matematica e donne

Ero convinto di avere già letto di questa ricerca, riportata da rep.it, di quattro economisti italiani expat. In pratica loro hanno tirato fuori una correlazione tra la quantità di donne matematiche (alcune delle quali questo blog si pregia di avere come lettrici) ed emancipazione. Lo studio è stato pubblicato su Science, mica albicocche artiche: un abstract più serio di quanto trovate on line lo si può leggere qua (in inglese, ma non si può pretendere troppo)
Sarà, ma questi risultati non mi convincono affatto. Nulla da eccepire sull’affermazione iniziale, che cioè non ci sia nessuna ragione genetica per differenziare uomini e donne. Ma dire che le donne non sono in posizioni scientifiche importanti perché non sono sufficientemente emancipate è banalmente una tautologia, quindi non è che porti chissà quale contributo. Mi chiedo invece quanto possa essere importante la diversa competitività (non credo genetica ma sociale anch’essa: però è una cosa diversa rispetto alle pari opportunità) tra maschi e femmine. Quando vedo i partecipanti ai giochi matematici in Bocconi, noto che man mano che sale l’età la percentuale di donne diminuisce. Visto che non credo diventino più stupide, posso immaginare che abbiano meno interesse a gareggiare. Sarà falso? sarà vero? Non lo so, ma so anche che limitarsi a calcolare le correlazioni statistiche non basta per dire “X dipende da Y”.

Ultimo aggiornamento: 2008-05-30 09:18

7 pensieri su “matematica e donne

  1. mestesso

    Io sono compagno felice di una ricercatrice universitaria di Matematica, e sento a scadenze più o meno regolari, varie indagini più o meno accurate sullo (scarso) impatto femminile in questa scienza esatta.
    I primi “lavori” dicevano che le donne erano poche perché avevano l’emisfero sinistro più sviluppato, mentre la Matematica è roba da destri. Sostanzialmente una versione politically correct de “le donne stanno a casa per fare la calzetta”.
    La situazione si è poi “evoluta” convergendo sul fatto che le donne primeggiano negli sport di squadra e non in quelli individuali, e si sa, la Matematica è molto individualista (fatto vero, ma la correlazione è molto lacunosa).
    Ultimamente si è fatta strada anche la teoria che una bella donna ha ben altro da fare che sgobbare sui libri e fare abstract (modella|velina|escort..), una normale fatica meno in altri lavori, in Italia per altro non ci vuole molto ad essere pagati meglio, 1400 eur prende un ricercatore…quindi è anche un buon business fare altro. Ah certo, una brutta può e deve fare matematica perché così si chiude in uno stanzino e non la si vede in giro.
    La mia teoria è legata essenzialmente al fatto che la ricerca è una struttura fortemente piramidale e gerarchica, non solo in Italia, e chi sta sopra è a) vecchio (di mentalità se non anagraficamente) b) maschio e maschilista. E si sa, il gruppo è come il suo capo.
    Esiste però anche una motivazione pure peggiore: i genitori stessi, spesso, fanno nei confronti delle figlie una sorta di eugenetica culturale. Fare la prof di italiano è una cosa Buona e Giusta. Fare la Matematica, molto meno.
    Insomma, c’è molto da fare.

  2. Fran

    Il tema è scottante e non semplificabile, effettivamente.
    Come giustamente dice .mau., se l’ambiente permette le stesse possibilità a tutti è piuttosto ovvio che tutti le sfrutteranno, complimenti ai ricercatori per aver scoperto l’uovo di Colombo.
    Una cosa è certa ed è che uomini e donne sono diversi, e bisognerebbe qualche volta studiare il problema in questo modo. Per qualche motivo misterioso tendiamo sempre a proporre dei sistemi di misura che possano calcolare chi è migliore in questo o quello. All’uomo odierno piace sistemarsi in una scala in cui si sa chi è più in alto e chi più in basso, e basta trovare la scala giusta per misurarsi e trovarsi ad un posto adeguato.
    Volendo partire dal luogo comune, ecco un elemento interessante: tra le figure storiche di donne matematiche ci sono tante statistiche eccellenti, alcune delle quali hanno usato proprio risultati statistici per migliorare la condizione femminile. Una prova che le donne sono geneticamente predisposte a creare collegamenti? O una prova che c’è una condizione femminile da migliorare? O, meglio, una prova che le donne sono brave in statistica? Stronzate. :-)
    Per quanto mi riguarda (donna, ingegnere e appassionata di matematica), l’essenziale è avere la possibilità di fare quello che le mie capacità mi permettono di fare, che sia una torta o la dimostrazione di un teorema.
    Lavorando in Italia ho sempre avuto l’impressione di dover provare a tutti di essere all’altezza dei miei colleghi uomini, tutto il tempo. All’estero è lo stesso, ma almeno mi pagano meglio :-)
    Come dice mestesso, c’è ancora molto da fare. Ma sarebbe bene smettere di cercare di provare che siamo uguali, e cominciare a lavorare su una società che ci permetta di essere diversi ed utilizzare le nostre diversità in modo positivo.

  3. Barbara

    Il fattore biologico mi pare difficile da valutare, finché la società tratta maschi e femmine in modo tanto diverso. Per il resto, sono del tutto d’accordo con mestesso (specie sull’influenza delle famiglie). E alla serietà della ricerca sociologica credo poco, anche quando la pubblicano su Science.
    Per la cronaca, l’Italia è ai vertici mondiali come percentuale di donne che fanno ricerca universitaria in matematica, e la Svezia sta a fondo classifica.
    OT: Buon soggiorno a Siena!

  4. delio

    la mia esperienza personale e` che in germania si puo` (grossolanamente) riconoscere una maggiore emancipazione femminile, eppure le donne matematiche sono pochine. per portare dati concreti: a tübingen e a ulm (dove anni fa ho fatto il dottorato e dove ora insegno) ci sono rispettivamente 1 e 2 docenti di sesso femminile, mentre a bari (dove ho studiato) ho avuto insegnantesse in 6 dei miei 15 esami (12 se non si contano quelli fatti in erasmus, a tübingen appunto).
    io la butto li`: nelle societa` emancipate le donne non studiano matematica o filosofia, ma competono con gli uomini nella rincorsa del denaro iscrivendosi a ingegneria e giurisprudenza. chi in italia si iscrive a matematica sa che per lo piu’ finira` a insegnare a scuola (non una grande prospettiva, in italia).

  5. annarita

    “Come dice mestesso, c’è ancora molto da fare. Ma sarebbe bene smettere di cercare di provare che siamo uguali, e cominciare a lavorare su una società che ci permetta di essere diversi ed utilizzare le nostre diversità in modo positivo.”
    Quoto la considerazione finale di Fran. Penso che il nocciolo sia qui!

  6. odiamore

    Mi sembra che nei commenti sia già stato detto quasi tutto quello che avrei da dire sull’argomento :) Personalmente, trovo molto convincente la teoria di Simon Baron Cohen sul cervello “femminile” (portato all’emotività) e “maschile” (portato a sistematizzare), dove gli aggettivi non si riferiscono al sesso degli individui – i cui cervelli di solito sono un misto delle due componenti. Secondo BC l’autismo è una manifestazione estrema di cervello di tipo maschile (emotività scarsa o nulla), e il fatto che l’autismo si manifesti soprattutto in individui di sesso maschile sembrerebbe dimostrare che la capacità di sistematizzare sia, se non altro, più marcata in questi ultimi rispetto agli individui di sesso femminile.
    Ciò considerato, perché non fare delle ricerche su come un cervello più emotivo “fa scienza”? E ora che ci penso forse è anche questo fattore emotivo a giocare un ruolo nel diverso grado e volontà di competitività che .mau. (come la sottoscritta) riscontra tra uomini e donne.

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