Archivi annuali: 2009

domani, silenzio

Come ho già scritto, se riesco a far funzionare tutto l’ambaradan domani il mio blog sarà oscurato, e chi tenterà di raggiungerlo si troverà una pagina statica – che devo ancora scrivere :-) – dove spiegherò le ragioni per cui lo faccio.
Vorrei però che una cosa sia chiara: non concordo affatto con le ragioni portate da chi farà lo “sciopero” che (dopo)domani sarà strombazzato ovunque, e di cui potete leggere tutto su Diritto alla Rete. Ho già scritto che non credo affatto che il diritto di rettifica si possa applicare a un blog (che non è una testata giornalistica) già nella versione attuale del disegno di legge Alfano; manifestare per quello dal mio punto di vista è controproducente. Io mi oscurerò perché come cittadino sono preoccupato di cosa succederebbe alla stampa se il ddl Alfano passasse così com’è, e voglio dare il mio minimo contributo. Lo so che in questo modo sembrerò assimilato agli altri, almeno per chi non si fermerà a leggere la paginetta che apparirà al posto del blog; però credo che se uno è sufficientemente convinto di quello che vuole non si dovrebbe preoccupare di cosa fanno gli altri.
Aggiornamento: (14 luglio): alla fine ho cambiato parzialmente idea.

Ultimo aggiornamento: 2009-07-13 12:36

rientro

Di per sé, il rientro dal Renon non è stato così tragico: in autostrada non c’era nemmeno coda. In compenso, stanotte non sono riuscito ad addormentarmi nonostante avessi attaccato prima il condizionatore trasportabile e non facesse così caldo. (e mi sono anche trovato un piede martoriato dalle zanzare mentre cercavo di vedere chi mi avesse scritto questa settimana).
Però qualcosa che non va ci dev’essere: quando finalmente ho preso sonno, non solo ho sognato di essere nel set di un documentario sugli album di John Lennon dopo che si sono sciolti i Beatles, ma sono riuscito a fargli suonare Isn’t it a Pity :-(

Ultimo aggiornamento: 2009-07-13 10:08

Damp Squid (libro)

[copertina] La linguistica è una materia che ha avuto un grande vantaggio dalla nascita degli elaboratori elettronici, tanto che negli anni 1960 nacque addirittura una nuova disciplina, la linguistica computazionale. Con il ventunesimo secolo la quantità di testo a disposizione di chi vuole fare delle analisi su come si evolve la lingua è incredibile: il corpus che ha dato l’idea per questo libro (Jeremy Butterfield, Damp Squid, Oxford University Press 2008, pag. 179, Lst. 9.99, ISBN 978-0-19-923906-1) contiene la bellezza di due miliardi di parole (che poi sono qualche gigabyte… ma senza immagini e file audio-video vi garantisco che non sono pochi). Nel libro si racconta di come si può vedere la lingua viva e all’opera, ad esempio accorgendosi di come le forme considerate errate dai grammatici prescrittivisti stiano o no prendendo piede nella lingua di tutti i giorni, o almeno in quella scritta ancorché rilassata come quella dei blog. Tra l’altro, il titolo stesso del libro è un errore grammaticale; l’espressione “damp squib” (letteralmente “petardo umido”, che non scoppia e quindi è qualcosa di inutile) non era comprensibile a molta gente che l’ha così storpiato in “damp squid” (calamaro umido).
Per un curiosone come me il libro si addentra troppo poco nei meandri della lingua inglese, sembrando a volte più che altro un’incensazione al Corpus; inoltre contiene troppe parole che mi sono del tutto ignote – il che non è così strano, se si pensa che c’è un capitolo che racconta di come lo stesso concetto si possa spesso esprimere con tre parole diverse: una anglosassone, una franco-normanna e una di origine latina o greca. Ma la lettura è stata comunque piacevole.

Ultimo aggiornamento: 2009-07-13 07:00

gioco della domenica: Factory Balls

Questa settimana il giochino è doppio, perché dopo la versione originale adesso è uscito il sequel di Factory Balls.
Il gioco è di logica e piuttosto semplice, anche se comunque divertente: si ha un certo numero di palline a disposizione, e bisogna lavorarle per ottenere il risultato richiesto che verrà automaticamente inscatolato. Se si rovina troppo una pallina la si può buttare via, ma non avendo a disposizione troppi rimpiazzi forse è meglio starci un po’ attenti!
(via Passion for Puzzles)

Ultimo aggiornamento: 2009-07-12 07:00

Diritto all’oblio

Supponete che vi si dica che in una nazione lontana tutte le copie dei quotidiani più vecchi di un paio d’anni siano tenute ben nascoste, e che una persona che voglia andare a leggerle debba fare richiesta formale. Occhei, non sarebbe proprio lo scenario di 1984 con i giornali riscritti per cambiare il passato, ma non sarebbe comunque una cosa bella. Eppure è quello che potrebbe succedere tra poco in Italia.
Il deputato Carolina Lussana ha infatti presentato un disegno di legge per il diritto all’oblio su Internet. Ecco il primo comma dell’articolo 1:
1. Salvo che risulti il consenso scritto dell’interessato, non possono essere diffusi o mantenuti immagini e dati, anche giudiziari, che consentono, direttamente o indirettamente, l’identificazione della persona già indagata o imputata nell’ambito di un processo penale, sulle pagine internet liberamente accessibili dagli utenti o attraverso i motori di ricerca esterni al sito in cui tali immagini o dati sono contenuti, quando sono trascorsi:
a) tre anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per una contravvenzione;
b) cinque anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è inferiore a cinque anni di reclusione;
c) dieci anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è superiore a cinque anni di reclusione;
d) quindici anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è superiore a dieci anni di reclusione;
e) venticinque anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è superiore a venti anni di reclusione.
È vero che l’articolo 3 lascia “il diritto alla conservazione sui siti internet dei dati e delle immagini per finalità di ricerca storica o di approfondimento giornalistico, anche in assenza di consenso dell’interessato, purché risulti un oggettivo e rilevante interesse pubblico, sempreché il trattamento avvenga nel rispetto della dignità personale, della pertinenza e veridicità delle notizie, nonché del diritto all’identità”, ma come potete immaginare dalla formulazione della frase risulta difficile dimostrare a priori che c’è un rilevante interesse pubblico. Il tutto vale per qualunque sito internet, quindi anche per queste notiziole.
Ora, il diritto all’oblio non è una cosa che si possa liquidare in un attimo, e capisco la logica che sta dietro una proposta del genere: come dovreste sapere, una ricerca fatta via Google o Yahoo! può portare a un risultato assolutamente fuori dal contesto, che potrebbe far . Però la cosa continua a lasciarmi perplesso. Io sono convinto del diritto alla completezza; se ho scritto qualcosa che poi è risultato falso, ho sempre sentito il dovere morale di aggiungere la correzione, in modo che chi capitasse per caso sul vecchio post sapesse come stanno davvero le cose. Però io vorrei sapere ad esempio se un politico abbia mai avuto a che fare con la legge; poi sarò io a scegliere se la bravata fatta a diciott’anni conta oppure no. Voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2009-07-11 07:00

_Professor Stewart’s Cabinet of Mathematical Curiosities_ (libro)

[copertina] Ultimamente Ian Stewart sembra voler superare il nostro Piergiorgio Odifreddi quanto a prolificità. Devo però dire che questa sua ultima fatica (Ian Stewart, Professor Stewart’s Cabinet of Mathematical Curiosities, Profile Books 2008, pag. 310, Lst. 10.99, ISBN 978-1-84688-064-9) è davvero apprezzabile. Dai faldoni del professor Stewart è uscito fuori un libro che è un pout-pourri matematico, dai problemini classici alle brevi digressioni sui matematici e sui problemi della matematica: dalle barzellette matematiche alle digressioni tipo la “matematica light” all’interno del mio blog.
Il risultato è sorprendentemente buono, forse anche perché stavolta Stewart se è limitato nei giochi di parole o forse perché sono stato più attento alla matematica che alle parole. La scelta di parlare di tutto, purché sia matematica, è secondo me vincente – naturalmente per chi la matematica l’apprezza – perché dà una inaspettata varietà. Vale insomma la pena di leggerselo, anche per chi come me conosce già la maggior parte del materiale.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-01 11:25

barocchismità

C’è una caratteristica della lingua italiana che mi è sempre stata sullo stomaco. Sembra infatti che non si possa usare una parola semplice, ma la si debba complicare. Così non abbiamo un problema, ma una problematica; il tema diventa subito una tematica; la scansione di un documento è per forza una scannerizzazione, e non si usa nulla, perché lo si deve utilizzare. Infatti abbiamo l’utilizzatore finale, mica l’utente finale!
Lo so, basta aprire il dizionario e scoprirei che tematica e problematica significano “insieme di temi / problemi”. Potrei fare il figo, tirare fuori le mie reminiscenze latine e parlare di verbi intensivi e frequentativi, quelli che si formano a partire dal supino di un altro verbo e quindi sono allungamenti vecchi di duemila anni. Ma la cosa non mi piace comunque, perché la mia impressione è che la gente usi (“utilizzi”) le parole più lunghe perché crede così di dire qualcosa di più importante. A me una cosa del genere sembra davvero triste: coprire con paroloni l’incapacità di avere qualcosa da dire davvero. Ma non per nulla il barocco qui in Italia ha prosperato.

Ultimo aggiornamento: 2009-07-09 07:00

Giulio pane e ojo (ristorante)

Un paio di settimane fa era il compleanno di Marina e ce ne siamo andati a cena da Giulio Pane e Ojo, che mi dicono essere uno dei migliori ristoranti romani a Milano.
Ad essere sincero, non è che mi abbia fatto chissà quale impressione. GIà il fatto che ci siano tre sale fisicamente separate, una sulla via e due nel cortile, mi ha fatto pensare che forse si sono allargati troppo; e il cameriere che alle 22:30 ci è venuto a dire “ma come? non vi avevano avvisato? Qui facciamo due turni di cena, e quindi vi dovreste gentilmente alzare” ha contribuito ancora di più a questa sensazione. Ma anche limitandoci al cibo, a mio parere i tonnarelli erano stati cotti troppo, perdendo di consistenza; l’abbacchio con le olive invece meritava, come anche il vino suggerito.

Ultimo aggiornamento: 2009-07-08 07:00