Che cos’è un algoritmo? Oramai la metafora classica è ben nota: una ricetta, dove però non si trovano quelle indicazioni “un pizzico”, “q.b.” e simili che fanno imbestialire chi come me non capisce perché i dati nonpossano essere specificate una volta per tutte. In questo libro (Carlo Toffalori, Algoritmi, Il Mulino 2015, pag. 208, € 14, ISBN 9788815254153), però, Toffalori ci porta più avanti, dandoci un assaggio di come gli algoritmi si possano catalogare. La differenza tra le classi P (gli algoritmi che hanno una soluzione in tempo che varia come una specifica potenza della dimensione dei dati in ingresso) e NP (gli algoritmi per cui al momento sappiamo solo dimostrare rapidamente che una soluzione dataci è in effetti corretta, ma per cui al momento il tempo necessario per trovare una soluzione cresce esponenzialmente con la dimensione dei dati) è nota a molti, ma Toffalori aggiunge tante altre classi, creando uno zoo di algoritmi che non si sa ancora classificare in modo unitario. L’unico appunto che posso fare al libro è che sceglie di parlare di algoritmi a livelli molto diversi, perdendo probabilmente parte dei lettori e annoiandone il resto. È inutile: non si può scrivere un testo per tutti.
Archivi annuali: 2016
La pista ciclabile più breve del mondo?
Venerdì mattina mi è capitato di passare per via Pagano, partendo dall’arco della Pace. All’incrocio con via Canova, dove qualche settimana fa hanno terminato i lavori della pista ciclabile del parco Sempione (che resterebbe sulla sinistra rispetto alla foto) mi sono trovato la “pista ciclabile” che ho immortalato con questa foto.
Per dare un’idea, io ero arrivato costeggiando il parco, su un tratto a doppio senso di marcia. Le Grandi Opere hanno creato (non so a quale prezzo) un doppio attraversamento ciclistico, e poi una “pista ciclabile” della lunghezza di circa otto metri, metà dei quali sono giustamente occupati da un attraversamento pedonale. Il fatto stesso che abbiamo messo il cartello di fine pista ciclabile indica che per un futuro non meglio determinato ma presumibilmente lungo non continueranno a fare lavori, il che è una fregatura conserando che via Pagano è stretta, trafficata, ha i binari del tram e i lastroni di pietra. Ma d’altra parte poi proseguirebbe con il pezzo di via Cimarosa che è uno zigzag unico di attraversamenti della carreggiata automobilista e di percorsi di trial larghi un metro al massimo, quindi forse è meglio non ingenerare false speranze ai poveri pedalatori. Però a questo punto non potevano direttamente evitare di creare quegli otto metri? Erano quelli che mancavano per raggiungere l’obiettivo finale?
ISIS e gattini
Uno potrebbe anche capire che un qualche giornale prenda un comunicato mal scritto da un sito nemmeno troppo noto e tiri fuori lo scoop: l’ISIS ha emesso una fatwa contro i gatti. Diciamo che – visto che il Corano tiene in alta considerazione i felini che ci hanno addomesticato – la cosa dovrebbe puzzare un po’, ma lasciamo stare. Quando però, come fa notare il Post, troviamo la stessa notizia pubblicata lo stesso giorno su Repubblica, Corriere e Stampa, e la notizia originale è di una settimana or sono (e la sua ripresa da parte di quell’altro campione di inchieste che è il Daily Mail di cinque giorni fa), allora i casi sono due: o l’italica stampa ha così paura di rimanere indietro che copia immediatamente tutto quello che appare sulla concorrenza, oppure c’è stata una notizia di agenzia al riguardo che è stata ripresa dalle sezioni online di tutti e tre i quotidiani, ciascuno dei quali l’ha poi colorita a modo suo. Quale sarà la risposta corretta?
Ultimo aggiornamento: 2016-10-10 22:12
Se lavori poco, mangi poco
Telecom Italia ha appena disdetto unilateralmente il contratto di lavoro di secondo livello e ha consegnato ai sindacati la sua proposta “che non si può rifiutare” (ha giusto lasciato uno spazio per indicare da che giorno dell’anno prossimo entrerà in vigore. Sì, lo so che è anche un gioco delle parti, ma proprio per quello mi sarei aspettato un insieme di proposte). Non mi ammorbo con tutto quello che intendono tagliare e irrigidire: mi limito a segnalare una chicca che non tocca me. Tra le modifiche richieste, c’è questa. «Buono pasto: riproporzionamento del valore per il personale part-time».
La logica è cristallina. Se tu lavori sei ore anziché otto [*], evidentemente hai bisogno di mangiare di meno. Immagino che il prossimo passo sarà dare a chi fa part-time monitor più piccoli e se sono tecnici on-field automobili a tre cilindri.
[*] se non ricordo male, il buono pasto ce l’hai se fai più di mezza giornata e quindi non puoi tornare a casa a mangiare, quindi non è dato ai part-time a quattro ore il giorno
Ultimo aggiornamento: 2016-10-10 14:44
Opportunity, reloaded
Ricordate questo mio vecchio post di febbraio? Beh, Opportunity ha colpito ancora, dopo mesi di silenzio, segnalandomi che “Your LinkedIn contact Barbara Mayer invites you to Opportunity”. Peccato che (a) io non conosca nessuna Barbara Mayer (da Hong Kong, vieppiù) e che (b) è stata spedita a un indirizzo @tiscalinet.it (io ho indicato l’indirizzo @tiscali.it in LinkedIn). E io mi dovrei fidare di loro?
Per la cronaca, i venti milioni di iscritti non sono più citati, abbiamo solo
«Join millions of professionals from over 190 countries who have been matched over 150 million times with people who can bring them new business opportunities. Get notified each time Opportunity discovers someone who can bring you new sales or employment as well as those around you who share your professional interests.»
Ultimo aggiornamento: 2016-10-09 19:44
Quizzino della domenica: quadrare un rettangolo
Qual è il minor numero di quadrati (di lato intero) che uniti senza nessuna sovrapposizione possono formare un rettangolo 11×13? Nella figura qui sotto c’è una soluzione con otto quadrati, ma si può fare di meglio.
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p213.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Math StackExchange).
_Dire quasi la stessa cosa_ (libro)
Cosa vuol dire tradurre? La domanda è meno peregrina di quanto appaia. Se ci fosse una risposta precisa, non ci sarebbe alcun problema almeno in linea di principio ad avere una traduzione automatica o perlomeno una teoria della traduzione: ma entrambe le cose non esistono. In passato, anche Umberto Eco si era cimentato nel raccontare la sua idea di traduzione, come vista dal punto di vista un po’ di sbieco dato dalla semiotica; in questo libro (Umberto Eco, Dire quasi la stessa cosa : Esperienze di traduzione, Bompiani 2013 [2012], pag. 391, € 12, ISBN 9788845274862) raccoglie il testo di alcune sue conferenze e seminari, rivedendolo per uniformarlo. Come sicuramente immaginate, più che di traduzione si parla di Eco: con l’autoreferenzialitàche gli era solita, scrisse subito che riteneva che gli unici a poter parlare di traduzione sono gli autori che hanno tradotto e inoltre sono stati tradotti, e quindi parla solo di opere sue in un sensoo nell’altro. Una volta accettata questa premessa e il corollario che l’opera è infarcita di citazioni in varie lingue (per fortuna romanze e anglogermaniche…), il testo si fa leggere bene come prosa. Limitandomi io alla prima metà delle caratteristiche richieste – nessuno ha mai tradotto i miei libri, e comunque scrivo saggistica e non letteratura – non sarei titolato a dare un giudizio: ma faccio finta di niente e confermo che i punti trattati da Eco nella prima parte sono quelli che un qualunque traduttore degno di questo nome conosce più o meno esplicitamente: se non avete mai tradotto, capirete finalmente perché più che di traduzione si dovrebbe parlare di negoziazione. Poi il semiologo prende il sopravvento e comincia a parlare di “traduzioni” che traduzioni non sono, essendo più che altro tentativi di rendere in modi e media diversi “quasi la stessa cosa”. Qui mi sono perso, anche perché più che una teoria abbiamo un florilegio di esempi. In definitiva credo che il testo sia più che altro utile a chi non ha mai pensato a cosa sta dietro alla versione tradotta del libro che sta leggendo.
Acqua privata
Stamattina sono andato al superette sotto casa per prendere una confezione di sei bottiglie d’acqua, marchio della catena. (A casa nostra si beve acqua gasata). Ogni bottiglia da un litro e mezzo costa 20 centesimi. Poi mi sono accorto che non avevo le bottigliette d’acqua per i bimbi quando vanno in palestra, e quindi nel pomeriggio ne ho prese sei da mezzo litro. Ogni bottiglia costa 18 centesimi. È abbastanza facile dimostrare che il costo di un litro di quell’acqua è minore o uguale a 2 centesimi, o se preferite a 20 euro il metro cubo: resta ora solo da calcolare quanto bisogna togliere per il maggiore uso di plastica nelle bottiglie grandi, il maggior costo logistico… e naturalmente per le bolle in più.
Ultimo aggiornamento: 2016-10-07 17:51