(1) non comprare un mobile da montare senza aver verificato che il vostro partner non abbia già montato mobili Ikea.
(2) quando alle dieci di sera viene proposto di montare il mobile stesso, verificare prima il libretto di istruzioni, contare il numero di passi necessari per il montaggio (in questo caso, 41) e soprattutto la necessità di dover dare martellate (che poi mancavano sei chiodini, non è la fine del mondo ma uno potrebbe lamentarsi.
Naturalmente anch’io imparo: quando a mezzanotte il mobile era pronto e assomigliante allo specimen, ho visto arrivare la scatola del fasciatoio da montarci su e ho detto NO.
Un’unico problema, già che sono qui: ho avvitato troppo poco una di quelle viti lunghe, e il dado che dovrebbe fermarla sul fianco non entra. Ci sono trucchi al riguardo?
“massimo con un divisore”
Videocracy (film)
Domenica è stata una giornatona: a parte la mostra di Darwin, siamo anche andati al cinema a vederci Videocracy. A dirla tutta, per me è stata una delusione. Dal trailer mi aspettavo una storia di come la televisione avesse man mano rincretinito gli italiani, e invece Erik Gandini si limita a fare una fotografia a cosa capita oggi.
I personaggi principali del documentario (a parte Lui che però è solo, anche se continuativamente, sullo sfondo) sono tre. Ricky è un operaio bresciano con mamma appresso che vuole sfondare in televisione, perché se non sei in tv non sei nessuno. C’è poi la coppia Lele Mora – Fabrizio Corona; il primo ci racconta della sua fede fascista compresa di suoneria e video di “Faccetta nera” sul telefonino, il secondo, oltre all’esternazione del suo pensiero in Basic English che si è vista nel trailer, omaggia le sue millanta ammiratrici con un suo nudo frontale. Poi ci sono i provini per diventare velina tenuti a Rozzano al Fiordaliso, le scene in Costa Smeralda con la vicina di villa Certosa che “ha dovuto inventarsi un lavoro” e fotografa col teleobiettivo le Sue feste, il regista del Grande Fratello che racconta di come dall’alto gli comunichino di terminare la diretta in anticipo se il Capo è per caso da Vespa – vi ricorda qualcosa? – e così via.
La chiave di tutto, secondo me, è proprio Lele Mora. Ricky chiaramente è lì perché è un modo come un altro di diventare famoso, che non richiede nemmeno di “dar via una parte di sé”; Corona è malato di presenzialità e apparirebbe anche tra le fiamme in un video che raccontasse del fuoco eterno infernale. Ma Mora? Non è certo uno stupido, e sapeva che questo film non verrà probabilmente visto da nessuno di quelli di cui “sa tirare fuori le doti nascoste”; ma non si sa mai.
Detto tutto questo, io non ho trovato nulla che non conoscessi già; è un mondo lontanissimo da me, ma so che esiste. Chissà se in Svezia capiranno un po’ di più come siamo messi. Secondo me no, esattamente come noi non capiremmo assolutamente un documentario sulle sbronze nei weekend scandinavi: siamo troppo diversi, mi sa. L’ostracismo della Rai con relativa pubblicità darà un po’ di spettatori in più al film, ma mi sa che non farà cambiare idea a nessuno degli spettatori… che ovviamente saranno tutti antiberlusconiani.
Caos a san Fruttuoso
I lavori per l’interramento della SS36 fervono. Almeno immagino.
So solo dirvi che oggi alle 12:30 ero in viale delle Industrie a Monza e dovevo tornare a casa. Mi sono detto “beh, fare Sesto è un suicidio: prendiamo il peduncolo, usciamo in viale Brianza e immettiamoci nel toboga di Fulvio Testi. In fin dei conti è un chilometro e mezzo”. Entro, e mi trovo bloccato già nello svincolo. Riesco a fatica a fare qualche centinaio di metri, e scopro il problema: è tutta coda di gente, soprattutto camion, che vuole uscire a San Fruttuoso.
Non oso pensare a chi deve farsi quella strada tutte le mattine e tutte le sere.
chi le ha vist… pardon, ascoltate?
Di cover delle canzoni dei Beatles ce ne sono millanta e più. Di cover italiane di canzoni dei Beatles ce ne sono parecchie: io ne posseggo qualche decina, compreso il CD degli Shampoo con le versioni in napoletano, e prima o (più facilmente) poi preparerò una scheda tecnica al riguardo.
Ho sentito però parlare dell’esistenza di due brani assolutamente imperdibili per un Vero Fan:
* Fred Bongusto — Tranquillità (The Fool on the Hill) 1971
* Mauro Cico & i 4 dell’Iride – Io voglio te (I Call Your Name)
Qualcuno ha notizie al riguardo?
Darwin 1809-2009 (mostra)
Sfruttando la pausa tra una poppata e l’altra dei gemelli e il fatto che la Rotonda della Besana non è così lontana dalla Mangiagalli, domenica siamo andati a vedere la mostra su Darwin, che era già stata a Roma e dovrebbe arrivare a Bari negli ultimi mesi dell’anno. La mostra è l’edizione italiana di una analoga tenutasi negli USA, il che significa ad esempio che i molti cartelloni presenti – per altro, finalmente una mostra che si può visitare senza il pizzo dell’audioguida – erano perfettamente bilingue. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Sarà che Anna e io, pur non essendo certo biologi o naturalisti, abbiamo un’infarinatura ben maggiore della media; ma abbiamo trovato la mostra un po’ troppo semplicistica.
Personalmente non mi sono piaciuti soprattutto i pannelli introduttivi, dove sembrava quasi che Darwin avesse fatto tutto da solo senza che nessuno avesse mai pensato a qualcosa non dico di simile ma anche solo lontanamente diverso dalla teoria creazionista. È chiaro che il grande scienziato ha compiuto non una, ma due rotture di paradigma scientifico: la prima è quella di immaginare che specie diverse potessero avere antenati comuni, e la seconda di avere affermato che anche l’uomo e le scimmie antropomorfe avessero un antenato in comune. Ma è anche vero che l’immutabilità delle specie non era più un tabù dall’inizio del secolo, e che Darwin non aveva ai suoi tempi così tante prove fossili a favore dell’evoluzione, e dovette fare molte supposizioni azzardate, anche se spesso corrette. Da questo punto di vista, i pannelli successivi mettevano le cose più in chiaro. La vita di Darwin, a me nota attraverso The Science of Discworld, è spiegata molto in dettaglio; interessanti i quaderni autografi da cui si capisce che il tale che disse “fosse vissuto oggi, Darwin sarebbe stato un blogger compulsivo” aveva proprio ragione.
In definitiva, un buon posto per portare chi di evoluzione non sa proprio nulla oppure i propri figli; ma non fate come il padre che a un certo punto dice alle figlie di sette-dieci anni “ma non volete sapere la storia che c’è dietro?” sentendosi rispondere un netto “no”.
presidio
La Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (la parte CGIL, non so bene come funzioni al suo interno) scrive:
«A seguito delluccisione di alcuni nostri soldati a Kabul abbiamo indetto un presidio
(stiamo lavorando perché sia unitario) oggi dalle ore 17.30 alle ore 19.00 in Piazza San Babila».
Io avevo imparato che un presidio è una guarnigione militare stanziata da qualche parte o più in genere un gruppo che sorveglia un luogo; sindacalmente si può fare ad esempio un presidio davanti a un’azienda che minaccia la chiusura. In senso figurato, “presidio” può significare “tutela, salvaguardia”. Il tutto non mi pare c’entri una cippa con i nostri soldati morti a Kabul. La lingua italiana vorrebbe che si tenesse una manifestazione per chiedere il ritiro delle truppe (immagino che la CLMM non voglia fare una commemorazione dei connazionali defunti); ma l’italiano non è più molto di moda.
Qualcuno vuol fare un presidio a difesa della nostra lingua?
Il fulmine cascato due volte nello stesso posto
Leggo dalla BBC che in Bulgaria per due volte consecutive sono stati estratti gli stessi sei numeri – anche se non nello stesso ordine – alla locale lotteria; le autorità bulgare, memori forse del tempo in cui stavano nel blocco sovietico e l’espressione “consenso bulgaro” aveva un significato negativo, hanno subito fatto partire un’inchiesta al riguardo. Ma è davvero così improbabile un simile avvenimento?
Non so tra quanti numeri venga estratta la sestina vincente in Bulgaria, quindi non posso calcolare la probabilità di avere per due volte di fila la stessa sestina, che poi è la stessa probabilità di riuscire a indovinare la sestina. Se prendiamo per buono quanto riportato dall’articolo, tale probabilità è una su 4 milioni, il che sembrerebbe davvero incredibile. Persino Terry Pratchett, che ama dire che in letteratura le cose che hanno una probabilità su un milione di funzionare riescono nove volte su dieci, probabilmente scuoterebbe la testa. D’altra parte, come ho già detto più volte, una sestina deve essere estratta, in fin dei conti, e siamo noi a vedere delle correlazioni: facili in questo caso (tutti i numeri uguali ai precedenti), più complicate in altri casi.
Fare delle stime della probabilità “generica” (lasciatemi per il momento passare il termine, ve lo spiego dopo) è un po’ difficile, ma ci provo lo stesso. Immaginiamo che ogni giorno, da una qualunque parte del nostro pianeta, ci siano 100 estrazioni simili al lotto bulgaro, nel senso di numero di distinti risultati possibili. Consideriamo di tutto: ad esempio lotterie con un milione di biglietti estratti dove vengono estratti 10 biglietti e potrebbero essere stati premiati due numeri consecutivi. Anche se fosse capitata una cosa del genere qualcuno avrebbe potuto gridare alla truffa, no? La stima mi pare abbastanza ragionevole; questo darebbe 36000 estrazioni ogni anno – arrotondiamo a 33000. In quindici anni di lotterie avremo raggiunto 500.000 estrazioni; un evento che capiti una volta su 4 milioni non è così improbabile, se facciamo mezzo milione di tentativi.
Avete notato il punto fondamentale del mio ragionamento? Una coincidenza specifica (due estrazioni (1) consecutive, (2) degli stessi numeri, (3) al lotto bulgaro, (4) la scorsa settimana) è molto improbabile; ma una “coincidenza generica” (due estrazioni con una facile relazione tra di loro da qualche parte nel mondo in un qualche momento) è molto più semplice da ottenere, perché non limitiamo anticipatamente il campo in cui vogliamo operare. Fortuna, sì; ma non così incredibile.
P.S.: la cosa più interessante, almeno a mio parere, non è tanto matematica quanto sociologica. Nella prima estrazione nessuno aveva indovinato la sestina; nella seconda ci sono stati ben 18 vincitori , tutta gente che probabilmente è convinta della “memoria dei numeri”. Inoltre i soldi che girano in Bulgaria sono pochi, pochissimi rispetto al nostro superenalotto: i 18 fortunati hanno infatti vinto poco più di 5000 euro a testa, il che significa che il montepremi per la sestina vincente era inferiore ai 100000 euro…