Nuovo posizionamento

In viale Zara c’è un negozio che fino a luglio aveva l’insegna, in stile anni ’70, “Spinelli – Elettrodomestici da incasso”. Ci sono passato davanti, e adesso ha un’insegna più “cattiva”, stile anni ‘0, che recita “Spinelli – Home Entertainment”. Naturalmente il contenuto del negozio è restato assolutamente lo stesso tra luglio e oggi, ma volete mettere un posizionamento di questo tipo con la mia generazione?

La Brambilla e i quotidiani italiani

Oggi il Guardian pubblica un’intervista a Michela Vittoria “MVB” Brambilla. Cosa fanno i principali italici quotidiani? La Stampa segnala l’intervista, mette una foto di MVB, traduce i primi due paragrafi e si “dimentica” di mettere un collegamento all’originale.
Il Corriere della sera mette la foto, la stessa traduzione (parola per parola) dei primi due paragrafi, ma almeno lascia un link all’originale.
E Repubblica? Loro non hanno bisogno di citare il Guardian, perché hanno la loro intervista esclusiva.
(comunque consiglio di leggere l’originale inglese, anche se scade nell’agiografia quando racconta di tutti gli animali che la MVB tiene a casa. Ma la risposta all’ultima domanda, quando lei dice “del passato della gente non mi importa”, è da incorniciare)
Aggiornamento: ho controllato i feed dei due quotidiani copioni. La Stampa ha pubblicato la notizia alle 8:53 e l’ha modificata alle 9:56; il Corsera l’ha pubblicata alle 11:01 e l’ha modificata alle 14:18. Da questo si evince (a) che a Torino si svegliano prima, e (b) se non hanno copiato entrambi, sono i bauscia ad avere “recuperato” la traduzione.

chi ben comincia è a metà dell'opera

Il mio oroscopo secondo Internazionale:
«È il momento ideale per leggere cinque libri contemporaneamente, per sbocconcellare senza sosta ghiottonerie ed evitare pasti pesanti, per arrampicarti su un albero con un compagno avventuroso e fare l’amore in modo dolce ma sfrenato proprio lì, per rifiutarti di praticare qualsiasi forma di meditazione che non implichi il riso, per comprare dieci sveglie da quattro soldi e spaccarle con un martello in mezzo a un campo, per fingere di essere un adolescente ribelle allergico alla civiltà e per lanciare pietre invisibili contro qualsiasi dio, angelo o genio che non ti aiuti a ottenere l’amore che vuoi.»
Beh, il primo punto lo seguo già da una vita, e anche sul secondo mi trovo in ottima posizione :-)

Assemblea Wikimedia Italia

Purtroppo non ce la farò domani a partecipare all’assemblea romana di Wikimedia Italia, anche se sono socio fondatore. Amen, ho inviato la delega e spero vengano eletti i migliori.
Però ho notato con piacere che non solo Rep.it (sempre sulla notizia) ha scritto un articolo compreso di intervista all’attuale vicepresidente, ma addirittura che hanno scritto correttamente Wikimedia con la M, e non wikipedia (che è l’enciclopedia). Mi resta solo da capire se il merito è dell’ufficio stampa di WMI, oppure c’è qualche speranza per la nostra editoria :-)

la mafia delle riviste accademiche

Quando si parla di posizione dominante sul mercato, il primo nome che viene in mente è quello di Microsoft (e magari il secondo è Google). Ma ci sono altri campi in cui si arriva anche al peggio.
Un articolo di lavoce.info racconta infatti che cosa succede nel campo delle riviste accademiche. Tra il 1975 e il 1995, il loro costo è più che triplicato al netto dell’inflazione: e negli ultimi cinque anni è ancora cresciuto di quasi il 30%, sempre oltre il tasso di inflazione. Il tutto mentre i costi per le case editrici (ormai Elsevier, Springer e Wiley da sole superano di gran lunga il 50% del mercato totale) si sono ridotti, visto che si chiede agli autori di inviare il manuale già formattato per la stampa, e il peer review è storicamente stato fornito gratuitamente dai colleghi. Il tutto significa un esborso sempre maggiore per le biblioteche, che sono spesso costrette a comprarsi anche riviste di cui non si fanno nulla perché gli editori propongono un “o tutto o niente” per fare un sia pur minimo sconto.
Il guaio è che l’autorevolezza delle riviste non si crea da un giorno all’altro, e quindi la rendita di posizione dei grandi editori è enorme. Persino l’Unione Europea se ne è accorta: però non ha promosso il passo successivo, che dovrebbe essere quello di contribuire a creare una fondazione no-profit che raccolga la produzione dei centri di ricerca europei e quindi possa entrare a pieno diritto nel mercato delle pubblicazioni “importanti”.
È vero che ad esempio in matematica i preprint ormai sono il mezzo più usato per diffondere le informazioni, ma purtroppo anche in questo caso la frase “l’informazione vuole essere libera” deve essere emendata aggiungendo la precisazione “se si paga abbastanza”.

La linea 4 della MM. Leggenda metropolitana?

Ora che sono stati aperti i cantieri per la linea 5 della metro milanese (colore fucsia), qualcuno si è chiesto “e la linea 4?” Beh, quel qualcuno potrebbe persino gioire della notizia sul Corsera: Via libera al primo lotto della linea 4.
Poi però magari legge un po’ meglio, e capisce che non è che la vita sia poi così piacevole. Già ci vorranno due anni, nelle sempre ottimistiche dichiarazioni comunali, solo per fare partire i cantieri: poi quella che era nata come una linea portante è stata ridotta a sistema VAL, quindi con una portata pari alla metà. Ma non preoccupatevi: in fin dei conti anche il progetto di linea è stato dimezzato, e finisce in pieno centro, davanti al Policlinico. Molto interessante, per una linea che nelle intenzioni originali sarebbe dovuta arrivare fino a Linate… dove evidentemente non ha senso portare una metropolitana.
Insomma, mi sa che l’unico risultato sarà quello di far salire del 20-30% oggi i costi delle case nella zona Lorenteggio… che in effetti erano un po’ sotto la media milanese. Altro che i mutui subprime!

qualcuno è correntista IWBank?

visto che continuano a rompere le scatole con il loro IWClub Forever (che mi sa tanto che mi serve a poco, visto che io di trading non ne faccio…), potrei provare anche a iscrivermici. Però a questo punto tanto vale che mi faccia presentare da qualcuno che si cucchi i suoi punti… Ergo, ditemi se vi interessa.
(sì, devo sempre fare la recensione. Prometto che la scriverò dopo avere scoperto se è vero che in teoria i libretti di assegni non me li danno per sei mesi, ma in pratica può darsi di sì)

The Beatles – la vera storia (libro)

[copertina] Uno avrebbe anche il diritto di dire basta alle biografie più o meno autorizzate dei Beatles. Non per altro, ma ne sono state pubblicate troppe. E invece eccoci qua con l’ennesima, anzi la biografia come recita il titolo originale. (Bob Spitz, The Beatles – la vera storia [The Beatles: The Biography], Sperling & Kupfer – I Fuoriclasse 2006 [2005], pag. 660, € 29, ISBN 9788820041618, trad. Ira Rubini). Dal punto di vista storiografico, nulla da eccepire: oltre alle fonti già esistenti, Spitz ha condotto una serie impressionante di interviste, e la sezione “note e riferimenti” è di un corposo da fare paura. Nel libro si trovano anche parecchie informazioni inedite, soprattutto sul periodo prima della Beatlemania, addirittura a partire da prima della nascita dei Fab Four. Alcuni dei miti relativi vengono demoliti a suon di fatti. Però… L’impressione che ho avuto nella lunga lettura è che Spitz abbia dei pre-giudizi (Paul sempre affarista, John il puro ma anche il più facile ad essere traviato, la perfida Yoko, e così via) e non si sia curato di nasconderli. Inoltre gli ultimi anni, 1968-70, sembrano essere messi giù di fretta, forse perché si era spaventato dalla mole del libro. La traduzione è scorrevole, ma è anche incorsa in diversi svarioni. Ad esempio, a pagina 189 le “novelties” non sono le “novità”; più indietro, “you’re welcome” in risposta a un ringraziamento non è esattamente “sei il benvenuto”; a pagina 515, l'”ingenuity” è tutto meno che ingenuità.