“bella amicizia e piallature”

Su Facebook si stava parlando di spam sgrammaticati, e un amico-di-amico ha scritto che in uno dei messaggi da lui ricevuti la gentile signorina mittente gli prospettava “bella amicizia e piallature”. Che potrà mai essere?
La mia ipotesi è che la signorina in questione sia partita dalla frase “nice friendship and plans”, ma abbia erroneamente scritto “planes” prima di dare in pasto la frase al traduttore automatico di Google. Evidentemente “aeroplani” non le sarà sembrato corretto, così è passata alla seconda scelta. Qualcun altro vuole cimentarsi?

Vuoi sapere chi la pensa all’opposto di te?

Lunedì Carlo Felice Dalla Pasqua ha postato su Facebook un articolo di Technology Review, che mostra uno dei tanti usi dei Big Data che si possono fare: trovare persone che hanno i nostri stessi interessi ma la pensano all’opposto di noi su alcuni temi, e farci sapere chi sono.
La logica di per sé non è affatto stupida. Tutti noi abbiamo un filtro più o meno voluto che ci fa cercare le cose più simili al nostro pensiero; d’altra parte non ha nemmeno senso cercare a caso qualcuno con idee diverse, perché probabilmente non avremo nulla in comune e non riusciremo a capire l’altro. Supponendo di essere persone razionali, leggere qualcuno che la pensa in altro modo potrebbe essere utile non tanto per cambiare idea quanto ad esempio per riuscire a chiarirci meglio le nostre idee. Il tutto però mi pare piuttosto improbabile, soprattutto perché il mezzo usato per valutare le “nuvole di parole” è twitter che spinge l’autore verso le massime icastiche e non verso la discussione. Detto in altri termini, è molto semplice trollare su Twitter, proprio perché non c’è una vera conversazione. (Occhei, un bravo troll la conversazione la sfrutta finché possibile: ma allo stesso tempo è più facile sgamarlo se sai cosa guardare).
Insomma, mi pare che l’idea di base sia interessante ma la sua realizzazione pratica necessiti ancora di qualche aggiustamento. Voi che ne pensate?

cominciano già da piccoli

Il giudice sportivo della Lega Calcio aveva stabilito che le curve dello Juventus Stadium sarebbero dovute restare vuote a causa dei cori razzisti cantati durante la partita con il Napoli. La Juventus ha chiesto di poter fare entrare (gratuitamente) i bambini fino a tredici anni, e la richiesta è stata accolta. Risultato? nuova multa per cori ingiuriosi… dei bambini (che gridavano “merda” al portiere friulano a ogni rinvio).
Chiudere definitivamente gli stadi (e i dintorni) non è proprio un’opzione possibile?

Come colpire gli onesti

A Milano il biglietto ATM ha una validità di 90 minuti. In altre città, come Torino e Roma, si ha il diritto a rimanere fino al capolinea sul mezzo dove si è saliti anche se il limite di tempo è passato, ma a Milano no. Vabbè, sono le regole e le regole vanno rispettate: non è che un’opzione tra “75 minuti e puoi restare sull’ultimo mezzo” oppure “90 minuti e basta” sia intrinsecabilmente preferibile.
A Milano il biglietto ATM consente un solo viaggio sulla metropolitana (e uno sul passante, ma non divaghiamo). Credo che questo valga anche nelle altre città: ma di nuovo, sono le regole e le regole vanno rispettate.
A Milano ci sono molti portoghesi che viaggiano a sbafo (e che peggiorano la qualità dei viaggi di chi paga, tra l’altro: con buona probabilità infatti molti di loro, se l’unica alternativa fosse pagare, se ne andrebbero a piedi). I portoghesi riescono anche a entrare in metropolitana, non ho mai esattamente capito come visto che di per sé ci sarebbero i tornelli e gli addetti ATM in stazione. Che ha deciso allora ATM? Semplice: ha iniziato a chiudere i tornelli anche in uscita. Non certo nelle ore di punta, perché altrimenti la si potrebbe denunciare per sequestro di persona: ma negli altri orari sì. Già questa storia (peggiori il servizio a me che pago perché c’è chi non mi paga) non è il massimo: ma c’è di peggio.
Io generalmente giro in bicicletta, ma a volte naturalmente mi capita di prendere i mezzi: ho così una tessera RicaricaMI per non stare a perdere tempo a comprare un biglietto e ricordarmi in quale verso debba essere inserito. A un certo punto mi sono posto il problema: cosa succede se entro in metropolitana dopo 80 minuti e ne esco dopo mezz’ora dove i tornelli sono chiusi? Evidentemente i 90 minuti sono scaduti, e quindi devo regolarizzare la mia posizione. Essendo io una persona ingenua, ho pensato “beh, tanto ripasso la mia tessera e mi scalerà un altro biglietto”. Non essendo però così ingenuo, ho scritto all’ATM (cosa non semplicissima: l’unico modo che ho trovato è stato compilare il modulo per reclami e specificare che il mio non è un reclamo). Dopo qualche giorno ho ricevuto la seguente risposta:

Gentile maurizio codogno ,
La informiamo che in uscita non può essere scalato un nuovo biglietto: la logica del sistema prevede che l'unica possibilità sia la regolarizzazione alla MAT della stazione.
Un cordiale saluto,
Ufficio Relazione Clienti ATM

Per chi non fosse milanese o non frequentasse la metropolitana, la “regolarizzazione alla MAT” significa fare un biglietto speciale (una “minimulta”) di 8 (otto) euro. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché mai io dovrei pagare questa minimulta, avendo semplicemente fatto l’unica cosa che potevo fare entrando in metropolitana, cioè far passare la mia tessera? Tra l’altro, ovviamente non ho nessuna possibilità di vedere quando ho fatto la mia prima timbratura, né vedo perché dovrei tenermi a mente l’ora di ingresso e avere un biglietto a parte per essere certo di non rimanere bloccato nella metropolitana.
Sì, è probabilme che se mi trovassi in quella situazione e facessi presente la cosa ai suddetti addetti di stazione loro mi facciano uscire: ma il problema è ovviamente di principio. Perché se ATM ha un problema ci devo perdere io che non le ho mai dato quel problema? (è una domanda retorica, evitate di rispondere)

redazionali a pagamento

Mail arrivatami stamattina (dal form, quindi da parte di qualcuno che comunque il blog deve averlo aperto):
Gentile Amministratore,
Sono XY, Online Marketing Consultant per la ZZZ. La contatto riguardo al vostro sito . Rappresentiamo diversi clienti interessati a campagne pubblicitarie e ads on in reputabili siti online.
Siamo interessati a contratti a lungo termine e crediamo sia un’ottima possibilità per entrambi.
La prego di farmi sapere se siete interessati per mandarle al più presto ulteriori informazioni.
La ringrazio anticipatamente per l’attenzione attendendo una sua gentile risposta.

Risposta mia:
No, non sono interessato. D’altra parte, ammesso e non concesso che il mio sito sia reputabile e soprattutto che la parola “reputabile” faccia parte della lingua italiana, la mia reputazione deriva dalla mancanza di pubblicità di qualsivoglia tipo.
A parte lo scempio del vocabolario italiano, il messaggio tecnicamente era un opt-in (diceva che se non rispondevo non sarei stato ulteriormente contattato) e non si può ancora definire spam. Ma mi rimane un’impressione di residuato. Siamo alla fine del 2013. Sono almeno sei-sette anni che ci sono i network di blog e ci sono i blog specializzati, e quelle briciole di pubblicità mirata che arrivano finiscono lì. È già nata, cresciuta e morta l’onda delle recensioni a pagamento. Insomma, se vai alla caccia del blog generalista sei messo davvero male… o no?

Quizzino della domenica: Niente scale reali

Avete un mazzo di 52 carte. Qual è il numero minimo di carte da togliere perché sia impossibile formare una scala reale? Una scala reale è una successione di cinque carte dello stesso seme e dai valori consecutivi, per esempio 7-8-9-10-J di picche. L’asso può assumere valore massimo (in 10-J-Q-K-A) oppure minimo (A-2-3-4-5).
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p140.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Futility Closet.)

_Cosmolinea B-1_ (libro)

[copertina] Ho approfittato della riedizione in formato elettronico dei due volumi Urania con la raccolta dei racconti di Fredric Brown e me li sono comprati. Questo primo volume (Fredric Brown, Cosmolinea B-1, Urania Mondadori 2013, pag. 411 circa, € 2,99, ISBN 978-88-339-2126-6) raccoglie i racconti scritti tra il 1941 e il 1950, alcuni ritradotti e altri presi di peso dall’edizione originale (ecco perché non farò un paragrafo specifico sui traduttori).
Dal punto di vista della fantascienza vera e propria, occorre dirlo: Brown è molto invecchiato. I racconti pulp, americani al cientopecciento anche quando si svolgono in un pianeta di una stella in chissà quale parte della galassia, non sono più quello che siamo abituati a leggere: non per nulla non mi sono messo a passare da cima a fondo il libro ma me lo sono centellinato, un racconto ogni tanto. Ma quello che mi fa ancora oggi amare Brown alla follia (quando scrivo io racconti di fantascienza seguo il suo stile…) è il suo divertirsi con le parole, cosa che naturalmente rende intraducibili molti racconti – cos’è l'”angelico verme” se non un angleworm che è diventato un angelworm? Come fai ad accorgerti che “I quit” si pronuncia come “Ike Witt”? – e il gusto per le trovate ad effetto. Avete ragione se mi dite “e allora perché non ti sei preso i libri direttamente in inglese”: la mia risposta è che questi sono un ricordo d’infanzia, e da ragazzo li ho letti in italiano. Perdonatemi :-)