Un topos abbastanza usuale è quello del genitore che in ufficio riceve la telefonata del figlio che non riesce a risolvere un’espressione algebrica (e il genitore generalmente non ci riesce nemmeno lui… ma questa è un’altra storia). Oggi mia mamma mi ha telefonato perché non riusciva a risolvere un’espressione algebrica :-)
Per i curiosi, stava facendo ripetizioni a una ragazzina, e non le tornava che (26*3*5 – 25*3*5) facesse 25*3*5. In effetti, scritto così sembra un po’ strano…
Benito li avrebbe apprezzati
Quando pensereste possa essere stato pubblicato un articolo intitolato “Persone Down e orientali condividono vari comportamenti e caratteristiche specifiche”? Ai tempi di Lombroso, o magari negli anni ’30? Sbagliato. L’articolo (di cui trovate l’abstract qua è stato “ricevuto il 28 novembre 2006, accettato il 18 dicembre 2006, pubblicato online il 28 febbraio 2007”. Il tutto su Medical Hypotheses; una rivista Elsevier, mica “Medicina in val Brembana”, insomma. Il tutto per le firme di
Federica Mafrica e Vincenzo Fodale, del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Messina (il secondo ha anche un “sito ufficiale”, http://www.fodale.it/ in italiano e http://www.fodale.com/ in inglese, dal quale ho scoperto un suo altro bellissimo articolo: “Viagra, operazioni chirurgiche e anestesia: cocktail pericoloso con rischio di cecità”. Un po’ come quando ti dicevano di non farti le pugnette perché saresti diventato cieco… fine della parentesi).
Leggendo l’abstract (via Bad Science, uno di quei blog da leggere e far leggere a tutti quelli avvezzi a TgCom e Dagospia), quello che mi pare di capire è che la “ricerca” sia nata dalla constatazione che le persone Down hanno gli occhi a mandorla, ed è continuata cercando tutte le possibili caratteristiche “similari”: una metodologia che chiunque abbia studiato un minimo di statistica sa essere completamente fallace, visto che basta scartare tutto quello contro la propria tesi e tenere solo quello a favore. Un ottimo lavoro, che ci fa sentire fieri di essere italiani.
Il cannocchiale d’ambra (libro)
In questo terzo e ultimo libro della trilogia della Materia Oscura (Philip Pullman, Il cannocchiale d’ambra [The Amber Spyglass], Salani 2003 [2000], pag. 451, € 16, ISBN 9788884513298, trad. Francesco Bruno) tutti i fili degli altri due libri si intrecciano in un’opera di respiro davvero enorme, che parte dalla fine di Dio per arrivare all’ingresso nell’età adulta dei due ragazzi protagonisti, Will e Lyra. L’eterna lotta tra il bene e il male segna un punto topico, e come si era già intuito nei libri precedenti il male è anche la religione organizzata e gerarchica, che nel mondo di Lyra è ancora più opprimente. Ma a parte questo abbiamo echi di non so quante fonti diverse: un viaggio nell’Ade, le Arpie, richiami evangelici e biblici, più immagino tutti i riferimenti a William Blake e John Milton che io mi sono perso. Ma forse i pensieri che restano più impressi sono il tema del distacco, onnipresente nel testo; la coscienza che nasce da sola, un po’ come secondo Hofstadter in I Am a Strange Loop, e il riconoscere che nessun essere vivente può conoscere tutto, e che quindi ciascuno di noi ha bisogno degli altri. Ottima la traduzione.
La neve costa
rientri
Ieri ero convinto che fossero rientrati tutti a Milano, a giudicare dal traffico. Come tutti gli anni, mi ero dimenticato che i lunedì milanesi sono delle giornate relativamente tranquille: ogni tanto mi chiedo se siano tutti parrucchieri o qualcosa del genere. Stasera il ritorno a casa è stato un disastro, e dire che in bicicletta non dovrebbe nemmeno essere così difficile muoversi: solo che l’inscatolamento automobilistico sta raggiungendo vette che sembra di fare il gioco dei 15… Altro che ticket di ingresso: bloccare la città alle auto, o almeno vietare il parcheggio su tutte le strade, sembrerebbe l’unica soluzione possibile per riuscire a sopravvivere!
pile alcaline ricaricabili
Un altro dei miei acquisti compulsivi della scorsa settimana è stata una luce da bicicletta a energia solare. Quell’acquisto è stato molto compulsivo, soprattutto considerando che ieri mi sono accorto che un annetto fa me ne ero comprata un’altra che è ancora nella sua custodia… lasciamo stare.
La cosa che mi ha colpito è che nella confezione c’erano due pile ricaricabili, e fin qua nulla di strano: però le pile sono alcaline. Ora, una decina di anni fa avevo comprato (strapagandole…) delle ricaricabili alcaline, che in teoria avrebbero avuto un vantaggio competitivo sulle normali ricaricabili: la loro tensione è di un volt e mezzo, invece degli 1.2 volt delle Ni-MH che si trovano in giro. Peccato che quelle pile siano durate una carica; alla prima ricarica loro sembravano aver recuperato la differenza di potenziale, ma si scaricavano immediatamente e quindi erano inutilizzabili.
È vero che sono appunto passati dieci anni e la tecnologia sarà migliorata, ed è anche vero che il consumo di un led è molto basso e quindi magari non ci sono problemi per l’assorbimento di energia. Ma mi devo fidare? Per il momento, sto cambiando la lampadina della dinamo :-)
Una torcia con una personalità
Tra gli acquisti compulsivi della scorsa settimana al Lidl, ho comprato una torcia a led (Osram) con magnete e tubo flessibile, per la serie “non si sa mai nella vita”. Oggi mi sono ricordato che avevo delle pile AAA in ufficio, e ho provato a farla funzionare. Dopo qualche difficoltà a inserire le pile, a un certo punto il led si è acceso, ma l’interruttore non funzionava. Tolgo e rimetto il tutto per vedere se avevo spostato male le pile, e niente da fare: non si accendeva nemmeno più. Ho chiesto a qualche collega di provare anche lui: nulla. Vabbè, dico io, tanto ho lo scontrino: torno al Lidl e chiedo di cambiarla. Pedalo, arrivo, vado dalla commessa pronto a raccontare tutta la storia, tiro fuori la torcia… ed era accesa. E naturalmente il pulsante funzionava perfettamente.
Non ho avuto il coraggio di riaccenderla adesso, per evitare di scoprire che la torcia funziona solo e unicamente all’interno del negozio :-)
portarsi avanti col lavoro
Sabato sono andato in palestra per vedere com’erano i prezzi quest’anno. Il tipo mi ha detto che c’era una bella promozione da 6 mesi più uno a 350 euro invece che 550, promozione che però sarebbe scaduta ieri. Ero abbastanza indeciso, visto che io sono notoriamente un palestrista invernale; ma alla fine mi sono convinto dopo che mi ha detto che di per sé l’importante era sganciare i soldi subito, ma avrei potuto iniziare l’abbonamento anche più tardi. Un rapido conteggio con le dita, e l’affare è stato fatto: ho strisciato il bancomat per un abbonamento che partirà il 3 ottobre, mercoledì.
Diciamo che la buona volontà e il portafoglio ce li ho messi.