il mio bel faccino in televisione

Come dovreste sapere, partecipo a Wikipedia, seguendo il famoso motto “tutto e male”. Lo scorso novembre, è stata fatta una chiamata alle armi per chi sta dalle nostre parti, visto l’arrivo di una troupe Rai per fare un servizio all’uopo. Sono così andato ad Arcore (beh, la capa di it.wiki abita là, che c’è di strano?), sono stato filmato e sono apparso sabato scorso all’interno di Scenari. Almeno immagino: io non mi sono visto.
Per chi avesse effettivamente visto la trasmissione, una nota: non sono quello apparso con la didascalia “Maurizio Codogno”. Non si può pretendere tutto.

in vino veritas

Ragazzi, siamo sotto le feste, suvvia! Di che cosa può parlare la Novella 2000 radicalchic, insomma la versione online di Repubblica? Ebbene sì, di vini. E non una sola volta, ma addirittura due! Gli Scienziati delle Grandi Università Mondiali sono stati infatti scomodati più del solito.
Innanzitutto, viene definitivamente risolto un annoso problema che sicuramente ha contribuito a rovinare i brindisi di fine anno. Adesso è scientificamente provato: a parità di percezione, con i flute si beve di meno. Lo dice sul British Medical Journal nientemeno che Brian Wansink della Cornell University. Occhei, Wansick ha la cattedra di “marketing and applied economics” e la rivista accoglie articoli come “diagnostic reasoning in medicine and investigative methods of fictional detectives” e “Cinderella revisited”, ma non è così importante.
Inoltre i sommelier hanno i giorni (mesi? anni??) contati. Alla Carnegie Mellon, il professor Lorenz Biegler sta studiando un modello matematico per la formula perfetta del vino. Il tutto con l’aiuto nientepopodimeno che della… Pontificia Università di Santiago del Cile. Sarà, ma mi restano dei dubbi… forse perché non sono un gran bevitore.

Addio al bosco di Gioia

Siamo sotto le feste, quando la gente non c’è e se c’è pensa ad altro. Ecco così che dopo la decisione di aprile è arrivata l’esecuzione: martedì le ruspe hanno iniziato a buttare giù gli alberi, per essere pronti a costruire la seconda sede della Regione Lombardia. Inutili gli appelli vari, inutile l’arrampicata sull’albero di Michele Sacerdoti, inutili gli appelli di Rocco Tanica, Dario Fo e Beppe Grillo. Qualcuno aveva dei dubbi? e qualcuno crede alla “sistemazione del verde”, la scusa ufficiale?
(vedi anche Gianluca Neri e Alberto Biraghi)

Arrampicarsi sugli specchi

Sempre su Repubblica di ieri, ho trovato molto interessante l’articolo di Alberto Statera, che cercava in tutti i modi di assolvere preventivamente Fassino dalle ovvie accuse che gli verranno fatte per la sua amicizia con Consorte. In sintesi, le tesi sono: (a) il poveretto è stato tenuto all’oscuro di tutto perché sapevano che è troppo buono, e quindi è meglio non fargli sapere queste cose; (b) o forse han fatto così perché lui non conta un tubo, e il vero regista è quel cattivone di D’Alema; (c) o ancora in realtà dai DS non sapeva nulla nessuno, perché ormai quella di banchieri e finanzieri è una cricca autoreferenziale, e quelli i politici se li compravano quando serviva loro.
Ora, capisco la necessità scalfariana di non danneggiare quelli su cui ha puntato ormai da anni. Però mi chiedo se non sia stato peggio el tacun del buso: il povero Cicogna viene definito rispettivamente troppo stupido, irrilevante o comprabile. Il tutto da un quotidiano di centrosinistra: l’unica differenza con Libero oppure Il Giornale è che la prosa di questi ultimi è indubbiamente peggiore, come se il loro target fosse più ignorante… oppure i sinistrorsi volessero badare bene a non fare capire le cose alla gente.

Promozione?

Leggendo il giornale di mercoledì mi sono trovato una pubblicità di Telecom Italia che informa che fino al 31 marzo in via promozionale (il neretto l’hanno messo i miei datori di lavoro) per le offerte Telecom Italia sulle telefonate urbane e interurbane saranno applicati i prezzi dell’offerta anche alle chiamate verso le numerazioni di altri operatori. Per i clienti residenziali, le offerte in questione sono Teleconomy No Problem e Teleconomy Quando Vuoi.
Tradotto in italiano – ad onor del vero, è tutto scritto nel messaggio pubblicitario, in un corpo nemmeno troppo più piccolo del resto – io ho capito questo: se da aprile uno chiama un numero di Fastweb, oppure in unbundling su Infostrada o Tele2, uscirà dal forfait e si troverà un aggravio in bolletta: non tantissimo rispetto a quello che costa una chiamata da fisso a mobile, ma comunque sempre qualche soldino.
Capisco che Telecom abbia un costo marginale virtualmente nullo per le chiamate tra suoi numeri, mentre deve dare soldi agli altri operatori; però non mi pare una bella cosa comunicarlo così.

<em>Gauguin e Van Gogh; Millet</em>

Ieri avevamo prenotato e pagato. Oggi non potevamo più tirarci indietro. Non importa che a dispetto delle previsioni solatie stamattina ci fosse una nevicata di quelle davvero toste, che faceva solo voglia di starsene tranquilli davanti al camino. Non importa che stamattina ci avessero comunicato che la nostra povera 147 fosse finalmente pronta: meglio, sarebbe importato se le condizioni climatiche fossero state decenti, ma oggi era fuori discussione prendere un mezzo di trasporto che non fosse il treno. Così ci siamo avviati per Brescia, alla mostra della stagione 2005-2006 (ingresso cumulativo 15 euro; chiude il 19 marzo).
L’inizio non è stato dei migliori: a parte la neve, la prenotazione via internet non funzionava, e arrivati in carrozza il capotreno ha gentilmente comunicato che saremmo partiti con dieci minuti di ritardo… perché la motrice era stata agganciata in ritardo. Non che fosse un problema insormontabile, visto che avevamo appositamente preso un treno con congruo anticipo per potere mangiare un boccone a Brescia, cosa che in efetti abbiamo fatto: non alla caffetteria del museo, che era strapiena come spesso capita quando la gente è comunque arrivata a vedere la mostra ma non vuole uscire per il freddo, ma a un bar a un centinaio di metri. Arrivati e fatta la nostra bella coda – non per i biglietti, ma per il guardaroba – siamo finalmente entrati a vedere la mostra, anzi le mostre, visto che oltre a quella principale su Gauguin e Van Gogh erano esposti una sessantina tra quadri e disegni di Jean-Francois Millet, tutti provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston.
Innanzitutto bisognerebbe chiamare la mostra “le tre G”. Oltre ai due pittori, si ergeva alta e fiera la figura di Marco Goldin, il direttore di Linea d’ombra, la società coneglianese organizzatrice delle mostre lì a Santa Giulia. C’erano massime e aforismi di Goldin dipinte sui muri, libri di Goldin al bookshop, l’installazione multimediale a metà della mostra – l’ultimo grido della modernità per una mostra, a quanto pare – aveva una voce che recitava poesie di Goldin, e il video proiettato, dopo un interessante gioco di tridimensionalità con alcuni dei dipinti in mostra, presentava un atto unico di… come? avete detto Goldin? ma allora ci siete già stati! Lascio ai miei lettori, pochi ma indubbiamente intelligenti, decidere se è megalomania o un utile sistema sinergico per ridurre le spese.
A parte ciò, la mostra mi è sembrata molto piacevole. Rispetto a quanto vedemmo al Van Gogh Museum di Amsterdam, il periodo iniziale del pittore olandese presenta una serie molto più variegata di opere, soprattutto disegni, così come si può notare l’eclettismo giovanile di Gauguin prima che decidesse di passare al primitivismo. Anche i pannelli didascalici, e i frammenti di alcune delle numerosissime lettere scritte da Van Gogh, aiutavano a comprendere meglio lo svilupparsi delle carriere dei due grandi, e le loro relazioni e influssi reciproci. Anche la mostra su Millet aveva un senso nel contesto: Van Gogh infatti imparò a disegnare anche dalle stampe milleriane, e così è stato possibile confrontare alcuni quadri e personaggi, come il Seminatore, con gli originali che li hanno ispirati.

Nevica

Giusto perché oggi dobbiamo andare a Brescia alla mostra di Van Gogh e Gaugin (e ieri abbiamo prenotato i biglietti…)
In teoria potremmo anche ritirare l’auto, ma non ci pare proprio il caso.
Il bello è che ieri sera le previsioni del Tg3 regionale (Meteoformigoni) davano sole.

La nuova legge elettorale

Così ieri sera Ciampi l’ha firmata: i maligni dicono che qualcuno gli ha fatto notare che le malefatte della Banca d’Italia possono essere fatte risalire al 1991-2, altri si limitano a dire che la legge non è manifestatamente incostituzionale, e quindi non poteva essere rimandata alle camere.
Mah. A parte sentire Silvio tuonare contro i cambiamenti di legge elettorale a colpi di maggioranza (tutto vero. Solo che era il 2000, e in effetti la legge elettorale non fu modificata), quello che io trovo davvero triste è che le liste sono bloccate. Non sarà possibile dare nemmeno una preferenza; il massimo che ci verrà concesso è scegliere un partito. Bello, vero?
In una notizia correlata, per partecipare alle primarie per il candidato sindaco dell’Unione qui a Milano non basterà il contributo di un euro, ma ce ne vorranno due. Hanno già capito che se va bene voterà la metà della gente.