R.I.P. PostaCertificat@

Come si poteva leggere per esempio su Repubblica, il 17 dicembre scorso l’Agenzia Digitale Italiana ha deciso che il servizio – grande invenzione del grande ex-ministro Renato Brunetta – «sarà progressivamente sospeso per far convergere tutte le comunicazioni di posta certificata su sistemi di PEC standard» (che poi lo standard è solo italiano, ma lasciamo perdere). Con i rapidi tempi dell’italica burocrazia, ieri mattina sulla mia casella di posta certificata è arrivato l’annuncio (e c’è chi come xlthlx non l’ha ancora ricevuto).

Ebbene sì, ho (avevo) una casella di Posta Certificata. In questi anni ho ricevuto quattro messaggi: tre dell’INPS che mi segnalava quanto avevo versato di contributi per il riscatto degli anni di laurea e questo avviso. Insomma, una grande utilità, e posso capire che i costi di gestione di un sistema non standard non valessero la pena. Però c’è qualcosa che non mi torna. Nella penultima riga dell’annuncio trovo scritto (grassetto mio) «Dal 18 marzo 2015, tutti gli utenti CEC-PAC potranno richiedere una casella PEC, gratuita per un anno, inviando un’e-mail all’indirizzo richiestapec@agid.gov.it.» Lasciamo perdere che «Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 maggio 2009 stabilisce che il “Dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e per l’innovazione tecnologica” (di seguito DDI), assegni a titolo non oneroso, a ogni Cittadino che ne faccia richiesta, un indirizzo di Posta Elettronica Certificata da utilizzare per tutte le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione.» (grassetto sempre mio). Il punto è che io posso immaginare che mi costi inviare comunicazioni, ma perché mai dovrei pagare per avere il diritto di riceverle? vorrà dire che ricomincerò a passare in posta a ritirare le raccomandate, per la gioia del bilancio statale…

Ultimo aggiornamento: 2015-01-09 13:53

9 pensieri su “R.I.P. PostaCertificat@

  1. Daniele

    Alcune precisazioni:

    Questa volta ti rispondo da addetto ai lavori (come giurista, non come tecnico):

    Diciamo che occorre distinguere bene la PEC dalla CEC-PAC.

    1) la PEC è uno strumento acquisibile a pagamento presso privati accreditati, in regime di mercato (p. es io ne ho una di Aruba), per cui non è che “paghi per ricevere”; paghi per avere una casella di posta certificata con cui ciò che invii ha valore di raccomandata e nella quale, se ricevi una PEC, ha valore ugualmente di raccomandata con ricevuta di ritorno (mentre si può inviare una PEC da casella PEC ad una casella mail normale, e in tal caso ha valore di raccomandata senza ricevuta di ritorno). Comunque il nucleo della questione è che la PEC “standard” è qualcosa che si acquisisce presso gestori privati a pagamento, è così da quando è stata istituita nel 2005 e continuerà ad essere così.

    2) Il decreto del 6 maggio 2009 stabiliva che il governo avrebbe dovuto fornire una casella mail certificata ai cittadini che ne avessero fatto richiesta.

    3) Per non “turbare” il fatto che la pec ha i suoi gestori privati, le caselle che forniva il governo gratuitamente (tramite Poste Italiane) avevano un valore limitato: potevano essere usate con valore di raccomandata solo per i rapporti cittadino-PA (mentre una normale PEC standard “privata” ovviamente può essere usata in luogo di qualunque raccomandata, anche tra privati). Questa “pec limitata” veniva chiamata tecnicamente “CEC-PAC” (“comunicazione elettronica certificata tra PA e cittadino). è importante sottolineare quindi che la CEC-PAC non è una PEC a tutti gli effetti.

    4) La CEC-PAC è stata un flop per le ragioni che noti anche tu. Però rimane il decreto che obbliga il governo a dare una casella PEC gratuita ai cittadini.

    6) Allora che si è fatto? “Dal 18 marzo 2015, tutti gli utenti CEC-PAC potranno richiedere una casella PEC, gratuita per un anno”: Quindi, per ottemperare al decreto del 2009, ma smantellare il sistema CEC-PAC, ora chi aveva la CEC-PAC può chiedere una casella PEC “normale” (quindi senza il limite ai rapporti con la PA), però gratis solo per un anno. Il rinnovo poi immagino che andrà pagato.

    Questa è la situazione.

    Tu chiedi “Perchè dovrei pagare per ricevere”?
    Alla luce di ciò che ho scritto sopra, la PEC normale “privata” è sempre stata a pagamento, e non deve essere vista in relazione alla PA: si acquista un servizio, che consiste nell’avere una casella PEC, che consente di inviare e di ricevere delle raccomandate per mail, a chiunque.
    Quindi non mi è chiarissimo il senso della tua domanda. Non è che si paga “per ricevere” o “per inviare”. DI regola si paga un servizio a un gestore privato per avere una casella PEC con cui si invia e si riceve, esattamente come quando, prima dell’avvento delle mail gratuite, si pagava per avere una comune casella mail…

    Poi, sulla bontà di tutto questo sistema, è un altro discorso, io mi sono limitato ad illustrarti tecnicamente la situazione.

  2. .mau. Autore articolo

    Hai ragione, mi sono spiegato male.
    Non ho nessuna obiezione di principio nel concetto di PEC a pagamento per inviare posta elettronica certificata tra privati. Non capisco però perché per ricevere comunicazioni ufficiali dalla pubblica amministrazione io debba pagare, mentre posso immaginare che per inviare comunicazioni ufficiali dalla pubblica amministrazione io possa dover pagare (in fin dei conti se io mando una raccomandata cartacea pago).
    Partendo dalla tua considerazione, in realtà non ha nemmeno senso che AGID (quindi lo Stato) mi paghi per un anno il servizio generico PEC, perché sta facendo concorrenza ai privati. Non trovi?

    1. Daniele

      Non colgo qualcosa. Non mi è chiara la tua differenziazione tra il “pagare per ricevere” e il “pagare per inviare”. Si paga per avere una casella PEC, con la quale si riceve e si invia.
      Poi non capisco un’altra cosa: in nessun caso il comune cittadino è obbligato ad avere una casella PEC (mentre lo sono i professionisti e le imprese), al momento. Quindi non esiste neanche in questo senso un dover “pagare per ricevere”. Se non ho una casella PEC, l’amministrazione è tenuta ad inviarmi raccomandate normali, oppure può inviarmi mail certificate dalla sua PEC alla mia casella normale, che hanno valore di raccomandate senza avviso di ricevimento (e quindi lo può fare solo in casi limitati, non p. es. per le notifiche). Se pago, è per mia scelta, perché voglio una casella PEC perché ho deciso che mi fa più comodo ricevere PEC che ricevere raccomandate cartacee. Sono io che decido se pagare, e se pago non è “per ricevere” ma per “avere una casella” con cui invio e ricevo…
      (invece, sul fatto che AGID mi paghi per un anno la casella pec, lo vedo semplicemente come un incentivo alla diffusione delle pec, ma piuttosto maldestro)

      1. .mau. Autore articolo

        manfatti avevo scritto che non vedo la ragione perché io abbia una PEC, e quindi lo Stato spenderà i soldi della raccomandata che mi dovrà spedire in forma cartacea. Non sarà un vantaggio per me, ma non lo è neppure per lo Stato…

        1. Bubbo Bubboni

          Se non fossimo in un regime liberista lo Stato fornirebbe un servizio e basta. Lo scrive in una legge, la burocrazia lo implemente e via. I cittadini lo pagherebbero in base alla Costituzione e tutti sarebbero contenti o scontenti a seconda della propria visione politica ed economica.

          Invece siamo in un regime liberista. Quindi lo Stato deve tutelare che esista un Mercato, poi deve imporre come è abituato a fare ma senza imporre troppo altrimenti azzera il Mercato e poi deve anche spostare i costi dai servizi che non deve assolutamente erogare ad “altro” (in ordine di priorità). Pertanto cose come SISTRI, la PEC o, peggio, il PIN unico diventano un intrico privo di senso, salvo quello di rispettare i sacri dogmi del liberismo. (Daniele ha ragione su tutto. Da evidenziare anche gli obblighi senza sanzioni e le proroghe che bastonano chi ha provveduto nei termini).

          Di buono c’è che, a differenza di quanto mi pare sostieni, esiste una simpatica coincidenza tra cittadini paganti e Stato riallocante ricchezza.

          1. mestesso

            No, sbagli. La Posta Universale è un servizio che uno Stato deve dare, ma non a titolo gratuito. Non confondere “servizio pubblico” con “gratuito”. Non vedo quindi per quale motivo (se si facesse confluire la PEC come servizio universale) non debba essere fatta pagare.

            Quello che lo stato non fa e dovrebbe fare è fare in modo che la PEC diventi una piattaforma abilitante: io stato obbligo me stesso ad utilizzare la PEC, e così facendo incentivo terzi a farlo, facendo guadagnare tutti in termini di efficienza (maggiore rapidità delle comunicazioni inter-distrettuali) ed economicità (dato un numero sufficientemente grande di PEC scambiate, il costo unitario diventa inferiore al cartaceo).

          2. Bubbo Bubboni

            @mestesso: Non confondo mai “pubblico” con “gratuito” perché sono un cittadino pagante. Lo Stato non fa nulla di gratuito. comunque. Redistribuisce la ricchezza ma non la crea dal nulla. (per questo la riduzione dei suoi costi è un bene anche per i non liberisti ma solo nei limiti in cui non si parta dall’idea OCSE-style di passare tutti i servizi ai privati ad ogni costo e per sacro principio).

            L’uso di qualsiasi alternativa alla carta sarebbe ovvia e scontata. Ad esempio senza che nessuno stato lo volesse o senza che molti sfoggiassero lungimiranza ora girano un po’ più di mail che di lettere… Fino al punto che un tale società (partecipata) talvolta compare nelle leggi in modo “inaspettato”, alquanto artificiale e tutt’altro che gratuito (sempre per il cittadino pagante).

            Ma, nel caso specifico e particolare della PEC o del PIN unico, lo stato dovrebbe fare delle cose. Siccome uno stato di ideologia liberista quelle cose non le vuole assolutamente fare… [REPLICA DEL MIO COMMENTO PRECEDENTE]. Tutto qui.

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