Archivi annuali: 2008

me cojoni!

[dovrei vivere a Roma] Il quissss di oggi, What City Should You Live In?, mi ha sentenziato di andare a Roma.
Devo però avere sbagliato a rispondere a qualche domanda, visto che il commento relativo a questa scelta è “Tu eviti i conflitti e prendi la vita con un po’ più calma della maggior parte delle persone [seeeeh!]. Il sole, la cultura, il cibo e le sieste romane sono un perfetto accoppiamento al tuo modo di essere easy-going. Beh, a dirla proprio tutta sulle sieste sono perfettamente d’accordo :-), ma non so quanto lo siano i romani!
(via tre distinti professori. Vorrà dire qualcosa?)

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:06

Platone e l’ornitorinco (libro)

[copertina] Il sottotitolo di questo libro (Thomas Cathcart e Daniel Klein, Platone e l’ornitorinco [Plato and a Platypus Walk Into a Bar], Rizzoli 2007 [2007], pag. 192, € 12, ISBN 978-88-17-01954-5, trad. Chicca Galli) è “Le barzellette che spiegano la filosofia”. Anzi, le barzellete, come scrive la pagina interna dove si riprende il titolo – e penso che l’editor Rizzoli stia ancora battendo la tesa contro il muro. A parte il refuso, l’idea del libro è davvero azzeccata: fare un bignami della filosofia accompagnandolo con barzellette che riprendono i temi trattati dai grandi pensatori. Non è affatto un’idea peregrina come potrebbe sembrare a prima vista: tutt’altro. In fin dei conti la barzelletta – a meno che non sia “sporca” e voglia solleticare l’ipocrisia dell’ascoltatore – nasce dallo stravolgimento di quello che dovrebbe essere il “modo normale” di vedere le cose, e quindi è un ottimo banco di prova per rivedere i vari temi. Al limite uno si potrebbe lamentare che molte delle barzellette sono ben note: ma visto che questo è un libro di filosofia, il problema non si pone. Ottima anche la traduzione, che ha mantenuto lo stile scoppiettante che immagino l’originale abbia.
(ah, il libro è un regalo suo per il mio compleanno)

Ultimo aggiornamento: 2008-06-02 07:58

Una gita in Toscana (parte 1)

Che cosa ho scoperto in questo weekend lungo toscano? Tante cose, di quelle che nelle guide non si trovano certo.
Innanzitutto, quello che mi è capitato prima di raggiungere la Toscana. Ad esempio, scoprire che il traffico delle 11:40 a Milano è peggio di quello delle 8:30 del mattino: mi chiedo se il motivo dietro tutto ciò è che al mattino la gente sa cosa vuole fare (che poi lo voglia fare è un altro conto, che non verrà trattato in questa notiziola) e a mezzogiorno no. Poi, mentre stavo passando da Reggio Emilia, ho visto passare il Treno di Prova per l’Alta Velocità: c’era proprio scritto così sulla sua fiancata. Capisco che il preesercizio deve essere fatto per bene, ma posso garantire che per il momento il treno stava provando la Bassa Velocità: non c’è fretta, insomma.
Avvicinandomi agli Appennini ho capito che la variante di valico, quando la si finirà, sarà sempre troppo tardi, e che non ha un grosso senso creare le tre corsie finte (eliminando la corsia di emergenza, e quindi lasciandole più strette) sul tratto che sale da Sasso Marconi, se contestualmente non si provvede ell’esecuzione capitale dei tir che decidono di sorpassare un altro tir, tra l’altro sotto la pioggia battente. In effetti la quantità di incidenti in quel tratto è incredibilmente bassa rispetto a quanto dovrebbe logicamente capitare. Scendendo verso il Mugello, invece, si sente potente l’influsso dell’autodromo: in autostrada c’è un autovelox ogni due chilometri, e ogni paesino ha il suo bel marchingegno appena oltrepassato il confine comunale. Tutte apparecchiature identiche, tra l’altro. Mi chiedo chi sia stato il piazzista che ha bussato municipio dopo municipio per vendere l’ultimo modello di apparecchiatura, o magari gli scarti di magazzino.
Ma è tutto il sistema viario della zona ad avere delle idee strane. Dopo avere capito che non sarei mai riuscito ad arrivare ad Arezzo e a tornare a Poppi – che poi è quasi in Romagna – per prendere Anna, ho guardato la cartina e ho deciso che potevo prendermela comoda e passare dai paesi nell’interno A San Piero a Sieve c’erano un paio di cartelli per la Torre Medicea che non mi hanno portato da nessuna parte, e dire che ero sceso dalla macchina – sotto la pioggia che ripartiva non appena mettevo piede a terra. Borgo San Lorenzo, a parte la pioggia, è stato più comprensibile; però mi sono accorto che ero mezz’ora abbondante in ritardo sulla tabella di marcia e che il tir che avevo davanti appena ripresa l’auto aveva intenzione di farsi tutta la Tosco-Romagnola davanti a me. Ho gioito quando la signorina del navigatore mi ha annunciato che a trecento metri avrei dovuto girare a sinistra; ho coscienziosamente eseguito, trovandomi però finito in una strada provinciale larga tre metri e mezzo che iniziava a inerpicarsi a furia di tornanti. Eppure la signorina non profferiva parola, la strada per lei era quella. Bei posti, intendiamoci, forse anche qualche chilometro in meno (ma credo lo stesso tempo, nonostante la mancanza del tir davanti a me: a che velocità vuoi inerpicarti?) ma nessuna ragione pratica per quella scelta. Nemmeno quella della possibile tangente pagata dall’ente turistico Sieve e Casentino: più avanti, invece che farmi passare per un bel paesino medievale, la signorina ha deciso di farmi fare una deviazione per la zona industriale, allungando la percorrenza e i tempi assolutamente per nulla. Ad ogni modo sono almeno riuscito ad acculturarmi un po’, visto che per strada sono passato davanti a un paio di chiese di varia antichità.
Recuperata alfine Anna, abbiamo chiesto al navigatore di tracciarci un itinerario per Siena. Questa volta la signorina ha deciso che il percorso doveva essere il più matematico possibile. D’accordo che strade che atraversano gli Appennini a quell’altezza non ce ne sono, ma mi sarei aspettato di scendere verso Arezzo e riprendere poi verso ovest. Invece no. Siamo risaliti, poi scesi fino a Incisa Valdarno, e fin qua passi, dove la signorina si è innamorata dell’autostrada che ci ha fatto rifare fino a Firenze Certosa, da dove parte la superstrada per Siena che era esattamente come me la ricordavo: tutta rappezzi, senza non dico una corsia di emergenza ma almeno un minimo di spazio a destra della carreggiata, piena di auto che viaggiano come dei pazzi, e soprattutto un non-luogo. Già l’autostrada in sé è un non-luogo, come dovreste sapere: un modo per andare da A a B senza preoccuparsi di cosa ci possa essere tra A e B (a parte le code, si intende) Però l’autostrada passa relativamente vicino a paesi e città, e ogni tanto un’area di servizio spezza la monotonia: occhei, non migliora il panorama ma almeno dà un diversivo. Qui nulla. Si passa a novanta all’ora in mezzo ai boschi e ai terreni, abbastanza veloci per non riuscire a notare nulla e troppo lenti rispetto al teletrasporto che sarebbe l’unica vera ipotesi alternativa. Tant’è, alla fine siamo arrivati a Siena e dopo esserci persi siamo finalmente riusciti a trovare la Villa Piccola Siena (sta all’angolo con la via Fiorentina, se a qualcuno dovesse capitare di andarci) Consigli agli ospiti: non fatevi dare una stanza a pianterreno. Sicuramente la nostra 102, ma anche la 101, ha una finestra finta, nel senso che a venti centimetri di distanza c’era un muro e la luce arrivava da uno spicchio verso l’alto. Il resto al prossimo post.

Ultimo aggiornamento: 2008-06-01 20:24

bis bald

Anna e io andiamo a fare il weekend a Siena. Questo significa che fino a lunedì non aggiorno il blog (sarò in modo readonly, e magari qualche commento riesco anche ad approvarlo). Tanto potete fare tante altre cose, no?

Ultimo aggiornamento: 2008-05-30 10:56

Retata sui mezzi ATM: un po’ controcorrente

Prima di aggiungermi al coro di lai della sinistra sulla retata dei clandestini nei tram milanesi mi piacerebbe sapere alcune cose.
– Sono stati chiesti i biglietti a tutti i passeggeri, che sembrassero italiani o no?
– Nel caso uno non avesse avuto il biglietto, fosse italiano e non avesse con sé documenti (il che in Italia dovrebbe ancora essere legale. Tu devi fare la carta d’identità, ma non sei costretto ad averla), è stato messo anche lui nel bus-cellulare, quello che in genere si usa per portare i tifosi allo stadio?
– Se uno (bianco, nero, giallo, verde, non importa) non aveva il biglietto ma si offriva di pagare la multa direttamente – e quindi di documenti non c’era bisogno – gli chiedevano i documenti?
Aspetto risposte.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-30 09:35

matematica e donne

Ero convinto di avere già letto di questa ricerca, riportata da rep.it, di quattro economisti italiani expat. In pratica loro hanno tirato fuori una correlazione tra la quantità di donne matematiche (alcune delle quali questo blog si pregia di avere come lettrici) ed emancipazione. Lo studio è stato pubblicato su Science, mica albicocche artiche: un abstract più serio di quanto trovate on line lo si può leggere qua (in inglese, ma non si può pretendere troppo)
Sarà, ma questi risultati non mi convincono affatto. Nulla da eccepire sull’affermazione iniziale, che cioè non ci sia nessuna ragione genetica per differenziare uomini e donne. Ma dire che le donne non sono in posizioni scientifiche importanti perché non sono sufficientemente emancipate è banalmente una tautologia, quindi non è che porti chissà quale contributo. Mi chiedo invece quanto possa essere importante la diversa competitività (non credo genetica ma sociale anch’essa: però è una cosa diversa rispetto alle pari opportunità) tra maschi e femmine. Quando vedo i partecipanti ai giochi matematici in Bocconi, noto che man mano che sale l’età la percentuale di donne diminuisce. Visto che non credo diventino più stupide, posso immaginare che abbiano meno interesse a gareggiare. Sarà falso? sarà vero? Non lo so, ma so anche che limitarsi a calcolare le correlazioni statistiche non basta per dire “X dipende da Y”.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-30 09:18

Perché la sinistra è extraparlamentare

Se qualcuno si stesse ancora chiedendo dove sono finiti tutti i voti che ad aprile la Sinistra – l’Arcobaleno ha perso, o peggio ancora se qualcuno fosse convinto che siano finiti tutti da Uòlter, sarebbe meglio che leggesse la “verità dell’Ernesto“, il capo del raid al Pigneto. (Prima di andare avanti: lo so che la persona ha un nome e cognome, che è già stato spiattellato pubblicamente almeno da rep.it. Il non indicarlo è una mia scelta precisa).
Il tipo arriva, mostra il suo bel tatuaggio col Che, spiega di essere nato il primo maggio (il che non si capisce bene che c’entri con il non essere di destra) ed è il prototipo del borgataro sinistrorso. Però ti metti poi a leggere che ce l’ha col “Mustafà” (il magrebino che avrebbe rubato il portafoglio alla tipa), Mustafà che se ne sta sempre lì dall'”infame” (il bengalese cui hanno sfasciato il negozio), e quindi è andato a farsi giustizia da sé: casualmente si è trovato una ventina di gente che sicuramente conosceva Ernesto – perché al Pigneto Ernesto lo conoscono tutti – e che però non sa dire chi siano perché erano tutti a volto coperto; ma sicuramente non erano nazisti, perché non avevano addosso un badge con la svastica.
Una volta forse la sinistra aveva abbastanza carisma per tenere a bada persone come Ernesto, o comunque riusciva a incanalarli a pestare i fasci (che tanto erano perfettamente d’accordo a pensare che un bel pestaggio fa sempre bene). Oggi non più, la patina è stata tolta, e rimane quello che stava sotto: ras di quartiere che sono convinti di essere perfettamente in grado di gestire tutto da loro. Dati certi leader della sinistra, in effetti non posso nemmeno dare a questi ex-sinistrorsi tutti i torti, a dire il vero; ad ogni modo, forse qualcuno dovrebbe iniziare a chiedersi quando ha iniziato a sbagliare, politicamente parlando.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-29 22:15

Anche i komunisti ormai asserviti all’imperialismo USA

Ho appena sentito il notiziario in breve di Radio Popolare, dove hanno annunciato che a Dublino più di cento nazioni (ma purtroppo non i paesi principali produttori) hanno annunciato di firmare un documento per mettere al bando le “cluster bomb”.
Sono subito andato a controllare come i maggiori quotidiani non sportivi italiani hanno scritto la notizia (avrei anche preso il Giornale, ma in prima pagina non ne parla affatto). Corsera: Accordo tra oltre 100 Paesi per la messa al bando delle bombe a grappolo (titoletto minore in prima pagina). Rep.: Bombe a grappolo al bando – a Dublino accordo sul trattato” (titolo grande, molto in fondo alla pagina iniziale). Busiarda: C’è l’accordo sul trattato contro le bombe a grappolo (titolo grande, abbastanza in alto).
Come potete notare, i tre grandi quotidiani usano il termine italiano, che io nella mia beata ignoranza credevo essere quello di uso più comune. Poi all’interno degli articoli viene usata l’espressione inglese, con o senza virgolette, ma non c’è nulla di male, anzi è bello acculturare le persone, oltre che spiegando loro come e perché le bombe a grappolo siano ancora peggio delle bombe normali, specificando il loro nome inglese. Ma è appunto una specificazione. L’ascoltatore medio di Radiopop non credo sappia cosa sia una “cluster bomb”, né riesce a farsi un’idea che probabilmente l’espressione “bomba a grappolo” gli dà. Gli americani hanno davvero vinto e stravinto, sappiatelo anche a sinistra.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-29 08:03