Oggi tutti i quotidiani (sì, anche il Giornale e Libero, naturalmente a modo loro: non ne parla la Padania, ma questa è solo una conferma della mia affermazione) parlano della nuova norma salva-azienda, che fa in modo che il giudice sia obbligato (e non abbia semplicemente la possibilità, come adesso) a sospendere l’esecutività di una condanna civile, se il risarcimento è superiore ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di «idonea cauzione»: il tutto fino a che la Cassazione non si pronuncerà.
Lo so, qui siamo sul civile e non sul penale, e le cose sono ben diverse: ad esempio, non esiste la prescrizione. Però, prescindendo da Silvio, io mi domando: cosa succede se la Cassazione ribalta il giudizio di primo e secondo grado? La controparte quei soldi li deve restituire, il che non mi sembra poi una gran bella idea. Insomma, visto che non si sa ancora a chi andranno quei soldi, mi sembra più logico che al limite non siano ancora di nessuno (il che è l’idea alla base della cauzione), ma sicuramente non vadano avanti e indietro. O c’è qualcosa che mi sfugge?
p.s.: naturalmente la grande porcata è quella di infilare a forza il codicillo in un testo che non c’entra nulla, e che verrà quasi sicuramente votato con la fiducia. Su questo sono perfettamente d’accordo.
modernità
Come tanti bambini in cui i genitori vedevano un interesse scientifico, da piccolo ebbi in regalo un microscopio. Ammetto che non lo usai molto, visto che gli ingrandimenti bassi non davano soddisfazione e per quelli medi non c’era abbastanza luce per vedere bene nel vetrino: e comunque i miei interessi erano già allora più verso i numeri che le cose pratiche.
Però sono rimasto di sasso quando ho visto che la settimana prossima Lidl mette tra le sue offerte un microscopio digitale USB. Non ho ben capito cosa significhi l’aggettivo “digitale” in tale contesto, e avviso subito i macchisti che i driver forniti sono solo per Windows (da XP a 7). Però devo dire che l’idea di prendere le immagini e guardarmele al PC mi sarebbe sconfinferato molto di più… Peccato che ai tempi il PC non ci fosse proprio!
Quante brave persone!
Come avevo accennato, venerdì scorso ero uno dei blogger invitati da Gallizio alla presentazione dell’ultimo libro di Piergiorgio Odifreddi, Caro Papa, ti scrivo. Il motivo della mia presenza era fondamentalmente “tu hai un blog di matematica”, il che non dà un grande vantaggio competitivo nel caso di un libro in cui non si parla di matematica: è vero che conosco Odifreddi da quasi vent’anni, ma questo non era noto a priori.
Lascio link qua, qua e qua a vuole conoscere le critiche al libro da parte di alcuni partecipanti reali e virtuali, cosa che loro hanno saputo fare fare sicuramente meglio di me: io mi limito ad alcune note di colore.
– sentire Felice Accame che inizia il suo commento raccontando che il titolo del libro gli ha fatto subito tornare in mente la canzone del 1939 dall’incipit omografo non ha prezzo. Mi pareva di essere alla radio a sentire La Caccia.
– l’esponente cattolico convertito di cui non ricordo il nome (e non trovo il foglio dove l’avevo scritto, mannaggia) è riuscito a monopolizzare il tutto, il che è stata una palla unica.
– ho scoperto che Enrico VIII aveva a che fare con la transustanziazione :-)
– i tramezzini erano buoni, ma non si può finire alle 15 un incontro prandiale (non per i morsi della fame, ma perché io avrei anche da lavorare ogni tanto)
– l’idea è stata buona, anche perché Odifreddi è un bravo oratore: ma secondo me è da tarare meglio :-)
gioco della domenica: Rhombird
Rhombird è uno di quei giochi per cui occorre la mano ferma. Il rombico pennuto deve infatti raggiungere l’obiettivo svolazzando sul percorso che noi gli creiamo con il mouse, evitando i pericoli e cercando magari di raccogliere le gemme. Prima si disegna il percorso e poi lo si fa partire, quindi si può anche stare a pensare un po’ su: i nove livelli sono divisi in più scene, e ve li lascio praticamente tutti (io ho provato solo i primi due: gli ulteriori tre di bonus proprio non li ho visti!)
(via Passion for Puzzles)
_Caro Papa, ti scrivo_ (libro)
Come argutamente commenta Amedeo Balbi, a volte sembra che Piergiorgio Odifreddi scriva i suoi libri anticattolici per avere la facoltà di pubblicare anche quelli matematici. In effetti non ho ancora avuto il tempo di leggere Più spazio per tutti, ma mi è capitata questa sua ultima fatica (Piergiorgio Odifreddi, Caro Papa, ti scrivo, Mondadori “Strade blu” 2011, pag. 196, € 17,50, ISBN 978-88-04-61007-6), visto che sono stato invitato alla presentazione ad usum blogger. Odifreddi ha affermato che questo suo libro è stato scritto non per gli atei o gli agnostici, ma per i credenti, con il dichiarato intento di convincerli a cambiare campo; in effetti la sua foto in copertina con la camicia bianca e lo sguardo leggermente verso l’alto fa chiaramente capire il suo posizionamento al riguardo.
È ovvio che scrivere al Papa prendendo un suo testo e controbattendolo punto per punto significa darsi un vantaggio competitivo, visto che si possono scegliere i controesempi preferiti senza che l’avversario possa controbattere – a meno che uno non pensi che Ratzinger si metta a replicare; ma questo non è un problema. In fin dei conti spesso si conoscono le cose da un singolo punto di vista; è sempre bello vederle da un punto di vista totalmente opposto, e almeno per quanto mi riguarda la cosa è utile.
Il problema che io – ma non solo io, a giudicare dalle domande fatte durante la presentazione – ho è banalmente metodologico: proprio come non è che un teologo possa parlare di scienza usando le categorie teologiche o filosofiche – e qui do ragione a Odifreddi – non è che uno scienziato possa parlare di metafisica o teologia usando le categorie scientifiche. Odifreddi inizia affermando questa ovvietà, ma in pratica se ne dimentica spesso. La mia sensazione è che il testo non cambierà le credenze di nessuno; poi è ben noto che le mie previsioni sono sempre errate!
Martini – Tettamanzi – Scola
Ora che il Patriarca di Venezia è stato spostato più o meno d’imperio alla guida dell’arcidiocesi di Milano sono in tanti a pensare che Angelo Scola, da buon “amico di CL”, porterà una non si sa bene quale restaurazione. Io non sono molto addentro a queste cose, checché se ne possa pensare; però ricordo che quando Tettamanzi successe a Martini ci furono grandi diatribe sul suo conservatorismo e sulla sua mania di protagonismo che era arrivata al punto di convincere GP2 a spostare un cardinale arcivescovo (prima Dionigi era a Genova), cosa che non era affatto standard in quel periodo. Poi si è visto cosa è successo, con il cardinale-imam (occhei, un giudizio di Salvini conta poco).
Insomma, io resto a vedere cosa farà, senza preconcetti (tranne quelli contro Comunione e Liberazione, scusatemi ma lì proprio non ce la faccio ad essere neutrale)
zuppa di stelle
Onori allo Scorfano, che ha conquistato la homepage del Corriere online dopo aver sgamato che il suo Capo (leggasi il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini) aveva scritto una letterina a Babbo Natal… ehm, al Corsera Giorno raccontando del suo tema alla maturità ma confondendosi tra l’autore di Piccolo Mondo Antico e Sergio “Carneade” Corazzini. Occhei, lui da professore di italiano al liceo e amante del crepuscolarismo si è subito accorto che Fogazzaro c’entrava come i cavoli a merenda, ma si è anche smazzato la ricerca tra le tracce dei temi di maturità del passato per trovare il riferimento giusto: gli onori sono quindi assolutamente dovuti.
Ma guardiamo l’altra faccia della medaglia, cioè il ministro MaryStar. Io capisco che a distanza di quasi vent’anni uno possa avere dei vuoti di memoria. Il tema che io scelsi, dieci anni prima di lei, era quello storico, e sono ragionevolmente certo che parlasse delle rivoluzioni del 1848. (Sono del tutto certo che feci una pessima sbrodolata: d’altra parte ero abituato a scrivere quattro pagine di quaderno fitte in un’ora e un quarto, massimo un’ora e mezzo, e trovarmi di colpo con sei ore a disposizione mi fece compiere un peccato di grafomania, affastellando nozioni su nozioni). Però un conto è scriverlo qua per i miei ventun lettori; un altro conto sarebbe farmelo pubblicare sul primo quotidiano nazionale, anche senza contare la zoppicante prosa che non fa certo fare una figura così bella al ministro. Ma mi sa che il pressapochismo sia così di moda che la Gelmini non ci ha nemmeno pensato su…
(ah, ricordavo bene)
Poesia dell’universo (libro)
L’appunto principale che mi sento di fare a questo libro (Robert Osserman, Poesia dell’universo [Poetry of the Universe], Longanesi 2010 [1995, 1996], pag. 205, € 17, ISBN 978-88-304-2772-3, trad. Libero Sosio) è che il titolo è assolutamente fuorviante. Sì, è lo stesso dell’edizione originale, e il motivo è spiegato nella quarta di copertina: secondo Osserman la matematica che serve per spiegare la fisica è spesso bella di suo e quindi poetica. Io non sono d’accordo con l’affermazione, ma il libro è davvero bello: solo che avrei preferito fosse intitolato come il sottotitolo, L’esplorazione matematica del cosmo. L’opera tratta proprio di questo tema, e lo fa con un percorso poco standard visto che parte dalla cartografia terrestre, il che ha senso perché è un ottimo modo per spiegare con un’analogia come si può rappresentare un’ipersfera nello spazio quadridimensionale. Forse la parte finale è un po’ datata (il testo originale è del 1995), ma in ogni caso il libro merita la lettura. In un paio di punti anche il grande Libero Sosio ha dormicchiato durante la traduzione, che nel complesso è però come sempre ottima.