quel giorno per scioperare sia stato un caso)
Oggi c’era un presidio di lavoratori TIM davanti alla sede romana di corso d’Italia, ed è anche arrivata l’onorevole Roberta Lombardi, che ha tra l’altro affermato:
«Abbiamo parlato della cancellazione da parte dell’azienda dell’accordo collettivo di secondo livello che, logica vorrebbe, fosse INTEGRATIVO rispetto a quello di primo livello che poi non è altro che il Contratto Collettivo Nazionale (CCNL).
Ma, e questo è il paradosso, i contratti aziendali sono integrativi del contratto collettivo nazionale MA, secondo una giurisprudenza consolidata, i contratti aziendali sottoscritti dalle Rsu (i rappresentanti dei sindacati in azienda) possono anche derogare il ccnl di riferimento, persino con ricadute peggiorative. […] Nel caso specifico di TIM di cui ci stiamo occupando, mi sembra evidente che in tutti questi mesi le RSU non si siano particolarmente ingegnate per proporre accordi di secondo livello migliorativi rispetto a quelli del 2008 e quindi l’azienda ha deciso in via unilaterale di modificare le condizioni di lavoro che, manco a dirlo, saranno peggiori rispetto a quelle concordate a maggio 2008.»
Il gruppo (chiuso, quindi è inutile che vi dia il link) “Dipendenti TIM” ha già un certo numero di post in cui si chiede perché i sindacati non abbiano portato un loro testo di accordo per discuterlo.
Ora io – prima di preparare una controproposta di accordo – avrei chiesto all’azienda che esplicitasse quanto avrebbe risparmiato con ciascuna delle modifiche da lei proposta rispetto al vecchio integrativo. È abbastanza facile fare i conti della serva e vedere che togliere due giorni di ferie e dodici ore di permesso equivale a un taglio dell’1,6% circa del costo del lavoro; su tutti gli altri punti ho il sospetto che il risultato finale sia di qualche frattaglia. Ma il punto non è questo. Il nuovo contratto integrativo non è peggiorativo rispetto al CCNL: lo è rispetto al vecchio integrativo, per la precisione. Dunque, anche tralasciando la banale considerazione che il contratto non è stato firmato né siglato dalle RSU, non c’è nessuna correlazione tra le prime e le ultime frasi dell’onorevole Lombardi. Probabilmente lei non lo sa né gliene importa più di tanto, ma magari i miei colleghi potrebbero cominciare ad azionare il cervello, considerando che quelli che ci stiamo andando di mezzo siamo noi e non lei?
Ultimo aggiornamento: 2017-01-28 19:45