Archivio mensile:Febbraio 2016

Blackout BikeMi

Premessa: martedì pomeriggio ho beccato con la mia bici una buca in piazza Oberdan (buca attaccata ai binari dismessi da cinquant’anni, tanto per dire come le cose sono fatte bene). Per una volta non ho rotto nessun raggio, anche perché l’anno scorso mi ero rotto e avevo cambiato ruota prendendone una con i raggi seri: però la ruota si è un po’ svirgolata e quindi ieri pomeriggio ho lasciato la bici dal ciclista. Tanto ho il BikeMi, ho pensato.

Stamattina lascio i bimbi a scuola. Vedo che la stazione di Maciachini non ha bici, dico “vabbè, vado verso Stelvio/Farini e la prendo là”. Arrivo, le bici ci sono ma la stazione è fuori servizio. Proseguo allora verso Lagosta: arrivo, le bici ci sono ma la stazione è fuori servizio. Continuo la mia camminata a buon passo verso Gioia: una delle due stazioni era addirittura spenta, mentre attraverso la strada uno mi chiede se quella da cui ero appena passato funzionava, perché l’altra era scassata. Arrivo a San Gioachimo, e c’è un addetto della ClearChannel che mi dice che c’è stato un blocco in tutta Milano. Il tipo aveva sbloccato la stazione, mi ha fatto prendere una bici e si è segnato il numero.

Certo che sono stato sfigato…

Ultimo aggiornamento: 2016-02-25 10:02

Fedeltà

È ovvio che la cancellazione dell’obbligo di fedeltà dalla legge sulle unioni civili è solo un modo per farli sembrare il meno possibile un matrimonio: all’atto pratico non cambierà nulla.
Quello che non è ovvio è perché Renzi si debba prostituire davanti ad Alfano per questo. L’avrei capito se non avesse ceduto sui punti davvero importanti e quindi dovesse dargli un contentino, ma così non ha senso.

Ultimo aggiornamento: 2016-02-25 09:51

Petaloso

Immagino che conosciate già tutti quanto l’insegnante Margherita Aurora ha scritto ieri, sulla risposta – scritta con una lettera cartacea! – alla proposta di un suo allievo di aggiungere al vocabolario della lingua italiana la parola “petaloso”. Tanto per dire, la notizia è approdata persino sul Corriere e sulla Stampa. Vorrei però sfruttare questa notizia per fare notare come la Crusca, usando parole semplici, abbia spiegato un concetto che a chi lavora su Wikipedia è ben noto ma a chi vi si approccia per la prima volta a scrivere qualcosa spesso non lo è: quello di enciclopedicità.

La risposta della Crusca parte dalla constatazione niente affatto ovvia a priori che “petaloso”, nel senso di “con tanti petali”, è una parola ben formata: il suffisso -oso è infatti parecchio usato in italiano anche al giorno d’oggi. Chi ha almeno la mia età si ricorderà sicuramente della campagna pubblicitaria per il lancio della Fiat Uno, disegnata da Forattini, e che era basata su parole in -osa: “sciccosa” e “scattosa” sono attestate dal vocabolario, “comodosa” e “risparmiosa” no, ma tutti capivano il significato. Dal punto di vista della comunicazione, insomma, non ci sono problemi. Però c’è un secondo punto da tenere in conto: la lettera continua infatti spiegando che «Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano». Anche se – come ho scritto sopra – possiamo dare per scontato il secondo punto, resta sempre il primo: perché una parola entri a far parte della lingua italiana al punto di entrare in un dizionario deve essere usata da tanti. Ecco messo in pratica il concetto di enciclopedicità. Allo stato delle cose, “petaloso” è l’equivalente di ciò che su Wikipedia definiamo ricerca originale: qualcosa su cui non diamo un giudizio di valore positivo o negativo, anche perché tipicamente non avremo i mezzi per farlo, ma che non possiamo accettare proprio perché nessuno l’ha ancora dato. Un vocabolario non è una fonte normativa, ma raccoglie e racconta l’uso delle parole di una lingua; un’enciclopedia, o perlomeno Wikipedia, non è un coacervo indiscriminato di informazioni ma fa da fonte secondaria se non addirittura terziaria raccoglie e spiega quanto altri hanno già preparato ed è stato accolto dagli studiosi. Proprio come Euclide rispose a Tolomeo che non esiste una via regia per la geometria, non esiste neppure una via regia per fare entrare una parola in un vocabolario o una voce su Wikipedia: questo non toglie nulla alla creatività di chi se ne è uscito con quella parola, ma è una conseguenza del fatto che siamo così tanti che spesso il successo è puramente questione di fortuna. Petaloso ce la farà a diventare una parola codificata nei dizionari? Chi lo sa!

Ultimo aggiornamento: 2016-02-24 12:40

Dare il buon esempio

Stamattina alle 8:30 due moto della polizia locale – la targa di una era YA1408, non sono riuscito a prendere quella della seconda – si sono fatte tutta la pista ciclabile di viale Marche da piazzale Maciachini almeno a viale Zara.

Stavano sicuramente andando a reprimere un reato commesso da qualche parte, immaginerete voi. Mah. Non avevano sirene spiegate, e non stavano nemmeno andando troppo veloci, nemmeno rispetto a me che stavo arrancando con una bicicletta di BikeMi. Semplicemente, loro Potevano.

Almeno ho imparato una cosa: è inutile prendersela con gli stronzi in moto che se ne strafregano della pista ciclabile. Quella gentaglia ha un esempio sicuramente valido.

Ultimo aggiornamento: 2016-02-25 11:02

Caro “cresceresognare”…

Se proprio pensi di spammare il tuo blog mettendo qua commenti con un semplice testo come ‘Grazie di cuore’ e un referrer a un tuo post, sappi che puoi fregare Akismet, ma anche se io non fossi una Brutta Persona™ malfidata il solo vedere come indirizzo email Schamberger74808@gmail.com mi fa immediatamente etichettare il post come spam… e a questo punto Akismet si rimette a fare il tuo lavoro.

Ultimo aggiornamento: 2016-02-23 09:56

Anche academia.edu ci è cascata

È possibile che ci sia qualche mio articolo (immagino sul riconoscimento della voce, vi lascio immaginare quanto vecchi possano essere) su academia.edu. Bene, mi è appena arrivato un messaggio dal titolo Someone just searched for you on Google… e testo

Hi Maurizio,
Someone just searched for you on Google and found your page on Academia.edu.
To see what city they came from and what paper they viewed, follow the link below:
(link ad academia.edu)
Thanks, The Academia.edu Team
P.S. A recent study found that papers uploaded to Academia.edu receive an 69% boost in citations over 5 years. See the study and data here (link ad academia.edu).

Ma questi click-baiting funzionano davvero?

Ultimo aggiornamento: 2016-02-22 12:33

“traduzioni”

Sabato ho accompagnato i gemelli a uno spettacolo teatrale che si teneva presso una biblioteca di zona, qui a Milano. Visto che i genitori non erano ammessi allo spettacolo, avevo un’ora di buco: essendo in una biblioteca, sono andato a vedere cosa avevano di bello nelle sezioni Dewey 50x e 51x. Ho visto l’edizione rilegata di un libro, pubblicato tre anni da da un grande editore italiano, che mi ero sempre ripromesso di leggere prima o poi: l’ho preso dallo scaffale, mi sono seduto e ho iniziato a leggerlo.

Ora, se a pagina 42 leggo «il filosofo Daniel C. Dennett dell’Università Tufts» posso immaginare che il traduttore voglia italianizzare l’italianizzabile, e pensi all’Università Bocconi. È una scelta stilistica che non mi piace – io avrei scritto “della Tutfs University” – ma è appunto una scelta stilistica. Se a pagina 52 leggo «Stupisce anche che Karl Popper, l’illustre epistemologo,» inizio a pensare che forse il traduttore da ragazzo ha dovuto fare troppe traduzioni dal latino e non si è accorto che in italiano corrente si dice “stupisce anche che l’illustre epistemologo Karl Popper”, senza usare il costrutto inglese. Ma se a pagina 24 leggo che Piccard, sceso col suo batiscafo in fondo alla fossa delle Marianne, vide una specie sconosciuta di piccoli gamberi, che non sembravano affatto preoccupati della pressione di «oltre una tonnellata per centimetro quadrato provocata dal sommergibile»; e se nella pagina successiva leggo, a proposito di «quanti tipi di esseri viventi abitano la Terra», che le stime vanno tra i 5 e i 100 milioni di specie, «anche se è più plausibile optare tra i cinque e i dieci milioni di esseri viventi», posso solo pensare a una cosa. Parafrasando Petrolini, non ce l’ho con il traduttore, ma con chi l’ha lasciato tradurre (e non ha evidentemente revisionato il testo per accorgersi di siffatte cantonate).

Per la cronaca: mi sono preso l’edizione originale inglese del libro, che scrive rispettivamente sui gamberi «that did not seem to be bothered by the ambient pressure of some 17,000 pounds per square inch.» e sul numero di specie «Generally, estimates range from 5 million to about 100 million different species, although a figure of 5 to 10 million is considered probable.»; e nell’edizione in paperback della versione italiana del libro qualche anima pia ha corretto la prima frase dicendo che i gamberi «non sembravano affatto preoccupati della pressione idrostatica di oltre una tonnellata per centimetro quadrato».

Umberto Eco

Per quelli della mia generazione Umberto Eco era un po’ come – absit iniuria verbis – Mike Bongiorno: una presenza continua in sottofondo, tanto che ritenevamo impossibile riuscire anche solo a pensare un mondo senza di loro.
Eco aveva una cultura incredibile, e io ho sempre considerato il suo inventarsi come romanziere come un divertissement: di strepitoso successo, ma comunque un modo per far vedere come era bravo. Da questo punto di vista, forse i Diari Minimi e le Bustine di Minerva lo dimostrano ancora di più. Come scrive il Post,

Eco voleva specializzarsi in tutte le discipline del sapere o almeno nel maggior numero possibile, non avendo paura di esprimersi sulla cultura in ogni sua forma, dalla televisione, al fumetto, dalla filosofia medievale alla letteratura contemporanea, dalle canzoni alla semiotica alla politica.

Io non ho letto chissà quanta roba di Eco, almeno per quanto riguarda la narrativa: a Il nome della rosa ci sono arrivato anni dopo la pubblicazione, poi ho saltato quasi tutto il resto della sua produzione di narrativa con un’unica eccezione. Mi è piaciuto davvero tanto La misteriosa fiamma della regina Loana, un’opera probabilmente minore e volutamente minore, visto che i veri protagonisti sono i fumetti tra le due guerre mondiali. E dite nulla.

Ma c’è un ma. Non è vero che Eco si volesse specializzare nel maggior numero di discipline possibili, e questo dovrebbe essere chiaro a tutti. No, non sto pensando alle sue invettive contro Internet, anche perché ne ho già parlato a iosa l’anno scorso. Diciamo che per quanto mi riguarda la sua analisi era ottima, ma le conclusioni no. (Ah, a proposito: lo sapevate che l’avevamo intervistato per Wikinews?) Il suo era il punto di vista dell’intellettuale che comprende perfettamente che la legge di Sturgeon è ottimista, ma non ha nessun interesse a fare in modo che le cose cambino – a meno naturalmente che non si considerino tutte le enciclopedie multimediali da lui firmate.

Il fatto è che Eco ha sempre snobbato tutta la parte della cultura scientifica. Non sto parlando della téchne: come accennavo sopra, quella per lui era un semplice strumento che usava tranquillamente, seppur con le sue idee. È proprio il resto che per lui non esisteva: in questo senso Eco è stato davvero l’ultimo crociano, con l’aggravante che proprio per la sua sterminata cultura umanistica in senso lato è stato la persona che da solo ha fatto più male di tutti all’idea che esista un’unica cultura. (No, chi parla delle due culture lo fa di solito per metterle in un ordine gerarchico. Non lasciatevi abbindolare). Ecco, questo non glielo potrò mai perdonare.

(p.s.: e se questo necrologio non vi piace, potete sempre andare da Leonardo che come ovvio prende le cose da un lato completamente diverso)

Ultimo aggiornamento: 2016-02-20 22:10