Lo sapevo. Giovedì pomeriggio non avrei dovuto cantare vittoria. Ecco cosa è successo dopo il mio annuncio che tutto sembrava a posto.
– giovedì 17 dicembre, ore 19.45: mentre ero arrivato a casa mi chiama l’agente immobiliare, dicendomi che è stato contattato dall’avvocato dei compratori, che la formula concordata martedì (mio fratello fa un atto in cui rinuncia a impugnare la donazione) non va bene e bisogna revocare la donazione per poi fare vendita congiunta. Mi lascia il numero dell’avvocato.
– ore 19.50: chiamo il mio avvocato spiegandogli la situazione; lui mi dice di farlo chiamare.
– ore 19.55: chiamo l’avvocato dei compratori, che mi ripete le cose e aggiunge che l’atto non si potrà fare il venerdì perché lui non è comunque sicuro che la giurisprudenza sia tutta a favore della cosa; gli dico che non se ne parla, e gli lascio il numero del mio avvocato.
– ore 20.20: mi richiama l’avvocato, chiedendomi copia dell’atto originale di vendita e donazione. L’atto ce l’ho in forma elettronica, ma non ho connessione a casa.
– ore 20.30: sono nella vecchia casa, dove c’è ancora linea telefonica e router adsl. Non riesco a inviare l’atto per email, creo allora una versione con 19 file jpg e glielo spedisco, mentre copio i file su un sito web.
– venerdì 18 dicembre, ore 3.15: mi sveglio, e ci metto un bel po’ prima di riuscire a riprendere sonno. Le cause ve le lascio immaginare.
– ore 8.15: prendo il treno per Torino. Il treno ha mezz’ora di ritardo, ma tanto l’atto è fissato per le 12.45.
– ore 10.30: mentre scendo dal treno mi telefona il mediatore immobiiare, dicendo che ha un fax dell’avvocato dei compratori dove c’è scritto che io devo firmare “il consenso”. Gli dico che tanto sto passando lì, e se mi può stampare l’email così posso leggerla con calma.
– ore 10.40: mi telefona il notaio, mi dice che ha ricevuto il fax dall’avvocato. Rispondo che lo so perché me l’aveva accennato l’agente immobiliare, e gli chiedo di leggermelo; in effetti è la soluzione prospettatami ieri sera. Rispondo che va bene, però il notaio commenta che non si potrà fare l’atto oggi, perché non ha il tempo fisico di riscriverlo, e bisognerà aspettare lunedì, al che rispondo “impossibile” e gli dico “io alle 12 e 45 sono in banca; vediamo gli altri”.
– ore 10.50: cerco disperatamente il mio avvocato, di cui non ho sciaguratamente il numero. Anna – che era a fare i suoi rogiti – non risponde, poi mi viene in mente che Simona lo conosce e invio al volo un messaggio.
– ore 10.55: recuperato il numero, telefono al mio avvocato, che però è impegnato e mi dice che ci si risente a mezzogiorno.
– ore 11.00: mentre sto andando verso la vecchia casa, chiama l’assistente del notaio, che mi fa “scusi, il notaio mi ha detto che c’è stata una mediazione mobiliare. È vero?” “Certo – rispondo io – ho qua la ricevuta della fattura”. “Ma come? I compratori mi hanno assicurato che è stato fatto tutto privatamente! Non mi hanno neanche dato il compromesso….” “Non so che dirle, io in questo non c’entro”. A questo punto mi chiede un numero di telefono dei compratori, perché lei non li ha. Io inizio a intravvedere una via di uscita.
– ore 11.05: entro dall’immobiliare, e faccio amabilmente presente la cosa. L’agente mi chiede il numero del notaio, comincia a fare telefonate, lo vedo mettersi le mani nei capelli. Tralascio gli epiteti nei confronti dei compratori.
– ore 11.20: mi chiama di nuovo il notaio: l’atto è spostato alle 14, non più in banca ma nel suo studio.
– ore 11.25: uscito dall’immobiliare, scoppio in una crisi di pianto. La tensione di questi giorni è stata troppa per me, i colleghi mi chiedevano cosa diavolo mi succedesse e litigavo sempre con Anna. Non appena ho avuto la possibilità di rilassarmi un pochino, sono crollato.
– ore 13.00: dopo aver fatto gli ultimi controlli nella vecchia casa, io e mia mamma prendiamo il tram per andare nello studio nel notaio, fermandoci a mangiare un boccone in un bar lì sotto.
– ore 13.50: arriviamo dal notaio, dove c’era mio fratello ad aspettarci.
– ore 14.20: inizia l’atto. Il notaio spiega che si farà come richiesto, quindi con la revoca della donazione, anche se secondo lui la forma precedente era migliore di questa anche dal punto di vista giurisprudenziale; ma lui non può che limitarsi ad accettare quello che le parti vogliono. La cosa costerà molto di più: 1500 euro più non si sa nemmeno quanto, perché c’è un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate. Tutti questi soldi sono naturalmente a carico mio.
– ore 14.45: dico a mio fratello che può anche andarsene.
– ore 14.50: il direttore di filiale fa presente che gli assegni circolari preparati sono solo a nome mio, ma con la vendita condivisa bisogna rifarli nelle parti relative. Io rispondo “Quindi dovrei essere cornuto per dover pagare tutti quei soldi e mazziato perché non me li posso ritirare subito?”
– ore 14.52: si scopre che i compratori non hanno pensato che – oltre agli assegni circolari relativi al mutuo – avrebbero dovuto portare gli assegni circolari per pagare il resto dell’alloggio.
– ore 14.55: provo a dire “vabbé, fate assegni bancari trasferibili”, ma il notaio mi stoppa.
– ore 14.58: il direttore dice che prova a telefonare in banca per farseli inviare in tutta fretta, ma continua “comunque c’è un problema. Il mutuo è stato concesso con una fotografia della situazione, cioè senza la rinuncia alla donazione. Con la rinuncia le cose sono diverse, e posso già dire che il nostro ufficio in casi simili ha rifiutato la concessione del mutuo ritenendo la cosa troppo pericolosa”.
– ore 15.00: il direttore termina dicendo “l’unico modo per andare avanti è tornare alla situazione iniziale”, quindi con la rinuncia all’opposizione di mio fratello.
– ore 15.01: richiamo al volo mio fratello, che per fortuna si era attardato giù in strada a raccontare il tutto a sua moglie.
– ore 15.02: il notaio dice “sì, ma non ho più il testo dell’atto preparato ieri!”
– ore 15.03: il notaio chiede all’assistente di vedere se c’è un backup; l’assistente (che Dio l’abbia in gloria!) dice “non si preoccupi, me l’ero tenuto da parte”.
– ore 15.04: i compratori dicono “mah, forse sì, possiamo anche fare così, ma dobbiamo sentire il nostro avvocato”.
– ore 15.05: sono tutti al telefono
– ore 15.10: l’agente immobiliare, sentito il nome dell’avvocato dei compratori, fa “ah sì, lo conosciamo bene! Abbiamo avuto tre cause con lui, e le abbiamo vinte tutte e tre. Lui è il classico tipo che cerca cavilli ovunque, tanto lo pagano lo stesso”.
– ore 15.20: mentre i compratori sono sempre lì che discutono, scambio due chiacchiere col notaio – un bel po’ incazzato, visto che alle 16.30 ha un altro atto, prima delle 18 altri due e si è saltato il pranzo per questa roba – e col direttore, che ha dovuto spostare una serie di altri impegni e mi fa “non so, abbiamo fatto una corsa per pinzare il perito, dalla perizia all’erogazione dell’atto ci abbiamo messo un’ora… e adesso siamo così”. D’altra parte lui aveva letto l’atto di donazione originale, che era anche controfirmato da mio fratello, e per lui era assolutamente sufficiente; se i compratori avessero avuto l’intelligenza sufficiente a capire che se una banca è d’accordo a tirare fuori i soldi vuol dire che la situazione è solida, sarebbe stato tutto più semplice. Ma la mia sensazione è che i compratori non siano affatto stronzi – nel qual caso almeno ci sarebbe stata una logica dietro e avremmo potuto prendere le nostre contromisure.
– ore 15.25: altra mia crisi, anche se più leggera di quella di stamattina.
– ore 15.30: i compratori hanno smesso di telefonare, ma non si decidono. Il notaio inizia a pressarli.
– ore 15.40: i compratori accettano di tornare alla versione iniziale
– ore 15.45: si inizia nuovamente l’atto
– ore 17.15: tutto è terminato. Ho i miei assegni circolari, che non so però quando potrò versare visto che Anna mi comunica che a Milano nevica. I compratori se ne vanno, più o meno salutando notaio e direttore ma senza ringraziarli; in fin dei conti sono loro che li dovrebbero ringraziare, visto che li hanno pagati.
– ore 17.40: sono a Porta Nuova. Faccio il biglietto per il Frecciarossa delle 18, che però non è annunciato: chiedo a un ferroviere se non mi conviene prendere il regionale delle 17.50, che arriverebbe alle 19.45, e mi viene detto “mannò, tanto il Frecciarossa arriverà al più con un quarto d’ora di ritardo.
– ore 18.25: arriva il FrecciaRossa
– ore 18.42: il Frecciarossa parte (senza essere stato pulito…)
– ore 19.10: il Frecciarossa si ferma in mezzo alla campagna
– ore 19.25: il Frecciarossa riparte, con calma
– ore 20.02: il Frecciarossa arriva in Centrale (ufficialmente con soli 60 minuti di ritardo, quindi non c’è nemmeno il rimborso parziale)
– ore 20:05: ci accorgiamo che entrambe le porte della nostra carrozza (di prima classe) non si aprono, quindi dobbiamo tornare indietro a cercare una vettura funzionante.
I soldi sono stati versati sabato mattina, quindi ho valuta 22 e disponibilità 23, quindi non potrò fare un circolare ma mi toccherà un bonifico. Pagherò non so quante migliaia di euro l’avvocato, tirato giù letteralmente dal letto due volte in una settimana e che giovedì sera aveva anche recuperato un possibile finanziamento per noi nel caso tutto andasse a rotoli; oltre naturalmente ad aver dovuto pagare i 600 euro per la rinuncia di mio fratello. La casa nuova è ancora un cantiere, con i pavimenti sventrati per le perdite e pezzi che mancano. Ma tutti questi sono problemi secondari. Ma secondo voi posso vendere la sceneggiatura per un serial televisivo, che 24 mi fa un baffo? Almeno mi recupero qualche soldo!
Ultimo aggiornamento: 2009-12-21 14:00