I due leoncini nati nello zoo di Gaza sono morti dopo due giorni. Secondo la BBC, il direttore dello zoo avrebbe affermato che il personale non aveva l’esperienza necessaria per seguirli, e che non hanno potuto ottenere i vaccini dall’Egitto a causa del blocco. (“The zoo’s manager said staff were inexperienced in caring for them and could not get vaccines from Egypt due to the blockade on the territory.”)
Già quando avevo saputo che i due leoni adulti erano stati portati a Gaza attraverso i tunnel (non troppo) segreti che collegano Gaza con l’Egitto il mio commento era stato un silenzioso WTF. Non sono uno di quelli che pensa che occorrerebbe importare solo le cose di prima utilità, ma non credo che avere due leoni fosse così importante per gli abitanti di Gaza, che tra l’altro dovrebbero anche sapere cosa significhi essere in gabbia. Adesso non posso fare altro che chiedermi un po’ di cose:
– che vaccini servirebbero nei primi due giorni di vita?
– non si erano accorti che la leonessa era incinta? Preparare il personale dello zoo era un’altra di quelle cose “non di prima priorità”?
– perché mai il valico di Rafah (che – ricordo – è tra Gaza e l’Egitto, non Israele) è come al solito bloccato?
Ma si sa che io sono un malpensante.
macché ritiro patente
Già uno comincia ad essere di pessimo umore quando esce di casa per portare i giovani all’asilo e vede che inizia a piovere. Vabbè, tutti di nuovo su a casa per prendere gli ombrelli (belli colorati). Il guaio è che i quattrenni sono troppo piccoli, e non riescono a tenere l’ombrello con una sola mano. Il risultato pratico è che io non posso tenerli per mano: quindi quando ci tocca attraversare la strada mi metto sulle strisce di traverso facendo il vigile e dico loro di sbrigarsi.
Peccato che poi capiti che stai cercando di attraversare (col verde appena iniziato) l’incrocio tra via Murat e via Populonia e dall’altra parte l’imbecille decida che debba girare a sinistra (senza attendere la freccia verde che tra l’altro dura una vita) per piantarsi davanti a me. L’imbecille in questione non ha evidentemente abbastanza neuroni per accorgersi di due ombrelli coloratissimi a un metro di altezza (del mio metro e novantatré messo di traverso non se ne parla nemmeno). Certa gente dovrebbe starsene a casa loro.
contributo spese spedizione abbonamento
Già a me il concetto di “contributo spese di spedizione” è una cosa che infastidisce, anche perché in genere mica posso scegliere come farmi spedire qualcosa. Amen.
Però non potete fare un abbonamento a un settimanale “con lo sconto del 30%” e poi aggiungere “solo sei euro” di contributo di spese di spedizione. Fate ridere i polli.
(per i curiosi: l’abbonamento in questione è a Il Giornalino, che regalo a mio nipote)
il brand della letteratura
Sul Friendfeed si è parlato di questo post di Loredana Lipperini dal titolo “Timeo Peppa Pig (sul perché Volo e Masterpiece non siano un problema) e ho provato a leggerlo.
Buona parte del post è dedicato a una lunga citazione di Mario Fillioley che si lamenta di chi si lamenta che Maurizio Crozza, nel suo siparietto a Ballarò, non faccia letteratura. Su questo direi che Fillioley, Lipperini, e buon ultimo io siamo d’accordo: Crozza lo si guarda per rilassarsi e farsi due risate (a me non fa mica sempre molto ridere, ma riconosco che è più che altro un problema mio), non certo perché vogliamo un nuovo Antonin Artaud – nome a me del tutto sconosciuto, per la cronaca. Mi chiedo solo cosa c’entri tutto questo con Peppa Pig. Per fortuna ho continuato la lettura e ho capito qual è il guaio: citando questa volta dalla Lipperini, «Non è, per essere ancora più chiari, una questione di intrattenimento contro profondità. Tutto questo verrà oscurato, con ogni probabilità, da ununica entità: il brand, ebbene sì, dellautore che non è neanche un autore, ma un gruppo di ghost writer, come quelli che scrivono Peppa Pig e Geronimo Stilton, come quelle che, come da intervista di Donnini dellepoca, erano state chiamate a scrivere la versione italiana delle Cinquanta sfumature, e che dal 2014 magari scriveranno sulla Grande Guerra, e così via.»
Ora io sono estremamente colpevole per non aver letto «larticolo di Fabio Volo, non on line, sullimportanza dellumiltà». Come aggravante, non ho mai letto nulla di Fabio Volo, so solo quello che faceva come conduttore radiofonico mattutino. D’altra parte non ho nessuna intenzione di denigrare Volo né chi lo legge: è una loro scelta, e chi sono io per giudicare, soprattutto dato quello che leggo io? Ma io leggo il paragrafo citato lì sopra – soprattutto aggiungendo che non parla solo di Fabio Volo ma anche dei partecipanti al reality contest “Masterpiece” dove il vincitore potrà vedersi pubblicato il suo romanzo in non so quante decine di migliaia di copie – come la magnificazione del “vino del contadino” in contrapposizione ai prodotti industriali senz’anima. Peccato che come si sa bene il vino del contadino spesso sia qualcosa di imbevibile; e peccato anche che Fabio Volo, come del resto Giorgio Faletti e – sia pure in un modo diverso – Massimo Gramellini e finanche Umberto Eco, sia anch’egli “un brand”. L’unica differenza è che Peppa Pig e Geronimo Stilton (il secondo esempio portato dalla Lipperini, e il vero punto di confronto, a meno che non mi sia perso i libri di Peppa Pig) non ci mettono il nome: ma è una differenza così grande?
Insomma, evitiamo di fare gli snob e i meta-snob: viva Peppa Pig e viva Fabio Volo! (ma io continuo a non leggerlo: viva anche le scelte personali)
tagli anticipati
Sento dire che per fare contenta Bruxelles il governo italiano penserebbe di anticipare al 2014 alcuni tagli (alla sanità, per esempio) previsti per il 2015.
Qualcuno mi spiegherebbe qual è la logica? Nel senso: se hanno deciso che quei soldi erano inutili perché non toglierli subito? E se avevano pensato che ci volevano due anni per riorganizzare le cose e risparmiarli, come si fa a fare tutto subito?
Quizzino della domenica: Quaterna ripetuta
Se moltiplichiamo 85351 per 365 otteniamo 31153115, un numero di otto cifre composto da due ripetizioni di quattro cifre identiche (3115, nel nostro caso). Bene: 365 è un bel numero e ce lo teniamo; ma 85351 possiamo cambiarlo a piacere. Sapreste dire, senza usare una calcolatrice, qual è il più piccolo e il più grande numero di questo tipo (due gruppi di quattro cifre identiche) che possiamo ottenere scegliendo opportunamente cosa moltiplicare per 365?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p138.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Henry Dudeney, 536 Puzzles and Curious Problems (n. 106)
_Zoran, il mio nipote scemo_ (film)
A dire il vero il film l’ho visto due settimane fa, trascinato (al solito) da Anna a cui è piaciuto molto. Il mio commento su questo Zoran, il mio nipote scemo non è così benevolo, invece. Bei posti, intendiamoci, e Giuseppe Battiston è bravo… fin troppo, direi, nel senso che il film si regge praticamente su di lui che gigioneggia dall’inizio alla fine, sempre davanti a un bicchiere di vino – pura verità, conoscendo la parte friulana della mia famiglia ed estrapolando cosa può succedere nel goriziano. Ottimo contraltare è il nipote sloveno Zoran (“Zagor”, come viene chiamato dallo zio): Rok Pranikar caratterizza molto bene il ragazzo ai limiti dell’autismo che parla un italiano letterario che ha imparato da solo leggendo due improbabili libri intitolati “Lampi sull’Isonzo” e “Lacrime di Fanciulla” (“due capolavori”, termina sempre quando ne parla). Il resto però resta troppo legato a battute che non fanno troppo ridere – faccio eccezione per “Se sei mona e credi in Dio, allora credi nel Dio dei mona” – e a una recitazione un po’ bloccata, non certo aiutata dall’uso pesante di camere a mano che a me danno sempre un effetto mal di mare.
Curiosità finale: il film è una coproduzione italo-slovena, ma nei ruoli di supporto c’è una segregazione incredibile: o sono italiani o sloveni. Misteri.
antispam?
sto cercando di capire se un vecchio plugin antispam funziona oppure no. Se non vi accorgete di nulla allora non funziona; se non riuscite a commentare allora funziona troppo bene.
(non ci sono immagini da intuire, non preoccupatevi)
p.s.: mi sembra che le cose vadano MOLTO male, ma fino a domani non mi preoccupo.