Torinesità

Oggi in pausa pranzo sono stato al Politecnico di Milano per l’ultimo dei seminari di Cultura Matematica della stagione 2009-10. Il relatore era Piero Bianucci, che ha parlato in maniera vivace e piacevole della creatività in ambito scientifico.
Durante la sua chiacchierata, Bianucci ha tra l’altro confrontato la lampadina di Alessandro Cruto con quella di Edison. La prima era molto migliore della seconda, ma Cruto non aveva alle spalle un’industria capace di sfruttare l’invenzione; e così, terminò Bianucci, “Edison alla fine comprò la fabbrica di Alpignano, vicino a Torino, dove Cruto fabbricava le sue lampadine”. Altro esempio di creatività messa in pratica fu quello delle penne a sfera; l’ungherese Bíró fu il primo ad avere l’idea, ma fu il barone Bich che capì che le sferette dovevano essere di dimensioni precisissime, e ordinò quindi macchinari svizzeri originariamente per l’orologeria. La definizione di chi fosse Bich è stata “era credo valdostano di origine, ma abitava a Torino, a neanche cento metri dalla casa di Primo Levi, in corso Einaudi angolo corso Galileo Ferraris”.
Ecco. Solo un torinese può riportare tutto a casa sua in questo modo :-) (e ovviamente farmi sentire a casa…)

Science Fiction Puzzle Tales (libro)

[copertina] Chiunque sappia chi fosse Martin Gardner sa che ha tenuto per 25 anni la rubrica di giochi matematici sullo Scientific American. Ma non sono in molti a sapere che per una decina d’anni tenne anche una rubrica simile per la Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine. Questo libro (Martin Gardner, Science Fiction Puzzle Tales, Penguin 1983 [1981], pag. 148, ISBN 978014006466) raccoglie la collaborazione dei primi tre anni. Non che lo troviate in giro, se non in una costosissima nuova edizione della MAA col titolo Mathematical Puzzle Tales; la mia copia l’ho recuperata in un negozio online di libri usati. Rispetto allo Scientific American, qui i problemi sono molto più semplici, anche perché il lettore tipico è ovviamente diverso; e naturalmente hanno tutti una cornice fantascientifica. Non ci sono solo giochi matematici ma anche linguistici; inoltre quasi sempre la risposta ai problemi porta una seconda domanda, e spesso anche una terza. In definitiva un piacevole divertissement, che sarebbe alla portata di tutti… ammesso naturalmente che fosse ristampato e/o tradotto in italiano :-)

macché uguaglianza!

A quanto pare Viviane Reding ha deciso di usare il pugno di ferro e costringere Sacconi a innalzare immediatamente (beh, tra un anno e mezzo invece che sette anni e mezzo) l’età pensionabile per le donne nel comparto statale dai 60 anni attuali ai 65, come per gli uomini.
Io avevo già parlato della cosa a suo tempo, e resto sempre della stessa idea. Il punto non è che le donne, andando in pensione prima, fossero svantaggiate: già da parecchio tempo hanno la possibilità di prolungare volontariamente il loro lavoro fino a 65 anni. Ufficialmente la sentenza della Corte Europea nacque per la disparità a sfavore degli uomini, tanto che era stato detto “se volete, potete anche permettere agli statali maschi di andare in pensione prima; per noi è lo stesso”.
Io sono come sempre dietrologo, ma credo che questa improvvisa accelerazione sia banalmente dovuta alla volontà (non so se della Commissione, del governo italiano che così può dare la colpa a qualcun altro, o di entrambi) di far vedere che loro sì che pensano a fare qualcosa contro la crisi finanziaria europea. Bah.

Diritti e doveri

Stamattina sulle lettere del dorso milanese del Corsera è stata pubblicata la geremiade di tale Margherita E., che si è lamentata perché non le hanno permesso di vedere con la dovuta calma i tre quadri nell’ultima sala della mostra di Schiele a Palazzo Reale, visto che erano le 19:30 ed era ora di chiusura.
A parte rassicurare la signora Margherita che a me capitò la stessa cosa all’Orsay, e la trovai spiacevole ma correttissima, aggiungo che la signora ha afermato di essere entrata due ore prima, e che la biglietteria in fin dei conti chiude solo un’ora prima della chiusura. Non sono riuscito a capire bene la logica di questa sua frase, a dire il vero. Naturalmente la signora ha tutto il diritto di passare tutto il tempo che trova utile per vedere le opere esposte, ci mancherebbe altro. Ma visto che questa è la terza volta che le capita, come da lei stesso lamentato, non è che potrebbe iniziare a prendere in considerazione la possibilità di arrivare prima? O i diritti sono tutti e soli i suoi?

Parlare italiano senza conoscerlo

Stamattina il mio collega mi fa: “ieri sono stato al parco delle Cave, e ho visto degli uccelli che sembravano delle anatre, solo che avevano il becco bianco. Mi hanno anche detto come si chiamano, ma non me lo ricordo. Fo…?” e io gli rispondo al volo “Folaghe?” al che lui “Si, proprio così!”
Andrebbe tutto bene, se non fosse per il banale fatto che io non sapevo assolutamente che aspetto avesse una folaga, ed era già tanto che sapessi fosse un volatile: molto banalmente, il mio neurone si è attivato alla frase “uccello il cui nome inizia con FO”. È probabile che abbia letto il nome in qualche libro o articolo in cui si parlava di caccia; quello che però mi perplime [ :-) ] di più è che il mio vocabolario è solo teorico e per nulla pratico. Il bello è che nel caso dell’inglese per me la cosa è naturale: avessi trovato la parola “coot” [*] in un contesto faunistico, l’avrei subito riconosciuta come nome di uccello e non mi sarei preoccupato di sapere che uccello fosse. Anzi no, avrei comunque saputo che era un uccello acquatico, per colpa di Don Rosa e della sua genealogia dei Paperi (il nome originale di Nonna Papera è Grandma Coot). Comincio a dubitare di riuscire a passare un test di Turing.
[*] sono andato a cercarla sul dizionario, non credete.

02.02.02

Oggi pomeriggio, mentre portavo i gemelli a spasso in una delle mie solite chilometriche passeggiate nel nord Milano, passo davanti a un tombino dell’acquedotto dove fiotta un bel po’ d’acqua. Occhei, non sarà la falla nel golfo del Messico, però non vedo perché sprecare così l’acqua. Che fare? provo a prendere il telefonino e chiamare l’infoline milanese allo 02.02.02. Mi becco trenta secondi buoni di messaggio registrato sull’Ecopass e su chi deve pagare dal primo giugno; finito il messaggio, al primo squillo mi risponde una signora a cui spiego la cosa. Lei mi trasferisce la chiamata al numero dell’acquedotto municipale, dove il tipo che risponde mi dice che sanno già del guasto e che l’intervento è schedulato per domattina.
Pieni voti al servizio 02.02.02: servizio rapido ed efficiente anche in una domenica di giugno. Un po’ di amaro in bocca invece per MM (per i non milanesi: oltre alla metropolitana gestisce anche l’acqua potabile, non chiedetemi perché). O forse sono un illuso, anche se non un ambientalista doc.

gioco della domenica: Slicerix

Come il nome stesso dice, Slicerix è tutto un gioco di tagli. Bisogna tagliare i pezzi bianchi in modo che gli altri oggetti caschino a loro volta e si annichilino quando due oggetti dello stesso colore si incontrano.
Ho avuto qualche problema a capire come e dove tagliare, ma poi ci ho anche preso gusto…
(via Passion for Puzzles)