Archivi annuali: 2016

Gianluca Comazzi, ancora una cosa

Caro Gianluca Comazzi, dopo averti risposto mi sono reso conto che forse non è stato corretto parlare senza guardare le telecamere: così, mentre riportavo i bimbi a casa da scuola (a piedi) ho guardato anche un po’ in alto in via Fiuggi, e ho visto due delle quindici telecamere. Una di esse è in una posizione che avrei probabilmente scelto anch’io, se fossi stato interpellato, cioè quasi all’angolo con via Murat. (Che poi sia anche vicino a un centro massaggi penso sia irrilevante). La seconda, invece, è stata posta nell’unico isolato dove non c’è nessun portone – i due palazzi hanno l’ingresso da un altro lato e lì c’è il giardino. Da casa mia si vede quel tratto di via e non mi è mai capitato che succedesse nulla di strano, anche se ammetto che la notte dormo e non scruto nella notte illuminata da quelle belle lampade a led.

La mia è una domanda seria, perché non ho alcuna esperienza nel campo ed essendo curioso vorrei imparare qualcosa; e non saprei chiedere ad altri che Te, che evidentemente questa esperienza ce l’hai. Chi ha scelto dove posizionare le telecamere? Esiste un allegato alla delibera che definisce tale posizionamento? Sono messe a caso (e/o a una distanza minima l’una dall’altra)? Sono certo che questo mio piccolo post finirà alla Tua attenzione, o magari qualcuno dei miei ventun lettori Ti conosce e può segnalarTelo. Attendo fiducioso.

Aggiornamento: (5 giugno) Mentre andavo con Anna al seggio ho visto la terza telecamera in via Fiuggi, o meglio all’angolo con via Trescore. A questo punto l’ipotesi che occorra una certa distanza massima tra le telecamere prende forza.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-08 19:27

Attacco via querela fasulla

studiogargani Oggi sta girando il messaggio che si vede cliccando nel riquadro qui a fianco (non temete, è un PNG, danni non fa).
Ora, immagino che solo un analfabeta elettronico può cliccare su un documento che è indirizzato a un generico “Sig. / Sig.ra”, e probabilmente questo analfabeta elettronico si prenderà un ransomware – almeno il file che apre ha come nome 29328841cb0f9fd7164411d6d5d1efd0.pdf. (Ah: ho scoperto solo ora che gmail NON mostra passando sopra il mouse su un link dove veniamo mandati, ma aggiunge un parametro data-saferedirecturl che è quello del primo link, che poi probabilmente dirigerà sul secondo).

Quello che mi stupisce è che l’anonimo phisher ha usato il nome e il numero di telefono di un studio legale davvero esistente (il fax è invece di un’officina salernitana). Chissà se per una volta si potrà sperare in un’iniziativa dell’Escopost. È vero che il messaggio è stato spedito da un server giapponese, ma chissà…

Ultimo aggiornamento: 2016-05-23 15:02

I numeri parlano chiaro

Al momento non è chiaro chi sarà il presidente austriaco: il voto alle urne dà in vantaggio il candidato di estrema destra Hofer con il 51,9% contro il 48,1% dell candidato estremamente ecologista Van der Bellen, ma ci sono ancora i voti spediti per posta, che sono molto più della differenza tra i due. (Poi diciamocelo: perché gli 800.000 voti per posta capovolgano i 144.000 voti di vantaggio, dovrebbero essere divisi 472.000 contro 324.000, cioè 59% contro 41%: improbabile, anche se non così improbabile da essere impossibile).

Repubblica però si spinge a fare raffinate analisi nel suo articolo (backup), spiegando come «Hanno pesato molto, nella crescita nelle urne dell’ultradestra, il tema migranti e la battaglia al Brennero. Nel Tirolo Hofer infatti ha ottenuto il 50,7% dei consensi». Notate nulla di strano?

Ultimo aggiornamento: 2016-05-23 16:23

Chi ha ragione?

BBC: “Fiat shares drop on report of sales ban” (secondo l’articolo, le autorità di controllo tedesche avrebbero trovato un software che dopo 22 minuti toglie il controllo sulle emissioni, e Fiat sarebbe stata “particolarmente poco collaborativa”)
Repubblica: “Le cedole frenano Piazza Affari” (non una parola sulla Fiat)

Ultimo aggiornamento: 2016-05-23 11:46

Strisce pedonali

Stamattina, mentre andavo in ufficio, ho visto tante auto fermarsi alle strisce pedonali per far passare i pedoni. Sono davvero contento.

Ultimo aggiornamento: 2016-05-23 09:09

Odifreddi e Wittgenstein

Ho finalmente letto il numero 1 di MATE (lo recensirò dopo avere letto il numero 2, mai dare un giudizio immediato), dove campeggiava un’intervista a Piergiorgio Odifreddi. Lasciamo perdere il virgolettato a pagina 16 in uno zoom «Abbiamo un premier e una maggioranza di governo mai eletta da nessuno», visto che la parte sulla maggioranza di governo non c’è da nessuna parte nel testo dell’intervista, e limitiamoci alla matematica.
Santino Cundari gli chiede «Eppure Wittengstein nel 1922 sosteneva che ogni qual volta ci proponiamo di quantificare il numero di gocce di pioggia che cadono durante un temporale, l’unica risposta possibile è “molte, molte gocce”. Esiste un numero esatto ma non possiamo conoscerlo?» e Odifreddi risponde «Credo si conosca già», continua dicendo che Wittgenstein si vantava di non studiare nulla di quello che avevano fatto gli altri e quindi alla fine ripeteva quello già detto dai filosofi del passato, e si lancia a spiegare che Archimede aveva calcolato il numero di granelli di sabbia che riempiono l’universo.
Ora io sono una capra in filosofia e ho sempre avuto dei votacci al liceo (dove del resto ci siamo fermati a Kierkegaard, con la scusa che erano miracolosamente uscite di nuovo scienze e fisica). Ma purtroppo o per fortuna con i decenni sono stato esposto almeno a un minimo di filosofia della scienza. Bene, Wittgenstein con quella frase intendeva che per dare una risposta numerica anche se in linea di principio a quella domanda occorre dare una definizione di “goccia” (una molecola d’acqua non è una goccia) e di “temporale” (quando inizia e quando finisce? qual è l’area dove si considera esserci o no il temporale?) Come dice un mio amico filosofo (ciao, Leo!) a cui ho chiesto qualche lume in più, «La questione è: a quali condizioni qualcosa può essere contato? e risponde: deve essere qualcosa di discreto; e deve avere una certa permanenza (deve durare nell’essere)» e Wittgenstein trova «che la cosa non è affatto semplice, appunto». Odifreddi avrebbe potuto tranquillamente rispondere dicendo appunto che basta dare delle definizioni coerenti e il numero è calcolabile, e non ci sarebbe stato nulla di male, almeno per la capra quale io sono: ha voluto invece dare una risposta formalmente corretta (si può trovare un limite superiore al numero di gocce di pioggia) ma assolutamente inutile, un po’ come nella barzelletta del duo che si è perso su un pallone aerostatico, passano vicino a un edificio, chiedono al tipo che li sta guardando dalla finestra “Dove siamo?” e si sentono rispondere “su una mongolfiera”. Il guaio è che così si perpetua l’idea del matematico che pensa solo alla matematica e vede tutto come matematica, il che non mi pare un bel biglietto da visita… ancor più in una rivista che dovrebbe incuriosire sulla matematica.

_In lode della guerra fredda_ (libro)

9788830442047La tesi presentata nell’introduzione di questo libro (Sergio Romano, In lode della guerra fredda : una controstoria , Longanesi 2015, pag. 129, € 16, ISBN 9788830442047) è che la Guerra fredda in fin dei conti non è stata così male almeno per l’Europa. mentre nel resto delmondo ha comunque lasciato le zone di influenza delle superpotenze senza scontri diretti. Nulla contro questa tesi, almeno in linea di principio: però sono rimasto deluso dai tanti brevissimi capitoletti che fanno tanto bignami, e che sono persino meno approfonditi di quello che Romano scriveva decenni orsono, quando era editorialista per La Stampa. Intendiamoci: non pensavo di trovare dei ragionamenti inediti e profondi. Però non pensavo neppure di non trovare nulla che non mi ricordassi già, e non è che io sia poi così esperto di storia contemporanea. Può però darsi che io sia un’eccezione, e molti abbiano delle idee sbagliate rispetto a quanto successe in quei decenni: in fin dei conti, quando ero ragazzo mica le sapevo tutte queste cose. Quindi è possibile che per il lettore tipico (cosa che io non sono assolutamente…) il libro sia interessante.

Marco Pannella

A me Giacinto Pannella detto Marco (che non aveva mai voluto che lo si chiamasse con il nome del prozio prete) non ha mai detto molto. Il problema non erano le sue idee, ovviamente: il mondo è pieno di gente con idee ben diverse dalle mie con le quali non ho problemi a interagire, ed è anche pieno di gente con idee in teoria simili alle mie ma che non sopporto. Il problema è che a me Pannella ha sempre dato l’impressione di essere più interessato all’autopromozione che ai diritti: questi ultimi servivano solo in quanto gli permettevano la prima. Pensate a tutte le reincarnazioni del partito radicale, dove non appena c’era qualcuno che alzava un po’ la testa veniva subito fatto fuori: Grillo non ha inventato proprio nulla. Pensate ai digiuni che andavano avanti a cappuccini molto zuccherati. Pensate alla legge sul divorzio, che notoriamente è di Fortuna e Baslini, mica di Pannella. Pensate a come ha rovinato l’istituto dei referendum. Forse l’unica sua vera azione per i diritti è stata il referendum farlocco sull’aborto (quello della scheda arancione, che lo liberalizzava), che ha spinto la chiesa cattolica a raccogliere in fretta e furia le firme per il controreferendum: ecco, quella è stata probabilmente un’ottima sua mossa strategica non a favore di Pannella Giacinto detto Marco.
(vabbè, qualcuno doveva dirlo, tanto vale che lo faccia io)

Ultimo aggiornamento: 2016-05-19 16:02