Ci ho messo parecchi anni prima di decidermi a prendere il sesto volume della trilogia della Hitch-Hiker’s Guide to the Galaxy (Eoin Colfer, And Another Thing…, Penguin 2010, pag. 368, Lst 8,99, ISBN 9780141042138), per un motivo molto semplice: non è stata scritta da Douglas Adams per l’innegabile ragione che è morto. Poi si sa, lo spirito è forte ma la carne è debole, e soprattutto non è bello avere pre-giudizi; così mi sono infine deciso a prendermelo. La prima sensazione (e per “prima” intendo quella nelle prime cento pagine…) è stata quella di trovarmi in una fanfic. Avete presente i racconti in cui sembra che l’autore voglia dimostrare urbi et orbi che lui conosce perfettamente il canone, e quindi snocciola una quantità di fattoidi che non aggiungono nulla di nuovo a quanto sappiamo già? Ecco. Le cose più nuove che si potevano leggere erano le note della Guida, tipicamente partendo da un’espressione idiomatica e mostrando come nella Galassia ci fosse un posto dove tali espressioni erano letteralmente vere. Solo che anche quegli inserti dopo un po’ iniziano a rompere…
Nella seconda parte del libro c’è qualche brano più interessante, quando entra in gioco Wowbagger, ma anche lì c’è la parte con la missione di Zaphod in Asgard che poteva essere tranquillamente eliminata senza che nessuno battesse ciglio. Il punto di base è semplice: se fai un sequel, si può presupporre che chi lo legge conosce già tutta la cornice, e vuole vedere come la storia si sviluppa; non devi essere un ghostwriter dell’autore originale, che ghost lo è già, ma devi solo ispirarti a lui. Se il nuovo sviluppo occupa però a malapena un terzo del testo, qualcosa non va…
In definitiva, lasciate perdere (ma probabilmente lo avevate già fatto).
Ultimo aggiornamento: 2015-03-07 10:03
Il nuovo ebook di Presh Talwalkar ci insegna a fare il calcolatore prodigio. Vi siete mai chiesti come quelle persone riescano a compiere delle operazioni aritmetiche più in fretta di quanto noi esseri comuni impieghiamo a digitare le cifre sulla nostra calcolatrice? Beh, la risposta non è così semplice. Molti di questi calcolatori prodigio sono (erano) idiots savants, ma in altri casi esistono dei trucchi che si possono imparare e che permettono di semplificare i calcoli: a volte occorre imparare a memoria un certo numero di dati – la tavola pitagorica è un esempio, ma ho il sospetto che ci sia chi abbia memorizzato la tavola 100×100! – altre volte si può sfruttare la struttura di certi tipi di operazioni. Per esempio, il quadrato di un numero di due cifre che termina in 5 è facile: per calcalre 85×85 si prende 8, gli si somma uno ottenendo 9, si moltiplica 8×9 ottenendo 72, e gli si attacca un 25: la risposta è 7225.