Voci di corridoio (ebook)

[copertina] Se qualcuno pensa che “fare un ebook” significhi semplicemente recuperare un po’ di materiale e metterlo tutto insieme, bisogna dire che è un inguaribile ottimista. Avere il materiale è condizione necessaria, ma non certo sufficiente: bisogna innanzitutto verificare se ha un senso, e poi organizzarlo nella maniera corretta.
Tutto questo è stato fatto da Peppe Liberti, che ha convinto un po’ di loschi figuri che nella vita reale fanno gli insegnanti ma in quella seria portano avanti un blog a scegliere alcuni loro post più esemplificativi della vita di professore in modo da fare una raccolta sicuramente più personale di quanto possa essere letta da un articolo di giornale, o anche solo raccontata dai figli adolescenti – che per definizione non raccontano mai nulla di quanto fanno davvero a scuola. Inoltre, come lo Scorfano racconta nell’introduzione,

è un modo possibile, per chi a scuola non ci mette più piede da tanti anni, per capire che nel frattempo le cose sono molto cambiate e che chi parla di scuola oggi sta spesso parlando della scuola di trenta o di quindici anni fa: quella che conobbe lui, appunto, e che ora non è più.

I punti di vista e gli stili di scrittura sono quanto di più diverso si possa immaginare – ah, c’è anche un infiltrato con i suoi ricordi di quando era dall’altra parte della cattedra… – e forse avevate già letto qualche capitolo nella versione originale sui vari blog; però il risultato finale è comunque assai piacevole.

spam quasi sensati

Su, lasciate stare per una volta l’italiano approssimativo e pensate a questo commento che mi è arrivato sul blog:

Ero una volta a Seattle. Devo dire quei ragazzi sono molto sviluppate le infrastrutture ferroviarie, anche se la città in sé è abbastanza raggiungibile a piedi. Inoltre la y hanno un sacco di ottimi alberghi e ostelli. I prezzi sono ragionevoli. Ho anche vinto soldi facili giocare casino online upthere a Seattle

(per la cronaca, il link era intorno alle parole “casino online”). A parte il doppio passaggio inglese-spagnolo-italiano il testo non era poi così male… anche se più che al post «gioco della domenica: Wooden Path 2» la nostra amica Samanta (senz’acca, sì) avrebbe dovuto scegliere «gioco della domenica: Paper Train». Niente da stupirsi che abbia passato i filtri antispam, insomma… Mi chiedo solo se ci siano software che riconoscano la lingua del post e localizzino il testo dello spam in quella lingua… e perché a questo punto non possano continuare nelle tecniche di intelligenza artificiale e ancorarsi a qualche parola chiave più riconoscibile. Vabbè, non si può pretendere tutto dalla vita.

naturalmente

Nella sezione culturale del Corsera cartaceo odierno (niente link: insomma: posso solo fornirvene uno al Guardian o se preferite a Punto Informatico, ma il punto di questa mia notiziola si perte) c’è un articolo sull’accordo tra Google e la British Library per la digitalizzazione di 250000 libri antichi (dal 1700 al 1850); digitalizzazione i cui costi sono a carico di Google – e definiti “importanti” dal portavoce della Grande G.
L’articolo continua spiegando che questi libri «gli utenti potranno copiarli, scaricarli, condividerli, naturalmente “per scopi non commerciali”». Ecco. Quando ho visto quel “naturalmente” mi si stava per andare di traverso il caffè. Intendiamoci: Google ci mette i soldi e ha tutti i diritti di farci quello che vuole con il materiale digitalizzato, su questo non ci sono dubbi. Detto in altro modo, se chi ha scritto quell’articolo avesse omesso quell’avverbio non avrei avuto proprio nulla da dire. Ma perché mai dovrebbe essere naturale che del materiale possa essere usato solo non commercialmente? Ricordo che stiamo parlando di libri stampati tra 300 e 150 anni fa: l’unico uso commerciale che mi viene in mente è quello di fare ristampe anastatiche che comunque lascerebbero il tempo che trovano perché gli studiosi tanto userebbero il testo digitalizzato; lo stesso per eventuali compilazioni in DVD che potrebbero forse avere il valore aggiunto di un’indicizzazione intelligente (e costosa) ma comunque un mercato ristretto.
Forse però non è un caso che l’avverbio non sia affatto presente nell’articolo del Guardian ma solo su un italico quotidiano che termina (ma non è il solo a farlo …) i suoi articoli con un ©RIPRODUZIONE RISERVATA ma non si perita di riciclare – senza dirlo, le licenze d’uso non le si leggono mica – gli innaturali stupidi di Wikipedia che le informazioni le lasciano libere anche per usi commerciali…

quante belle monetine

Quando la fine dello scorso millennio era ancora ben al di là da venire, avevo iniziato una raccolta di monete da 500 lire, con l’idea di riempire un salvadanaione e alla fine farmi non so quale regalo. Poi mi sono trasferito a Milano e completamente dimenticato della cosa: si sa, Milan l’è un gran Milan.
Due anni fa, dovendo far piazza pulita della roba nella vecchia casa torinese, quel salvadanaio rispuntò: lo aprii e mi trovai con un paio di chili di monete che mi riportai a casa.
Ieri finalmente mi sono deciso ad andare in Banca d’Italia a cambiare le monete in euro, a pochi mesi dalla scadenza della possibilità. Avevo accuratamente impacchettato le monete in gruppi da venti ma ho dovuto accuratamente spacchettarle, visto che c’è la macchina contamonete all’uopo preposta. Ho compilato il modulo, fornito nome cognome codice fiscale documento d’identità (chissà poi perché) e allo sportello 20 mi hanno confermato che avevo dato loro 167500 lire, e ridato l’equivalente in euro.
Mentre le monete venivano contate, mi sono spostato allo sportello 19: avevo da cambiare infatti anche una banconota da 50000 lire che mia madre aveva trovato l’anno scorso, però allo sportello 20 c’era scritto “solo monete” e al 19 “solo banconote”. Non che la cosa fosse così stancante, visto che non c’era nessuno: solo questo enorme salone della Banca d’Italia, tutto vuoto. La Banca d’Italia – ricordo quando trent’anni fa andavo a versare l’obolo per ritirare libri in prestito alla Biblioteca Nazionale di Torino – non è mai stato un luogo pieno di folla; ma adesso è ancora peggio, le sedi locali sembrano davvero un residuato di chissà quale passato.

mi regalo!

Conoscete Goodreads? È uno dei tanti siti di amanti dei libri, dove uno elenca quello che ha letto, vede cosa fanno gli amici, ecc. ecc. Tra le varie possibilità offerte dalla piattaforma, c’è quella di mettere in palio libri appena usciti, che verranno sorteggiati tra chi si iscrive alla riffa.
La scorsa settimana ho pensato di proporre una copia del mio Matematica in Relax: posso ancora permettermelo :-) Beh, in questo momento mentre scrivo ci sono 98 pretendenti. Avete ancora qualche giorno per iscriversi e avere una chance di vittoria che presumibilmente scenderà sotto l’1%: sempre più facile che fare anche solo 3 al superenalotto (è molto più facile fare 2, ma in quel caso non si vince nulla…)

gioco della domenica: Esperimento Riuscito!

Toh, un gioco in italiano (dalla piattaforma gioco.it …), o meglio un gioco localizzato in italiano. In Esperimento Riuscito! bisogna fare arrivare la palla da biliardo al suo obiettivo; non siamo però su un biliardo ma nel mondo fisico, e abbiamo un insieme di palle di tipi diversi con azioni fisiche diverse: io ho trovato nei primi tre schemi (guidati…) una palla da bowling, una bolla e un pallone da basket. Novelli Rube Goldberg, sotto con le palle!

Matematici, spie e pirati informatici (libro)

[copertina] Secondo volume della collana Mondo Matematico, questo testo (Joan Gómez Urgellés, Matematici, spie e pirati informatici – Decodifica e crittografia, RBA Italia “Mondo matematico – 2” 2011 [2010], pag. 142, € 9,99; trad. Paola Rimassa) mi pare molto migliore del precedente. D’accordo, ho dei grossi dubbi sulla traduzione – ma la traduttrice veniva pagata a numero di virgole nel testo, che ce ne sono non solo di inutili ma anche di dannose? – piuttosto pesante e con svarioni tipo “i primi quattro ACCORDI della Quinta di Beethoven corrispondono alla lettera V in alfabeto Morse”; però la trattazione è fatta bene, senza entrare troppo nelle complessità matematiche ma comunque non tralasciandole e con una trattazione storica più ampia di quanto si legga di solito in opere corrispondenti. Insomma direi che è stata una piacevole lettura; chi non ama le trattazioni matematiche (ma allora perché mai ha preso in mano questo libro?) potrà divertirsi con gli aneddoti narrati e stupirsi dell’esistenza di un computer quantistico, anche se non capirà come funziona :-)

l’ennesimo referendum elettorale

Io penso tutto il male possibile della proposta Passigli di referendum sulla legge elettorale. Non che pensi un gran bene, o anche solo un infimo bene, del Porcellum; però mi sono davvero rotto le scatole di vedere questi tentativi di pecettare qua e là una legge elettorale pessima per tirare fuori chissà quale favoloso risultato.
Non parliamo poi di chi ha la faccia tosta di dire che in questo modo si pungolano i partiti di sinistra a darsi da fare per scriverla loro, una legge elettorale buona. A parte la banale osservazione che la sinistra mi pare un po’ troppo minoranza per riuscire a farla passare, e che Berlusconi è così convinto che comunque lui vincerà da non dare certo loro sponda, siete davvero convinti che al PD il Porcellum faccia così schifo? E magari siete anche convinti delle scie chimiche e che è stato George W. Bush a buttare giù le Torri Gemelle per poter dare un impulso all’economia statunitense?
Insomma, per me l’unico referendum decente è quello il cui testo è

«Volete voi che sia abrogata la Legge 21 dicembre 2005, n. 270, intitolata “Modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”»?

Lo so, cancellando del tutto il Porcellum si tornerebbe automaticamente al Mattarellum che non è certo il massimo. Però almeno sapremmo quello che ci tocca… senza contare – per chi è ancora convinto che il nostro parlamento voglia fare una legge elettorale – che si lascerebbe loro le mani libere per scegliere il modello, maggioritario o proporzionale che sia.