Acconto

Daniele “sciarada alterna” Capezzone dovrebbe spiegare dov’era il suo partito: al governo no, visto che si lamenta che «dopo cinque mesi il Governo non è ancora in grado di trovare risparmi per 1 miliardo su una spesa pubblica di 800». Detto questo, un governo che decide di portare al 103% gli acconti IRAP e IRES o è composto da pazzi o da incompetenti. Lasciamo perdere l’etimologia di “acconto”, che non può essere forzata a far superare (anche raggiungere, d’accordo…) il 100%; ma con un PIL che scende non puoi andare ancora a chiedere prestiti alle aziende. Senza contare che – vista la modifica alla ex Costituzione più bella del mondo votata l’anno scorso da tutti – l’anno prossimo il bilancio deve essere in pareggio. Che faranno, allora? un anticipo al 110%? Cialtroni.

Accendere il cervello?

Persino io nel mio piccolo so che un’intervista radiofonica è qualcosa a cui stare molto attenti. Non parliamo poi di cosa succede con certi intervistatori (tanto per non fare nomi, Caterpillar): il loro lavoro è quello di fare un botto, e quindi cercano di portare il malcapitato intervistato a pronunciare frasi di cui poi se ne pentirà amaramente.
Ecco perché mi stupiscono le parole che il presidente di Barilla ha pronunciato nel corso della trasmissione La zanzara (un’altra di quel tipo). Il testo stamattina ha già fatto il giro della rete, è inutile che io commenti le affermazioni di Guido Barilla. Quello che però non sono proprio riuscito a capire è come uno che ha studiato da presidente di multinazionale non è riuscito a tirare fuori una risposta tipo “Per come è oggi l’Italia e soprattutto per come sono i media italiani, se noi mandassimo in onda una pubblicità con una famiglia gay ne verrebbe fuori un polverone enorme. Dal punto di vista puramente pubblicitario ci guadagneremmo anche; ma come azienda riteniamo che non sarebbe corretto farci belli sfruttando la comunità omosessuale”. Non ci avrebbe creduto nessuno, ma non ci sarebbe stata tutta quella pubblicità negativa…
(ah: quelle simpatiche osservazioni sono arrivate da uno che aveva appena detto «Ho pensato che il Presidente della Camera che si abbassa a parlare di pubblicità quando peraltro non ha le competenze è abbastanza patetico.»…)

E un’OPA sui titolisti?

[Non c'è obbligo di Opa: mannò!]
Quello qui sopra è uno strillo in prima pagina di Repubblica. Il testo, per chi non può vedere l’immagine, dice: «Telecom, Vegas: “Non c’è obbligo di Opa” […] Il numero uno della Consob al Senato: “Solo quando i poteri di governance di Telefonica diventeranno reali, sarà possibile verificare l’obbligo di Opa”.»
Quando ho letto quel titolo, il mio pensiero è stato “Ma che cosa si è fumato Vegas?” Poi sono andato a leggere l’articolo, e ho capito che a fumarsi qualcosa (roba pessima) è stato il titolista. Secondo la legge italiana, infatti, un’OPA (Offerta Pubblica d’Acquisto) è obbligatoria se un azionista supera il 30% di quota dell’azienda. Ora, Telco ha circa il 22% delle azioni Telecom, e Telefonica ha sicuramente meno del 2% delle azioni Telecom per conto suo. Quindi obblighi di OPA non ce ne possono essere, e non c’è nulla da verificare. E questo è quanto Vegas ha in effetti detto.
Ora, questi concetti potrebbero non essere noti alla casalinga di Voghera, che magari non sa nemmeno cosa sia un’OPA; ma si spera che il titolista del secondo quotidiano d’Italia questo lo sappia. E allora perché scrivere un titolo insensato, senza neppure che si stia parlando di Berlusconi?

L'(n+1)esimo libro della fantascienza

L’anno scorso barabbaedizioni ha pubblicato L’n-esimo libro della fantascienza, racconti di fantascienza (più o meno belli) scritti fondamentalmente dai partecipanti a FriendFeed con qualche contributo da altri amichetti. Ne ho parlato su queste notiziole.
Quest’anno è stato fatato il bis: potete scaricare l'(n+1)esimo libro della fantascienza da qui. Formato epub, mobi, pdf. Questa volta mi sono superato, e ci sono ben quattro miei racconti. Il primo, molto informatico, si intitola Test di Turing e l’ho appena postato sui miei Archivi. Man mano posterò anche gli altri tre – Telecomando quantistico, che è addirittura lungo 11 Kb; Questione di margini; Dal Libro di Turing (11, 1-9). Ma perché negarvi la gioia di leggere anche altra roba?

Com’è gentile Windows8

Non so perché, l’altro giorno il PC di Anna si è improvvisamente bloccato. Dando un’occhiata con i potenti mezzi della tecnica (una chiavetta con Linux Live) ho visto che i dati utente c’erano ancora, mentre la partizione di sistema era – per usare un termine tecnico – sminchiata. Mentre sto cercando di capire cosa diavolo stia succedendo, ho reinstallato Windows 8 dalla partizione di recupero: sono stato favorevolmente colpito dallo scoprire che perlomento mi sono trovato sul desktop un file con la lista del software che non mi era stato reinstallato :-)
(invece Office 2013 che devo scaricare tutto online è IL MALE)

Quizzino della domenica: abraqadabra

Sto imparando a fare il prestigiatore, e ho pensato di scrivere (in un bel font sans serif come quello mostrato sotto) la mia parola magica: “abraqadabra” (tutta minuscola e con una q, sì. Devo pur distinguermi, no?) Tutte le lettere sono scritte in un rettangolo 3 centimetri per cinque: il disegno non è proprio corretto, ma fate finta che lo sia. Ho sparpagliato le lettere sul tavolo e me ne sono andato. Mia figlia Cecilia, che conosce le lettere maiuscole ma non le minuscole e comunque non sa leggere, le ha messe tutte in fila, e incredibilmente si legge “abraqadabra”. Qual era la probabilità di riuscire in questa impresa?
[abraqadabra]
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p125.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema originale)

_Storia naturale dei giganti_ (libro)

[copertina] Di Ermanno Cavazzoni sapevo poche cose: che esisteva, e che scriveva libri. Ho provato a prendere questo suo libro di alcuni anni fa (Ermanno Cavazzoni, Storia naturale dei giganti, Guanda 2007, pag. 251, € 14.50, ISBN 978-88-6088-048-2) e a posteriori devo dire che ho fatto davvero bene. Lo stile di Cavazzoni, visto molto da lontano, mi potrebbe far pensare a Paolo Nori: ma mentre quest’ultimo non è proprio nelle mie corde, il primo mi ha fatto sorridere con le sue descrizioni stralunate
(ATTENZIONE: SPOILER!).
La storia naturale dei giganti (nella letteratura cavalleresca) c’è eccome, con una dovizia di particolari che mi fa pensare a una via di mezzo tra una persona affetta dalla sindrome di Asperger e la storia confidenziale della letteratura italiana del buonanima di Giampaolo Dossena; ma con lo scorrere delle pagine si capisce che l’io narrante è completamente pazzo, tratto del resto comune a tutta la sua famiglia a quanto pare, e la sua mente vaga verso le idee più assurde… abbastanza simili a quelle che associa ai “suoi” giganti, anche se avrei dei dubbi sulla verginità di Monica Guastavillani, la sua Beatrice che non si capisce bene cosa (non) faccia con lui. L’arrivo di sedicenti extraterrestri fa terminare piuttosto brutalmente la vicenda, anche se quella che pareva una crisi definitiva si stempera in un ritorno al punto iniziale del romanzo.
In definitiva, il libro va bene se volete sapere tutto sui giganti, ma anche se vi divertono le storie strampalate ma ben scritte!

Libre and gratis

Leggendo questa notizia di Slashdot sul kickstarter che sta partendo per avere un’edizione libera e gratuita del Clavicembalo ben temperato (una bella cosa, se posso esprimere un commento) ho notato che nel testo inglese si parla di “libre and gratis”, che per l’appunto si tradurrebbe in italiano come “libera e gratuita”. È una mia impressione, oppure la locuzione è nuova, presa di peso immagino dal francese perché c’era gente che si scocciava di dire “free as in speech and free as in beer”?