Dopo la segnalazione di ieri, ho notato come ci siano molti cartelloni con il volto del nostro Presidente del Consiglio [migliorato/deturpato] (cancellate la voce che non è corretta) dal nasone da clown. Sono così riuscito a fare una foto, che può essere utile per il mio lettore che vive all’estero.
Però ho trovato ancora più divertente vedere stamattina che nel “primo poster”, quello di viale Crispi, altre ignote mani hanno strappato via il bollino-nasone.
quando si dice politically CORRECT
Non so quanti di voi abbiano conosciuto i libri di Richard Scarry. Io sì, e quindi ho apprezzato ancora di più questo set di fotografie dove un padre di famiglia con una memoria di ferro ha confrontato l’edizione 1963 e quella 1991 di uno dei libri di Scarry, e ha mostrato dieci piccole differenze. Un esempio? in cucina non c’è più solo la mamma, ma anche il papà…
misteriose equazioni
Comincio a temere che l’avvicinarsi delle festività abbia completamente rovinato Repubblica. Capisco che le “notizie” che pubblichino nella versione online siano quelle che vanno subito a finire nel gossip sbertucciaro. Però in questo articolo sulla formula perfetta per il regalo siamo arrivati al massimo.
dietro la magia del regalo non si nasconderebbe solo la scelta dell’oggetto e della carta più bella ma un processo tecnico riassumibile – si legge sui quotidiani inglesi – nella misteriosa equazione matematica: 1/2 (d+2h+w)2 = 2(w+h)2.
Lasciamo perdere che quei due a destra della parentesi sono degli esponenti, come si può notare nella pagina del Manchester Online. E lasciamo perdere che la notizia ha una settimana (altre thumbnail si trovano qui per i voyeur matematici). Ma sembra davvero un po’ esagerato definire l’equazione come “misteriosa”.
Quello che però mi disturba è che così ad occhio ci dovrebbero volere due equazioni, visto che abbiamo tre incognite e non mi pare che ci sia più di un grado di libertà. Cosa mi sono perso?
pubblicità taroccata minimalista
Stamattina non ho fatto in tempo a fotografarla, ma vale la pena di segnalarla lo stesso. Avete presente i cartelloni seipertré con Silvio B. che spiega le grandi cose che ha fatto per l’Italia? Bene, uno di essi, su viale Crispi, è stato modificato. Nulla di eclatante: semplicemente un cerchio rosso sul naso, come da clown. Garantisco che l’effetto è fantastico.
vedi Napoli, e poi?
Trenitalia mi ha gentilmente comunicato che “il 22 Dicembre inizia l’era dell’Alta Velocità italiana tra Roma e Napoli”, e per farmi gioire mi offre due “prove gratuite di andata e ritorno per due persone’ valide dal 22 dicembre al 22 febbraio sulla tratta in questione. (i posti però sono limitati, e mi devo affrettare)
Fosse stata la Torino-Novara potevo anche farlo, ma così mi serve a poco. Se qualcuno è interessato e mi scrive, gli dò il codice :-)
_A sua immagine_ (libro)
Il libro (James BeauSeigneur, A sua immagine [In His Image], Editrice Nord 2005 [1988,1997,2003], pag. 389, 18, ISBN 88-429-1364-2, trad. Vittorio Curtoni) ha come sottotitolo “un thriller teologico”. Non mi sono perciò stupito più di tanto a scoprire che il traduttore è Vittorio “old Vic” Curtoni, che si è sempre divertito con questo sottogenere (ma guarda, Vic, che si dice “alla Porta Palatina!”) L’idea di base è che la Sindone contenga delle cellule ancora vive (del Figlio di Dio? di un extraterrestre?) dalle quali si riesce a clonare un uomo che farà carriera all’interno di una ONU ormai a guida del pianeta. Il tutto condito da sindonologi, citazioni bibliche, ebrei messianici, spiriti guida new age, diplomatici più o meno intrallazzati, e missili nucleari. A parte lo scoop su chi fu a tradire davvero il Cristo – no, non è stata la Maddalena: Dan Brown qua non è di casa – ho trovato il libro piuttosto pesante, troppo infarcito di nozioncine e note a piè di pagina per far vedere quante cose l’autore conosce; e il disclaimer messo all’inizio e ricordato con una nota verso la fine del libro per evitarsi una fatwa cristiana mi pare francamente eccessivo…
È strano invece che abbia tre date di copyright, come se lo continuasse a riscrivere. Il libro devrebbe essere il primo di una trilogia, ma non credo che proseguirò.
numeri matti
Francesco Merlo, nell’articolo su La domenica di Repubblica di ieri dal titolo wertmulleriano “Il matrimonio che non s’ha da fare – quell’ossessione tutta italiana”, se la prende con il matrimonio in generale e quello omosessuale in particolare. Problemi suoi. Però poi si mette a scrivere questo:
Davvero il matrimonio sopravvive come istituzione solo per i figli. Funziona come i numeri irrazionali in matematica, quei numeri matti che permettono il calcolo del cemento armato, l’elevazione di un grattacielo, la costruzione del ponte che collega la Danimarca alla Norvegia. Chi capisce i numeri irrazionali?
Io posso immaginare che Merlo abbia avuto dei traumi piuttosto gravi da piccolo con l’insegnante di matematica, e che ne sia riuscito ad uscire solamente facendo il passaggio logico “irrazionale -> matto”. Però occorrerebbe che un’anima pia gli facesse notare che non solo i numeri irrazionali non “funzionano”, ma – peggio – “esistono” (quasi per tutti i matematici…), e che li si puo “capire” senza troppi problemi con un disegnino. Ma soprattutto bisogna fargli presente che i conti per tutte quelle cose li fanno con ogni probaabilità dei calcolatori che non usano affatto numeri irrazionali. Ma forse lo choc sarebbe troppo forte per lui.
il servizio ATM
Oggi sono venuti a trovarci mio fratello, mia cognata e mio nipote (nonché figlioccio, per chi ama controllare i rapporti di parentela). Nel pomeriggio abbiamo pensato di andare a fare una passeggiata verso la zona di corso Garibaldi, così ci siamo presi tutti insieme il 7, siamo scesi allo Strehler e ci siamo incamminati. Arrivati verso piazza XXIV maggio XXV aprile (ah, le date…), abbiamo detto “beh, andiamo in via Morales a prendere l’11 che ci porta di nuovo fino a casa”. Siamo arrivati alla fermata alle 16:28, abbiamo guardato l’orario e scoperto che ne era indicato uno alle 16:27, e il successivo alle 16:37. Vabbè, pensiamo, è vero che non l’abbiamo visto arrivare, ma magari era in anticipo. Alla peggio, aspetteremo nove minuti.
Alle 16:55 abbiamo deciso di tornare in XXV aprile a prendere un simpatico taxi. Sono passati tre 29 e tre 33, ma di 11 nemmeno una traccia, almeno nella nostra direzione – nell’altra ne sono passati un paio. Il vento gelido e soprattutto il fatto che avevamo con noi un bimbo di quattro anni ci hanno fatto desistere. Ottimo servizio, vero?
(per la cronaca, il primo 11 deve essere passato almeno cinque minuti dopo: mentre gli altri prendevano il taxi, visto che non ci sarei stato, sono andato a casa a piedi, e alle 17:06 me lo sono visto passare accanto in piazzale Lagosta)