mi hanno clonato il bancomat

Stamattina mi è arrivata una scarica di notifiche dalla mia banca (IWbank, per la cronaca), di “pagamenti utenze” effettuati a Torino tra giovedì 31 e venerdì 1. Chiedo ad Anna se ne sa qualcosa: no. Chiamo il call center, e mi dicono “blocca immediatamente la carta, è stata clonata”.
Notate che mentre avevo settato una mail immediata per i prelievi bancomat, su quelli pagobancomat mi sono sempre limitato a guardare la contabilizzazione, che come si vede è *molto* lenta. Inoltre essendomi stato accreditato lo stipendio il conto corrente era relativamenteben fornito, quindi non mi è neppure arrivato l’altro messaggio “ci sono pochi soldi”. Risultato: 2100 euro in meno che mi saranno (forse) restituiti tra sei mesi; una mattinata persa per denuncia e passaggio in banca. Non ce la faccio più, esca fuori chi mi ha fatto il malocchio.

cip cip

[Twitter chiede il reset]
Stamattina 250.000 persone (quorum ego) hanno ricevuto una mail di twitter che li avvisava che dei cracker avevano avuto accesso ad alcuni dati (nome twitter, password, identificativi di sessione, password crittata e “salted”); quindi loro mi hanno resettato la password e invitato a rimetterne un’altra, già che ci sono più complessa.
Per la cronaca, la quantità di gente che conosco che ha ricevuto questa email mi fa pensare che o non sono stati solo 250.000 (un millesimo degli account totali), o non sono stati scelti a caso (siamo tutti vecchi utenti, fin dal 2007). Ad ogni modo la mia vecchia password twitter non era complicatissima, ma la usavo solo qua e su Friendfeed :-)

_Dando buca a Godot_ (libro)

[copertina] Nella prefazione a questo libro (Stefano Bartezzaghi, Dando buca a Godot : giochi insonni di personaggi in cerca d’aurore, Einaudi 2012, pag. 212, € 16, ISBN 9788806214012) Stefano Bartezzaghi spiega come il suo “lavoro”, permettetemi di chiamarlo così, sia cambiato in questi tre decenni. Una volta i giocatori scrivevano lettere a mano o al più dattiloscritte (ne ho inviate parecchie anch’io…) e l’Autore salvava man mano gli spunti per usarli nelle rubriche; ora basta un hashtag e Twitter permette di avere uno scambio immediato non solo con l’Autore ma anche tra i giocatori, semplificando la creazione ma lasciando all’Autore il compito forse ancora più arduo di riorganizzare tutto il materiale e dargli una parvenza d’ordine. Ecco cosa troverete, insomma: venti capitoli con venti tipi di giochi con le parole, descritti prima tassonomicamente poi con esempi – generalmente dieci per volta: Bartezzaghi deve trovare significativo il numero 10.
Il guaio di un libro come questo è che non lo si può leggere sequenzialmente, a meno che non si decida di dedicarsi a una pagina per volta, magari con carta e penna sottomano – computer e tablet in questo caso sono subottimali – per provare a cimentarsi nei vari giochi. Infatti la trippa strippia, pardon, il troppo stroppia! Molto meglio a questo punto considerarlo un’opera di riferimento, utile per andare a cercare se e quando il gioco di parole che ci è venuto in mente è stato giocato. Un Vero Tassonomista come me avrebbe aggiunto un po’ di tabelle riassuntive in appendice, ma mi sa che sarebbe stato chiedere troppo… che gioco sarebbe, altrimenti?

_La parte degli angeli_ (film)

[locandina]Ve ne siete accorti? nel 2012 non ho fatto nessuna recensione di film. Nulla di strano: non sono mai andato al cinema :-) Tre settimane fa sono stato trascin… ehm, scusate, abbiamo deciso di andare a vedere l’ultimo film di Ken Loach: la cosa è stata talmente incredibile che mi sono persino dimenticato di postare una recensione.
Ad ogni modo la storia è molto “di sinistra”, con la possibilità di redenzione dei giovani colpevoli – redenzione che non sempre avviene, intendiamoci – e il furto “a fin di bene” (il whisky, insomma l’alcol, della cui mancanza non si accorgerà nessuno). Io che sono tanto buonino ho trovato alcune scene iniziali un po’ troppo violente, ma non sono un giusto termine di paragone: il fatto che sia riuscito a restare sveglio fino alla fine invece implica un giudizio positivo.
Ultima noticina per i milanesi: siamo andati all’Anteo, e visto che come al solito eravamo in ritardo per lo spettacolo delle 20 abbiamo preso i biglietti per il successivo. Nel mentre mi ero preso il loro volantino, tanto per sapere che film stavo per andare a vedere. Peccato che chiunque abbia scritto quel volantino avesse visto un film completamente diverso…

la bella vita del portavoce Wikimedia Italia

In queste settimane mi sono fatto un minimo di pubblicità in qualità di portavoce di Wikimedia Italia. Questo comporta grandissimi vantaggi, tipo di potersi sentire intervistato a Radio Montecarlo mentre cenavo, ma anche un flusso di mail delle quali potrei fare volentieri a meno.
Quella che mi è arrivata or ora, e che inserisco qua eliminando naturalmente i riferimenti personali, è però un po’ strana persino per la media. Il titolo è «commercialista di zzzzzz richiesta info» (ho ovviamente pecettato anche il titolo) e il testo è:

egregio Don ciotti avrei piacere parlarle di un progeto non politico ma benefico basato su speranze e idee espresse da un sondaggio che abbiamo attuato nel tempo sul disagio sociale che ci circonda il nostro paese avendo momentaneamente un discreto gruppo di adesioni anonime ma consistenti gradirei poterle parlare di persona ma in attesa che vostra signoria mi consenta udienza oltre alla posta elettronica da voi gia in possesso lascio anche il mio n.cellulare privato NNNNNNNNNN in attesa di un contatto sempre sia lodato da un buon cristiano Xxxxxx Xxxxxx nativo di Zzzzzz residente e sposato in localita yyyy lombardia
                fervidi saluti

Sono qui a chiedermi cosa io abbia in comune con don Ciotti, oltre all’origine veneta e alla mia piemontesità…

horror vacui

Ieri e oggi la pagina milanese delle lettere al Corriere ospita due interventi di persone che si sentono disturbate dal fatto che ATM non ha affatto pensato a rinominare la linea M5, che finalmente verrà inaugurata il prossimo 9 febbraio, in M4: prima di vedere circolare un treno sulla M4 aspetteremo se va molto bene altri due anni, e in questo lasso di tempo “tutti ci rideranno dietro”.
È chiaro che i numeri hanno poteri magici, e questo salto di numerazione potrebbe avere delle serie ripercussioni sulla sanità mentale di molti. Mi chiedo però come facciano questi molti a non sentirsi altrettanto sbalestrati notando che le linee tranviarie milanesi sono attualmente numerate 1, 2, 3, 4, 5, 7, 9, 12, 14, 15, 16, 19, 23, 24, 27, 31, 33. Peggio ancora, la 31 è relativamente recente: eppure ATM non ha pensato a denominarla 6 per ovviare almeno in minima parte alla parcellizzazione dei numeri di linea… Ma forse mi sono perso le accorate lettere di protesta che sicuramente vennero spedite anche allora.
(per i diversamente umoristi: i numeri di linea sono delle semplici etichette, e non hanno alcuna necessità di essere consecutivi)

io e Vodafone

Io ho una SIM Vodafone, SIM che non uso mai: se ne sta su un vecchissimo telefonino DVB-H (giusto per dire quanto è vecchio, per chi ha capito cos’è quella sigla: era il periodo in cui volevano mandare la televisione sul telefonino…). Anche quest’anno, come al solito, mi sono dimenticato di fare una ricarica: lo scorso sabato lo accendo, vedo che erano passati dodici mesi e qualcosa, penso “ah, il solito problema”, e mi accingo a fare una ricarica online: niente, mi dice che il numero selezionato non esiste.
Occhei, posso fare il 190. Come, però? I cellulari mio e di Anna sono Tim, il telefono fisso non è fisso ma VoIP e mi butta giù la linea. Aspetto lunedì e vado in ufficio, solo per scoprire che il nostro centralino non gradisce i numeri che iniziano per 1. Colpo di genio: mi rimetto a compulsare il sito Vodafone e scopro che dall’estero si può chiamare il +39.349.2000190 :-)
La signorina (molto gentile) del call center mi riattiva il numero, mi dice di aspettare il tardo pomeriggio, ma mi suggerisce di verificare all’accensione che si veda il logo vodafone e non “servizio limitato”, perché altrimenti dovrò cambiare SIM. Io rispondo di sì, poi me ne dimentico e lunedì sera faccio la ricarica: nulla da fare.
Ieri ero a casa malato; stamattina passo nel negozio Vodafone vicino all’ufficio, sgancio l’obolo necessario e cambio SIM. Tutto a posto: mi sono persino messo un reminder nel calendario per dicembre. Solo che mi sono chiesto “come cavolo fa una SIM a smagnetizzarsi?” Sono andato a chiedere ai colleghi, e Stefano mi ha subito detto “semplice, basta metterla vicino a un magnete”. A questo punto mi sono ricordato che il telefono era dentro uno svuotatasche dove c’erano anche dei magnetini superpotenti. Chissà dove li nasconderò, adesso…