Archivi annuali: 2010

un centesimo trovato è un centesimo guadagnato

Una mia mania generalmente non troppo pericolosa né per me né per gli altri è raccogliere le monetine che trovo per strada. Andando in bicicletta ho il tempo di vederle e fermarmi; e visto che pedalo sulla strada e non sul marciapiede ho maggiori possibilità di trovarle. Questa settimana ho così guadagnato ben tre centesimi, due lunedì e uno martedì (mercoledì mattina nevicava, e sono andato a lavorare in metropolitana).
Un’altra mia mania è che questi centesimi finiscono tutti in un’apposita scatoletta, quindi non ci guadagno in realtà nulla; mi chiedo però come mai ci siano tante monetine per terra. Forse che sono così piccole e di poco valore che (a) non ci si accorge di perderle e (b) non vale nemmeno la pena di chinarsi a tirarle su?

Ultimo aggiornamento: 2010-12-02 07:00

Un articolo insidia Internet

Ieri sul Corsera cartaceo è apparso questo articolo, a firma Paola Caruso (gli affezionati amici dei socialcosi probabilmente si ricordano di lei), con un’intervista al matematico americano Harvey Friedman. Abbiamo il tocco di colore, dove viene scritto che Friedman «il genio dei numeri entrato nel Guinness dei primati per essere diventato professore a Stanford a 18 anni, dopo la laurea e il Phd al Mit di Boston», e capisco la necessità di inserirle nell’articolo; anch’io avrei fatto la stessa cosa. Lo stesso vale per la chiusa, dove Friedman afferma «Una delle mie ambizioni è di usare gli assiomi di infinito nei software di manipolazione del suono per migliorare le esecuzioni live di pianoforte». Ripeto: queste cose in un articolo di un quotidiano le accetto. Ma poi c’è il resto…
Io sono laureato in matematica; occhei, le mie conoscenze sono arrugginite ma si suppone che almeno riesca a capire un articolo di un quotidiano che “spieghi” quali sono i campi di studio di un matematico. Al limite posso immaginare e accettare che il testo riporti una cruda semplificazione, anche se non corretta. Peccato che non sia riuscito a capire nulla di quanto scritto. Stamattina mi sono così ritagliato un attimo di tempo per cercare – su una risorsa certo non specialistica come Wikipedia in lingua inglese – di cosa si trattasse. Sono così riuscito a traslitterare l’enigmatica frase «teoremi che si svolgono usando i cosiddetti “assiomi di infinito” (insiemi molto grandi di numeri). Con questi assiomi ha risolto il teorema di Kruskal e aiutato la dimostrazione del teorema dei “minori di grafi”». I «grandi cardinali» non sono «un tipo particolare di assiomi di infinito», ma dei numeri infiniti così grandi anche rispetto agli altri numeri infiniti (e ce ne sono tanti, di numeri infiniti…) che non se ne può dimostrare l’esistenza usando le usuali regole matematiche, ma occorre un atto di fede, cioè – traducendo in linguaggio matematico – occorre aggiungere un assioma specifico che affermi che esiste un numero cardinale con quelle proprietà. I “minori di grafi” sono in realtà i “minori di un grafo”, vale a dire dei grafi che si ottengono da quello di partenza eliminando alcuni vertici e archi secondo regole ben precise. Friedman ha aiutato a dimostrare non tanto il teorema, quanto il fatto che ci sono modelli matematici usuali in cui non vale, anche se non serve tutta la potenza della matematica standard per dimostrarlo. Lo stesso per il teorema di Kruskal, che era già stato dimostrato in precedenza ma Friedman ha dimostrato non essere dimostrabile (scusate il gioco di parole) in certi casi particolari senza usare un modello matematico più potente. (Probabilmente lei sa dirvi qualcosa in più). In poche parole: Friedman lavora sulla logica matematica, e ha cercato di scoprire qual è il minimo numero di assiomi logici necessario per risolvere alcuni problemi sulla teoria dei grafi.
Poi si passa al problema P contro NP, senza assolutamente dare nemmeno un accenno su cosa sia, e limitandosi a catastrofiche previsioni sulla fine dell’Internette nel caso venisse risolto. Le parole di Friedman sono sensate: ammesso e non concesso che tecniche come le sue risolvano il problema, mi sa che siano non costruttive e quindi non si potrà automaticamente trovare un algoritmo “veloce” per craccare le tecniche crittografiche usate oggi. Non parliamo poi della banale considerazione che tra la teoria e la pratica corre spesso un oceano: se si dimostrasse che esistono algoritmi che non ci mettono un tempo esponenziale per terminare, ma poi scopriamo che ci vuole un tempo pari a n100 per un dato iniziale di grandezza n, l’informatico e il matematico sarebbero felicissimi ma il tizio della NSA che vorrebbe usare l’algoritmo per decrittare i messaggi segreti o più banalmente per trovare il nostro codice segreto del bancomat non se ne farebbe nulla.
Qual è la morale di tutto questo? che io, brontolone quale sono sempre, continuo a pensare che scrivere qualcosa senza sapere di che cosa si stia parlando è non solo inutile (se non per riempire qualche colonna del giornale) ma dannoso, perché il temerario che si dedica comunque alla lettura resterà con la netta impressione che la matematica sia qualcosa di assolutamente incomprensibile a priori. Qualcuno glielo potrebbe spiegare ai redattori dei quotidiani?

Ultimo aggiornamento: 2010-12-01 13:15

e se io non stessi con Alessandra?

Gilioli racconta di come lo Stato non abbia erogato un euro di risarcimento alla compagna di uno dei morti nella strage di Viareggio, perché appunto era una compagna e non la moglie; ed era una compagna perché l’altro era sposato e non divorziato. (Non scrivo “non ancora divorziato” perché se avevano una figlia di 11 anni immagino che quella fosse stata una scelta).
Io non pensavo nemmeno che il risarcimento potesse essere dato a un convivente, a dire il vero. Intendiamoci: fosse per me ci sarebbe un registro formale delle convivenze, e dopo un tot di tempo dall’inizio della convivenza (un anno, tanto per evitare truffe troppo bieche) scatterebbe tutta una serie di diritti. Il fatto che non esista nulla di simile è una grande ingiustizia, anche se in questo caso non sarebbe cambiato nulla. Però come fa lo Stato a sapere che un matrimonio formalmente allo stato di separazione non esiste più da almeno un decennio? per divinazione?

Ultimo aggiornamento: 2010-11-30 15:28

il polverone di Wikileaks

Seriamente. Una volta che avete letto che il funzionario dell’ambasciata USA a Roma afferma che Berlusconi fa i festini e poi gli manca il sonno, che sembra il portavoce di Putin e fa tanti affari con lui perché l’Italia ha bisogno di energia, che è un politico incompetente, sapete qualcosa di nuovo? E se leggete che Gheddafi si fa il botulino, è ipocondriaco e gira con una procace infermiera ucraina bionda, che la Merkel viene detta mancare di creatività, che Ahmadinejad è considerato il nuovo Hitler, che Sarkozy vuol fare l’imperatore ma non ne ha la possibilità? Bastava aprire non dico Dagospia, ma Cor&Rep per saperlo, e senza nemmeno finire nei colonnini morbosi. Che anche gli altri giornali europei aprano su queste notizie di gossip è un mal comune, ma non certo un mezzo gaudio. Tutto quello che si evince è che i funzionari USA riportano quello che si sente dire in giro.
Nei documenti di Wikileaks ci sono in effetti notizie molto interessanti, come la richiesta da parte dell’Arabia Saudita di bombardare le centrali nucleari iraniane mentre la dinastia wahabita teneva ufficialmente le parti di Teheran: nemmeno questa cosa era poi così segreta, visto che un mesetto fa si parlava di colloqui segretissimi tra Israele e Arabia Saudita proprio su questo, ma veder scritta una cosa simile nero su bianco dà uno strano effetto… e dà ragione a chi pensa che da questi documenti chi ci guadagna sono i repubblicani USA, visto che possono mostrare come Giorgino Bush non fosse quel guerrafondaio, mentre l’Hillary Clinton che vuol far spiare il segretario ONU lei sì che è una cattivona. Ma tanto, come ho detto, l’unica cosa che sembra davvero interessare all’opinione pubblica è il gossip…

Ultimo aggiornamento: 2010-11-29 12:21

gioco della domenica: Tentacle Wars

Interessati alla guerra biologica? Provate questo Tentacle Wars, dove le vostre spore – quelle verdi, se non siete daltonici – devono far fuori quelle avversarie protrudendo tentacoli per infettarle, e magari sfruttando anche le spore neutrali come in ogni guerra che si rispetti. A parte la musica che a me fa tanto venire in mente i Laibach, il gioco è interessante e per una volta un po’ diverso dal solito.
(via Smart Kit)

Ultimo aggiornamento: 2010-11-28 07:00

La scienza dei Simpson (libro)

[copertina] I Simpson non sono semplicemente un cartone animato. Almeno per i loro moltissimi aficionados, sono una parte del nostro universo reale. In fin dei conti non hanno nemmeno tutti i torti: il cartone animato è proprio nato per mettere alla berlina i nostri comportamenti, e le decine di guest star che sono apparse nelle ormai cinquecento puntate lo dimostrano. Molti degli sceneggiatori hanno poi un background scientifico: non è così strano che Marco Malaspina abbia scritto al riguardo una tesi di laurea che poi è divenuta questo libro (Marco Malaspina, La scienza dei Simpson, Sironi – “Galápagos 25” 2007, pag. 189, € 16, ISBN 978-88-518-0092-5), anche se occorre tenere bene a mente che né qui né nei cartoni si vuole avere un libro di testo ma piuttosto si preferisce mettere alla berlina alcuni stili. Lo stile di scrittura è molto piacevole, e i temi trattati interessanti: man mano che si va avanti nella lettura, però, si notano alcuni guai: in primo luogo una certa ripetitività tipica di chi non si stanca di ritornare sempre sugli stessi particolari, e poi il punto di vista del fan che non riesce a trovare brutto nulla e al limite definisce un episodio “meno riuscito”. Utili le note a piè di pagina, ma ho trovato incomprensibile il ripetere il nome italiano degli episodi invece di quello originale, anche se in questo caso il problema può essere la mia deformazione personale. In definiitiva chi ama i Simpson si ritroverà a casa e rivedrà il cartone animato con occhio un po’ più esperto; gli altri rimarranno invece freddini.

Ultimo aggiornamento: 2010-11-27 07:00

anche negli hard discount il marketing regna

Era un po’ che non compravo più le pseudo-Campagnole dell’Ital d’Oro al Lidl. La scorsa settimana ho scoperto che non ci sono più: al loro posto ho trovato le pseudo-Campagnole della Realforno. Inutile aggiungere che anche questa nuova sconosciuta azienda ha gli stabilimenti a Fossano, in via Santa Lucia 51, proprio dove ci sono quelli della Balocco.
L’unica cosa che mi preoccupa un po’ è la scritta “Navigazione nutrizionale” dove viene indicata la quantità di proteine carboidrati grassi eccetera per cento grammi e per singolo biscotto. I tedeschi hanno anche iniziato a colonizzare le etichette?

Ultimo aggiornamento: 2010-11-26 11:45