Archivi annuali: 2015

primarie, tristi e solitarie

Credo di aver votato solo due volte alle primarie del centrosinistra: nelle primissime (quelle con Mastella e Scalfarotto…) e in quelle del 2011 per decidere il candidato sindaco per Milano. Ho smesso perché mi sono sempre più sembrate una presa in giro.
Ora leggo che Sergio Cofferati non l’ha presa esattamente bene per la vittoria ligure di Raffaella Paita, denunciando molte stranezze sui risultati nelle province di Savona e della Spezia. Io non conosco certo bene la situazione ligure: posso dire che tra i miei conoscenti genovesi il commento tipico era stato “Cofferati fa schifo, ma Paita è molto peggio” (Tovo: non pervenuto, il che la dice lunga su come ci si possa candidare). I bolognesi naturalmente dicevano peste e corna di Cofferati, che hanno conosciuto in qualità di sindaco, ma quella è un’altra storia: per i genovesi (del capoluogo e dintorni) il punto è che conoscevano l’opera di Paita in qualità di assessore regionale alla protezione civile.
Evito accuratamente di entrare nella diatriba sulle due correnti PD che spingevano ciascuna il proprio candidato e tocco solo tangenzialmente le storie di brogli con gli extracomunitari cui sarebbero stati dati i du’euri per votare (siamo seri: vabbè che siamo in Liguria e quindi col braccino corto, ma avrebbero dovuto dare almeno cinque euro perché rimanesse loro qualcosa. Altrimenti perché avrebbero dovuto alzare le chiappe?) Il punto è che le primarie possono avere senso con numeri davvero grandi di partecipanti, per ridurre il peso dei brogli; e comunque secondo me non ce l’avrebbero comunque, e sarebbe molto più logico che se proprio s’hanno da fare siano indette tra chi è iscritto ai partiti e non lasciate libere a chiunque passi di lì quel giorno. Un partito che non ha il coraggio di scegliere per conto proprio il rappresentante che vorrebbe per il governo di un ente locale abdica al proprio ruolo politico. Perché mai dovremmo votarlo, allora?

Ultimo aggiornamento: 2015-01-12 13:00

Quizzino della domenica: lettere

Ho diviso l’alfabeto maiuscolo (scritto in Arial Rounded MT Bold) in due parti: la prima comprende le lettere AEFHKTXY, la seconda tutte le altre. Riuscite a scoprire la regola che ho usato?
q160a

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p160.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema originale)

Ultimo aggiornamento: 2015-02-08 20:05

_Winning Solutions_ (libro)

[copertina]Le gare di matematica, quando si arriva a livello universitario o comunque alla fine delle superiori, sono un massacro. Peggio ancora: per risolvere quei problemi occorre conoscere una serie di minuzie che non hanno molto a che are con quello che si studia a scuola. Fin qua non c’è nulla di male: ciascuno ha il diritto di divertirsi come vuole, finché non fa male agli altri. Io mi diverto (anche) così, e quindi ogni tanto cerco qualche libro che mi insegni nuovi trucchi. In questo caso (Edward Lozansky e Cecil Rousseau, Winning Solutions, Springer 1996, pag. 260, $89.99, ISBN 9780387947433) però il risultato mi pare deludente. Il punto non è che io mi sia perso nel capitolo sulla combinatorica: questo mi succede praticamente sempre, perché non sono poi così bravo e sicuramente non mi impegno abbastanza. Il problema è che mi pare che questo libro non sia né carne né pesce. Sembrerebbe in effetti che ci sia un fil rouge all’interno dei capitli, ma io non sono riuscito a seguirlo, a differenza per esempio di The Art and Craft of Problem Solving di Paul Zeitz. Risulta migliore la parte di esercizi proposti alla fine dei singoli paragrafi, che è accompagnata alla fine del testo da molti hint: ma a questo punto sarebbe stato meglio rivedere del tutto l’impostazione del libro e inserire la parte esplicatoria come note a lato degli esercizio. In definitiva, un bah.

Ultimo aggiornamento: 2015-01-10 22:17

R.I.P. PostaCertificat@

Come si poteva leggere per esempio su Repubblica, il 17 dicembre scorso l’Agenzia Digitale Italiana ha deciso che il servizio – grande invenzione del grande ex-ministro Renato Brunetta – «sarà progressivamente sospeso per far convergere tutte le comunicazioni di posta certificata su sistemi di PEC standard» (che poi lo standard è solo italiano, ma lasciamo perdere). Con i rapidi tempi dell’italica burocrazia, ieri mattina sulla mia casella di posta certificata è arrivato l’annuncio (e c’è chi come xlthlx non l’ha ancora ricevuto).

Ebbene sì, ho (avevo) una casella di Posta Certificata. In questi anni ho ricevuto quattro messaggi: tre dell’INPS che mi segnalava quanto avevo versato di contributi per il riscatto degli anni di laurea e questo avviso. Insomma, una grande utilità, e posso capire che i costi di gestione di un sistema non standard non valessero la pena. Però c’è qualcosa che non mi torna. Nella penultima riga dell’annuncio trovo scritto (grassetto mio) «Dal 18 marzo 2015, tutti gli utenti CEC-PAC potranno richiedere una casella PEC, gratuita per un anno, inviando un’e-mail all’indirizzo richiestapec@agid.gov.it.» Lasciamo perdere che «Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 maggio 2009 stabilisce che il “Dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e per l’innovazione tecnologica” (di seguito DDI), assegni a titolo non oneroso, a ogni Cittadino che ne faccia richiesta, un indirizzo di Posta Elettronica Certificata da utilizzare per tutte le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione.» (grassetto sempre mio). Il punto è che io posso immaginare che mi costi inviare comunicazioni, ma perché mai dovrei pagare per avere il diritto di riceverle? vorrà dire che ricomincerò a passare in posta a ritirare le raccomandate, per la gioia del bilancio statale…

Ultimo aggiornamento: 2015-01-09 13:53

Hanno vinto

“Sì, ma quelli di Charlie Hebdo se la sono cercata”. L’hanno detto dei miei colleghi, l’ha scritto il direttore della sezione europea del Financial Times. Ecco. I due attentatori hanno vinto. Non tanto per avere ammazzato quella gente, ma per avere convinto tanta, troppa gente che bisogna essere “responsabili” ed evitare di provocare.
Tanto per essere chiari, io non comprerei mai Charlie Hebdo, perché trovo volgare buona parte della loro satira. Mi arrabbierei anche se – fuori da questo momento particolare – qualcuno mi sbattesse davanti certe loro vignette; però riconosco il loro pieno diritto di essere in edicola a essere acquistato degli interessati.

E già che ci siamo, non capisco nemmeno perché dovremmo mai chiedere ai “musulmani moderati” di dissociarsi. Un conto sono le figure istituzionali e sociali, perché loro sono un simbolo e i simboli contano. Ma non glielo vado mica a chiedere al poliziotto Ahmed Merabet, né al correttore di bozze Mustapha Ourrad, anche perché non potrò farlo. Ma non lo vado nemmeno a chiedere al mio amico Yagoub, perché so benissimo che la sua idea dell’Islam non contempla per nulla l’omicidio. Proviamo a ricominciare da qui?

Ultimo aggiornamento: 2015-01-08 16:17

processi mentali a compartimenti stagni

Ogni settimana (se ci ricordiamo di portarli a scuola…) i miei bimbi prendono un libro della bibliotechina di classe. Il giorno deputato per Jacopo è martedì, quello di Cecilia giovedì. Il libro si mette in una sacchetta di cotone, con etichetta colorata e nome del bimbo.
Tra feste e vacanze di Natale, era quasi un mese che non riportavamo i libri: ieri sera ho pertanto preso il libro e la sacchetta, li ho messi nella mia borsa e stamattina li ho portati all’asilo. Quando sono arrivato, mi è venuto in mente che il libro era effettivamente quello di Cecilia, ma la sacchetta era quella di Jacopo.
Che è successo? Con ogni probabilità, ho dovuto attivare una certa zona del cervello per ricordare qual era il libro di Cecilia; ma ho preso la sacchetta muovendomi di default e “pensando” che ieri era era il primo giorno della settimana, quindi quello per Jacopo.
O più semplicemente sto diventando ancora più fuso del solito.

Ultimo aggiornamento: 2015-01-08 11:05

Charlie Hebdo

[copertina]

copertina di Charlie Hebdo del 3 novembre 2011, da Wikimedia Commons – https://en.wikipedia.org/wiki/File:Charliehebdo.jpg

Ultimo aggiornamento: 2015-01-07 15:46

_Regine d’Ebano_ (libro)

No, non è che il mio giudizio su questo libro (Paolo Pobbiati, Regine d’Ebano, Ilmiolibro 2014, pag. 352, € 5,99, ISBN 9788891080790) sia stato influenzato dal banale fatto che uno dei personaggi sia liberamente (ma esplicitamente…) ispirato a un matematto di vostra conoscenza. Il punto è che il racconto – anzi, i due racconti, uno storico ambientato alla fine del Settecento in Etiopia e uno di fantasia contemporaneo, che si intrecciano tra loro – è davvero coinvolgente. Pobbiati in Etiopia c’è stato e anche a lungo, e lo si vede bene nelle descrizioni; a prima vista si può pensare che la storia segua le linee dei romanzi di Dan Brown, ma la grande differenza sta nel contesto. Il mondo odierno non è un semplice palcoscenico dove rappresentare le avventure dei protagonisti, ma è davvero reale. Chissà, forse la “clavicola” tanto cercata e di cui si narra nelle cronache dell’epoca esiste davvero… chi lo può sapere? Chi vuole saperne di più può poi leggere il sito dedicato.
Una lettura davvero appassionante per chi ama i romanzi d’avventura.

Ultimo aggiornamento: 2015-01-06 18:40