Archivi annuali: 2012

_Il mondo di Escher_ (libro)

[copertina]Maurits Cornelis Escher ha avuto tre fortune nella sua vita. La prima è stata il potersi divertire con le sue opere; la seconda di essere stato notato (immagino via Donald Coxeter) da Martin Gardner che l’ha reso famoso in tutto il mondo quando ancora era vivo; la terza essere stato unito a Kurt Gödel e Johann Sebastian Bach in un’Eterna Ghirlanda Brillante (buffo tra l’altro notare come i tre grandi personaggi siano un tedesco, un austriaco e un olandese: una strana troika, se ci pensate su).
Purtroppo questo libro non è più disponibile né nell’edizione Garzanti che io posseggo – almeno fino a che i miei duemezzenni me lo permetteranno: la sovraccopertina è purtroppo già stata strappata – né nella versione inglese. Posso al più consigliarvi di cercarlo su AbeBooks, la metalibreria di testi usati. E vi consiglio di prenderlo: magari non siete troppo interessati alla sua biografia – lo sapevate che da giovane aveva fatto un tour italiano e ci sono molti suoi disegni di amene località nostrane? – e agli altri saggi tra cui uno di Escher stesso e uno di Coxeter; ma le sue litografie sono davvero belle, anche se non siete interessati alla matematica che ci sta dietro. D’altra parte, almeno per le sue prime opere di carattere matematico, il Nostro ha lavorato in maniera puramente amatoriale: solo in seguito ha iniziato, grazie agli amici matematici che si era fatto, a usare un approccio per così dire più tecnico. Fortunatamente, però, la tecnicità non ha colpito l’arte: le sue opere sono belle a vedersi, come scrivevo sopra.
Se volete sapere di più su Escher, potete andare sul sito ufficiale, oppure leggere questa presentazione a cura del progetto Polymath.

Ultimo aggiornamento: 2012-02-15 07:00

Elmar o Enrico?

Tra ieri e oggi nei media britannici sono state pubblicate due notizie che riguardano la matematica.
La BBC racconta che è stata prevista matematicamente l’equazione della coda di cavallo, parametrizzata rispetto al tipo di capelli (lisci o mossi, ispidi o morbidi) e dalla forza di gravità. Per quanto mi riguarda materiale da IgNobel, ma tant’è.
Ieri Ian Stewart sul Guardian ha raccontato della formula di Black-Scholes, quella alla base dei derivati di Borsa e indirettamente delle crisi economiche di questi ultimi anni (no, non è colpa della formula, ma di chi la usa). Spero di aver tempo per leggermi con calma l’articolo e magari tirarci fuori qualcosa per chi si spaventa tra inglese e fisica matematica, ma non garantisco nulla.
Il mio dubbio al momento è semplice: Rep&Cor riporteranno – rigorosamente senza collegamenti esterni, noi mica siamo come gli sporchi albionici – una o l’altra di queste notizie? E a chi faranno scrivere l’articolo? Burchia & Franceschini saranno già sul pezzo?

Ultimo aggiornamento: 2012-02-13 16:49

Problema della domenica: Supermarket giovedì

Giovedì scorso sono andato al supermercato a fare la spesa. Avevo dimenticato il bancomat, e avevo con me esattamente cinquanta euro in contanti: così ho sommato attentamente i prezzi degli oggetti che mettevo sul carrello per non superare il mio budget.
Arrivato alla cassa tutto felice perché il totale della spesa era 49 euro e 90, mi sono accorto che non potevo pagarla. Come mai?
(un aiutino lo trovate sulla pagina http://xmau.com/mate/problemi/p011.html; la risposta verrà postata mercoledì, a partire da quel link)

Ultimo aggiornamento: 2016-05-31 12:18

_È la matematica, bellezza!_ (libro)

[copertina] Il titolo inglese di questo libro (Tom Siegfried, È la matematica, bellezza! [A Beautiful Math], Bollati Boringhieri – Saggi Scienze 2010 [2006], pag. 276, € 24, ISBN 978-88-339-2064-1, trad. Simonetta Frediani) è molto più comprensibile: A Beautiful Math è ovviamente un gioco di parole sul titolo del film dedicato a Nash, A Beautiful Mind, e in effetti esso parla del Nobel e della teoria dei giochi. Per chi non sopporta la matematica, una buona notizia: qui non ne troverà. Persino i concetti di base della teoria dei giochi, come la tabella di guadagno per i giochi come il dilemma del prigioniero, sono relegati in soffitta… pardon, in appendice. La cattiva notizia è esattamente la stessa. Il libro è molto americano: si intervistano persone, si afferma che con la teoria dei giochi ancora un po’ e si potrà fare di tutto se non di più – il filo conduttore del libro associa la teoria dei giochi alla asimoviana psicostoria, ma alla fine non è che si riesca ad avere un’idea chiara di quello di cui si sta parlando. Non si parla nemmeno più di tanto di John Nash, se per questo… Insomma, niente di che: secondo me si può vivere tranquillamente anche senza il libro. Anche la traduzione del resto ha qualche punto che chiaramente non è stato rivisto da nessuno: per esempio, tradurre “heredity” come “eredità” quando si parla di ereditarietà è imperdonabile, ma mai quanto tradurre “decline and fall of the Roman empire” come “ascesa e caduta dell’impero Romano”. Anche se non si è mai letta la trilogia (esalogia? decalogia?) di Asimov, qui bastava aprire il dizionario…

Ultimo aggiornamento: 2017-08-27 15:44

Splinder è morto, ma…

Se mi state leggendo, con ogni probabilità sapete cosa è stato Splinder: una piattaforma italiana di blog che ha avuto in passato momenti di grande gloria ma che è man mano diventata meno importante fino ad essere stata ufficialmente dismessa dai suoi proprietari a fine gennaio. Requiescat in pace.
Quello che però forse non sapete è che il fantasma di Splinder continua ad aleggiare. Prendete un articolo qualunque del Corriere della Sera, chessò questa notiziona sulle auto di lusso restituite ai concessionari per paura dei controlli della Finanza, e aprite il sorgente HTML. Su Firefox e Chrome basta schiacciare Ctrl-U. Troverete una riga come questa:
[...] dc:subject="" dc:creator="" dc:date="" trackback:ping="http://www.splinder.com/trackback?source=http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/12_febbraio_9/controlli-auto-lusso-boom-restituzioni-1903204974407.shtml"/>
Questa riga servirebbe per attivare il trackback, cioè un sistema automatico che aggiunge a una pagina web – generalmente quella di un blog – un collegamento a un altro blog che ha citato quella pagina. Non ci sarebbe nulla di strano se il Corriere facesse una cosa del genere per vedere quanti blog citano i propri articoli: poi sta a loro scegliere se pubblicizzare o no tali blog. Però per fare una cosa del genere occorre usare un programma locale, non certo uno che gira su un’altra piattaforma e che naturalmente non è mai funzionato come dovuto, almeno negli ultimi anni: ogni volta che citavo un articolo del Corsera mi arrivava un messaggio di errore che io bellamente ignoravo.
Ora la cosa è ancora più comica, visto che Splinder non esiste più e qualunque accordo fosse un tempo stato in essere è automaticamente rescisso. Però credo che sia chiaro che nessuno al Corriere (non dico i giornalisti, loro hanno tutto il diritto di non saperlo, ma chi gestisce la piattaforma web) sappia assolutamente cosa stia girando sui loro server, il che non mi pare bello: io non ho problemi ad ammettere che mica so esattamente tutto quello che c’è dietro questo blog, ma io sono appunto un dilettante allo sbaraglio…

Ultimo aggiornamento: 2012-02-10 07:00

#copiaeincrozza

Io sono una persona fortunata: non guardo la tivù. Così mi sono perso la “copertina di Ballarò” di Maurizio Crozza. Poi Twitter non mi piace nemmeno troppo, quindi non lo uso quasi mai e mi sono perso il trend topic #copiaeincrozza con tutti che sbertucciavano il comico genovese perché tre delle sue battute (dicono anche tra la meno divertenti) erano copiate da quel social network. Crozza (o chi gli scrive i testi) si è impuntato e ha inviato una lettera al Corriere dove ironizza sul fatto che già a scuola copiava da Twitter, e anche quel comunicato era stato copiato da lì; ma le copertine di Ballarò no, quelle le copia da Facebook.
La cosa per quanto mi riguarda sarebbe finita lì, ma l’apologia di Crozza che Anna Masera ha scritto sulla Stampa mi ha fatto decidere di perdere qualche minuto della mia pausa pranzo per rispondere. Masera dal punto di vista strettamente giornalistico è impeccabile: a parte la battuta sulla citazione della fonte del comunicato generalmente lei le fonti le cita eccome. Sul merito della sua difesa ho però forti dubbi. Anche solo per i testi – le immagini fanno storia a parte, salvo per l’essere anch’esse usate in spregio a ogni riconoscimento di proprietà intellettuale – non c’è nulla che arriva “dalla Rete”. Tutto arriva da un’entità ben precisa. Scrivo “entità” perché tanto per dire “.mau.” corrisponde sì a una persona – Maurizio Codogno, se non ve ne foste mai accorti – ma ha una sua certa qual vita propria. Inoltre il copincolla della rete in genere lascia traccia della fonte originale, mica per altro ma perché è più facile fare un “inoltra” o un retweet piuttosto che effettivamente copiare e incollare: quindi l’anonimato è sempre molto relativo, o meglio è una scusa per chi non vuole fare il proprio lavoro. Certo, nessuno richiede che in un monologo siano citate tutte le fonti; ma ci sono i titoli di coda apposta per farlo.
Trovo poi ironico che Masera scriva «bisognerebbe andare orgogliosi di cotanto “omaggio”» e nel paragrafo successivo «è davvero triste constatare che il Twitter nostrano si abbassi a chiedere la citazione per un attimo di gloria in tv»: un “omaggio anonimo” per quanto mi riguarda non è affatto un omaggio, sono cose che lascio volentieri ai cardinali in pectore. Per dire le cose in altro modo, sono ragionevolmente certo che Crozza abbia qualcuno che collabori a scrivergli i testi, e anche se lui fa tutto da solo ci sono altri comici che hanno collaboratori regolarmente citati nei rulli finali. Proviamo anche a eliminare quei nomi? Il ragionamento fila esattamente allo stesso modo.
Un’ultima cosa: leggendo il testo, credo che Masera abbia volutamente mischiato due temi che lei sa bene essere distinti. Il copyright è una cosa ben precisa: è giusto che i collaboratori che ho citato prima siano pagati per il loro lavoro, titoli di coda o no. Qui non stiamo però parlando né di soldi né di copia, ma di proprietà intellettuale: per quanto mi riguarda una fonte ha comunque il diritto di essere citata. Sono certo che quando Crozza prende una battuta poi la migliora, se non nel testo nel modo di proporla, e nessuno gli vuol negare quel suo valore aggiunto: ma il valore è appunto aggiunto, proprio come nell’IVA. Aggià, ma siamo in tanti che appena possiamo l’IVA non la paghiamo…
(p.s.: come ben sanno i miei ventun lettori, se mai Crozza o chiunque altro prendesse una mia battuta vorrebbe dire che non è alla frutta, ma ha già pagato il conto e digerito il pranzo. Il mio è un discorso generale)

Ultimo aggiornamento: 2012-02-09 12:44

Paperful office

La scorsa settimana avevamo la rete locale un po’ bloccata. A un certo punto io non riuscivo nemmeno ad aprire Microsoft Word™. Che c’entra con la rete, mi direte? Semplice. Dopo un minuto o giù di lì mi appariva questa finestra di errore di cui vi copio il testo:

La stampante non ha ancora risposto ma il programma di Microsoft Office potrebbe essere in grado di procedere senza informazioni dalla stampante. Continuare ad attendere una risposta dalla stampante? [SÌ/NO]

Qualcuno sarebbe in grado di spiegarmi perché mai io dovrei per forza voler stampare un file, e soprattutto perché un messaggio del genere mi deve arrivare all’apertura di Word e non quando clicco su “stampa”?

Ultimo aggiornamento: 2012-02-09 07:00