Oggi in pausa pranzo sono andato dal parrucchiere per farmi il taglio estivo (capelli lunghi mezzo centimetro, sfumatura su nuca e lati: almeno faccio in fretta con la doccia). Ero in uno di quei posti pieni di giovani barbieri, e mi è toccata una fanciulla, che dopo lo shampoo mi chiede che taglio volevo. Quando ho risposto “taglio tattico, praticamente a zero” mi ha guardato come se avsse il sospetto di essere su una candid camera. Me ne sono accorto persino senza occhiali. Ci ha perso un bel po’ di tempo per riaversi e recuperare le informazioni che probabilmente le erano state date (“il cliente ha sempre ragione, non sindacare sul tipo di taglio”)…
Non mi bastava mia figlia che ogni estate si lamenta perché dice che con il capello rasato sono brutto, insomma! (Tanto sono brutto lo stesso)
Nella foto, il risultato.

G.K. Chesterton è soprattutto noto, almeno in Italia, per i suoi racconti che hanno come protagonista Padre Brown. Molti sanno anche della sua conversione al cattolicesimo (arrivata dopo che aveva cominciato a scrivere del piccolo prete cattolico; ma il suo percorso è stato piuttosto complicato). Però Chesterton ha scritto davvero tantissimo, in svariati campi, e così non è poi così strano che abbia anche pubblicato questo libretto, ben tradotto da Federica Giardini, sul perché alla fine si è convinto che la religione cattolica fosse la migliore. Non è che volesse scrivere un opuscolo per fare proseliti: nel testo afferma spesso che molte delle cose che l’hanno portato a quel passo valgono solo per lui e non possono essere generalizzate.

