Credo di aver votato solo due volte alle primarie del centrosinistra: nelle primissime (quelle con Mastella e Scalfarotto…) e in quelle del 2011 per decidere il candidato sindaco per Milano. Ho smesso perché mi sono sempre più sembrate una presa in giro.
Ora leggo che Sergio Cofferati non l’ha presa esattamente bene per la vittoria ligure di Raffaella Paita, denunciando molte stranezze sui risultati nelle province di Savona e della Spezia. Io non conosco certo bene la situazione ligure: posso dire che tra i miei conoscenti genovesi il commento tipico era stato “Cofferati fa schifo, ma Paita è molto peggio” (Tovo: non pervenuto, il che la dice lunga su come ci si possa candidare). I bolognesi naturalmente dicevano peste e corna di Cofferati, che hanno conosciuto in qualità di sindaco, ma quella è un’altra storia: per i genovesi (del capoluogo e dintorni) il punto è che conoscevano l’opera di Paita in qualità di assessore regionale alla protezione civile.
Evito accuratamente di entrare nella diatriba sulle due correnti PD che spingevano ciascuna il proprio candidato e tocco solo tangenzialmente le storie di brogli con gli extracomunitari cui sarebbero stati dati i du’euri per votare (siamo seri: vabbè che siamo in Liguria e quindi col braccino corto, ma avrebbero dovuto dare almeno cinque euro perché rimanesse loro qualcosa. Altrimenti perché avrebbero dovuto alzare le chiappe?) Il punto è che le primarie possono avere senso con numeri davvero grandi di partecipanti, per ridurre il peso dei brogli; e comunque secondo me non ce l’avrebbero comunque, e sarebbe molto più logico che se proprio s’hanno da fare siano indette tra chi è iscritto ai partiti e non lasciate libere a chiunque passi di lì quel giorno. Un partito che non ha il coraggio di scegliere per conto proprio il rappresentante che vorrebbe per il governo di un ente locale abdica al proprio ruolo politico. Perché mai dovremmo votarlo, allora?
Ultimo aggiornamento: 2015-01-12 13:00