_No!_ (libro)

[copertina] Imre Toth è stato uno storico e filosofo della matematica rumeno, che ha cominciato sin da piccolo – e non è una cosa usuale – perché non gli tornavano le cose che studiava. Per esempio, è arrivato alle geometrie non euclidee con un percorso tortuoso che è partito dalla relatività generale, e gli ha fatto capire come non ci sia una “vera” geometria. Solo che – racconta nell’introduzione – quando cercava di spiegarlo nelle sue lezioni non ci riusciva mai, e alla fine ha pensato di fare qualcosa di completamente diverso (Imre Toth, No! : Libertà e verità creazione e negazione (Non! Liberté & Verité – Creation & Negation, Rusconi 1998, pag. 487, € 25,31, ISBN 9788818011517, trad. Antonello Nociti): un “palinsesto” – ma io l’avrei più chiamato collage – di frasi di centinaia di personaggi diversi, che formano una specie di dialogo tra di loro. Il tutto unito da alcune tavole a colori, sempre preparate da lui come collage, che ribadiscono ironicamente le sue idee.
Non è facile seguire il filo logico, che di per sé c’è anche: non si sta parlando di una sterile contrapposizione di idee, ma di scambi anche divertenti tra personaggi a cui si fa dire più o meno quello che effettivamente hanno pronunciato, ma nel contesto della geometria non euclidea. Tra i tanti personaggi c’è anche un cameo di Toth stesso, tra l’altro… Purtroppo manca una sezione finale con almeno qualche nota bibliografica sui personaggi del palinsesto, soprattutto gli accademici tedeschi e russi che stroncano per opposte ragioni quella innaturale geometria; per quanto riguarda la traduzione di Antonello Nociti, mi devo fidare, anche se non ha cercato il titolo del libro di Smullyan (che adesso non ricordo più…).
Nelle vacanze di Natale la vecchia versione Rusconi che ho comprato io è praticamente regalata a meno di 12 euro; se vi interessa una lunga lettura serale, questo libro può essere un’idea.

State guardando la maratona web?

Questo è il periodo dell’anno di Telethon. La mia azienda, che come sapete sponsorizza l’evento, ha probabilmente pensato che c’è tanta gente che la TV non la guarda affatto, e così ha affiancato all’usuale maratona televisiva Telethoninweb, la versione in rete della maratona. Oggi e domani dovrebbe esserci una vera maratona, visto che nello studio mobile allestito davanti al Teatro delle Vittorie di Roma (ah, le sinergie…) hanno messo dei tapis roulant.
Io da Milano spruzzata di neve non mi muovo certo, ma se voi siete da quelle parti…

primarie lombarde csx – il mio voto

Non ho votato alle primarie nazionali del centrosinistra, perché non interessato ai candidati. Però domani alle primarie lombarde ci vado, e do la mia convinta adesione ad Andrea Di Stefano. Andrà a finire che ha ragione Anna a dire che io sono in realtà un pericoloso simpatizzante della sinistra estrema, visto che dei tre sfidanti è il più a sinistra… anche se dirige un mensile, Valori, la cui sede nel primo periodo è stata ospitata dalla Caritas milanese. Però, anche se io non avessi un’affezione particolare verso di lui, devo dire che Alessandra Kustermann non mi ha convinto quando l’ho sentita nei vari interventi, mentre Umberto Ambrosoli ha perso la mia fiducia con tutto il tiremolla “non mi candido… non mi candido… non mi candido però… mi candido ma niente primarie… vabbè, se proprio lo volete infiliamoci anche qui in mezzo”.
Lo so che la vittoria di Di Stefano è improbabile, ma bisogna pur tentare: no?

Come fare le parlamentarie

Io capisco chi afferma che avere le preferenze nelle elezioni fa sì che i candidati che vogliono, fortissimamente vogliono essere eletti spendano un sacco di soldi in campagna elettorale. (Che poi ci siano anche i rischi per i vecchi tromboni di essere trombati non lo si dice ma lo si sa). Non mi sembra però che la soluzione che stiamo adottando adesso per le politiche, cioè il Porcellum, sia poi così valida, se non per i vecchi tromboni di cui sopra. Abbiamo visto cosa è successo alle Parlamentarie M5S. Ma ci sarebbe un altro sistema? Beh, io una bozza di idea ce l’avrei. È solo una bozza, perché per esempio non prende in considerazione come selezionare l’elettorato attivo (insomma chi vota: i candidati saranno bene i partiti a sceglierseli, no?), ma ha il vantaggio di essere relativamente semplice.
I candidati candidati (scusate il gioco di parole) hanno un certo numero di giorni di tempo per recuperare un determinato numero di firme di appoggio da parte dei cittadini. Una persona può votare un solo candidato (per partito, a meno che i partiti non si accordino per mettere in comune le basi dati… ma non so perché la cosa mi pare alquanto improbabile). Terminata la raccolta firme, si sorteggia tra i vari candidati, ed eventuali aggiunte dalle segreterie) le posizioni in lista e gli eventuali esclusi per overbooking. Il sorteggio può tranquillamente essere pubblico e trasparente: basta per esempio associare ai candidati candidati un numero da 1 a 90 e aspettare la successiva estrazione del lotto. In teoria si potrebbe dare a chi raccoglie più firme una maggiore chance, ammesso di usare una funzione sublineare (nel senso che se hai raccolto il doppio del minimo di firme non hai due possibilità ma solo 1.4, se hai raccolto il quadruplo del minimo hai due possibilità e non quattro… insomma, non deve valere la pena raccogliere troppe firme, altrimenti ritorniamo al problema iniziale dei candidati che pagano per ottenere il posto ancorché non certo) ma sono dell’idea che semplice è bello, e quindi non complico troppo le cose.
Certo, non si potrebbe avere un parlamento di yesmen, e quindi la probabilità che un qualche partito sfrutti quest’idea è virtualmente nulla. Però almeno parlarne un poco…

Comunioni sgradite

Nel socialino dell’odio (il nome è tutto un programma, no?) è in corso un’animata discussione, a partire da una foto di Ilona Staller (mi dicono) che sta facendo la comunione al funerale del pornomanager Riccardo Schicchi, e un gruppetto di persone che comunque stanno ben lontane da un’ostia anche non consacrata hanno gridato allo scandalo, nel senso di Mt 18,7… nemmeno tanto per il passato di pornostar della signora Staller (non credo che quello di parlamentare sia considerato) quanto per l’avere avuto almeno due mariti (e qui si dimenticano Gv 4,18, ma va bene lo stesso).
Nel mio piccolo angolo di moralizzatore, mi può scandalizzare il Pierferdi che va a fare la comunione in conclamato concubinaggio; però non so assolutamente quale sia la vita sentimentale attuale della signora Staller, né se si sia mai sposata con rito religioso, dato che in caso contrario di per sé non possiamo certo sapere se si fosse appena confessata e assolta, quindi dal punto di vista cattolico fosse in grazia di Dio. Evidentemente i commentatori di cui sopra sono molto più attenti di me alle vicende di Cicciolina…

leader o riferimento?

Uno dei riti immarcescibili delle grandi aziende è la valutazione delle prestazioni dei lavoratori. Una cosa che serve a ben poco, considerando che per essere licenziati bisogna mettersi davvero d’impegno, e che la probabilità di vedere aumenti di stipendio è ormai pari a quella di trovare un grattaevinci da centomila euro (o quanto sia il premio “grande”: non sono mai riuscito a capire la logica delle lotterie istantanee).
Vabbè: quest’anno, tanto per cambiare, mi è stato segnalato che io non ho sufficiente leadership, cosa sulla quale del resto concordo perfettamente: insomma nulla di nuovo sotto il sole. Poi però ci ho pensato su un po’, e sono finalmente riuscito a focalizzare un pensiero che in qualche modo mi girava da un bel pezzo per la testa. Io sono probabilmente un punto di riferimento (Edoardo Bennato avrebbe detto “il faro illuminante”…) per un certo qual numero di persone; e per altre persone sono comunque un benchmark, nel senso che generalmente non accettano le mie conclusioni ma sono comunque interessati a come presento i miei argomenti. (Nota: generalmente le persone intelligenti apprezzano chi non la pensa come loro, perché hanno la possibilità di affinare i propri punti di vista). Tutto questo, per quanto mi riguarda, è abbastanza naturale: sono uno abituato ad andare avanti per la propria strada senza preoccuparsi molto del consenso, con gli anni ho anche appreso in un modo o nell’altro i rudimenti pratici della retorica, e la cosa mi sta più che bene.
Però proprio queste mie caratteristiche mi rendono geneticamente incapace a essere un leader. Mi manca il carisma, o se preferite la capacità di trascinare i recalcitranti; mi manca la dialettica della mediazione, non tanto tra le mie istanze e le altrui quanto tra due gruppi di opinione diversi; e soprattutto mi manca la voglia di provare a fare tutto questo. Se mi frequentate virtualmente da un po’ di tempo sapete che quando io faccio qualcosa non vado a spammarlo in giro: se lo scrivo una volta è tanto, perché altrimenti mi sembra di rompere le palle ai lettori. Ma è così un male? perché mai da grande dovrei fare il leader?

una, cento, mille Trenitalia

Ieri pomeriggio Anna doveva prendere i biglietti del treno per stamattina: un regionale veloce (che poi veloce non è stato, non si sa per quale ragione il localaccio precedente è stato soppresso e quindi si è sciroppata tutte le stazioncine) da Milano a Novara. Si connette al sito trenitalia.com che rimanda al sito lefrecce.it: da lì era possibile selezionare il treno, ma il costo del biglietto era settato a 0,00 euro. Purtroppo non era un’offerta specialissima del principale gestore ferroviario italiano: con molta probabilità qualcuno si era dimenticato che ieri sarebbe partito l’orario ferroviario 2013, aveva inserito tutti i prezzi possibili e immaginabili per l’alta velocità e si era dimenticato del trasporto locale. Però il software era molto attento a questo tipo di eccezioni: scriveva in piccolo “al momento è impossibile fare la transazione” e rimandava alla pagina di scelta del biglietto (a 0,00 euro).
Dopo un’oretta Anna mi fa “ce l’ho fatta!” A quanto pareva, il sito fsitaliane.it aveva caricato correttamente anche quelle tariffe, e così si è stampata il suo bel biglietto da non timbrare ma di validità 4 (quattro) ore. Due minuti dopo però mi chiama, e mi dice “e adesso che succede?” Mi mostra la schermata che gli appare quando ha cliccato su “stampa la fattura”: una sfilza di caratteri più o meno casuali. Trentacinque anni di frequentazione di computer mi hanno fatto subito capire cosa era successo (è facile: basta vedere la stringa %PDF1.4 all’inizio della sequela di caratteri): sono tornato indietro alla pagina di visualizzazione scelta, ho cliccato col tasto destro sul pulsante “stampa la fattura”, e ho salvato la pagina togliendo l’estensione HTML che il sito si ostinava ad aggiungere dopo il corretto .pdf. (Per i puntamatitisti: probabilmente la pagina era semplicemente inviata come tipo text/html: ma visto che non mi pagano per fare da debuggatore non sono stato a verificare). Naturalmente questo lo posso fare io che ho mangiato pane e specifiche, mica l’utente comune.
A questo punto io mi domando e chiedo: perché ci sono N siti diversi riconducibili alla parte di FS che muove i treni (quindi lascio da parte RFI, che avrà i suoi siti)? E soprattutto perché sono tutti gestiti in maniera diversa, con l’unica caratteristica comune di essere malgestiti?