Lo sapevate che aprile è il mese della consapevolezza matematica?
Che lo sapeste o no, andate a vedere cosa i blog matematici hanno prodotto il mese scorso: questa volta l’ospite del Carnevale della Matematica è MaddMaths!, e di dati e statistiche (che poi sarebbero il tema di quest’anno) ce ne sono tanti.
A maggio il Carnevale lo ospito io qui, e parleremo di numeri strani… e di tutto il resto come al solito.
Quizzino della domenica: Sequenza
Come scrisse Wittgenstein, chiedere qual è il valore successivo in una sequenza numerica è una domanda senza senso, perché dato un qualsivoglia numero è sempre possibile inventarsi una regola ad hoc che dia come risultato proprio quel numero. Questa però è la teoria: nella pratica la risposta dovrebbe apparire naturale, almeno se i processi mentali del solutore sono sufficientemente simili a quelli del proponente.
Non so se questo sia il caso, ma potete provare a cimentarvi con questa sequenza (infinita). Qual è il termine successivo?
13 – 92 – 78 – 12 – 43 – 72 – 92 – 18 – 76 – ??
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/mate/problemi/p030.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì)
_Penna, numeri e fantasia_ (libro)
Anche questo libro del centro Pristem della Bocconi (Angelo Lissoni (ed.), Penna, numeri e fantasia, Centro Pristem 2011 [feb 1995], pag. 168, € 10, ISBN 978-88-96181-03-4) è una raccolta di 98 problemi dati durante i campionati internazionali di giochi matematici negli anni 1990. I problemi sono di vario tipo, risolvibili più o meno semplicemente: devo dire che nei primi, quelli più semplici almeno in teoria, le soluzioni sono più che altro delle risposte, e quindi danno pochi indizi su come arrivarci: più avanti fortunatamente la situazione migliora. In fin dei conti chi compra libri come questo spesso vuole imparare i trucchi del mestiere!
Per i professori il libro ha un altro vantaggio: ogni problema ha indicato all’inizio quali sono le tecniche matematiche da usare nella sua risoluzione, e l’indice analitico in fondo permette di trovare facilmente i problemi di un certo tipo, che potranno poi essere assegnati come compiti. Peccato per un paio di errori (problemi 76 e 94) che sono sopravvissuti nelle quattro ristampe, e fanno sbagliare la soluzione…
Word e il copincolla
Qualche giorno fa il mio collega Damiano mi scrive segnalandomi che la procedura che avevo preparato in un documento per generare un certo tipo di report non funziona più. Con la saggezza che mi contraddistingue, rispondo “boh”.
La mattina dopo Damiano mi fa “tutto a posto!” Qual era il problema? Il documento è scritto in Microsoft Word™. La procedura lancia da una finestra di comando un programma con alcuni parametri, qualcosa tipo prog -p1 -p2. Bene: copincollando quel comando il carattere “-” veniva convertito mi pare in “ù”, e capirete anche voi che “prog ù1 ù2” potrebbe avere aualche problema teNNico di esecuzione.
Ora io posso capire che tra i mille “aiuti” di Microsoft Word™ ci sia quello che converte automaticamente un trattino povero e ramingo, incastonato tra due spazi, in un en-dash (o un em-dash, adesso non mi ricordo più quale). Ma quel trattino non se ne stava da solo, ma da un lato era bell’e abbarbicato al suo parametro! Perché mai toccarlo, allora, e soprattutto farlo diventare un carattere assolutamente indistinguibile dal trattino standard?
(La risposta “perché Bill Gates vuole così” viene rimandata al mittente)
a volte (troppo spesso) ritornano
Non so se qualcuno si ricorda delle mie peripezie nel vendere la mia vecchia casa torinese e acquistare quella in cui abitiamo ora. I pochi capelli bianchi che ho derivano da quel periodo.
Bene: qualche mese fa mi contatta l’amministratore torinese dicendo che avevo ancora da pagare una barcata di soldi di spese condominiali, e che le raccomandate speditemi erano sempre tornate indietro. Scopro che – mi sa che nel casino me ne ero dimenticato – non avevo segnalato il mio nuovo indirizzo: mi faccio spedire il tutto, vedo che effettivamente per come erano calcolate le spese condominiali non avevo pagato (perché a dicembre 2009 non avevano ancora preparato i bollettini…) quelle da maggio a dicembre, vedo che mi voleva far pagare anche il saldo 2008-09 che avevo già pagato, invio bonifico pro-rata e copia del bonifico fatto a suo tempo, e dimentico la cosa.
Qualche minuto fa mi telefona di nuovo l’amministratore e mi chiede “ma lei ha venduto l’alloggio a dicembre 2009 o 2010?” Io rispondo “2009, perché?” E lui “Perché il nuovo condomino afferma di essere entrato a dicembre 2010 e non vuole pagare quelle rate”.
Io gli ho semplicemente suggerito di farsi mandare copia del rogito. Resta il fatto che mi è ritornata tutta l’incazzatura di due anni e mezzo fa, e quella non me la toglie più nessuno.
(Ah. Volete sapere l’unica parte comica in tutto questo? Il condomino in questione come lavoro fa l’insegnante di matematica)
QUI NON SI PARLA ITALIANO
Voi potete pensarla diversamente, ma per me la decisione del Senato accademico del Politecnico di Milano, che ha stabilito che dall’anno accademico 2014-15 tutta l'”offerta formativa” per il biennio magistrale (il “più due” del 3+2) verrà erogata in lingua inglese, è un’idiozia.
Un paio di premesse: (a) trovo assolutamente corretto che il dottorato sia tenuto in inglese, essendo più internazionale in scopo; e (b) la situazione attuale, con corsi in italiano e in inglese, non mi sembrava così brutta. Però, anche immaginando di avere torme di studenti pronti a venire a studiare sotto la Madunina ora che possono sentire le lezioni in inglese, mi resta un dubbio di base: non è che qualcuno stia confondendo la necessità di conoscere l’inglese con quella di usarlo? O si sta subliminalmente spiegando ai futuri ingegneri che chiunque sia così pazzo da laurearsi in Italia e voglia trovare un posto di lavoro se ne deve andare via, e quindi tanto vale prepararsi prima?
più volume
Due settimane fa ci avevano portato i (ridotti) elenchi telefonici.
Ieri ce li hanno riportati.
Mistero.
Facciamoci conoscere
Se Silvio Berlusconi avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice, diceva il buonanima di Enzo Biagi. Però anche Lui non può certo essere ubiquo, e comunque ha sempre detto che con Mediaset non c’entra più nulla. Ma si sa che delegare può sempre essere problematico: è così successo che qualcuno si è dimenticato di pagare i dieci euro per mantenere il dominio mediaset.com (tanto si usa sempre il .it…), la disponibilità è scaduta l’anno scorso, e il dominio è stato messo all’asta. Il 19 marzo 2011 (sì, 2011, non 2012) se l’è cuccato tale Didier Madiba, statunitense del Delaware.
Dopo un po’ di tempo, a Cologno Monzese si sono accorti della cosa: l’8 novembre 2011 è stata aperta una procedura di riassegnazione presso il WIPO. Tra l’altro, non era nemmeno la prima: già nel 2008 Mediaset aveva ottenuto la riassegnazione del dominio, che era stato squattato ancora nel 2002. Vabbè, il mese scorso il WIPO ha sentenziato che il signor Madiba ha pieno diritto a usare il nome a dominio, che tra l’altro si era prenotato ancora nel 2006. Ah: i signori Mediaset non hanno nemmeno mai pensato a spostare il gestore del dominio a un’azienda italiana.
Sembrerebbe insomma che il dominio non fosse poi ritenuto così interessante: e invece no. Gli avvocati Mediaset sono andati a pietire aiuto a Roma Ladrona, e… colpo di scena! La nona sezione del Tribunale Civile di Roma ha accolto il suo ricorso e imposto alla società Fenicius Llc di cessare l’uso del dominio, imponendo anche una multa di 1000 euro per ogni giorno di mancata ottemperanza. Avete capito bene: un tribunale italiano emette una sentenza su un fatto (l’acquisto di un dominio) avvenuto fuori dal territorio italiano da parte di una persona che non è un cittadino italiano. Secondo voi, quale può essere la probabilità di ottenere qualcosa che non sia una pernacchia?
Poi diciamocelo: il “sito Media Set” del signor Madiba a oggi è questo. Nessuno sano di mente può credere che il dominio sia stato effettivamente acquistato per costruirci su un servizio, e non per farsi sganciare un po’ di soldini dai malcapitati ex-proprietari. Ma non è certo con quella sentenza che ci riusciranno: tutt’al più i provider italiani saranno caldamente invitati a far risolvere in altro modo quell’indirizzo… spero non a mediaset.it, perché altrimenti partirà un vespaio incredibile.