Archivi annuali: 2016

Ransomware via PEC?

Oggi a pranzo mi è arrivata una mail all’indirizzo dell’ufficio stampa di Wikimedia Italia. Il testo:

From: carssrl (a) gigapec.it
To: press (a) wikimedia.it
Cc:
Date: Fri, 4 Nov 2016 13:09:48 +0100
Subject: Fattura n. 183 del 02/11/2016

Buongiorno,
Vi inviamo in allegato la fattura n. 183 del 02/11/2016 che vi invitiamo a scaricare e registrare, precisando che tale modalita' e' valida ai fini fiscali ai sensi della RM 28/05/97 n. 132/e.

Per aprire la fattura prema sulla scritta blu riportata in cima alla mail.

oltre a un allegato che non tento nemmeno di aprire, ovviamente :-)
Quello che mi preoccupa è che questa è una copia di una PEC, tanto che mi è stata consegnata da Aruba. Per la precisione, l’identificativo del messaggio è opec282.20161104130948.22871.04.1.64@pec.aruba.it. Ho dato una rapida occhiata alle header del messaggio e mi paiono coerenti con un messaggio spedito da una PEC. Si può fare qualcosa al riguardo?

Share’NGo e i suoi utenti

sharengo Quella che vedete qui a fianco è una macchina Share’NGo parcheggiata oggi alle 13:45 in piazza Principessa Clotilde a Milano. Esattamente sopra il passaggio pedonale. (Sì, si vede la targa. Tanto non è un’autovettura privata, quindi la privacy non conta un tubo).

È ben noto a chi abita in una città con un servizio di car sharing che gli utenti spesso lasciano l’auto dove gli pare, con la storia che tanto non gli arriverà mai una multa. Ma il modello di Share’NGo, almeno da quello che mi era parso di capire – non sono iscritto e al volo sul sito ho solo trovato FAQ, mentre questa mia domanda non sembra frequente – nasce anche pensando all’ambiente. Bene, perché non è possibile che nelle condizioni di servizio ci sia la possibilità di multare l’utente a cui evidentemente dell’ambiente non può importare di meno?

(Invio questo post anche a Share’NGo, naturalmente, perché sennò il tutto è inutile)

Aggiornamento: sono passato da piazza Principessa Clotilde alle 17:30 per tornare a casa e l’auto era ancora là. Non che la cosa dica molto, essendo una macchina condivisa…

Ultimo aggiornamento: 2016-11-04 18:03

Trent’anni (e un giorno)

Il 3 novembre 1986 entrai ufficialmente in Cselt in qualità di dipendente Sip distaccato: a quei tempi il centro di ricerca e sviluppo era una scatola vuota, con i dirigenti che tecnicamente erano Stet e operai e impiegati che erano Sip. Sì, c’erano ancora gli operai in Cselt, dato l’approccio “fatto in casa” di tante cose. Sì, c’era un centro di ricerca, a differenza di adesso dove anche la funzione Innovation che comunque ricerca non era è stata falcidiata e falciata. In realtà era da gennaio che mi trovavo lì a fare il lavoro che avrebbe portato alla mia tesi, quindi l’ingresso non è stato poi così drammatico. Di questi trent’anni (e un giorno) ormai più della metà è stata passata a Milano, quindi mi sa che sono bauscia a tutti gli effetti e non più bogianen.

Quello che è drammatico non è che ai tempi pensavo di dover lavorare 40 anni (sì, allora ne bastavano 35 per andare in pensione, ma era chiaro che la cosa non sarebbe stata sostenibile), mentre adesso come minimo mi servono ancora quindici anni. Quello che è drammatico è che non è affatto detto che io riesca ad avere lavoro per altri quindici anni…

Ultimo aggiornamento: 2016-11-04 09:10

Politica in sedicesimo

Vista la situazione del plesso scolastico dove vanno a scuola i gemelli, mi sono inguaiato con le mie stesse mani e mi sono candidato per il consiglio di istituto. L’idea di base era di avere un’unica lista con candidati delle quattro scuole del plesso (due elementari e due medie); ci siamo incontrati martedì mattina per le ultime decisioni e dalla metà di mille che eravamo ci siamo alla fine trovati in dieci (si eleggono otto persone e le liste sono fino a 16 candidati). Mancava la rappresentante di una delle due medie: contattata con Whatsapp, risponde che per motivi personali non intende candidarsi. Amen. Stamattina veniamo poi a scoprire che sembra che si sia fatta una lista per conto proprio: il mio secondo pensiero è stato “poteva tranquillamente dircelo, no?”.

Il primo pensiero è stato però scrivere agli altri “Com’è che mi avete preso in giro quando alla riunione ho chiesto se eravate davvero certi non ci sarebbero state altre liste?”. Gli è che più di trent’anni fa mi era capitata una cosa del genere. Consiglio di facoltà di Matematica: ci sarebbero tre posti per la componente studentesca. Una mia compagna mi dice “sembra che nessuno voglia presentare liste. Sto preparandone una di centro, avresti voglia di candidarti?” In realtà sarei rimasto eventualmente in carica un solo anno (ero già al quarto anno), ma il mio pensiero è stato “beh, meglio avere una persona in più per un anno che nulla”, al che mi sono candidato. Poi improvvisamente sono spuntate la Lista unitaria di sinistra e quella dei Cattolici Popolari (a.k.a. CL)… (Questi ultimi per la cronaca hanno portato le firme autenticate da un notaio e non facendo presentare i proponenti in segreteria, e hanno preso meno voti del numero dei proponenti, ma questa è un’altra storia).

Quella storia non ci aveva particolarmente turbato: tanto per dire, dopo l’assemblea di presentazione delle liste noi e i candidati della lista di sinistra ce ne siamo andati a farci una birra tutti insieme (i Cattolici Popolari no, se ne sono andati subito via dall’aula :-) ). Però ho imparato che per quanto inutile possa essere una carica politica c’è gente che farebbe di tutto pur di infilarcisi. Sono cose importanti da conoscere.

Ultimo aggiornamento: 2016-11-03 11:20

_In viaggio con π_ (libro)

9788891728005La tesi che questo libro (Egidio Battistini, In viaggio con π : Il racconto di un numero tra idee matematiche e vicende umane, Franco Angeli 2016, pag. 381, € 29, ISBN 9788891728005) mi pare tratteggiare è che pi greco (π per gli amici) è una creazione umana. Non si preoccupino tutti i platonisti che mi stanno leggendo: è indubbio che il rapporto tra la lunghezza di una circonferenza e il suo diametro è una costante che esisterebbe anche se non fosse mai nato alcun essere umano, e Battistini lo sa fin troppo bene. Quello che però vuole rimarcare è che l’uso che ne è stato fatto è strettamente legato alle varie civiltà che si sono succedute e a come lo hanno trattato. L’opera è così una storia della matematica – e in parte anche della civiltà – vista usando π come stella polare: per l’appunto il viaggio del titolo. Trovo che questo approccio sia particolarmente adatto per evitare di appiattirsi su altre opere dallo stesso tema, e soprattutto dà molto spazio all’autore per presentare la matematica in modo peculiare, e diverso da quello che si impara a scuola. Naturalmente andando avanti nei secoli alcuni temi rischiano di diventare meno comprensibili, ma è lo scotto che si deve pagare. Ho solo una rimostranza da fare: le virgole tra soggetto e verbo non s’hanno da mettere!

il sito della scuola bucato?

c'è qualcosa che non va Stamattina ero con qualche altro genitore a fare gli ultimi preparativi per le elezioni del consiglio di istituto della scuola dei miei gemelli, quando uno dei genitori dice “guarda, hanno messo giù il sito della scuola per non far trovare le informazioni”. Provo a vedere, e in effetti c’è una schermata tipo di sito parcheggiato (quassù vedete la schermata da pc; qui quella da furbofono). Non ci penso più su fino a stasera, quando mi ricordo che gov.it è un nome a dominio riservato ancora dallo scorso millennio, quando ero giovane e facevo parte della Naming Authority italiana.
A questo punto faccio qualche controllo. La pagina del NIC non indica nulla di strano; il sito gov.it è registrato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, e i DNS indicati sono di Fastweb (che immagino abbia vinto la commessa), come si vede anche qui. Però è indubbio che se uno in questo momento digita http://www.gov.it/ si trova un redirect a http://www.gov.it/cgi-sys/defaultwebpage.cgi
che punta a questa pagina. Questo probabilmente è un bel problema di chi gestisce gov.it, ma in effetti siti come http://www.interno.gov.it/it funzionano tranquillamente, e anche http://www.icslocatelli-quasimodo.gov.it/wp/ che è di un’altra scuola qui vicino è su, ed entrambi i siti sono sotto dns.technorail.com. A questo punto mi sto chiedendo che cosa stia succedendo…

Ultimo aggiornamento: 2016-11-01 21:48

Sto perdendo colpi

Prima che nascessero i gemelli, con Anna ci divertivamo a cercare di indovinare i personaggi raffigurati nelle chiese antiche controllando i simboli disegnati accanto ad essi. Per fare qualche esempio facile, se il santo ha delle chiavi è Pietro, se una spada è Paolo (a meno che non sia sopra un drago, nel qual caso è Giorgio), e così via.
Domenica, non avendo con noi i settenni, siamo andati a vedere san Maurizio al Monastero Maggiore, dove ho scoperto che oltre a Bernardino c’è stata una pletora di Luini pittori, un po’ come i Bernoulli matematici. Già ho fatto una confusione tra Visitazione e Annunciazione, di cui mi vergogno immensamente. Ma a un certo punto ci siamo trovati una lunetta con san Maurizio e san Sigismondo, e io ho detto “beh, Maurizio è quello che ha in mano la chiesa, mi pare ovvio” al che un volontario del Touring mi ha corretto, dicendo che Maurizio era quello di destra. Riguardandolo la cosa era assolutamente ovvia, perché era vestito da militare quale lui era (occhei, non era negher, ma si sa che il politically correct era già di moda nel 1500). Per la cronaca, ho poi scoperto su Wikipedia che Sigismondo avrebbe fatto costruire il monastero dedicato a San Maurizio dove secondo la tradizione la legione Tebea era stata massacrata; ergo aveva più senso fosse lui ad avere la chiesa in mano e non il santo eponimo.
Già che c’eravamo, abbiamo chiesto come distinguere sant’Ambrogio da san Gregorio Magno nella lunetta precedente, e anche qui la risposta col senno di poi era ovvia: Gregorio in qualità di papa era vestito di bianco. Insomma, bocciato in iconografia cattolica :-(

Ora mi tocca (quasi) difendere Raggi

aska-raggi Stamattina (ma forse avevano già cominciato ieri sera) mi sono trovato gente che commentava su Facebook questo tweet: «Virginia Raggi: “Domani scuole chiuse a Roma dopo la scossa” (ma erano già chiuse per il ponte)» berciando che le scuole erano già chiuse per il ponte e che la sindaca si svegliasse.

Bene. Il calendario scolastico è fissato su base regionale. Qui trovate l’orario per il Lazio, dove come potete notare non v’è traccia di una festività il 31 ottobre. Del resto, sono alcuni anni che i singoli istituti possono scegliere autonomamente di fare vacanza alcuni giorni, come specificato in questa nota del MIUR: «Le istituzioni scolastiche autonome possono, sulla base del calendario scolastico della propria Regione, deliberare di anticipare o posticipare la data di inizio delle lezioni o di individuare altri giorni di sospensione delle attività didattiche garantendo, comunque, l’effettuazione di almeno 200 giorni di lezione.» Ciò significa che probabilmente moltissime scuole hanno fatto il ponte, ma non è dato di sapere se sono state tutte (in altre regioni so di scuole aperte oggi), e quindi giustamente Raggi ha dovuto emettere un’ordinanza.

Il punto però è che quel tweet non è stato scritto dal solito webete, ma da Askanews che è un’agenzia di stampa. Ora, è vero che leggendo il post relativo, che ha come titolo «Raggi: “Domani scuole chiuse a Roma dopo la scossa” (in maggioranza Istituti già prevista chiusura per il ponte)», in fondo al testo troviamo scritto «Nella maggioranza delle scuole della Capitale (non in tutte), pubbliche e parificate, era già stata decisa da tempo la chiusura per il ponte. Pertanto la misura decisa dalla sindaca avrà un impatto limitato sulle famiglie e sui ragazzi.» (il grassetto è loro) e quindi si può immaginare che l’informazione fosse neutrale. Ma vivaddio, sul tweet hai poco spazio, devi metterti ad aggiungere un inciso che tra l’altro è anche sbagliato? Come minimo è un concorso di colpa, tanto più grave se fatto da parte di chi sulle notizie ci lavora.

Ultimo aggiornamento: 2016-10-31 18:05